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Quando un anno fa ho saputo di essere entrata all’università di Pisa, non volevo assolutamente venirci. Adesso, un anno dopo, mi sono trovata gioiosa di accettare la proposta di essere coordinatrice GBU proprio in questa città.

È incredibile e meraviglioso come il Signore sia in grado di cambiare e modellare le situazioni, e il modo in cui noi le vediamo. Un anno fa avevo solamente una vaga idea di cosa fosse il GBU, sapevo che a Pisa stava ripartendo dopo un po’ di anni di silenzio, sapevo che c’era bisogno di persone che avessero il desiderio di condividere Gesù con gli studenti. Quando sono venuta (di malavoglia) in questa città, ho conosciuto il gruppo, e nel corso dell’anno ho conosciuto anche staff e collaboratori, e la loro fortissima passione per l’opera all’interno delle università. Era una passione contagiosa, molto bella vista dall’esterno, e piano piano il desiderio di collaborare in qualche modo in questo progetto iniziò a crescere in me.

Quando a settembre ho accettato la proposta di Zach (il mio staff GBU) di diventare coordinatrice, e mi sono iscritta alla Formazione Coordinatori, dentro di me avevo ancora dubbi e paure. Riuscirò a gestire bene il mio tempo? Riuscirò a essere una buona coordinatrice? Riuscirò a dedicarmi seriamente al GBU senza trascurare lo studio o altri impegni? Riuscirò a condividere il Vangelo con forza e senza timidezza? Domande che penso molti si pongano.

Ebbene, mai avrei immaginato di ricevere tanto in questi tre giorni. Oltre a ricevere le risposte a tutte le mie domande, sono stata riempita di forza, entusiasmo e motivazione per iniziare questo nuovo anno accademico. Non avevo mai studiato approfonditamente la lettera di Tito, e mai avrei pensato che questi tre capitoli potessero contenere tanto. La risposta alle mie domande è arrivata subito: se sono attaccata alla parola sicura, non solo il Signore cambierà me stessa, ma mi renderà anche in grado di esortare gli altri. Io non posso e non potrò mai essere perfetta, ma posso e devo essere attaccata alla parola sicura. Questo è quello che mi dà vita, questo è quello che mi forma e mi insegna ad affrontare ogni giorno dell’anno accademico. Quindi non voglio più preoccuparmi di quelle che potrebbero essere le mie sfide nell’essere coordinatrice: il Signore vuole solo un cuore disposto a servirLo, di tutto il resto si occuperà Lui!

E quindi eccomi qui, in una città di cui un anno fa vedevo solo il grigiore e per cui adesso invece provo tanta gioia e ho un grande desiderio nel cuore: condividere Gesù da studente a studente!

Blanka Baracetti 
(GBU Pisa)

Dr Denis Mukwege by PINAULT/VOA [Public domain], via Wikimedia Commons
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Il dottor Denis Mukwege è un medico che si occupa delle vittime di stupro. E’ un ginecologo di ottima reputazione, che potrebbe vivere in Occidente. Ma ha scelto di lavorare in una delle zone più tormentate della Repubblica Democratica del Congo. In una regione fatta a pezzi dalla guerra e da anni di orribili violenze sessuali, quest’uomo si prende cura di migliaia di donne, molte delle quali sono state vittime di violenti stupri di gruppo. La sua competenza nel campo medico è quella di salvare vite ed è un coraggioso sostenitore dell’uguaglianza di genere nel paese.

Questo fratello della Repubblica Democratica del Congo è un laureato del movimento IFES [n.d.t. GBU] del Burundi, dove ha fatto parte dei suoi studi medici. E’ stato insignito del premio Sakharov dall’Unione Europea nel 2013 ed era nella lista dei premi Nobel nel 2016 [n.d.t. premio che ha vinto quest’anno]. E’ un modello per me dell’impegno cristiano nella società. Porta in maniera disinteressata il carattere di Dio a queste persone affrante.

Anche noi siamo chiamati ad avere un impatto nel nostro mondo per la gloria di Cristo. Di fronte all’opposizione e ai devastanti effetti del peccato, ci potremmo sentire impotenti. Cosa possiamo fare? Da un lato, questo è vero, noi non possiamo cambiare il mondo che ci circonda. Ma Dio può. E ci chiama a essere i suoi agenti nella trasformazione. Ci chiama a essere sale e luce nelle nostre società affrante.

Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. Ef. 2:10 NRV

In un ministero come IFES, siamo comunità del popolo di Dio e Lui vuole lavorare attraverso di noi per ridurre alcune delle conseguenze del peccato in questo mondo. Voglio incoraggiare a vederci come strumenti di trasformazione nelle mani di Dio nelle università, nelle famiglie, nella società, nella chiesa.
Dovremmo ricordare il grande disegno della creazione di Dio. Dall’inizio, siamo stati mandati da lui per avere influenza sulla sua creazione. A causa del nostro peccato, l’esecuzione di ciò diventa più difficile. Ma lasciamo che questo mandato biblico ci rinnovi e lavoriamo attraverso il potere dello Spirito Santo per avere un impatto buono e positivo nel nostro mondo affranto. Dio ci ha fatto a sua immagine. Vuole che la sua gloria sia conosciuta e celebrata. Ci ha dato un meraviglioso dono di grazia per cambiare questo mondo fratturato.

E così, noi cerchiamo di avere un impatto sulla società, ma non soltanto per vederne la trasformazione sociale, sebbene questo è uno degli aspetti. Infatti facciamo campagne per la giustizia perché vogliamo vedere più della giustizia di Dio riflessa nella società. Ci pronunciamo a favore dei diritti delle persone perché vogliamo riflesso di più il carattere di Dio nelle nostre comunità. Quando l’essere affranti porta a un livello di povertà che riduce la dignità di coloro che sono fatti a immagine di Dio, siamo profondamente colpiti e siamo sfidati a migliorare le condizioni della gente. Non combattiamo per la ricchezza, ma per la dignità delle persone create a immagine di Dio e per l’onore del Dio che celebriamo. C’è una motivazione spirituale per il nostro impegno e per tutto quello che facciamo per riflettere sempre più il carattere di Dio.

Per fare questo, dobbiamo resistere nel non rimanere bloccati nelle nostre bolle e ghetti. Occorre che facciamo coraggiosamente e orgogliosamente passi per andare nel mondo ed esplorare le maniere di permettere al carattere di Dio essere riflesso a tutti i costi – in spazi pubblici come la politica, sui nostri campus universitari, nelle comunità colpite duramente dalla guerra. Questi contesti possono, per la loro natura, essere difficili e pericolosi, ma possiamo essere incoraggiati e potenziati dal nostro grande Dio che ci dice: non temere. E’ il suo amore e la sua potenza che siamo chiamati a portare alle persone affrante che ci circondano.

Daniel Bourdanné

 

Questo articolo è stato tratto dal sito di International Fellowship of Evangelical Students (IFES). Tradotto e pubblicato con permesso. Puoi  leggere l’originale su https://en.ifesconexion.org/last-word-reflecting-gods-character-5b8a48b9da6 o avere altre informazioni visitando il sito ifesworld.org

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https://it.wikipedia.org/wiki/Denis_Mukwege