5 anni dal Covid-19: tempo di bilanci numerici… e non solo
di Nicola Berretta
Sono trascorsi oramai quasi 5 anni da quel lontano febbraio 2020 quando in Italia scoppiò la pandemia da Covid-19, e il dramma collettivo che abbiamo tutti quanti attraversato sembra oramai solo un ricordo lontano. Un ricordo, però, che lascia ancora strascichi con conseguenze fisiche in alcuni di coloro che ne sono stati colpiti più violentemente, ma anche conseguenze emotive in chi ha perduto persone care, o psicologiche in chi ha subito con maggiore difficoltà il lungo periodo di isolamento sociale, soprattutto bambini e adolescenti. Prima però che quella brutta esperienza cada completamente nell’oblio, confinata nei soli manuali di microbiologia ed epidemiologia, penso che sia giunto il tempo per fare qualche bilancio, guardando all’esperienza vissuta con maggiore lucidità potendola adesso osservare dall’esterno, senza essere più travolti dall’accavallarsi di notizie allarmanti se non addirittura evocatrici di complotti costruiti a tavolino. Non va infatti dimenticato il clima di sospetto e demonizzazione che ha accompagnato gli anni della pandemia, che ha coinvolto anche realtà ecclesiali. Fare un bilancio a posteriori può essere dunque utile per valutare con spirito critico l’esperienza attraversata, nella speranza di farne tesoro per il futuro.
I dati che seguono sono per la maggior parte frutto di una mia elaborazione a partire da informazioni fornite dal Ministero della Salute e accessibili in rete[1]. Inoltre farò riferimento a elaborazioni dell’Istituto europeo EuroMOMO, che raccoglie dati sulla mortalità della popolazione della maggior parte dei Paesi europei, inclusa l’Italia, accessibili anch’essi in rete[2].
Una critica metodologica che potrebbe essere mossa prima ancora di illustrare i dati che seguono potrebbe sorgere per un dubbio sollevato fin dall’inizio della pandemia, circa l’affidabilità del numero di morti certificati dalle agenzie preposte, se cioè si sia trattato davvero di decessi dovuti al Covid-19 oppure quei numeri siano stati intenzionalmente gonfiati, se non addirittura inventati di sana pianta. Forse ricorderemo la polemica se si trattasse di morti per Covid oppure di morti con Covid, se cioè si trattasse di persone decedute a causa del virus Sars-Cov-2 oppure di persone morte per tutt’altro motivo, ma che incidentalmente erano state infettate da quel virus. È utile allora avvalersi di una comparazione tra i dati ufficiali sui decessi da Covid-19 comunicati dal Ministero della Salute e quelli relativi al numero assoluto di morti documentato dall’agenzia EuroMOMO. Questi ultimi infatti sono analisi statistiche su quante persone siano morte in un determinato periodo, al di là della causa del loro decesso, sia esso dovuto a malattie di qualsiasi tipo oppure anche accidentale.
Il Grafico 1 presenta in alto i decessi che si sono verificati Italia dalla fine del 2018 ad oggi (novembre ’24) per qualsiasi causa[3]. La linea orizzontale rossa indica la soglia oltre la quale i morti sono sostanzialmente superiori all’atteso, in base alle statistiche degli anni precedenti. Nota che il numero di decessi presenta sempre un’eccedenza più o meno marcata nei mesi di dicembre e gennaio, a causa dell’influenza stagionale, come si può notare ad esempio all’inizio del 2019, tuttavia è evidente l’aumento drammatico nell’incidenza dei morti per qualsiasi causa poco dopo l’inizio del 2020, quando per l’appunto scoppia in Italia la pandemia da Covid-19, e che continua in ondate successive anche in periodi dell’anno di norma non soggetti a variazioni sostanziali nel numero di decessi. Quello che però è ancora più importante sottolineare è la comparazione tra il grafico in alto di EuroMOMO e quello grigio sottostante, relativo al numero di morti ufficialmente riconosciuti per causa di Covid-19. Una semplice analisi visiva mostra un andamento pressoché parallelo dei due grafici. Anche un’analisi dei numeri crudi, che qui non presento, indica che il numero di morti dichiarati ufficialmente come dovuti a Covid-19 rispecchia l’eccedenza di decessi rispetto ad anni precedenti, anzi, sembrerebbe addirittura inferiore. Cosa ci dice questo? Ci dice che i numeri comunicati dalle agenzie governative sui decessi dovuti al Covid-19 sono affidabili. Se può essere accaduto che qualcuno sia stato erroneamente incluso tra i deceduti per Covid-19, ce ne sono stati altrettanti (se non di più) che sono morti per Covid-19 ma non sono stati documentati come tali.
Dopo questa premessa metodologica è utile ricordare di che numeri stiamo parlando. Da febbraio 2020 ad oggi il virus Sars-Cov-2 ha colpito quasi 27 milioni di italiani[4], provocando un totale di 198.155 morti (al 30 ottobre 2024). Sono tanti? Sono pochi? Beh, se è vero che in Italia il numero di civili morti durante la IIa guerra mondiale sono stati poco più di 150 mila (fonte Wikipedia[5]), direi che in questi ultimi 5 anni in Italia si è verificata una vera e propria tragedia. Altro che influenza! È utile e doveroso sottolineare questa realtà, per avere maggiore sobrietà e comprensione nel valutare oggi, col senno di poi, decisioni operative che sono state prese per rispondere a un’emergenza di estrema gravità e per di più del tutto inedita nella nostra storia recente.
Torniamo ancora ai dati di EuroMOMO (Grafico 2), questa volta però guardando ai decessi avvenuti per qualsiasi causa da fine 2018 a oggi in tutta Europa, sia totali (grafico in alto) sia suddivise per fasce di età (grafici successivi). Di nuovo, l’eccedenza numerica rispetto alle attese è segnalata dal superamento della linea rossa tratteggiata. Nota che questa volta l’andamento è tendenzialmente sinusoidale e non rettilineo come nel grafico precedente, perché questo grafico riporta numeri assoluti e non il parametro statistico “z-score”. Al di là di questi dettagli tecnici, sono ancora evidenti le chiare eccedenze nel numero di decessi corrispondenti alle varie ondate di pandemia da Covid-19 successive a febbraio 2020. L’informazione in più che ci fornisce questo grafico è l’incidenza dei decessi in rapporto all’età. Se da una parte è chiarissimo l’aumento di decessi in persone di oltre 65 anni (grafico in basso), per i più giovani (0-14 e 15-44 anni) il numero dei morti in Europa è rimasto sostanzialmente all’interno dei parametri attesi. Questo dato conferma l’evidenza ampiamente riportata secondo cui gli effetti più gravi del Covid-19 si sono verificati in larga parte nella fascia di età oltre i 60 anni, mentre i più giovani ne sono stati sostanzialmente risparmiati.
C’è però un altro dato importante che ci viene fornito da questo grafico, alla luce delle polemiche che tuttora circolano circa i pericoli del vaccino anti-Covid somministrato in massa in Europa a tutte le fasce di età dalla seconda metà del 2021 a tutto il 2022. Se da una parte è vero che nei più giovani non si è verificato alcun aumento sostanziale nel numero dei decessi da virus Sars-Cov-2, è altrettanto vero che non si è verificato alcun aumento significativo di decessi nei giovani a seguito della campagna vaccinale. Se cioè fosse vero, come taluni continuano ad affermare, che vi sarebbero state e vi sarebbero tuttora tantissimi decessi di giovani che hanno ricevuto il vaccino, ma sottaciuta dalle fonti governative, questi grafici dovrebbero renderle esplicite. Mi rendo conto che, chi è convinto che vi sia in atto una cospirazione per coprire il pericolo di questi vaccini, continuerà a ritenere che anche questi numeri siano stati manipolati, ma mi auguro che possano convincere quella fascia più ampia di persone che magari sono rimaste nel dubbio perché impressionate da informazioni circa episodi singoli e circostanziati.
Continuando sul tema della campagna vaccinale, andiamo ora all’ultimo Grafico 3, ottenuto dai dati ufficiali diramati dal Ministero della Salute. Il grafico in alto (colore blu) mostra il numero di italiani risultati positivi al virus Sars-Cov-2 dall’inizio della pandemia a oggi, mentre quello sottostante (colore rosso) riporta il numero di morti giornalieri nello stesso arco temporale. Si nota un picco di decessi avvenuto con la 1a ondata iniziata nel febbraio 2020. Fu in risposta a quell’esplosione di morti da Covid-19 che il Governo italiano impose restrizioni alla libera circolazione per tutta la primavera 2020 (lockdown). A quella 1a ondata di decessi ha fatto seguito una 2a ondata dopo l’estate 2020 fino alla primavera del 2021. Questa è stata la fase che ha visto complessivamente il maggior numero di decessi per Covid-19, ma comunque, in rapporto, è stata più contenuta della precedente, se si considera il numero di positivi notevolmente maggiore che si verificò in quel periodo rispetto alla prima ondata (grafico blu). Si assiste poi a una 3a ondata di decessi a partire dalla seconda metà del 2021, che continua in modo irregolare per tutto il 2022. Anche in questa 3a fase c’è un considerevole numero di decessi, ma occorre notare che questi decessi si verificano in concomitanza col periodo in cui si registra il maggior numero di persone positive (nota la serie di picchi nel grafico blu, che raggiungono valori fino a più di 200.000 positivi al giorno).
Questa osservazione ci introduce al grafico in basso (colore bianco). Si tratta di un grafico che misura la letalità del virus, valutata guardando a quanti decessi si sono verificati in un determinato periodo, in rapporto al numero di persone che sono risultate positive al virus in quello stesso periodo[6]. I valori di letalità dalla seconda metà del 2020 si assestano tra l’1 e il 3%[7]. Il che vuol dire che in quel periodo, di 1000 persone che venivano diagnosticate positive al virus Sars-Cov-2, ne sarebbero poi decedute da 10 a 30. Osservando con attenzione il grafico, si nota che a partire dagli ultimi mesi del 2021 si assiste a un drastico calo nel tasso di letalità, che resta costante per tutto il 2022 a livelli attorno allo 0.3%, per poi risalire. Tornando all’esempio di prima, tra la fine del 2021 a tutto il 2022, su 1000 persone che venivano diagnosticate positive al virus Sars-Cov-2, ne decedevano 3, cioè fino a un decimo della situazione precedente. Cosa è successo in Italia dall’autunno del 2021 a tutto il 2022? La risposta è semplice: c’è stata un’estesa campagna vaccinale contro il virus Sars-Cov-2.
Facciamo allora qualche semplice calcolo numerico. Durante l’intero anno 2022 è stato riportato ufficialmente un totale di circa 50.000 morti per Covid-19. Un numero sicuramente alto, ma di fatto relativamente contenuto se si rapporta all’altissimo numero di contagi che si sono verificati in quel periodo (3a ondata nel grafico blu). Se infatti il tasso di letalità fosse stato pari a quello dell’anno precedente, prima della campagna vaccinale, quel numero di positivi avrebbe dato luogo a più o meno 300.000 morti. Questi numeri ci dicono che la campagna vaccinale ha salvato (solo in Italia!) un numero pari a circa 250.000 vite umane, cioè, più del totale di morti per Covid-19 che si sono verificati fino a oggi in Italia! Per inciso, dopo la campagna vaccinale il tasso di letalità è risalito per raggiungere valori simili al periodo precedente, ma tutt’oggi il numero assoluto di decessi rimane contenuto perché il numero di positivi al virus è calato drasticamente[8].
Questi sono numeri, non sono opinioni. Sono numeri che dovrebbero sollecitarci qualche riflessione. La prima cosa che mi viene in mente è l’intervento mio e di due stimati colleghi (Emanuele Negri e Graziano Riccioni) nel maggio del 2022, in occasione del 15° Convegno nazionale delle Edizioni GBU[9], in cui ci esponemmo a favore della campagna vaccinale allora in atto, all’interno di una polemica a tratti molto aspra sollevata da chi invece ne paventava i pericoli collegati a malvagie cospirazioni internazionali. Ricordo molto bene i commenti successivi in risposta a quell’intervento, e i moniti sulla grave responsabilità che ci eravamo assunti (davanti a Dio!) nell’esporre al rischio di morire tante ignare persone, senza che essi stessi fornissero poi alcuna evidenza oggettiva, documentata, a sostegno di quegli anatemi. La mia coscienza era pulita allora e lo è tanto più adesso, alla luce di quanto documentato sopra. Ma mi domando se coloro che si sono spesi per diffondere notizie infondate su complotti internazionali in atto, finalizzati a imporre una vaccinazione dannosa per la salute umana, non dovrebbero oggi valutare l’opportunità di riflettere sul proprio comportamento. Di fatto, almeno 250.000 persone (solo in Italia!) non sarebbero oggi in mezzo a noi se si fosse dato ascolto ai loro interventi minacciosi sui rischi dei vaccini. Sottolineo, non mi sto riferendo a chi, per motivi personali, ha deciso di non vaccinarsi. Sto parlando di chi si è fatto promotore della diffusione di notizie infondate su inesistenti pericoli dei vaccini, per dissuadere e scongiurare che altri si vaccinassero.
La speranza è che questi anni tribolati divengano solo un ricordo lontano che i giovani d’oggi potranno narrare ai loro nipotini, vantandosi di aver vissuto quell’esperienza riportata nei libri di storia. Tuttavia non sarebbe male se facessimo tutti quanti tesoro di ciò che è accaduto, magari anche solo per riflettere sugli enormi danni di cui possiamo divenire responsabili diffondendo notizie di cui non siamo certi circa l’origine e la correttezza. E su questo, non è utile rifugiarsi dietro l’alibi di averlo fatto innocentemente, solo “a titolo di informazione”, come spesso mi capita di sentire. Nel momento stesso in cui diffondiamo una notizia infondata, si diviene corresponsabili dei danni che essa provoca.
Inoltre, non sarebbe male riflettere sul clima di diffuso sospetto e scetticismo nei confronti della scienza, che si è tristemente radicato in gran parte del nostro mondo evangelico nel corso dell’ultimo secolo. Ci siamo dimenticati che il metodo scientifico affonda le sue radici nella cultura biblica, come illustri scienziati del passato (e anche del presente) mettono bene in chiaro. È triste constatare che il dilagante pensiero ateo scientista si sia appropriato della paternità di una disciplina che invece è nostra, ma gliel’abbiamo noi stessi consegnata in mano, guardando al mondo scientifico come a un nemico della fede. Un pensiero che consolidiamo ulteriormente nell’accostarci alle tante teorie cospirazioniste antiscientifiche oramai sempre più diffuse in rete. Se questa esperienza ci porterà perlomeno a iniziare un cambiamento nel nostro atteggiamento sospettoso nei riguardi dei risultati scientifici, allora il Covid-19 sarà stato una vera benedizione.
[1] https://ift.tt/L87skcA
[2] https://ift.tt/8ev2yiC
[3] Nota che i dati non sono numeri assoluti, ma il parametro statistico “z-score”, che è comunque direttamente correlato alla quantità di decessi.
[4] Questo dato non tiene conto delle persone che hanno contratto più volte il virus nel corso di questi anni, per cui questa cifra è verosimilmente una sovrastima.
[5] https://ift.tt/f5wyrAx
[6] Più precisamente, ogni giorno è stata calcolata la media dei decessi avvenuti quel giorno stesso e nei 6 giorni precedenti. Questo valore è stato rapportato (x100) alla media dei nuovi positivi riportati nella seconda settimana antecedente. Questa scelta è stata fatta assumendo un periodo di degenza di 2 settimane, da quando una persona era stata riconosciuta positiva al virus fino al suo decesso.
[7] Nota che nei primi mesi di pandemia il valore di letalità è talmente alto da andare fuori scala. Si tratta di valori che raggiungono anche l’80-90%, ma si tratta sicuramente di cifre non verosimili perché con tutta probabilità il numero di decessi era rapportato a un numero di positivi inferiore al dato reale, vista la scarsa diffusione di tamponi.
[8] Circa i motivi di questo calo nella diffusione del virus, lascio la parola ai virologi che spiegherebbero molto meglio di me questo fenomeno, non nuovo, di ondate di diffusione dei virus finché poi di fatto si estinguono. Detto questo, la risalita del tasso di letalità indica che il virus continua ad essere potenzialmente pericoloso, ed è per questo motivo che ne viene tutt’ora attentamente monitorata la diffusione.
[9] https://www.youtube.com/watch?v=2r5nJA6oPGY
L’articolo 5 anni dal Covid-19: tempo di bilanci numerici… e non solo proviene da DiRS GBU.
source https://dirs.gbu.it/5-anni-dal-covid-19-tempo-di-bilanci-numerici-e-non-solo/