di Giacomo Carlo Di Gaetano
Ascoltare il mondo
Nell’ascoltare la Parola, la prima anta del dittico stottiano (vedi qui), non siamo riusciti a identificare una teologia “evangelica” della guerra; e come si potrebbe? Saremmo presuntuosi, vista la lunga tradizione della riflessione cristiana sulla “guerra giusta”, che è sempre una teoria di guerra, che poco deve al dettato biblico nel suo insieme, a meno di non cadere nelle trappole ermenutiche di alcune tradizioni teologiche che non hanno il senso della progressione della rivelazione biblica tanto da prefigurare una riproposizione teonomica dell’AT, oppure immaginano una sospensione della legge di Cristo.
Già, perché dal nostro sguardo gettato nella Bibbia nell’intento di ascoltarla in tempo di guerra, non abbiamo potuto ignorare l’imponente figura del Figlio di Dio incarnato (incomparabile, lo definiva sempre John Stott in un altro suo libro). E’ lui, il Figlio di Dio incarnato, inchiodato e innalzato, e confessato dai cristiani come Signore di questo mondo, a rappresentare il contributo biblico essenziale in ogni tempo, anche in tempi di guerra: Gesù Cristo Regna!
C’è la guerra? Ahimè; ma i cristiani parlano e voglinoo incarnare la vita nuova del vangelo, di Gesù Cristo.
Ma come, e dove? Se si va nelle zone di guerra ci sarebbe solo un’opzione, l’azione umanitaria e sanitaria (ricordate Desmond Doss, l’obiettore di coscienza di Hacksaw Ridge?). Già questo non sarebbe mica niente.
Ma al mondo non c’è solo la sanità e la dimensione umanitaria e, dunque, nuovamente, come incarniamo la voce di Gesù Cristo nel fragore della battaglia?
Sicuramente l’intreccio tra abbassamento e innalzamento del Figlio di Dio rappresenta la porta d’ingresso; viviamo in un mondo in cui il Figlio di Dio regna ma lo fa con armi non di questo mondo.
Sicuramente la diplomazia, le politiche non violente, l’integrazione e il multiculturalismo (perché non una soluzione del genere nel Donbass? Una soluzione a la Quebec?) stanno tutte dalla parte di un’adesione, anche inconsapevole al Regno di giustizia e di pace di Gesù Cristo (inconsapevole: esistono i cristiani anonimi in questo campo? una versione secolare degli operatori di pace del Sermone sul Monte?).
A un cristiano non dovrebbero interessare le argomentazioni di chi, pur riconoscendo la responsabilità della Russia nella drammatica invasione dell’Ucraina, cerca di trovare ragioni o spiegazioni nel comportamento della Nato o nel delirio di onnipotenza del padrone della nuova Russia.
Personalmente non mi convince la prima ipotesi, alla quale si potrebbe rispondere con un’argomentazione simmetrica che porta ad azzerare le posizioni ideologiche che si contrappongono: se è sbagliato che la Nato si avvicini alla Russia, perché sarebbe giusto che la Russia si avvicini alla Nato?; trovo abbastanza inquietante la seconda ipotesi – quella dell’espansione di una sorta di impero zarista (non lo nego: sono schierato; ma spero di dimostrare che le ragioni dello schieramento non sono politiche; speriamo!).
A un cristiano dovrebbe invece interessare una domanda cristologica: che ne è di Gesù Cristo e del suo Vangelo nel mondo in cui viviamo? A San Paolo, come a Denver, a Londra come a Rostov, passando per Kiev e Varsavia; a Kabul come a Pechino, Tokio e Melbourne, e naturalmente Mosca.
E’ una domanda geopolitica che discende direttamente dalla preghiera che Paolo insegna a Timoteo: bisogna pregare per i governanti (per Zelesky, Putin e compagnia cantando) affinche, così sostiene il grande apostolo:
possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. 3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 6 che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo, 7 e della quale io fui costituito predicatore e apostolo (io dico il vero, non mento), per istruire gli stranieri nella fede e nella verità (1 Tm 2).
Qui ce n’è per tutti, anche per coloro che pensano che la dignità possa equivalere al quietismo consumistico delle società occidentali. Ce n’è per tutti perché la valutazione dei regni di questo mondo non è geo-politica ma geo-teologica. Che ne è di Gesù Cristo nelle varie terre del globo terracqueo?
Negli ultimi tempi in alcuni circoli evangelici si è parlato molto di un risveglio dell’Europa di un revive Europa affinché questa terra venga strappata al secolarismo che l’attanaglia. Ma pensiamo per un attimo a questo anelito, e pensiamolo in chiave cristologica: che cosa significa?
Significa forse che l’Europa deve tornare ai fasti (ne-fasti) del Sacro Romano Impero? Che deve iscrivere nelle proprie carte d’identità, per forza, di essere una terra cristiana? E magari legiferare contro la corruzione del genere umano a partire da gay etc… Ma a questo punto si capisce bene dove si va a parare; le abbiamo sentite queste cose, negli ultimi tempi, dalle parti di Mosca.
Oppure forse vorrà dire avere la libertà di professare la verità del Vangelo, magari a un angolo di Hyde Park, oppure con le pittoresche tende evangelistiche nei polverosi paesi del sud Italia come avveniva negli anni ’70, ’80. Noi che siamo figli di una generazione che quando parlava di Gesù Cristo poteva ancora suscitare la veemenza di qualche parroco o vescovo di Santa Romana Chiesa, sappiamo che cosa significa interpretare cristologicamente una terra: significa desiderare di avere la libertà di parlare di Gesù Cristo.
E non è forse l’Europa, la perenne incompiuta, uno degli ultimi posti in cui poter parlare liberamente di Gesù Cristo a una popolazione secolarizzata, anzi, poterlo fare proprio in ragione del secolarismo laicista? Neanche negli USA di Trump o nel Brasile di Bolsonaro, figuriamoci nella Russia di Putin (nell’Ucraina di Zelesky forse sì?) si poteva fare una cosa del genere, negli ultimi tempi, senza rischiare di essere confusi con i fautori dello slogan Dio-Patria e Famiglia che è una sorta di anti-vangelo.
Se è corretta questa prospettiva geo-teologica cristologica, allora a doversi svegliare sono altre terre e non l’Europa!
Che bello vivere in un posto in cui è possibile usufruire della libertà di religione e di culto. E, se posso dire la mia anche in campo politico, sono contento di vivere in un posto in cui governi non sanno che pesci prendere: tra l’alternativa dell’olocausto nucleare e la necessità di trovare un modo per fermare la guerra. Questa è la realtà; se l’Europa scovolasse da una parte o dall’altra sarebbe in entrambi i casi un errore.
Eccolo qui, a mio giudizio, il suono che vogliamo ascoltare quando ascoltiamo il mondo: vogliamo la libertà di professare il Signore Gesù Cristo; e non c’importa se intorno a noi proliferano le manifestazioni dei peccati sessuali (vs. Kirill): per questo c’è il Vangelo!
La libertà di religione una volta si diceva che era la madre di tutte le libertà! Ecco che cosa deve interessare un cristiano, soprattutto evangelico e in particolare italiano. E’ questo criterio che ci dice da che parte stare. Non ci sono sé non ci sono ma!
Chi ha ascoltato e vissuto le epoche della cortina di ferro, chi ha ascoltato Paul Ricoeur raccontare dei suoi viaggi in incognito per incontrare personalità della cultura, ma anche delle fedi a Praga, sotto la statua di Jan Hus (ma guarda), non ha dubbi quando intravede gli spettri di quella odiosa restrizione della libertà di religione e di culto.
Ma bisogna combattere per la libertà di religione?
E’ difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente Gesù Cristo non vuole i cappellani militari e la benedizione dei cannoni. No, questo no; di questo sono convinto!
Nella nostra storia risorgimentale abbiamo molti esempi di cristiani che nel considerarsi cittadini del cielo, hanno seguito Garibaldi per costruire una patria … in cui professare la propria fede; o hanno appoggiato Cavour (in Crimea sic!). E non si pensi che gli orchi ostili erano solo i cattolici: si pensi ai Padri Pellegrini, a quello che lasciavano in Inghilterra e a quello che rimuovevano nel Nuovo Mondo. O si pensi alla riflessione di un Roger Williams contro la Sanguinaria dottrina della persecuzione per causa di coscienza.
Forse, come in molti altri campi, piuttosto che cercare risposte globali possiamo rivolgerci alle coscienze dei singoli. Sappiamo che in tutti gli eserciti del mondo (penso a quelli occidentali) ci sono molti cristiani che esprimono la loro esperienza di fede con il linguaggio della nuova nascita (born again). Che cosa dire loro?
Forse possiamo ripetere l’invito al ravvedimento di Giovanni Battista
Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: «E noi, che dobbiamo fare?» Ed egli a loro: «Non fate estorsioni, non opprimete nessuno con false denuncie, e contentatevi della vostra paga
Chissà se dalle parti di Bucha o a Mariupol, qualcuno si è ricordato o si sta ricordando di queste parole e non si è macchiato, e non si sta macchiando, le mani di sangue.
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