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[Redazione: in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e in concomitanza con il sentire generale della nazione dopo i gravi fatti riportati dalle cronache e relativi ai tanti femminicidi, ascoltiamo molte riflessioni sulla cultura “patriarcale” che sarebbe tra le cause di ciò che sta accadendo. E non sono poche le occasioni in cui dietro la cultura patriarcale si prende di mira la narrazione biblica in cui sarebbe espressa una tale cultura, addirittura racocmandata da Dio stesso. Questo breve contributo che qui pubblichiamo vuole segnalare come tutta la rivelazione ebraico–cristiana ha un punto focale nella persona di Gesù. In lui troviamo un approccio rivoluzionario alla condizione della donna dei suoi tempi. La sua figura e il suo agire emergono dal tessuto dei racconti biblici, rivelando un intento divino diverso dalle vicende che pure sono narrate senza infingimenti nel corso della progressione della rivelazione]

 

di Derek e Dianne Tidball
(tratto da Bibbia e quote rosa, Edizioni GBU, 2021)

 

Nella vita e nel ministero di Gesù le donne sono tutt’altro che invisibili. Sono testimoni di prim’ordine degli eventi della sua vita, discepole fedeli fino alla fine, destinatarie della sua gra­zia, protagoniste partecipi del suo insegnamento e beneficia­rie della sua giustizia. Diciassette donne sono ricordate per nome ma una schiera di altre, che pure restano nell’anonima­to, non sono certo meno apprezzate1. Incoraggiate da Gesù, non si appostano ai margini, anche se in un primo momento alcune, per la pressione della loro cultura, si rifugiano timo­rosamente nell’ombra; diventano però persone la cui presenza si nota, la cui voce è ascoltata e le cui vite sono rese complete. Le tratta con un rispetto e un apprezzamento che non han­no precedenti e ribalta il giudizio negativo cui di solito erano soggette nel resto della società.

Diverse donne giocano un ruolo importante negli eventi della vita di Cristo. Godono di una particolare visibilità alla sua nascita, nonché alla sua crocifissione e risurrezione. In corrispondenza di entrambi questi momenti cruciali, gli uo­mini devono accontentarsi di cercare di tenere il passo con loro. Elisabetta e Anna, oltre a Maria, sua madre, sono pre­senze importanti nei racconti relativi alla sua nascita. Maria Maddalena, Giovanna, Salome e Maria madre di Giacomo furono le prime improbabili ma veritiere testimoni della ri­surrezione. Fra questi due estremi le donne prendono parte ad alcuni dei più memorabili episodi della sua vita e costi­tuiscono per noi dei modelli esemplari di discepolato.

Le donne negli incontri di Gesù
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio riassunse succintamente l’atteggiamento generale da parte degli Ebrei verso le donne ai tempi di Gesù, quando scrisse che «la donna … è in tutte le cose inferiore all’uomo»1. Quasi tutti gli Ebrei di sesso ma­schile guardavano con disprezzo le donne. Avere un figlio era motivo di ringraziamento, avere una figlia era motivo di ram­marico. Gli uomini erano creature razionali, mentre le don­ne erano creature sensuali2. Si reputava che le donne contas­sero poco e la loro posizione era sempre in bilico fra quella di figlie e quella di schiave. Il loro posto era per lo più in casa, dove restavano segregate, essendo «più adatte», per dirla con Filone, «a vivere dentro le mura domestiche e a non allonta­narsene mai»3. Anche lì erano soggette all’autorità patriarcale e quando fossero cadute in disgrazia con i loro mariti, si po­teva divorziare senza preoccuparsi del loro futuro benessere. L’idea assolutamente dominante era che non valesse la pena istruirle e per lo più si pensava che non fosse possibile inse­gnare loro niente. Gli uomini le accusavano di tutta una serie di malattie e non da ultimo di essere fonte di tentazione ses­suale. Dal momento che questo andava evitato a tutti i costi, era considerato sconveniente parlare a una donna per strada, anche se la donna in questione era la propria moglie. Un’at­tenzione ancora maggiore si doveva prestare quando ci s’in­contrava con loro in privato.

Gesù si mostra del tutto incurante di tali limitazioni e prende una posizione rivoluzionaria nel suo modo di relazio­narsi con le donne. I Vangeli riferiscono di numerosi incon­tri che ha con loro, sia in pubblico sia in privato, incluso alcu­ne allusioni al fatto che fra i suoi discepoli itineranti ci sono delle donne5. Non pare affatto a disagio in loro compagnia e le tratta con dignità e rispetto. Non le accusa di essere fon­te di tentazione sessuale; prende anzi le difese di una donna sorpresa in adulterio, contro le accuse degli uomini6 e fa ri­cadere sugli questi l’onere di disciplinare la propria concupi­scenza (Mt 5:27–30)7. Arreca loro salvezza e guarigione pro­prio come agli uomini, così, se fanno la volontà di Dio, di­ventano preziose sorelle o madri in quella che è la sua vera fa­miglia, che è una cosa diversa dalla sua famiglia naturale (Mc 3:34–35). Sono in grado e meritano di ricevere istruzione (Lc 10:38–42). Inoltre, decisamente in polemica con la costuma­ta cultura dei maestri d’Israele, può anche affermare audace­mente che «i pubblicani e le prostitute entrano … nel regno di Dio» prima dei sacerdoti e degli anziani d’Israele8.

Spesso una cosa è quello che si afferma, altra cosa è il modo con cui lo si mette in pratica; in Gesù, invece, trovia­mo una perfetta armonia. L’importanza da lui attribuita alla loro dignità fu più che teorica, come si può vedere dai vari in­contri riportati da Vangeli, dove si prende liberamente e amo­revolmente cura delle donne.
Bibbia e quote rosa, Derek e Dianne Tidball
Collana Il duplice ascolto
p. 424 | € 20,00
ISBN: 9788832049060
Edizioni GBU, 2021
Disponibile anche in ebook

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source https://dirs.gbu.it/le-donne-nella-vita-di-gesu/

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Di Aoife Beville, ricercatrice universitaria ed ex studentessa GBU

Ahoj!

Ahoj! – così dicono “ciao” in Slovacchia, dove sono stata ad inizio ottobre. Io sono Aoife (si legge Ifa), ho fatto tappe in diversi gruppi GBU: Cork (Irlanda), di dove sono originaria e dove sono stata co-coordinatrice del Christian Union (GBU) durante la triennale; Bologna, dove ho fatto due anni di InterAction, un programma di volontariato internazionale IFES dove affiancavo gli studenti del gruppo locale; Napoli, dove sono stata co-coordinatrice del gruppo durante la magistrale. Ora sono di nuovo a Napoli e sempre all’università, però dall’altro lato della cattedra! Faccio ricerca e insegno nell’ambito della linguistica inglese. Forse ti stai chiedendo ‘cosa c’entra la Slovacchia?’ Ottima domanda!

Buona notizia per l’università

L’anno scorso ad una conferenza IFES ho conosciuto Sara, staff VBH (GBU) in Slovacchia. Abbiamo cominciato a parlare dell’utilità di avere accademici cristiani coinvolti nel lavoro dei movimenti nazionali. Io credo che il vangelo sia la buona notizia per l’università e vorrei poter sostenere e servire gli studenti del GBU mentre svolgo il mio lavoro. Ho raccontato a Sara una mia ricerca sull’ironia come strategia persuasiva ne Le Lettere di Berlicche di C.S. Lewis. È uno studio linguistico e letterario che, per la natura del testo, tocca varie tematiche interessanti (apologetica, ateismo, etc.). Sara mi ha invitato a venire in Slovacchia a tenere delle lezioni all’università sull’argomento di questa ricerca.

“Il problema dell’argomentazione”

Aoife e Sara a pranzo a Prešov
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