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di Marcello Favareto
La lunga scia di attentati di matrice islamista in Europa nonché l’orrore del 7 Ottobre in Israele e la conseguente distruzione nella striscia di Gaza mantengono alta l’attenzione sulla presenza degli islamici di casa nostra e sul rapporto tra religione islamica e civiltà occidentale, sulla compatibilità degli insegnamenti del Corano con le società laiche occidentali.
Nel tempo, qua e là si sono registrate manifestazioni di musulmani con i cartelli “Not in my name”, forse segni di un ripensamento e per l’affermazione di un islam pacifico con la distinzione dai fondamentalisti violenti, dichiarati “sedicenti islamici” o addirittura “non islamici”.
Ci sono enormi, forse insormontabili difficoltà in questa operazione. Gli studiosi (Colin Chapman, p. 60) distinguono in proposito tra un Islam popolare, un Islam liberale e modernista e un Islam tradizionalista e ortodosso. Tuttavia nel decidere, ammesso che lo si possa fare, quale sia l’Islam con il quale preferiremmo interagire vorrei fare qualche considerazione che riguarda anche il cristianesimo.
Guerra santa e/o convivenza pacifica
Il primo punto che dobbiamo dirimere è l’alternativa tra guerra santa e/o convivenza pacifica. È possibile una riforma dell’Islam che vada nella direzione della seconda alternativa? È possibile leggere il Corano in maniera diversa da come è stato interpretato e applicato finora? Come si possono conciliare la jihad con un islam pacifico?
Ho deciso di rendermene conto direttamente e mi sono letto tutto il Corano, con un’attenzione particolare all’atteggiamento che i fedeli devono avere verso gli infedeli.
Ecco alcune Sure che parlano esplicitamente di questo.
Guerra santa
Sura II
190-193 “Combattete i vostri nemici nella via di Dio e non uscite mai da essa. Sappiate che Egli non ama chi esce dal Retto Sentiero. Uccideteli ovunque li incontrate e cacciateli via da dove essi hanno cacciato voi: subire passivamente una persecuzione è cosa peggiore dell’incontrare la morte. Ma evitate di ucciderli vicino alla Santa Casa, salvo che non siano essi i primi ad attaccarvi. In questo caso vi è lecito ucciderli e la morte sarà la ricompensa della loro iniquità. Se però i vostri nemici depongono le armi, allora anche voi deponetele e perdonate loro. Dio, infatti, è il Clemente e il Misericordioso! Combattete sino a che i Credenti non saranno più perseguitati e la sola religione sarà quella di Dio. Da quel momento i vostri nemici saranno i miscredenti e gli iniqui.”
Sura III
127-128 “Il vostro Signore vi renderà vittoriosi e ciò per uccidere ed umiliare i miscredenti, i quali saranno così i perdenti in questa e nell’altra vita . Lascia, Mohammad, che Dio accetti il loro pentimento o che li punisca, a Suo piacimento. In verità essi sono degli empi e degli iniqui!”
Sura IV
89 “I miscredenti vorrebbero che foste come loro, ma voi non scegliete fra di essi i vostri amici a meno che non abbiano riconosciuto la loro colpa e fatto ritorno sul Retto Sentiero. Ma se dovessero ritornare nella loro precedente condizione, allora vi è lecito prenderli ed ucciderli, ovunque si trovino.”
Ma subito dopo è scritto anche:
90-91 “Tra i miscredenti abbiate ad amici o a protettori solo quelli che appartengono a gente con cui esiste un patto di alleanza …. Se il vostro Signore avesse voluto, essi avrebbero prevalso su di voi, per cui se restano neutrali, non vi combattono o vi offrono la pace, non è lecito che voi li combattiate e, se lo farete, la vostra lotta non sarà sulla Via di Dio. Troverete altra gente che vorrà vivere in pace con voi, ma che coglierà in seguito ogni occasione per nuocervi. Accettate di buon grado la loro pace, ma se accadrà che essi non osservino le promesse e vi attacchino, allora combatteteli ed uccideteli, ovunque li troviate. Dio vi rende lecito un simile comportamento!”
93 “Ma per chi uccide intenzionalmente un Credente la punizione sarà il fuoco dell’Inferno ed in quel luogo troverà la sua eterna dimora.”
Sura IX
5 “O voi che credete! Osservate il patto concluso con gli idolatri, ma, allo spirare dei mesi sacri, combatteteli, ovunque li troviate. Non date loro tregua ed uccidete quanti di essi cadranno nelle vostre mani. Ma se quella gente si pentirà, crederà in Dio e nel giorno del Giudizio, osserverà la preghiera e pagherà la Tassa, allora cessate di combatterla. In verità Dio è il Clemente ed il Misericordioso!”
Sura XXXIII
60-62 “Se gli ipocriti, i miscredenti ed i sediziosi di Medina non cesseranno le loro provocazioni, ti sia lecito, Mohammad, muovere contro quella gente ed infliggere ad essi la giusta punizione. Essi sono dei Maledetti da Dio, per cui debbono essere uccisi dai Credenti allo stesso modo che, in passato, fu fatto – per Ordine Suo – nei confronti di altri negatori.”
Sura LIX
2 “E’ Lui che, chiamando alla Guerra Santa i Credenti, ha cacciato dalle loro dimore quanti, tra la Gente del Libro, rifiutarono di credere alle tue parole, Mohammad.”
Sura CX
1-2 “O Inviato! Quando, coll’aiuto di Dio, voi otterrete il desiderato trionfo sugli idolatri, allora tutti entreranno nella nostra religione.”
Mi sembra che i versetti siano, purtroppo, piuttosto espliciti.
Convivenza pacifica
Però, per rispetto della verità, dobbiamo anche riconoscere che coloro che difendono l’islam pacifico e rifiutano il terrorismo non raccontano frottole e fanno riferimento ad altri versetti. Tra i più noti possiamo ricordare:
Sura II
62 “In verità, coloro che, Ebrei, Cristiani e Sabei, credono in Dio e nel Giorno del Giudizio e compiono le buone opere, avranno la ricompensa presso il loro Signore. Essi nulla avranno da temere da lui e non vivranno nella tristezza.”
256 “Non vi dà alcuna costrizione nella Fede, poiché il Retto Sentiero si distingue da solo dal Sentiero dell’Errore. …”
Questo versetto viene spesso citato (v. anche ciò che ha scritto il filosofo francese nel testo precedente) ed enfatizzato più di quanto non sembri nel suo contesto.
Sura III
3-4 “Egli ha fatto scendere su di te, Mohammad, il Libro di Verità, a conferma delle precedenti Rivelazioni. Egli è colui che ha fatto scendere la Torah e il Vangelo, affinché quei Libri fossero guida per i Credenti. …”
20 “… Dì poi alla gente del Libro ed agli idolatri: “Volete voi abbracciare l’Islam?” Se lo faranno, i loro passi percorreranno il Retto Sentiero, ma se rifiuteranno di farlo, tu lasciali al loro destino. Tuo compito è solo quello di mostrare i Segni di Dio a chi è in grado di coglierli. Il tuo Signore osserva ogni azione umana.”
64 “Dì, Mohammad, alla Gente del Libro: “Cerchiamo di trovare una soluzione che ci accomuni. Noi adoriamo un Unico Dio e non abbiamo altro Dio all’infuori di Lui.”
113-115 “Non tutta la Gente del Libro appartiene al numero dei miscredenti. Nel suo seno vi è infatti una comunità di Credenti che prega continuamente il suo Signore, prosternandosi in adorazione nelle ore della notte. Essi credono in Dio e nel giorno del Giudizio, amano la Verità, rifuggono dall’Errore e compiono le buone opere. Essi sono Virtuosi e Timorati di Dio. Il vostro Signore li ricompenserà, poiché Egli premia chi fa la Sua Volontà e Gli si mostra ubbidiente.”
Sura V
13-14 “In seguito gli Ebrei violarono questo patto e Noi li maledicemmo, indurendo i loro cuori. Fu così che essi falsarono il significato delle parole del loro Libro, giungendo fino a dimenticarne una parte: solo un piccolo numero evitò una simile miscredenza. Sii dunque benevolo, Mohammad, verso questi Credenti, perché Dio ama chi crede in Lui.
Noi stringemmo pure un Patto di Alleanza con i Cristiani, ma anche essi hanno dimenticato una parte del loro libro. Per punirli di ciò Dio ha fatto sorgere tra di essi le divisioni e l’odio perdurerà nel loro seno sino al Giorno del Giudizio.”
Ironia della sorte Maometto non poteva sapere quale drammatica divisione sarebbe emersa pochi anni dopo la sua morte tra i suoi seguaci: ancora oggi Sunniti e Shiiti si odiano profondamente.
32 “Fu a causa di questo delitto [Caino] che Noi dicemmo ai figli di Israele che l’uccisione di un essere umano, salvo il caso di un errore o di una disgrazia, sarebbe stato da noi considerato come un delitto contro l’intera umanità.”
Questo è il versetto che viene spesso citato quando si vuole dimostrare che l’islam è pacifico e che il Corano condanna quindi gli attentati e gli assassinii.
46-48 “Noi mandammo Gesù, Figlio di Maria, a confermare il Libro che già avevamo loro dato. Demmo a lui il Vangelo, in cui vi sono Luce e Guida, affinché i Virtuosi lo seguissero e credessero nelle sue parole.
Giudichino perciò i Cristiani secondo il Vangelo, poiché solo i miscredenti e gli iniqui prescindono dalla Parola di Dio nel dare i loro giudizi.
E su di te, Mohammad, facemmo scendere il Libro di Verità, a conferma delle Rivelazioni da Noi fatte agli Inviati che ti hanno preceduto. Giudica dunque Ebrei e Cristiani alla luce del Libro e le passioni non offuscheranno il tuo giudizio. In verità, Dio ha assegnato ad ognuno una via da seguire, mentre, se avesse voluto, Egli avrebbe fatto degli uomini una sola comunità con una sola Fede. Ma ciò non è , perché Dio vuole mettervi alla prova. Gareggiate dunque nel compiere buone opere, e nel Giorno del Giudizio tutti sarete radunati davanti a Lui. In quel giorno conoscerete da Dio le cose che vi hanno tenuti divisi su questa terra.”
65-66 “In verità, quanti tra la Gente del Libro crederanno ed agiranno da Virtuosi, avranno il perdono del loro Signore e saranno da Lui accolti nel Suo Paradiso.
In verità, se essi metteranno in pratica la Torah ed il Vangelo e quanto Dio ha rivelato loro, i Cieli e la Terra saranno benevoli verso di loro. Fra la Gente del Libro vi è chi è Credente, ma la maggior parte non crede e non compie le buone opere!”
E ancora una piccola chicca, sorprendente rispetto all’immagine dell’islam che riceviamo oggi.
82 “Tu troverai negli Ebrei e negli Idolatri i più accaniti nemici dei Credenti, mentre tra i Cristiani troverai i più sicuri amici. Questo avviene in quanto tra i Cristiani vi sono sacerdoti e monaci che servono Dio in umiltà e la superbia non regna tra chi segue Gesù, Figlio di Maria.”
Non pretendo certo di interpretare il Corano e non basta leggerlo una volta per capire l’islam. Maometto ricevette le “rivelazioni” nel corso di tre anni ma non scrisse mai nulla. I suoi seguaci imparavano a memoria i versetti pronunciati da Maometto e li scrivevano poi sui più svariati supporti. Fu Uthman, terzo Califfo, dopo la morte di Maometto, a raccogliere tutti i testi in un corpo unico di cui fece fare 4 copie e fece distruggere tutti i testi parziali precedenti.
Data la struttura della scrittura araba (senza consonanti) esistono ben 14 letture diverse del testo, prodotte dal 650 all’850 d.C. Inoltre il testo non ha una sua organizzazione logica o cronologica: le sure sono disposte per ordine di lunghezza, dalla più lunga alla più breve. Si sa soltanto quali sono state rivelate prima dell’esilio (meccane) e quali dopo (medinesi).
Cosa possiamo concludere? Come si possono conciliare versetti così contrastanti? Da come stanno le cose non sembra che i musulmani ci siano finora riusciti: o si sceglie la pace o si sceglie la guerra.
Ma come è fattibile una cosa di questo genere se il Corano originale è in Paradiso, non si può toccare e la sua interpretazione è stata congelata nel 14° secolo?
Ma anche la Bibbia…
Una obiezione che si sente fare spesso da parte dei musulmani è: ma anche voi, Ebrei e Cristiani, avete nella Bibbia istruzioni a uccidere, a sterminare i nemici ecc.! In parte dobbiamo ammettere che è vero anche se ci sono differenze non trascurabili.
La prima è certamente il fatto che gli Israeliti nella fase della conquista di Canaan combattevano per un territorio: p.es. Deuteronomio 2:31-32 e 34 Mosè racconta come gli fosse stato rifiutato dal re locale il passaggio nel paese degli Amorrei: “E l’Eterno mi disse: Vedi, ho principiato a dare in tuo potere Sihon e il suo paese; comincia la conquista, impadronendoti del suo paese. Allora Sihon uscì contro a noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Jahats. … E in quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo anima viva.”
Ma, finito quel periodo, gli Ebrei non avevano particolari mire espansionistiche e, soprattutto, non miravano a convertire gli altri popoli al Dio d’Abramo. Le loro battaglie non erano contro gli infedeli in quanto tali. Non erano guerre di religione. E noi possiamo leggere oggi quegli ordini come parte di fatti storici che rientrano nella cultura dell’epoca e siamo ben lontani dal pensare che dovremmo fare così anche noi nel nostro tempo. Nella Bibbia i passaggi violenti sono descrittivi, mentre nel Corano sono prescrittivi.
Però… purtroppo, non è sempre così…
Deut. 13.6-8 “Se il tuo fratello,… o il tuo figliuolo… ti inciterà in segreto, dicendo: andiamo, serviamo ad altri dei … tu non acconsentire, tu non gli dar retta; l’occhio tuo non abbia pietà per lui; non lo risparmiare, non lo ricettare; anzi uccidilo senz’altro; la tua mano sia la prima a levarsi su lui, per metterlo a morte…”
E questo ricorda uno dei versetti del Corano che abbiamo visto…
Num 15.30 “Ma la persona che agisce con proposito deliberato, sia nativo del paese o straniero, e oltraggia l’Eterno; quella persona sarà sterminata di fra il suo popolo. Siccome ha sprezzato la parola dell’Eterno e ha violato il suo comandamento, quella persona dovrà essere sterminata; porterà il peso della sua iniquità.”
Non ricorda da vicino la legge contro la blasfemia, applicata nei paesi islamici? E non possiamo dimenticare che Gesù fu condannato a morte dal sinedrio, proprio con l’accusa di bestemmia per essersi dichiarato il Cristo, il figliuol di Dio! Oppure possiamo citare un Salmo splendido come il 139 che trova inseriti questi versetti (21,22): “O Eterno, non odio io quelli che t’odiano? E non aborro io quelli che si levano contro di te? Io li odio di un odio perfetto; li tengo per miei nemici.” O, ancora, il Sl 137.8-9 “O figliuola di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi piglierà i tuoi piccoli bambini e li sbatterà contro la roccia!”
Terribile. Anche se non sono ordini a fare cose del genere, comunque sembra indubbio che esse vengono approvate, e ci lasciano con la pelle d’oca.
Nel leggere questi testi, anche se ci sentiamo un po’ a disagio, dobbiamo anche dire che non ci sentiamo realmente coinvolti da essi.
Perché? Perché non pensiamo che riguardano anche noi, che sono regole che anche noi dobbiamo seguire? Perché non ci toccano?
Perché non ci toccano?
Non so come gli ebrei, dalla diaspora in poi, abbiano elaborato questi testi ed abbiano resi innocui o non applicabili gli ordini della Legge che prescrivevano la condanna a morte, o altre punizioni violente.
Ma, per i cristiani, per me come cristiano, trovo una sola spiegazione: perché fra allora e oggi, fra loro e noi, è passato Gesù.
È lui che ha detto più volte: “Voi avete udito che fu detto agli antichi… Ma io vi dico…” E in particolare possiamo ricordare in Mt 5.43 “Voi avete udito che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.”
È lui:
- che ha lasciato mangiare con le mani non lavate,
- che ha detto che si può mangiare di tutto,
- che ha affermato che il Sabato è per l’uomo e non l’uomo per il Sabato,
- che ha completato e riassunto la legge ed i profeti nei due comandamenti “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua” e “Ama il tuo prossimo come te stesso”
- che ha reso il suo messaggio universale dicendo alla Samaritana “l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Iddio è spirito; e quelli che l’adorano bisogna che l’adorino in spirito e verità.”
Quindi non sul monte dei Samaritani, non nel tempio di Gerusalemme e nemmeno alla Mecca è necessario adorare il Signore.
Ecco, secondo me, il problema della riforma dell’islam sta proprio qui: avrebbero bisogno di un nuovo profeta, di uno come Gesù che possa correggere e completare il messaggio di Maometto. Ma Maometto è nato 600 anni dopo Gesù e, mentre ha pescato abbondantemente dall’Antico Testamento, non ha preso niente dal Nuovo.
Ora mi sembra difficile che appaia un nuovo profeta… quindi come uomo, cittadino di questo mondo, spero sinceramente, per il bene di tutti, che questa riforma, questa rivoluzione, questa liberazione da una ideologia soffocante e sacralizzata, come la definì il Presidente egiziano al Sisi in una prolusione all’Università Al–Azar a Il Cairo, il 28 dicembre 2014, possa realizzarsi, e presto.
Tutto a posto per noi?
Potremmo chiudere il discorso a questo punto. Tutti contenti perché la risposta ai problemi che abbiamo considerato sta in Cristo, nell’essere suoi seguaci. Ma saremmo dei disonesti se non ci chiedessimo se nel corso di duemila anni i cristiani abbiano dimostrato di essere indenni dal pericolo dell’odio in nome di Dio. E la risposta, purtroppo, sappiamo che è: NO, non ne siamo stati indenni.
Non è il caso di rifare la storia delle persecuzioni esercitate da cristiani nei confronti di altri esseri umani, cristiani o meno che fossero. Sembra banale e ovvio ricordare le stragi dei Catari, dei Dolciniani, piuttosto che degli Ugonotti o dei Valdesi, qui a casa nostra, che hanno riacquistato i diritti civili soltanto con lo Statuto Albertino del 1848. Quando si dice Inquisizione si dice tutto. Gli esempi che ho citato riguardano il mondo cattolico, ma anche i protestanti non si sono fatti mancare questi piaceri. Uno per tutti, possiamo citare il caso Michele Serveto, arrestato a Ginevra e poi condannato al rogo il 27 Ottobre 1553. Sebastien Castellion scrisse all’epoca: “Uccidere un uomo per difendere un’idea significa solo uccidere un uomo”.
Questa è la storia…
Conclusione
Alcuni nuovi atei hanno scritto libri per affermare che sono le religioni, che è l’idea stessa di Dio ad alimentare questo tipo di violenza. Dovrebbero allora dirci da quale Dio sono stati ispirati i lager nazisti, o i gulag sovietici, piuttosto che gli omicidi di Pol-Pot o, più modestamente, gli attentati delle nostrane Brigate Rosse o Nere.
No. Il problema è più profondo e universale, è dentro di noi, dentro ogni uomo. Potete anche chiamarlo peccato e si è manifestato già in Caino.
La tentazione di far valere le proprie idee con la forza è quasi irresistibile per l’uomo. Ed è indescrivibile l’euforia che può provare l’uomo quando è convinto di difendere Dio con le proprie azioni (come se Dio ne avesse bisogno…).
Ed era ovviamente così già ai tempi di Gesù.
In Luca 9:51 leggiamo: “Poi, come si avvicinava il tempo della sua assunzione, Gesù si mise risolutamente in via per andar a Gerusalemme. E mandò davanti a sé dei messi, i quali, partitisi, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli alloggio. Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto a Gerusalemme. Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni, dissero: Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi? Ma egli, rivoltosi, li sgridò.”
E in Marco 9:40 “Giovanni gli disse: Maestro, noi abbiamo veduto uno che cacciava demoni nel nome tuo, il quale non ci seguita; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguitava. Ma Gesù disse: Non glielo vietate, poiché non v’è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male di me. Poiché chi non è contro a noi, è per noi.”
E in Matteo 26.50 Gesù è nel Getsemane e sta per essere preso: “Allora accostatisi, gli misero le mani addosso, e lo presero. Ed ecco, uno di coloro che erano con lui, stesa la mano alla spada, la sfoderò; e percosso il servitore del sommo sacerdote, gli spiccò l’orecchio. Allora Gesù gli disse: riponi la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendon la spada, periscono per la spada. Credi tu forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in quest’istante più di dodici legioni di angeli?”
Ecco i tre classici casi: distruzione di chi non vuole il nostro Dio, rifiuto di chi non sta col nostro gruppo, uso della forza per difendere Dio, che, invece, non ha proprio bisogno di noi.
Ma la lezione di Gesù è inequivocabile. Quindi?
La nostra responsabilità è tornare sistematicamente a confrontare i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti, i nostri pensieri con l’insegnamento che Gesù ci ha dato. La storia ce lo insegna e ce lo chiede.
E speriamo, preghiamo, che anche i musulmani, che cercano consapevolmente o inconsapevolmente un riformatore, lo possano trovare in Cristo, indagando nel Vangelo di cui Maometto ha pur parlato così bene. Questo potrebbe essere l’atteggiamento da tenere nei loro confronti: invitarli a leggere le parole di Gesù, che Maometto, pur non citandole, non rifiuta.
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Tre modelli di persecuzione. Cristianesimo e persecuzione nel XXI secolo
La giornata di mercoledì 25 al Congresso di Seul è stata dedicata al problema della chiesa perseguitata. Se è vero, come dice il Report, il cristianesimo è la religione di quasi un terzo della popolazione mondiale (con le dovute differenze), è vero anche che si tratta della religione che ha più problemi nell’esplicitare il proprio annuncio, in quanto per le sue caratteristiche ha il bisogno che la Parola possa essere (per usare un’espressione di Lutero) “scatenata”. La lettura di Atti 11 e la meditazione seguente è servita per partire dall’esempio apostolico su come affrontare la persecuzione attraverso la preghiera ed il rinforzo dello Spirito Santo.
Dopo la riflessione che è stata fatta nei tavoli a proposito delle situazioni di persecuzione nel mondo, abbiamo potuto ascoltare, nel mattino tre testimonianze, molto toccanti, di quello che, talvolta, accade ai cristiani nel mondo.
Babu Verghese dell’Uttar Pradesh (una delle regioni dove è maggiore la presenza cristiana in India) ha raccontato come, soprattutto nell’ultimo periodo, dal momento in cui i nazionalisti induisti hanno vinto le elezioni, la situazione nella sua regione è di gran lunga peggiorata e la popolazione induista ha iniziato a perseguitare la Chiesa che trova poi il governo (che, secondo la Costituzione indiana, dovrebbe difendere la libertà religiosa) indifferente o privo di interesse nell’intervenire. Si tratta, quindi, di una persecuzione da cui, in teoria la legge dovrebbe tutelare, e che, di fatto non viene rispettata. Nell’attuale mondo succede: l’insorgenza dei fondamentalismi di tutte le religioni rischia di non rendere valido quel principio di tolleranza che proprio i credenti nel corso dei secoli hanno costruito. Non bisogna infatti dimenticare che la libertà di religione è la prima delle libertà civili ad essere stata garantita e, prevista dagli umanisti (in primis Erasmo), era stata chiesta a gran voce dai calvinisti francesi, applicata dai Puritani inglesi ed ha avuto la sua massima espressione nelle idee antirepressive di Roger Williams. La costituzione indiana è stata scritta da un laico ispirandosi alla tradizione anglo-sassone ed il giornalista dell’Uttar Pradesh ha finito il suo discorso con la Bibbia sul leggio e la costituzione indiana in mano.
Il secondo discorso veniva da un pastore anglicano cinese che ha spiegato quali siano le difficoltà presenti in Cina, dove, a fronte di una crescita notevole del cristianesimo, i margini di manovra da parte dei credenti sono pochissimi. La libertà di espressione in Cina è vietata e le Chiese dovrebbero essere autorizzate per il loro ministerio ed essere sotto il controllo dello stesso Stato. Esiste però il fenomeno della Chiesa non ufficiale che è in forte crescita. Ogni anno diversi sono gli arresti. Si è ricordato nel discorso che, però, qualche passo avanti è stato fatto in quanto, al contrario di quanto successo a Città del Capo, dove a ben 200 delegati cinesi alla fine fu negato il permesso di viaggio, qui in Corea abbiamo ben 100 delegati autorizzati che provengono dalla Cina. Si tratta sicuramente di un passo avanti per un Paese in cui la repressione religiosa, da parte del governo centrale, è ancora piuttosto forte e gli arresti per motivi di fede rimangono frequenti. La relazione si è conclusa con la speranza che il prossimo Congresso di Losanna che si farà in Asia possa essere fatto in Cina.
La mattina (le testimonianze della mattina) si è conclusa con quella più toccante, proveniente dall’Iran. Il pastore Farshid Fathi ha esordito ricordando che dopo aver partecipato a Cape Town il regime teocratico iraniano lo ha arrestato per cinque anni e dicendo che la sua speranza sia quella che tutto ciò non accada più. Farshid ha raccontato che, nonostante la persecuzione, il cristianesimo iraniano è uno di quelli che ha la più forte crescita. La persecuzione qui è spietata ed il regime iraniano, oltre ad addurre motivi politici (come succede in Cina) ha anche motivazioni religiose, trattandosi di una repubblica islamica emergono quelle di tipo religioso (in questo Stato non si può non essere islamici). Si tratta probabilmente di uno modi più duri di subire la repressione. L’intervento sull’Iran si è concluso con la testimonianza di Sara Akhavan che ha dimostrato anche che convertirsi al cristianesimo può anche essere, in paesi come quelli di impronta islamico fondamentalista una forma di emancipazione femminile.
Le testimonianze pomeridiane sulla persecuzione (a dimostrazione di quanti casi ci possano essere) hanno fatto emergere altre tipologie, come la repressione del cristianesimo in alcune zone dell’Africa fatta da gruppi violenti di terroristi ed in cui tutto ciò può accadere per una debole presenza dello Stato, per concludersi con la menzione della situazione della Nord Corea: infatti, a pochi chilometri dal luogo in cui sto scrivendo queste righe, essere cristiano non è possibile a causa di uno dei regimi più autocratici ed autoritari ed in cui il culto della persona è quasi diventato una religione. In Corea del Nord i cristiani ci sono e vivono una vita “sotterranea” per evitare di venire inviati nei campi di rieducazione.
Come si può constatare la persecuzione del cristianesimo oggi è ripresa con vigore e investe Paesi di almeno tre continenti. Se la forza ed i messaggi delle testimonianze ascoltate dà speranza e mostra come le porte dell’Ade non possono sconfiggere la predicazione del Vangelo, allo stesso tempo, ci si chiede come poter aiutare questi fratelli che sono in difficoltà, oltre che con le preghiere (ausilio essenziale in queste circostanze), il modello missionale prevede anche l’impegno in azioni concrete che cercano di fermare queste situazioni. Se è vero che i credenti hanno avuto le loro colpe nella storia (l’impegno di Città del Capo lo confessava), oggi il cristianesimo evangelico proprio sulla base del suo mandato sa che il suo volto è quello dell’Amore e dell’apertura verso gli altri. Se la persecuzione è una cosa annunciata e sarà sofferta, il nostro compito è anche quello di cercare soluzioni affinché le afflizioni passino anche qui sulla terra e non soltanto in futuro escatologico.
Valerio Bernardi – DIRS GBU
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Le tre emergenze della missione globale: cura del creato, giustizia e identità di genere. Verso un evangelismo progressivo?
Il quarto congresso di Losanna, nelle sue prime due giornate, è già entrato nel vivo della discussione sulla direzione in cui deve andare la missione nel XXI secolo, a cinquant’anni dalla prima conferenza voluta da John Stott e Billy Graham.
Oltre al Global Mission Report è stato pubblicato il primo giorno del congresso lo Statement of Seoul, il testo teologico guida per i prossimi anni. Sulla base di una continuazione di una tradizione, lo Statement è di fatto un aggiornamento dell’impegno di Città del Capo, che approfondisce sette diverse tematiche ritenute emergenti oggi dalla commissione teologica che lo ha preparato. Di questi documenti parleremo nelle prossime settimane su questo sito. Chi vuole consultare questo nuovo documento lo può fare a questo link: https://ift.tt/LctG7hw.
Nel pomeriggio di ieri, che possiamo senza dubbio dire sia stato il momento centrale della giornata, tre relatori hanno parlato di tre delle emergenze esposte nel nuovo documento: la cura del creato, la giustizia e la question della sessualità e dell’identità di genere. Dopo una presentazione generale delle problematiche fatta da Chris Wright, la prima ad esporre il come ci si deve impegnare è stata la scienziata americana Katherine Hayhoe che, partendo dal dato biblico della creazione, ha sottolineato due questioni importanti: la prima che la Natura come creazione di Dio non avrebbe bisogno degli uomini, mentre noi abbiamo bisogno di essa per vivere. Pertanto se la Natura è in sofferenza anche gli umani lo sono perché senza il mondo che funziona anche l’umanità è in pericolo. La scienziata americana ha anche affermato che il problema del cambiamento è reale e che i credenti devono impegnarsi (anche in maniera individuale) a migliorare la nostra vita sulla terra. La scelta è stata quella di usare weird climate anziché climate change, per sottolineare la malvagità del cambiamento ed i danni irreparabili che sta portando al mondo oiderno.
Il secondo argomento della serata è stato affrontato da Ruth Padilla ed è stato quello della giustizia. La giustizia, la sua ricerca, a prescindere dalla posizione politica che uno ha, deve essere prioritaria per la chiesa che può annunciare la Parola in una missione integrale e olistica come quella del Movimento di Losanna solo se ascolta le grida dell’umanità sulle innumerevoli ingiustizie sociali presenti nella società. Gli esempi citati dalla Padilla sono stati tanti e sono passati attraverso la visione critica della povertà, i conflitti (Ucraina e conflitto israelo/palestinese), questione femminile, sfrutamento. Tutti questi aspetti sono alla disperata ricerca di giustizia che deve essere contemperata ed accompagnare ogni sforzo missionario. In un approccio missionale (il termine che è stato coniato dopo Città del Capo) non è possibile che la missione della/e Chiesa/e non sia accompagnata da una ricerca della giustizia come, tra l’altro, viene trasmessa soprattutto dalla letteratura profetica dell’Antico Testamento e dagli stessi insegnamenti di Gesù.
Ha chiuso gli interventi della serata Robert Vaughn, già ospite del Convegno GBU qualche anno fa, pastore di una comunità ad Oxford che ha parlato della sessualità. Vaughn ha spiegato come il testo biblico sia uno spazio in cui è chiaro cosa sia il genere, è chiaro che la sessualità sia fatta per il matrimonio ed è chiaro che i rapporti con persone dello stesso sesso siano proibiti. Questo non significa affatto che l’uomo nella sua fragilità non possa provare attrazione per persone dello stesso sesso. La Chiesa deve accogliere con l’Amore queste persone e dare un corretto insegnamento alle loro scelte. Lo stesso Vaughn ha tendenze omosessuali e la sua scelta è stata quella dell’astensione dal sesso, scelta possibile alla luce degli insegnamenti bibici.
Il profilo che è venuto fuori da questa prima serata è quello di un evangelismo piuttosto aperto alle problematiche attuali che si confronta con il mondo contemporaneo senza aver paura di quelli che sono le richieste attuali dell’umanità. Il Movimento di Losanna ha, come già accaduto a Città del Capo, di avere una notevole capacità di lettura del mondo contemporaneo e avere anche la capacità di strutturare un pensiero su temi caldi, basandosi sulle Scritture, appoggiandosi su di esse e comprendendo che la proclamazione del Vangelo passa anche attraverso l’incontro/confronto con le domande dell’umanità.
Qualcuno ha rimproverato, durante la conferenza stampa di oggi, il Congresso di prendere delle posizioni “politiche”. I responsabili hanno ribadito che Losanna non prende posizioni politiche nel senso che non si schiera con nessuna particolare fazione. L’atteggiamento, a nostro parere, è quello giusto: quello di un annuncio della Parola che tenga conto delle “grida di dolore” che vengono dalla società e che cerchi di rispondere ad esse, senza per questo schierarsi con una particolare fazione. Si tratta di politica nel senso alto del termine, di interesse per la società in cui si vive e dei bisogni di essa. Bisogna dire che dalla serata ci è parso di scorgere un evangelismo che svolge la sua funzione missionaria e profetica e che sia progressivo, ovvero che tenga conto del mondo in cui si vive, senza per questo guardare indietro ad una “tradizione” che non ha nulla a che fare con le esigenze del dettato biblico. Non si tratta infatti di guardare indietro come l’Angelus Novus di Kandinsky, ma di guardare avanti per il progresso dell’annuncio della parola salvifica di Cristo. I documenti sino ad ora prodotti ed i discorsi presentati, pur presentando un cristianesimo che attraversa un periodo critico, cercano di trovare delle soluzioni e di affrontare i problemi nella maniera più corretta da un punto di vista biblico-teologico.
Valerio Bernardi – DIRS GBU
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L’Evangelo a Roma
(La Vedetta cristiana, 1–15 Ottobre 1870)
[Nel mentre il mondo protestante esultava per la Breccia di Porta Pia – 20 Settembre 1870 –, immaginando grandi conquiste per il protestantesimo e la caduta del Papa, si levava una voce di precauzione, che invitava tutti a fare attenzione]
Roma è libera: essa è aperta a tutti gli uomini e a tutte le cose, ai credenti ed agli atei, al bene e al male, alla verità e all’errore, alla luce ed alle tenebre, alla vita ed alla morte. È aperta la gran Babilonia onde gli uomini facciano colà prova del loro senno o della loro stoltizia; edifichino cose buone ovvero travolgano in rovina ogni cosa cara e diletta alla patria e all’avvenire eterno dell’anima. È aperta la Roma dell’apostolo Paolo, acciocché i servitori del Signore facciano di nuovo echeggiare nel cuore di Roma i soavi concenti dell’Evangelo della Grazia di Dio.
Fratelli, con quale spirito andrete voi a Roma per annunziare l’evangelo? – Non siate precipitosi nel decidervi, non correte all’impazzata, non siate animati dal vano proposito di essere i primi a portare l’evangelo ai Romani: – ma raccoglietevi piuttosto in voi stessi, mettetevi alla presenza del Signore, e investigate il carattere, i sentimenti e le affezioni dello spirito che è in voi. Voi lo sapete: da qualche tempo si è buttata via l’aurea semplicità cristiana per parere alcunché davanti agli uomini; ma questi scandalizzati dalla boria e dalla vanità, che par persona si sono ritratti da Cristo!
Voi lo sapete, da qualche tempo i vincoli di pace e di carità fraterna sono stati rigettati, per unire invece i Cristiani con catene umane di forme e di parole, con catene di carta e di carne! Voi lo sapete, da qualche tempo non è più lo Spirito di Dio, Spirito di pace e di grazia che anima alcuni evangelizzatori! Voi lo sapete: da qualche tempo non è Gesù Cristo ed esso crocifisso che si predica, ma la controversia clamorosa e beffarda i principi, le divisioni! Voi lo sapete: da qualche tempo, non è più la fede, potenza di Dio, che si annunzia ma la Fede e l’uomo, la fede e i principi, la Fede e la nostra Chiesa, e questa confusione sgomenta e fuga le anime da Cristo! Umiliamoci dunque sotto la potente mano di Dio, deponiamo ogni fascio ed ogni risentimento, le gelosie, le risse e le maldicenze; torniamo tutti alla primiera semplicità, torniamo al primiero amore, ricacciamo nell’ombra e principi e forme umane e ripieni di Spirito Santo e di fede, ognun di noi, che si sente chiamato a quell’opera, innalzi il grido di Paolo: «Io son presto ad evangelizzare eziandio a voi che siete a Roma. Perciocché io non mi vergogno dell’Evangelo di Cristo conciossiaché esso sia la Potenza di Dio in salute ad ogni credente: al Giudeo imprima poi anche al Greco.
Perciocché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede secondo che egli è scritto: E il giusto vivrà per fede» (Rom. I, 15-17).
Ma se alcuno andrà a Roma per predicare la sua chiesa, i suoi principi, le sue forme, e cambierà la cattedra della Verità in una cattedra di maldicenze contro il Papa, i preti, i frati ec. la provincia romana diventerà campo di contenzione clamorosa come avvenne nell’Italia centrale e nella meridionale: – dopo un breve rumore gli uditori spariranno come pula sospinta dal vento, e gli evangelizzatori che sciupano e disertano il ricco campo della Grazia dovranno uno stretto conto del loro operato carnale davanti al tribunale di Cristo.
Scegliete!
E sappiate che con voi andranno a Roma coloro che predicano Cristo e le opere, Ia giustificazione per fede e per le opere e storcendo il senso del Vangelo rinverziranno la vecchia dottrina romana che è poggiata sulla fede carnale e le opere della carne. Operai del Signore, rammentatevi che sta scritto: «Voi, siete salvati pet la grazia mediante la fede; e ciò non è da voi, è il dono ci Dio. Non per opere, acciocché niuno si glori» (Ef, II 8, 9).
Vi andranno di quelli che annunziano Cristo e la salvazione universale. Prendete guardia di non cadere in quest’arminianismo che rende nulla la predicazione della fede, nulla l’opera di Cristo. A chi vi parla di salute universale rispondete con le parole di Gesù: «Chi ode la mia voce e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudicio» «Chi non crede al Figliuolo, non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora sopra lui» (Giov. III. 36).
Vi andranno di quelli che non credono che Gesù è Dio manifestato in carne, e copriranno il
desolante ateismo del loro cuore con parole vaporose, acciocché i peccatori non abbiano vita, – Ia Vita eterna – la Vita di Gesù ch’è Dio; e così restandone privi, restano altresì ne’ loro peccati, continuando a camminar nelle tenebre, e a vivere la vita diabolica del Serpente! Combattete quest’eresia rammentandovi che nel principio il, Verbo era, e il Verbo era appo Dio, e il Verbo era Dio … E il Verbo è stato fatto carne (Gio. I, 1–14).
Vi andranno coloro che non credono alla punizione eterna, e conseguentemente, annullano l’opera dell’espiazione, espongono al ludibrio di Satana il giudicio di Dio, disprezzano il sangue del patto eterno! Rammentatevi che la Parola parla del fuoco eterno (Matt XVIII, 8) delle pene eterne (ibid. XXV, 46), del fuoco inestinguibile (Mar IX, 43) dell’eterno giudicio (Ibid. III, 29), della pena e perdizione eterna (2 Tess. I, 9), di legami eterni (Iuda 6), e combattete l’eresia con la parola della Vita.
Che il Signore vi renda dunque savi e prudenti, vi fortifichi nella grazia acciocché sappiate soffrire, come buoni guerrieri di Gesù Cristo. Rammentatevi che: niuno che va alla guerra s’impaccia nelle faccende della vita, acciocché piaccia a colui che l’ha, soldato. Rammentatevi di tagliar dirittamente la parola della verità; di schifare le profane vanità di voci (2 Tim. II); e specialmente rammentatevi che tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati (ibid. III, 12).
(Teodorico Pietrocola Rossetti ?)
Aveamo di già composto il, precedente articolo quando ci giunse la lettera seguente che di
gran cuore pubblichiamo. Essa segna una bella data nella Storia della Chiesa Cristiana in ltalia:
addi 30 settembre l870, per la prima volta, alcuni convertiti italiani si riunirono a ROMA per adorare il Signore in Ispirito e Verità.
DOPO TANTI SECOLI
(Mantova 5 ottobre 1870)
L’anfiteatro di Flavio che fu infiammato col sudore e col sangue di tanti poveri schiavi e martiri cristiani, che ha servito di teatro a tante scene del più orribile e barbaro strazio de’ medesimi, fatto dalle belve, davanti agli ammolliti ma feroci idolatri romani, «dopo tanti secoli» è stato testimonio d’un fatto che merita d’esser registrato nella storia delle conquiste della verità sull’errore, «dell’adorazione di Dio in ispirito» (Gioa, w, 2O a 24).
Un fratello che fu qui a Mantova per qualche tempo, mi scrive da Roma. in data delli 30 settembre: «A riguardo dell’Evangelo le dirò che, Dommica p.p. ci siamo raunati in sei o sette di noi nel grande Anfiteatro di Flavio (Colosseo), e là abbiamo passato circa due ore nella lettura della Parola di Dio, in preghiere, orazioni e ringraziamenti al Signore pe’ grandi benefici che Egli si compiace impartirci, e così dopo tanti secoli, anche qui, in questa grande Babilonia abbiamo potuto per la prima volta, Domenica scorsa, innalzare le nostre preci all’Iddio vivente, in ispirito e verità…., ne sia dunque lodato e ringraziato Iddio, di questo grande ed impareggiabile benefizio!
Questo fatto, nella sua semplicità, per la circostanza in cui succede, io lo credo fecondo di profonde meditazioni, di molti ammaestramenti e di molto conforto.
È un conforto pe’ cristiani il vedere che, quantunque gli uomini si servano delle armi carnali, pur tuttavolta trionfarono su Roma i soli principi dell’Evangelo. Poiché, possiamo dire che quelle parole: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare» ricevettero dai Romani, a loro insaputa; il più splendido adempimento che mai siasi veduto. Ebbene, poco prima, quei sei o sette fratelli nel Colosseo avevano di già eseguito il compimento della frase del Signore Gesù, «rendendo a Dio ciò che è di Dio» (Matteo XXII, 21). Se dunque sono i principi dell’Evangelo che trionfarono su Roma, speriamo che saranno ancora gli stessi principi che trionferanno di Roma, in Roma.
(Carlo Zanini)
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Protetto: Daniel Bourdanné (1959–2024) Lo studioso dei millepiedi, diventato leader di IFES, che amava i libri cristiani.
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Queste sono le nostre convinzioni evangeliche
Nel mentre è in corso negli Stati Uniti la Campagna per le presidenziali di Novembre, con la polarizzazione che tutto il mondo conosce, un gruppo di intellettuali evangelici ha elaborato questa professione di fede alla quale stanno aggiungendo tantissimi altri intellettuali, sempre di area evangelica. Tra loro spiccano i nomi di Ruddell Moore, Richard Mouw, Nichoals Wolterstorff e tanti altri (la lista è on line e consultabile). La traduzione è stata autorizzata.
La professione di fede si trova a questo indirizzo: https://www.evangelicalconfession2024.com/
Il vangelo ci convince di queste cose
In questo frangente storico segnato da conflitti e divisioni politiche, vogliamo far conoscere l nostre, seguenti convinzioni cristiane:
Primo: la nostra totale fiducia è posta unicamente in Gesù Cristo
Affermiamo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e l’unico capo della Chiesa (Col 1:18). Nessuna ideologia politica o autorità terrena può rivendicare l’autorità che appartiene a Cristo (Fil 2:9–11). Ribadiamo di attenerci al suo vangelo che si distingue da ogni agenda faziosa. È acclarato che Dio non condivide la sua gloria con qualcun altro (Is 42:8). Il nostro culto si rivolge solo a lui (Es 20:3–4) poiché la nostra speranza più profonda non si appunta su qualche partito, leader, movimento o su qualche nazione ma sulla promessa del ritorno di Cristo quando egli rinnoverà il mondo e regnerà su tutte le cose (1 Cor 15:24–28).
Respingiamo il falso insegnamento secondo il quale qualcun altro, che non sia Gesù Cristo, sia stato unto da Dio come nostro Salvatore e che la lealtà cristiana debba essere indirizzata verso qualche partito politico. Respingiamo qualsiasi messaggio che promuove la devozione a un leader umano o che tenta di adattare il culto a una forma di partigianeria.
Secondo: ci facciamo guidare dall’amore e non dalla paura
Affermiamo che la potenza salvifica rivelata in Gesù sia motivata dal suo amore per il mondo piuttosto che dall’ira (Gv 3:16). Poiché Dio ha profuso il suo amore su di noi, possiamo amare gli altri (1 Gv 4:19). Riconosciamo che questo mondo è pieno di ingiustizia e di sofferenza, ma non siamo intimoriti poiché Gesù Cristo ci ha promesso che non ci abbandonerà mai (Gv 16:33). A differenza delle false sicurezze promesse dall’idolatria politica e dai suoi araldi, l’amore di Cristo caccia via da ogni paura (1 Gv 4:18). Per questo, non ricorriamo alla paura, alla rabbia o al terrore quando ci impegniamo nella nostra missione; al contrario, seguiamo la via più eccellente di Gesù che è quella dell’amore (1 Cor 12:31––13:13).
Respingiamo lo strumento della paura e il ricorso ai pericoli ritenendo tutto ciò una forma illegittima di santa motivazione e ripudiamo l’uso della violenza per il conseguimento di fini politici, considerandola incongruente con la via di Cristo.
Terzo: ci sottomettiamo alla verità della Scrittura
Sosteniamo che la Bibbia sia l’ispirata Parola di Dio, autorevole in materia di fede e di condotta (2 Tm 3:16–17). Ci impegniamo a interpretare e ad applicare la Scrittura fedelmente, guidati dallo Spirito Santo per l’edificazione del popolo di Cristo e la benedizione del suo mondo (Gv 16:3). Crediamo che ogni autentica parola profetica debba allinearsi all’insegnamento della Scrittura e al carattere di Gesù (1 Gv 4:1–3). Parallelamente, riteniamo che mentire sugli altri, incluso gli oppositori politici, è un peccato (Es 20:16). Per questo motivo ci impegniamo a esprimerci con verità e amore (Ef 4:15), sapendo che l’inganno disonora Dio e nuoce alla reputazione della Chiesa.
Respingiamo l’uso sbagliato della Scrittura per sanzionare una singola agenda politica, provocando odio o seminando dissensi sociali, mentre crediamo che usare il nome di Dio per promuovere la disinformazione o la menzogna al fine di ottenere un guadagno politico o personale equivalga a usare invano il nome di Dio (Es 20:7).
Quarto: crediamo che il vangelo sani e possa sanare le divisioni presenti nel mondo
Affermiamo l’unità di tutti i credenti in Gesù Cristo (Gal 3:28) e che per mezzo del suo sacrificio sulla croce, egli ha rimosso le barriere che ci separavano (Ef 2:14–18), facendo si che gente di ogni nazione, tribù, popolo e lingua costituissero una nuova famiglia (Ap 7:9). Siamo chiamati a essere operatori di pace (Mt 5:9) mentre l’unità controculturale della chiesa deve essere un segno per il mondo dell’amore e della potenza di Dio (Gv 13:35; 17:20–21).
Respingiamo ogni tentativo di dividere la Chiesa, che è il Corpo di Cristo, con barriere e confini di parte, etnici o di nazione mentre consideriamo ogni messaggio, che ritiene essere un desiderio di Dio la perpetua segregazione dell’umana famiglia sulla base di razza, cultura o etnia, non sia altro che un messaggio contrario al vangelo.
Quinto: ci atteniamo alla missione profetica della chiesa
Sosteniamo che il regno di Cristo non sia di questo mondo (Gv 18:36) e per questo, necessariamente, la Chiesa sia separata da ogni potere politico terreno, di modo che possa parlare profeticamente a tutta la gente, a tutta la società e alle autorità. Alla Chiesa è stata affidata la divina missione della riconciliazione (2 Cor 5:18–21). In primo luogo, invitiamo chiunque a essere riconciliato con Dio mediante la proclamazione del vangelo, nel mentre insegniamo ovunque e a tutti di seguire la via di Gesù (Mt 28:19–20). In secondo luogo, cerchiamo di riconciliare le persone fra di loro, affrontando i temi della giustizia, dell’uguaglianza e della pace (Am 5:24). Svolgiamo questo compito amando il nostro prossimo (Mc 12:31), e impegnandoci pubblicamente con umiltà e integrità, avendo di mira il bene comune così come esso è definito dalla nostra fede in Cristo (Rom 12:18).
Rigettiamo sia l’invito a che la Chiesa si tenga in disparte nei confronti delle problematiche sociali o per paura della contaminazione politica, così come respingiamo qualsiasi tentativo di distorcere la Chiesa rendendola un mero strumento del potere politico o sociale.
Sesto: consideriamo ogni persona fatta all’immagine di Dio
Sosteniamo che ogni persona porta l’immagine di Dio e possiede un’intrinseca e infinita dignità (Gen 1:27). Gesù conferì dignità a coloro che la sua cultura svalutava e ci ha insegnato che il nostro amore, al pari di quello di Dio, deve estendersi ai nostri nemici (Mt 5:43–48). La nostra fede in Cristo, dunque, ci costringe ad agire con amore e misericordia verso tutti, dall’inizio della vita alla sua conclusione, e ad onorare chiunque quale portatore dell’immagine di Dio, indipendentemente dall’età, dalle sua capacità, dalla sua identità, convinzione politica o affiliazione (Gv 13:34–35). Ci impegniamo a schieraci in favore del valore di chiunque la nostra società ferisca o ignori.
Rigettiamo ogni pronunciamento che fa ricorso a una retorica disumanizzante che tenta di restringere il campo di chi è degno dell’amore di Dio o che impone limitazioni al comando di «amare il prossimo», dopo che Cristo ha rimosse tali limitazioni.
Settimo: i leader saggi li riconosciamo dal loro carattere morale
Riteniamo che il carattere dei leader, sia politici sia spirituali, sia una cosa che conti. Nella Chiesa, seguiamo come leader coloro che mostrano un’evidenza del frutto dello Spirito – amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (Gal 5:22–23). Gesù ci ha messo in guardia contro i falsi insegnanti che vengono a noi come lupi vestiti da pecore (Mt 7:15). Voci del genere ci tenteranno con l’adulazione, con la cattiva dottrina e con messaggi che a noi fa piacere ascoltare (2 Tm 4:3). Essi servono i falsi idoli del potere, della ricchezza e della forza piuttosto che il vero Dio. Al di fuori della Chiesa prendiamo in considerazione i leader sulla base delle loro azioni e del frutto del loro carattere, non semplicemente sulla base delle loro promesse o del loro successo politico (Mt 7:15–20). Quando qualche leader sostiene di avere l’approvazione di Dio, si trovi egli nella Chiesa o nella politica, noi non vogliamo scambiare l’efficacia con la fedeltà, ma vogliamo discernere attentamente chi è veramente da Dio (1 Gv 4:1).
Respingiamo l’idea che il potere, la popolarità e l’efficacia politica di un leader sia una conferma del favore di Dio o che ai cristiani sia permesso di ignorare l’insegnamento di Cristo sul fatto che essi debbano guardarsi dal potere mondano.
Conclusione
Siamo unanimi nella nostra professione di fede in Gesù Cristo, determinati a sostenere la verità del vangelo nei confronti delle pressioni politiche e delle derive culturali. Ci impegniamo per essere una luce nel mondo (Mt 5:14–16) e dei fedeli testimoni della potenza dell’amore di Cristo che trasforma. Preghiamo affinché lo Spirito di Dio faccia rivivere la sua Chiesa e rafforzi il popolo di Dio affinché siano agenti della sua presenza e della sua benedizione, in un tempo così turbolento.
A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria, al Dio unico, nostro Salvatore per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potere prima di tutti i tempi, ora e per tutti i secoli. Amen (Gd 24–25)
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Vivere e confrontarsi con …
Prima parte: Vivere.
di Giacomo Carlo Di Gaetano
Questo è lo schema del titolo degli ultimi Convegni Studi GBU. L’anno scorso (il 16° Convegno, 2023) è stato dedicato all’ateismo: Vivere e confrontarsi con l’ateismo.
Quest’anno (il 17° Convegno, che si terrà dal 31 ottobre al 3 novembre nella storica sede del Grand Hotel Montesilvano) il tema sarà “Vivere e confrontarsi con l’Islam“.
È possibile dire qualcosa sui due verbi, vivere e confrontarsi? Che idea intendono veicolare del rapporto dei cristiani con gli universi rappresentati da questi come da altri “ismi” (p.es. Islam – Islamismo).
Cominciamo con VIVERE
È indubbio che questo verbo non si limita alla vita della mente, che pur sempre vita è (si dice mente viva, vivace, sveglia …). Guarda a un orizzonte più ampio, al “mondo della vita”, come lo definiva un filosofo e che richiama tutto ciò che è pre – che sta prima – anche dell’intelligenza e dei suoi prodotti (pre–teorico).
I cristiani devono porsi il problema di come vivere insieme a … Il che implica che con i nostri “prossimi” condividiamo tutto. Andiamo insieme in autobus, compriamo nello stesso scaffale, partecipiamo alle riunioni di condominio, abbiamo i figli nelle stesse scuole votiamo alle stesse elezioni (speriamo il prima possibile anche per chi non è “di sangue” italiano – che brutta espressione!).
Dire “Vivere e (confrontarsi) con l’ateismo” significa dire, molto semplicemente, che viviamo insieme, in mezzo, al fianco a donne e uomini in carne e ossa che si professano atei e che, nelle migliori espressioni di questo “ismo” (Bertrand Russell?) vivono, o cercano di farlo, come se Dio non ci fosse.
“Vivere e (confrontarsi) con l’Islam”, va da sé, significa vivere insieme ai musulmani, con tutto ciò che questo comporta in termini di contaminazioni geo–politiche e sociali (immigrazione, terrorismo, educazione, culture materiali, rapporti di genere etc.).
Se dicessimo, per domani, “vivere e confrontarsi con la tecnologia”? Si potrebbe giungere anche a dire, in extremis, vivere insieme, con e al fianco di robot (?).
Postumanesimo!
Il verbo, mi pare, non fa altro che richiamare la precauzione di Gesù rivolta a Dio in preghiera e a noi comunicataci come rivelazione, e secondo la quale pur non essendo del mondo, per un meccanismo teologico glorioso ma complesso (siamo cittadini del cielo), siamo tuttavia NEL mondo (Gv 17 ma anche 1 Cor 7).
C’è dunque una lealtà da esprimere “al mondo” per la quale dovremmo scoprire o riscoprire molti insegnamenti. È esclusa l’ipotesi di scappare dal mondo.
Si tratta forse di ri–scoprire il creato? Non semplicemente facendo i creazionisti e vincendo qualche dibattito su creazione ed evoluzione. Neanche costruendo un “ordine creazionale” schiacciato sulle dimensioni bio–fisiche senza tener conto che il creato è continuamente ricreato dall’azione dell’uomo. Che non c’è solo la natura ma anche la cultura!
O ancora, di intepretare al meglio il “già” sperimentato dai seguaci di Gesù Cristo a cui è stata data assicurazione che il “Regno di Dio” è dentro di voi e, dunque, sulla base di quella assicurazione anticipare, nella totalità dell’esistenza, questa presenza che un giorno (altra assicurazione) sarà onnicomprensiva?
Per esempio vivendo e manifestando il “frutto dello Spirito” (Galati)
Oppure si tratta dello sperimentare in pieno il “non ancora” della redenzione, il che significa fare esperienza dell’incompletezza, della mancanza … e della speranza (maranatha) rispetto a ciò che è stato anticipato duemila anni fa con l’arrivo del vero Re (il regno di Dio si è avvicinato).
E nello stesso tempo fare esperienza dell’umiltà che ci suggerisce di tenerci lontani dalle teologie trionfalistiche, dai valori cristiani che vorrebbero fare del mondo, come è adesso, appunto, un mondo “cristiano”, magari ricorrendo alla politica, dimenticando che no, non siamo giunti ancora a regnare (1 Cor).
Oggi in tema di “vivere con …” stiamo assistendo a un clamoroso rovesciamento epistemologico. La presenza dei cristiani nel mondo sembra non sia più da esprimere con l’espressione “vivere con …” ma, al contrario, pare sia culturalmente e politicamente opportuno, finalmente, riflettere su come gli “altri” devono vivere con i cristiani. Quanto meno in Occidente.
È una vera e propria rivoluzione copernicana che non va però dalla terra ferma al sole al centro con la terra che gli ruota intorno. Ma torna indietro, dal sole fermo alla terra al centro e il sole che gli gira intorno; dalla sfera alla terra piatta! Un mondo a rovescio?
C’è un sintomo evidente di questo rovesciamento per cui, sembra, non dobbiamo più essere noi a vivere con … ma piuttosto gli altri a vivere con noi.
Lo ritrovo in una bella espressione di Pietro (trovano strano), che si trova nella prima delle sue Lettere neotestamentarie:
1 Pietro 4:1 Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, che cioè colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato, 2 per consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio. 3 Basta già il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie e nelle illecite pratiche idolatriche. 4 Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi.
Pietro esprime la preoccupazione, per chi ha seguito Gesù Cristo, per il “tempo che resta da vivere nella carne”. Il discepolo dovrebbe comprendere che, sperimentando egli la stessa “sofferenza” di Gesù Cristo, a causa della rinuncia al peccato, ha da dedicare quel tempo, che poi sarebbe il tempo della nostra vita, a fare la volontà di Dio piuttosto che seguire le passioni degli uomini. Dovrebbe sapere infatti che ha già dedicato molto tempo a “soddisfare la volontà dei pagani”, e qui giù un tipico elenco neotestamentario di vizi che descrivono la società del primo secolo, di “gente senza Dio” (pagani, NVR): immoralità, insane passioni, ubriachezze, orge, bisbocce, abominevole venerazione degli idoli (NTV).
Che si fa allora? Non correte più dietro ai medesimi eccessi dice Pietro ai discepoli. E questo genera, NEI PAGANI, un clima di stupore e di meraviglia che, di conseguenza, trovando strano il comportamento dei cristiani, al pari di quello di uno straniero, invece di accoglierli, oltre a stupirsi, parlano male proprio di loro, dei cristiani.
Il senso si gioca tutto su una comune appartenenza dei termini relativi all’ospitalità dello straniero, che è “strano” perché si muove in modo eterogeneo nei confronti dei costumi della gente del posto, ponendo capo a due possibilità: essere accolto o respinto. In entrambe le possibilità questo strano (nel nostro caso i cristiani), creano stupore, perplessità, meraviglia … e ostilità.
A questo punto dobbiamo sottolineare che coloro che si stupiscono (e inveiscono e protestano e parlano male) sono i pagani; ciò che trovano strano è la rinuncia da parte dei cristiani a correre insieme a loro agli stessi eccessi mentre al contrario si adoperano a fare la volontà di Dio. I pagani alzano la voce e protestano; in qualche caso lo hanno fatto anche appellandosi alle autorità, scandalizzati dal comportamento dei cristiani.
I cristiani fanno altro. Neanche rispondono. Nel caso, “risponderebbero” della speranza che è in loro (3:15), per quello sono sono esortati a essere sempre pronti.
Torniamo a noi, oggi: Chi trova strano Chi?
Certo, là dove è in ballo l’integrità della vita dei discepoli (non le ipocrisie dell’ideologia Dio, patria e famiglia), come per esempio nelle terre di persecuzione, i “pagani” continuano a dire male, e non solo. Ma cosa accade qui in Occidente? I cristiani ora vestono i panni dei pagani e sono intenti a vociare contro i loro eccessi, che ora sono ritenuti strani, creano stupore (vedi ultime Olimpiadi di Parigi: il caso delle Drag Queen e della pugile algerina). I pagani, dal conto loro, molte volte, non corrono insieme ai cristiani ai loro eccessi (fanatismo, arroganza, spirito di superiorità). Tutt’al più continano a fare i pagani!
Noi non ci poniamo più nell’ottica di “vivere con …” loro, i pagani.
Pretendiamo che siano essi a vivere con noi!
E alle nostre condizioni!
Dobbiamo ri-scoprire che cosa significa “vivere con …”. Ben vengano a questo proposito le riflessioni di frontiera, contaminanti.
Vivere con … deve essere concepito come una vera e propria vocazione sociale, una vocazione nella quale i cristiani dovrebbero creare opportunità.
O forse è meglio dire, dovrebbero essere un’opportunità!
Vivere con …. a seguire: CONFRONTARSI CON …
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Prestito o eredità (Vivere e confrontarsi con l’Islam)
Andy Bannister
Solo perché un racconto utilizza gli stessi nomi e personaggi di un altro non significa automaticamente che le due storie siano collegate. Anzi, dobbiamo capire se questi elementi sono stati presi in prestito o se sono stati ereditati.
Per comprendere la differenza fra eredità e prestito consideriamo un esempio architettonico. Uno dei miei edifici preferiti è il duomo di York, probabilmente la più bella cattedrale d’Inghilterra. La sua storia è affascinante: la splendida chiesa normanna, poi cattedrale, fu costruita al di sopra di una chiesa sassone più antica; l’edificio medievale cresceva mentre la chiesa più antica fu ampliata e rimodernata. Sotto la chiesa sassone, però, c’è qualche cosa di ancora più antico: le rovine di un presidio militare romano. Se fate il tour della cripta, potete scendere attraverso strati di storia fino alle rovine romane nelle fondamenta.
C’è però una differenza sostanziale fra le rovine romane, sassoni e normanne. Nel suo processo di ampliamento, il duomo di York si è sviluppato organicamente dalle chiese più antiche, parallelamente al loro accrescimento e arricchimento. Che dire, però, delle rovine romane nella cripta? Certo, sono state utilizzate delle pietre romane, in quanto era agevole per le maestranze della chiesa sassone avere tonnellate di pietre squadrate sparse intorno e inutilizzate[1]. I Sassoni, però, usarono il materiale romano solo come mattoni da costruzione, non c’è nessuna continuità fra le rovine romane e la chiesa.
In altre parole, il duomo medievale di York ha preso in eredità dalle chiese normanna e sassone, mentre ha preso in prestito dal presidio romano, modificando la funzione delle pietre e gettandole senza troppe cerimonie nelle fondamenta della nuova costruzione.
Nel suo libro The Qur’an and Its Biblical Reflexes, Mark Durie propone un altro esempio che può aiutarci a comprendere la differenza fra eredità e prestito, stavolta preso dalla linguistica. Quando due lingue derivano da una fonte comune, condividono non soltanto delle parole ma anche delle strutture profondamente correlate. Consideriamo, per esempio, le parole per dire «topo» in inglese, islandese e tedesco[1]. In inglese il singolare è “mouse” e il plurale “mice”; in islandese è mus/mys e in tedesco Maus/Mause. Si noti come le forme singolare e plurale mostrino tutte lo stesso schema: una variazione vocalica interna. Questo tratto strutturale condiviso è indizio della derivazione di queste lingue da una fonte comune; hanno, cioè, una comune eredità.
Il prestito, al contrario, di solito è altamente distruttivo. Si pensi alla parola “juggernaut” [furia devastante, ndt], presa in prestito dalla lingua inglese dal sanscrito tramite l’Hindi. Originariamente era Jagannatha, nome sanscrito di una divinità indù il cui culto prevedeva di schiacciare i fedeli sotto le ruote di enormi carri. Quel contesto si era però totalmente perso quando l’inglese ha distruttivamente preso in prestito il termine.
Il Corano e la Bibbia: prestito o eredità?
Un lettore del Corano che abbia anche dimestichezza con la Bibbia noterà presto i frequenti riferimenti coranici a racconti e personaggi biblici. Fra i personaggi presenti nelle pagine del Corano[1] possiamo trovare Aaronne, Abraamo, Adamo, Davide, Elia, Eliseo, Esdra, Gabriele, Golia, Isacco, Ismaele, Giacobbe, Gesù, Giovanni, Giona, Giuseppe, Lot, Maria, Mosè, Noè, Faraone, Saul, Salomone e Zaccaria.
Oltre ai nomi compaiono anche idee e nozioni bibliche: di tutto, dal monoteismo all’adorazione, dall’idolatria al peccato, dalla legge alla Scrittura. Nulla di sorprendente se qualcuno, osservando questo fenomeno, ha concluso che il Corano deve essere un sequel della Bibbia e l’Islam il terzo atto dell’opera, dopo l’Ebraismo e il Cristianesimo. Queste idee e queste nozioni di provenienza biblica, però, sono per il Corano un’eredità o un prestito? Nella mia tesi, la teologia coranica non scaturisce organicamente dalla Bibbia; anzi, come le fondamenta romane del duomo di York, la parola “juggernaut” o la versione fantascientifica del Macbeth, il Corano ha fatto un ricorso massiccio e distruttivo al prestito, perdendo nel processo il contesto e il senso. Il risultato è una grande confusione, fra l’altro, su Dio, la sua natura e la sua identità. Come possiamo dimostrare la mia tesi secondo cui nel Corano non troviamo un’eredità ma un prestito? L’esempio per eccellenza per provarlo è Gesù.
…. Continua la lettura prenotando il libro di Bannister che sarà presentato al 17° Convegno Studi GBU: Cristiani e Musulmani adorano lo stesso Dio?, Edizioni GBU
[1] Molti dei quali con nomi arabizzati; per esempio, Aaronne è Harun, Elia è Elias e Giona è Yunus.
[1] Mark Durie, The Qur’an and Its Biblical Reflexes, op. cit., p. XL.
[1] «Guardate che cosa i Romani hanno fatto per noi!»
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Aspettando Losanna IV. Alcune riflessioni preliminari prima di partire per la Corea
Mancano ormai solo 14 giorni dall’inizio del IV incontro mondiale del Movimento di Losanna, fondato con lo scopo di riflettere sulla missione dell’annuncio del Vangelo di Cristo al mondo 50 anni fa, su ispirazione di due dei maggiori esponenti dell’evangelismo mondiale dell’epoca: John Stott e Billy Graham.
In questi 50 anni il mondo in cui viviamo è profondamente cambiato ed anche la situazione del mondo evangelico. Sebbene, nelle sue varie componenti, il mondo cristiano rimanga la prima religione professata, è anche vero che ci sono delle zone di crisi paradossalmente proprio nel mondo occidentale. Se quando, nel 2010, alcuni di noi parteciparono al terzo incontro che si tenne a Città del Capo, il cristianesimo evangelico occidentale sembrava in crisi in Europa, ma non negli Stati Uniti, oggi anche la più importante nazione evangelica del mondo sta vivendo il suo momento di ripensamenti soprattutto se si guardano ai numeri di coloro che assiduamente frequentano una comunità o si definiscono cristiani. Rispetto a 14 anni fa molti sono anche i cambiamenti sociali: siamo nel mezzo di una rivoluzione digitale che, se era minimamente presente a Città del Capo, diviene di fondamentale importanza per quanto sta accadendo oggi.
Per prepararsi a questo incontro che si terrà nella Corea del Sud a Seul-Incheon, come sempre sarà inteso a riflettere su queste differenti situazioni e a cui parteciperanno circa 5000 delegati in presenza con diverse persone che invece potranno seguire i lavori online (questa già una prima grande differenza), il Movimento ha pubblicato un corposo documento che si intitola State of the Great Commission Report (Rapporto sulla situazione del Grande Mandato). Questo testo serve essenzialmente come lavoro preparatorio, ma anche come base per quello che deve essere fatto. E’ un documento di più di 500 pagine, scritto da molti autori (l’elenco è piuttosto lungo), montato con una grafica accattivante e con diverse info-grafiche in cui si ribadiscono alcune delle emergenze del Grande Mandato di Gesù di fare discepoli. Su questo testo e su alcuni dei suoi aspetti torneremo negli articoli che dedicheremo a questo evento.
L’introduzione analizza, da un punto di vista teologico, il significato della missione cristiana e, come già accaduto nei precedenti congressi, si sottolinea come ormai il cristianesimo sia sempre più globale ed coinvolga, con successo, continenti che sino a qualche decennio erano marginali (Sud America, Africa Subsahariana, una parte del continente asiatico). La proposta globale appare essere quella da una parte di mostrare come la missione sia un qualcosa di complesso che implica diversi aspetti della vita umana oltre quello meramente spirituale, dall’altra quella di cercare una lettura adeguata del mondo contemporaneo che appare sempre più complesso e stratificato, nonostante la globalizzazione che avrebbe dovuto avere come sua conseguenza una maggiore omogeneizzazione. Proprio per questo il documento presenta sia capitoli tematici che cercano di leggere il mondo nella sua complessità, sia capitolo divisi per aree geografiche, dove si individuano i maggiori problemi per la missione in una determinata regione del mondo. Vi è quindi attenzione sia alle tematiche globali che ai problemi che possono essere diversi a seconda del luogo in cui si vive e si agisce per la missione.
Il Congresso durerà un’intera settimana, dal 22 al 28 settembre; come per Città del Capo anche in questo caso, per sottolineare la centralità del testo biblico, ci saranno meditazioni e studi sul libro degli Atti che saranno fatti quotidianamente. L’organizzazione appare complessa ed ognuno dei delegati ha dovuto scegliere degli affinity groups in cui si affronteranno le tematiche ed i problemi che riguardano il mondo contemporaneo e dei gruppi di interesse dove si cerca di affrontare varie tecniche per “modernizzare” il discorso missionario (molto spazio è dato al mondo digitale ed alla cura del creato, due argomenti piuttosto caldi ed in cui il mondo evangelico non ha ancora saputo affrontare in modo adeguato).
Due nuovi target interessanti sono poi i giovani e gli anziani. Il Movimento si rende conto che, negli ultimi anni, il processo di secolarizzazione ha colpito sempre più le fasce giovanili che soprattutto in Occidente vanno sempre meno in chiesa e si identificano sempre meno con il cristianesimo, coinvolgendo in questo tutte le sue varie componenti (cattolico, anglicano, evangelico, protestante storico). Gli anziani o il diventare tali (cosa che coinvolge in parte ormai anche il sottoscritto) è una nuova chiave della vita in Occidente (ma non solo, si pensi anche ad alcuni paesi dell’Estremo Oriente) e bisogna rapportarsi ad essa proprio se la missione, oltre che fermarsi al mero annuncio del Vangelo deve anche tenere conto dell’ambiente sociale in cui si sviluppa.
Come sempre la Delegazione italiana sarà relativamente piccola, composta, a quanto pare da 27 persone, abbastanza rappresentativa del variegato mondo evangelico, ma mai abbastanza. Sebbene ci siano dei criteri di selezione (40% per cento di donne, 40% di persone non a tempo pieno, una forte presenza di giovani leader sotto i 40 anni) non sempre è chiaro come siamo stati scelti. C’è chi ha fatto domanda autonomamente, chi è stato invitato, chi è stato recuperato all’ultimo momento. Sta di fatto che sarà una delegazione variegata, che non si conosce ancora del tutto tra di sé e che speriamo possa avere un congresso proficuo che possa dare dei frutti in seguito a beneficio di tutto il mondo evangelico italiano. Una novità, rispetto alle altre volte, è che saranno presenti anche dei volontari oltre che dei delegati, che coadiuveranno alla buona riuscita dell’evento.
Il problema della missione e di come si debba portare avanti, di quali siano le sfide del presente e del futuro sono un argomento importante soprattutto in un mondo come quello di oggi che è alle soglie del secondo quarto del XXI secolo che appare travagliato ed in cui il messaggio di “tutto il Vangelo” (per usare un’espressione cara al Movimento di Losanna) dovrebbe portare ristoro non solo agli individui ma all’intera società, cercando di portare un messaggio positivo e propositivo per il vivere bene in questo mondo nella speranza del ritorno di Cristo. Speriamo che Losanna IV, che celebrerà i 50 anni di questo movimento possa mostrare come una realtà variegata e molteplice come l’evangelismo mondiale possa diventare unitario nella testimonianza e nella fedeltà, tenendo conto anche delle diverse prospettive presenti e centrando l’attenzione sul messaggio del Vangelo e del bisogno che c’è per questo periodo. Ritorneremo durante il viaggio e dopo a parlare di questo evento mondiale che ci vede sicuramente protagonisti come credenti, ma anche forse marginali come Nazione, cosa che ci dovrebbe anche far riflettere.
Valerio Bernardi – DIRS GBU
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Riflessioni teologiche su Israele e la Palestina
di Gerald R. McDermott
(questo articolo è tratto da un libro che Edizioni GBU si apprestano a pubblicare sul tema)
Il nuovo sionismo cristiano ha tre implicazioni per i teologi, quando riflettono sulla giustizia in relazione al conflitto israeliano–palestinese. In primo luogo, rimanda alla necessità, sia per gli Ebrei sia per gli Arabi, di «condividere la responsabilità dell’amarezza»[1]. Lo si può esprimere anche in un altro modo: su entrambi i versanti, serve umiltà. Con ragione gli Ebrei possono dire di avere legittimamente acquistato la terra dagli Arabi a cominciare dal XIX secolo, di avere trasformato enormi, aride distese in suolo produttivo e portato enormi vantaggi materiali alle popolazioni arabe. Dovrebbero però riconoscere che nelle guerre del 1948 e del 1967, una terra precedentemente posseduta e controllata da Arabi è passata in mani ebraiche. Gli Ebrei hanno buone ragioni per pensare che questi trasferimenti siano stati per la maggior parte portati avanti in modo corretto, tramite liberi scambi finanziari o a seguito di guerre iniziate dagli Arabi. Dovrebbero però anche ammettere che gli Arabi hanno perso la dignità e il possesso di molto. Gli Ebrei hanno vinto.
Gli Arabi devono riconoscere che se avevano dei diritti sulla terra prima delle guerre e del terrorismo, questi due tipi di tragedie hanno fatto loro perdere alcuni di questi diritti. Dico “alcuni” di questi diritti perché gli Arabi possiedono e controllano ancora gran parte della terra nell’Israele propriamente detto e l’Autorità palestinese controlla ancora tutta o quasi tutta la Cisgiordania. Hamas, un governo arabo, possiede e controlla tutta Gaza. Il passaggio di terre da una proprietà araba a una ebraica è avvenuto, per lo più, a causa di guerre incominciate e perse dagli Arabi. Altre terre sono state perse dagli Arabi a causa della recinzione (più comunemente nota come «il muro») costruita fra la Cisgiordania e alcune parti d’Israele. È stata costruita per bloccare gli attacchi terroristici provenienti dalla Cisgiordania aventi di mira i civili in Israele ed è in larga misura servita allo scopo.
A volte, quando i cristiani cercano di applicare la loro teologia a questioni legate alla giustizia in questo conflitto, lo fanno con più calore che luce. Ecco alcuni fatti poco noti, da cui però qualsiasi valutazione della disputa non dovrebbe prescindere.
Una terza implicazione del nuovo sionismo cristiano per la nostra comprensione di questo conflitto è che c’è una buona ragione per cui questo conflitto riguarda il mondo intero. La Bibbia lascia capire che il destino delle nazioni è legato a quello d’Israele[5].
In Isaia 19:23–25 le nazioni dell’Egitto e dell’Assiria sono benedette a causa d’Israele e Zaccaria 12 profetizza che Dio farà di Gerusalemme una «coppa di stordimento» per le nazioni circostanti. In altre parole, non soltanto Israele è un testimone per le nazioni (Is 43:10); Dio interagisce con le nazioni attraverso Israele. Nel loro relazionarsi con Israele, le nazioni, in qualche modo misterioso, vengono in contatto con il Dio d’Israele. Rispondono a Dio e sono da Dio giudicate in questa segreta relazione. Dobbiamo subito confessare che c’è molto che non sappiamo a questo proposito. Non significa certamente che Israele abbia sempre ragione o non sia mai stato ingiusto nel suo modo di rapportarsi con le altre nazioni. Neppure significa che la teologia cristiana debba sempre prendere le parti d’Israele contro le altre nazioni, specie quando Israele ha chiaramente torto. La Scrittura, però, chiarisce che Dio governa le nazioni; Israele, come popolo e come terra, rientra ancora nella sua provvidenza segreta, non soltanto quando Dio tratta con Ebrei e gentili sul piano individuale ma anche quando giudica le nazioni in quanto tali. Devono fare attenzione a non essere come gli amici di Giobbe, che mossero delle false accuse contro Giobbe e affrontarono l’ira di Dio.
[1] James Parkes, End of an Exile: Israel, the Jews and the Gentile World, a cura di Eugene B. Korn e Roberta Kalechofsky, Micah, Marblehead, Micah, 2004, p. 43.
[2] Israel Today (febbraio 2007), p. 11, citato in David W. Torrance, George Taylor, Israel God’s Servant: God’s Key to the Redemption of the World, Paternoster, Londra, 2007, p. 19.
[3] Per esempio, Corano, sura 2:61 (La giovenca): «E furono colpiti dall’abiezione e dalla miseria e subirono la collera di Allah» (il testo inglese è ripreso dalla versione del Corano conservatrice nota come Sahih International; per il testo italiano cfr. www.ilCorano.net, traduzione a cura di Hamza Roberto Piccardo, ndt).
[4] Sceicco Professor Abdul Hadi Palazzi, “What the Qur’an Really Says”, ristampato da Viewpoint, inverno 1998, www.templemount.org/quranland.html (ultimo accesso dell’autore: 8 luglio 2015; ultimo accesso del traduttore: 12 settembre 2022). Palazzi è il segretario generale dell’Assemblea musulmana italiana nonché califfo per l’Europa dell’ordine Qadiri Sufi [A mio parere gli autori si screditano, citando un personaggio come lui; farei una valutazione prima di mantenere questa citazione nell’edizione italiana. Cfr. https://latanadellupo.forumcommunity.net/?t=50885225].
[5] Torrance e Taylor, Israel God’s Servant, op, cit., pp. 28, 62.
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O si sceglie la guerra o si sceglie la pace
di Marcello Favareto
La lunga scia di attentati di matrice islamista in Europa nonché l’orrore del 7 Ottobre in Israele e la conseguente distruzione nella striscia di Gaza mantengono alta l’attenzione sulla presenza degli islamici di casa nostra e sul rapporto tra religione islamica e civiltà occidentale, sulla compatibilità degli insegnamenti del Corano con le società laiche occidentali.
Nel tempo, qua e là si sono registrate manifestazioni di musulmani con i cartelli “Not in my name”, forse segni di un ripensamento e per l’affermazione di un islam pacifico con la distinzione dai fondamentalisti violenti, dichiarati “sedicenti islamici” o addirittura “non islamici”.
Ci sono enormi, forse insormontabili difficoltà in questa operazione. Gli studiosi (Colin Chapman, p. 60) distinguono in proposito tra un Islam popolare, un Islam liberale e modernista e un Islam tradizionalista e ortodosso. Tuttavia nel decidere, ammesso che lo si possa fare, quale sia l’Islam con il quale preferiremmo interagire vorrei fare qualche considerazione che riguarda anche il cristianesimo.
Guerra santa e/o convivenza pacifica
Il primo punto che dobbiamo dirimere è l’alternativa tra guerra santa e/o convivenza pacifica. È possibile una riforma dell’Islam che vada nella direzione della seconda alternativa? È possibile leggere il Corano in maniera diversa da come è stato interpretato e applicato finora? Come si possono conciliare la jihad con un islam pacifico?
Ho deciso di rendermene conto direttamente e mi sono letto tutto il Corano, con un’attenzione particolare all’atteggiamento che i fedeli devono avere verso gli infedeli.
Ecco alcune Sure che parlano esplicitamente di questo.
Sura II
190-193 “Combattete i vostri nemici nella via di Dio e non uscite mai da essa. Sappiate che Egli non ama chi esce dal Retto Sentiero. Uccideteli ovunque li incontrate e cacciateli via da dove essi hanno cacciato voi: subire passivamente una persecuzione è cosa peggiore dell’incontrare la morte. Ma evitate di ucciderli vicino alla Santa Casa, salvo che non siano essi i primi ad attaccarvi. In questo caso vi è lecito ucciderli e la morte sarà la ricompensa della loro iniquità. Se però i vostri nemici depongono le armi, allora anche voi deponetele e perdonate loro. Dio, infatti, è il Clemente e il Misericordioso! Combattete sino a che i Credenti non saranno più perseguitati e la sola religione sarà quella di Dio. Da quel momento i vostri nemici saranno i miscredenti e gli iniqui.”
Sura III
127-128 “Il vostro Signore vi renderà vittoriosi e ciò per uccidere ed umiliare i miscredenti, i quali saranno così i perdenti in questa e nell’altra vita . Lascia, Mohammad, che Dio accetti il loro pentimento o che li punisca, a Suo piacimento. In verità essi sono degli empi e degli iniqui!”
Sura IV
89 “I miscredenti vorrebbero che foste come loro, ma voi non scegliete fra di essi i vostri amici a meno che non abbiano riconosciuto la loro colpa e fatto ritorno sul Retto Sentiero. Ma se dovessero ritornare nella loro precedente condizione, allora vi è lecito prenderli ed ucciderli, ovunque si trovino.”
Ma subito dopo è scritto anche:
90-91 “Tra i miscredenti abbiate ad amici o a protettori solo quelli che appartengono a gente con cui esiste un patto di alleanza …. Se il vostro Signore avesse voluto, essi avrebbero prevalso su di voi, per cui se restano neutrali, non vi combattono o vi offrono la pace, non è lecito che voi li combattiate e, se lo farete, la vostra lotta non sarà sulla Via di Dio. Troverete altra gente che vorrà vivere in pace con voi, ma che coglierà in seguito ogni occasione per nuocervi. Accettate di buon grado la loro pace, ma se accadrà che essi non osservino le promesse e vi attacchino, allora combatteteli ed uccideteli, ovunque li troviate. Dio vi rende lecito un simile comportamento!”
93 “Ma per chi uccide intenzionalmente un Credente la punizione sarà il fuoco dell’Inferno ed in quel luogo troverà la sua eterna dimora.”
Sura IX
5 “O voi che credete! Osservate il patto concluso con gli idolatri, ma, allo spirare dei mesi sacri, combatteteli, ovunque li troviate. Non date loro tregua ed uccidete quanti di essi cadranno nelle vostre mani. Ma se quella gente si pentirà, crederà in Dio e nel giorno del Giudizio, osserverà la preghiera e pagherà la Tassa, allora cessate di combatterla. In verità Dio è il Clemente ed il Misericordioso!”
Sura XXXIII
60-62 “Se gli ipocriti, i miscredenti ed i sediziosi di Medina non cesseranno le loro provocazioni, ti sia lecito, Mohammad, muovere contro quella gente ed infliggere ad essi la giusta punizione. Essi sono dei Maledetti da Dio, per cui debbono essere uccisi dai Credenti allo stesso modo che, in passato, fu fatto – per Ordine Suo – nei confronti di altri negatori.”
Sura LIX
2 “E’ Lui che, chiamando alla Guerra Santa i Credenti, ha cacciato dalle loro dimore quanti, tra la Gente del Libro, rifiutarono di credere alle tue parole, Mohammad.”
Sura CX
1-2 “O Inviato! Quando, coll’aiuto di Dio, voi otterrete il desiderato trionfo sugli idolatri, allora tutti entreranno nella nostra religione.”
Mi sembra che i versetti siano, purtroppo, piuttosto espliciti.
Convivenza pacifica
Però, per rispetto della verità, dobbiamo anche riconoscere che coloro che difendono l’islam pacifico e rifiutano il terrorismo non raccontano frottole e fanno riferimento ad altri versetti. Tra i più noti possiamo ricordare:
Sura II
62 “In verità, coloro che, Ebrei, Cristiani e Sabei, credono in Dio e nel Giorno del Giudizio e compiono le buone opere, avranno la ricompensa presso il loro Signore. Essi nulla avranno da temere da lui e non vivranno nella tristezza.”
256 “Non vi dà alcuna costrizione nella Fede, poiché il Retto Sentiero si distingue da solo dal Sentiero dell’Errore. …”
Questo versetto viene spesso citato (v. anche ciò che ha scritto il filosofo francese nel testo precedente) ed enfatizzato più di quanto non sembri nel suo contesto.
Sura III
3-4 “Egli ha fatto scendere su di te, Mohammad, il Libro di Verità, a conferma delle precedenti Rivelazioni. Egli è colui che ha fatto scendere la Torah e il Vangelo, affinché quei Libri fossero guida per i Credenti. …”
20 “… Dì poi alla gente del Libro ed agli idolatri: “Volete voi abbracciare l’Islam?” Se lo faranno, i loro passi percorreranno il Retto Sentiero, ma se rifiuteranno di farlo, tu lasciali al loro destino. Tuo compito è solo quello di mostrare i Segni di Dio a chi è in grado di coglierli. Il tuo Signore osserva ogni azione umana.”
64 “Dì, Mohammad, alla Gente del Libro: “Cerchiamo di trovare una soluzione che ci accomuni. Noi adoriamo un Unico Dio e non abbiamo altro Dio all’infuori di Lui.”
113-115 “Non tutta la Gente del Libro appartiene al numero dei miscredenti. Nel suo seno vi è infatti una comunità di Credenti che prega continuamente il suo Signore, prosternandosi in adorazione nelle ore della notte. Essi credono in Dio e nel giorno del Giudizio, amano la Verità, rifuggono dall’Errore e compiono le buone opere. Essi sono Virtuosi e Timorati di Dio. Il vostro Signore li ricompenserà, poiché Egli premia chi fa la Sua Volontà e Gli si mostra ubbidiente.”
Sura V
13-14 “In seguito gli Ebrei violarono questo patto e Noi li maledicemmo, indurendo i loro cuori. Fu così che essi falsarono il significato delle parole del loro Libro, giungendo fino a dimenticarne una parte: solo un piccolo numero evitò una simile miscredenza. Sii dunque benevolo, Mohammad, verso questi Credenti, perché Dio ama chi crede in Lui.
Noi stringemmo pure un Patto di Alleanza con i Cristiani, ma anche essi hanno dimenticato una parte del loro libro. Per punirli di ciò Dio ha fatto sorgere tra di essi le divisioni e l’odio perdurerà nel loro seno sino al Giorno del Giudizio.”
Ironia della sorte Maometto non poteva sapere quale drammatica divisione sarebbe emersa pochi anni dopo la sua morte tra i suoi seguaci: ancora oggi Sunniti e Shiiti si odiano profondamente.
32 “Fu a causa di questo delitto [Caino] che Noi dicemmo ai figli di Israele che l’uccisione di un essere umano, salvo il caso di un errore o di una disgrazia, sarebbe stato da noi considerato come un delitto contro l’intera umanità.”
Questo è il versetto che viene spesso citato quando si vuole dimostrare che l’islam è pacifico e che il Corano condanna quindi gli attentati e gli assassinii.
46-48 “Noi mandammo Gesù, Figlio di Maria, a confermare il Libro che già avevamo loro dato. Demmo a lui il Vangelo, in cui vi sono Luce e Guida, affinché i Virtuosi lo seguissero e credessero nelle sue parole.
Giudichino perciò i Cristiani secondo il Vangelo, poiché solo i miscredenti e gli iniqui prescindono dalla Parola di Dio nel dare i loro giudizi.
E su di te, Mohammad, facemmo scendere il Libro di Verità, a conferma delle Rivelazioni da Noi fatte agli Inviati che ti hanno preceduto. Giudica dunque Ebrei e Cristiani alla luce del Libro e le passioni non offuscheranno il tuo giudizio. In verità, Dio ha assegnato ad ognuno una via da seguire, mentre, se avesse voluto, Egli avrebbe fatto degli uomini una sola comunità con una sola Fede. Ma ciò non è , perché Dio vuole mettervi alla prova. Gareggiate dunque nel compiere buone opere, e nel Giorno del Giudizio tutti sarete radunati davanti a Lui. In quel giorno conoscerete da Dio le cose che vi hanno tenuti divisi su questa terra.”
65-66 “In verità, quanti tra la Gente del Libro crederanno ed agiranno da Virtuosi, avranno il perdono del loro Signore e saranno da Lui accolti nel Suo Paradiso.
In verità, se essi metteranno in pratica la Torah ed il Vangelo e quanto Dio ha rivelato loro, i Cieli e la Terra saranno benevoli verso di loro. Fra la Gente del Libro vi è chi è Credente, ma la maggior parte non crede e non compie le buone opere!”
E ancora una piccola chicca, sorprendente rispetto all’immagine dell’islam che riceviamo oggi.
82 “Tu troverai negli Ebrei e negli Idolatri i più accaniti nemici dei Credenti, mentre tra i Cristiani troverai i più sicuri amici. Questo avviene in quanto tra i Cristiani vi sono sacerdoti e monaci che servono Dio in umiltà e la superbia non regna tra chi segue Gesù, Figlio di Maria.”
Non pretendo certo di interpretare il Corano e non basta leggerlo una volta per capire l’islam. Maometto ricevette le “rivelazioni” nel corso di tre anni ma non scrisse mai nulla. I suoi seguaci imparavano a memoria i versetti pronunciati da Maometto e li scrivevano poi sui più svariati supporti. Fu Uthman, terzo Califfo, dopo la morte di Maometto, a raccogliere tutti i testi in un corpo unico di cui fece fare 4 copie e fece distruggere tutti i testi parziali precedenti.
Data la struttura della scrittura araba (senza consonanti) esistono ben 14 letture diverse del testo, prodotte dal 650 all’850 d.C. Inoltre il testo non ha una sua organizzazione logica o cronologica: le sure sono disposte per ordine di lunghezza, dalla più lunga alla più breve. Si sa soltanto quali sono state rivelate prima dell’esilio (meccane) e quali dopo (medinesi).
Cosa possiamo concludere? Come si possono conciliare versetti così contrastanti? Da come stanno le cose non sembra che i musulmani ci siano finora riusciti: o si sceglie la pace o si sceglie la guerra.
Ma come è fattibile una cosa di questo genere se il Corano originale è in Paradiso, non si può toccare e la sua interpretazione è stata congelata nel 14° secolo?
Ma anche la Bibbia…
Una obiezione che si sente fare spesso da parte dei musulmani è: ma anche voi, Ebrei e Cristiani, avete nella Bibbia istruzioni a uccidere, a sterminare i nemici ecc.! In parte dobbiamo ammettere che è vero anche se ci sono differenze non trascurabili.
La prima è certamente il fatto che gli Israeliti nella fase della conquista di Canaan combattevano per un territorio: p.es. Deuteronomio 2:31-32 e 34 Mosè racconta come gli fosse stato rifiutato dal re locale il passaggio nel paese degli Amorrei: “E l’Eterno mi disse: Vedi, ho principiato a dare in tuo potere Sihon e il suo paese; comincia la conquista, impadronendoti del suo paese. Allora Sihon uscì contro a noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Jahats. … E in quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo anima viva.”
Ma, finito quel periodo, gli Ebrei non avevano particolari mire espansionistiche e, soprattutto, non miravano a convertire gli altri popoli al Dio d’Abramo. Le loro battaglie non erano contro gli infedeli in quanto tali. Non erano guerre di religione. E noi possiamo leggere oggi quegli ordini come parte di fatti storici che rientrano nella cultura dell’epoca e siamo ben lontani dal pensare che dovremmo fare così anche noi nel nostro tempo. Nella Bibbia i passaggi violenti sono descrittivi, mentre nel Corano sono prescrittivi.
Però… purtroppo, non è sempre così…
Deut. 13.6-8 “Se il tuo fratello,… o il tuo figliuolo… ti inciterà in segreto, dicendo: andiamo, serviamo ad altri dei … tu non acconsentire, tu non gli dar retta; l’occhio tuo non abbia pietà per lui; non lo risparmiare, non lo ricettare; anzi uccidilo senz’altro; la tua mano sia la prima a levarsi su lui, per metterlo a morte…”
E questo ricorda uno dei versetti del Corano che abbiamo visto…
Num 15.30 “Ma la persona che agisce con proposito deliberato, sia nativo del paese o straniero, e oltraggia l’Eterno; quella persona sarà sterminata di fra il suo popolo. Siccome ha sprezzato la parola dell’Eterno e ha violato il suo comandamento, quella persona dovrà essere sterminata; porterà il peso della sua iniquità.”
Non ricorda da vicino la legge contro la blasfemia, applicata nei paesi islamici? E non possiamo dimenticare che Gesù fu condannato a morte dal sinedrio, proprio con l’accusa di bestemmia per essersi dichiarato il Cristo, il figliuol di Dio! Oppure possiamo citare un Salmo splendido come il 139 che trova inseriti questi versetti (21,22): “O Eterno, non odio io quelli che t’odiano? E non aborro io quelli che si levano contro di te? Io li odio di un odio perfetto; li tengo per miei nemici.” O, ancora, il Sl 137.8-9 “O figliuola di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi piglierà i tuoi piccoli bambini e li sbatterà contro la roccia!”
Terribile. Anche se non sono ordini a fare cose del genere, comunque sembra indubbio che esse vengono approvate, e ci lasciano con la pelle d’oca.
Nel leggere questi testi, anche se ci sentiamo un po’ a disagio, dobbiamo anche dire che non ci sentiamo realmente coinvolti da essi.
Perché? Perché non pensiamo che riguardano anche noi, che sono regole che anche noi dobbiamo seguire? Perché non ci toccano?
Perché non ci toccano?
Non so come gli ebrei, dalla diaspora in poi, abbiano elaborato questi testi ed abbiano resi innocui o non applicabili gli ordini della Legge che prescrivevano la condanna a morte, o altre punizioni violente.
Ma, per i cristiani, per me come cristiano, trovo una sola spiegazione: perché fra allora e oggi, fra loro e noi, è passato Gesù.
È lui che ha detto più volte: “Voi avete udito che fu detto agli antichi… Ma io vi dico…” E in particolare possiamo ricordare in Mt 5.43 “Voi avete udito che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.”
È lui:
Quindi non sul monte dei Samaritani, non nel tempio di Gerusalemme e nemmeno alla Mecca è necessario adorare il Signore.
Ecco, secondo me, il problema della riforma dell’islam sta proprio qui: avrebbero bisogno di un nuovo profeta, di uno come Gesù che possa correggere e completare il messaggio di Maometto. Ma Maometto è nato 600 anni dopo Gesù e, mentre ha pescato abbondantemente dall’Antico Testamento, non ha preso niente dal Nuovo.
Ora mi sembra difficile che appaia un nuovo profeta… quindi come uomo, cittadino di questo mondo, spero sinceramente, per il bene di tutti, che questa riforma, questa rivoluzione, questa liberazione da una ideologia soffocante e sacralizzata, come la definì il Presidente egiziano al Sisi in una prolusione all’Università Al–Azar a Il Cairo, il 28 dicembre 2014, possa realizzarsi, e presto.
Tutto a posto per noi?
Potremmo chiudere il discorso a questo punto. Tutti contenti perché la risposta ai problemi che abbiamo considerato sta in Cristo, nell’essere suoi seguaci. Ma saremmo dei disonesti se non ci chiedessimo se nel corso di duemila anni i cristiani abbiano dimostrato di essere indenni dal pericolo dell’odio in nome di Dio. E la risposta, purtroppo, sappiamo che è: NO, non ne siamo stati indenni.
Non è il caso di rifare la storia delle persecuzioni esercitate da cristiani nei confronti di altri esseri umani, cristiani o meno che fossero. Sembra banale e ovvio ricordare le stragi dei Catari, dei Dolciniani, piuttosto che degli Ugonotti o dei Valdesi, qui a casa nostra, che hanno riacquistato i diritti civili soltanto con lo Statuto Albertino del 1848. Quando si dice Inquisizione si dice tutto. Gli esempi che ho citato riguardano il mondo cattolico, ma anche i protestanti non si sono fatti mancare questi piaceri. Uno per tutti, possiamo citare il caso Michele Serveto, arrestato a Ginevra e poi condannato al rogo il 27 Ottobre 1553. Sebastien Castellion scrisse all’epoca: “Uccidere un uomo per difendere un’idea significa solo uccidere un uomo”.
Questa è la storia…
Conclusione
Alcuni nuovi atei hanno scritto libri per affermare che sono le religioni, che è l’idea stessa di Dio ad alimentare questo tipo di violenza. Dovrebbero allora dirci da quale Dio sono stati ispirati i lager nazisti, o i gulag sovietici, piuttosto che gli omicidi di Pol-Pot o, più modestamente, gli attentati delle nostrane Brigate Rosse o Nere.
No. Il problema è più profondo e universale, è dentro di noi, dentro ogni uomo. Potete anche chiamarlo peccato e si è manifestato già in Caino.
La tentazione di far valere le proprie idee con la forza è quasi irresistibile per l’uomo. Ed è indescrivibile l’euforia che può provare l’uomo quando è convinto di difendere Dio con le proprie azioni (come se Dio ne avesse bisogno…).
Ed era ovviamente così già ai tempi di Gesù.
In Luca 9:51 leggiamo: “Poi, come si avvicinava il tempo della sua assunzione, Gesù si mise risolutamente in via per andar a Gerusalemme. E mandò davanti a sé dei messi, i quali, partitisi, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli alloggio. Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto a Gerusalemme. Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni, dissero: Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi? Ma egli, rivoltosi, li sgridò.”
E in Marco 9:40 “Giovanni gli disse: Maestro, noi abbiamo veduto uno che cacciava demoni nel nome tuo, il quale non ci seguita; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguitava. Ma Gesù disse: Non glielo vietate, poiché non v’è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male di me. Poiché chi non è contro a noi, è per noi.”
E in Matteo 26.50 Gesù è nel Getsemane e sta per essere preso: “Allora accostatisi, gli misero le mani addosso, e lo presero. Ed ecco, uno di coloro che erano con lui, stesa la mano alla spada, la sfoderò; e percosso il servitore del sommo sacerdote, gli spiccò l’orecchio. Allora Gesù gli disse: riponi la spada al suo posto, perché tutti quelli che prendon la spada, periscono per la spada. Credi tu forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in quest’istante più di dodici legioni di angeli?”
Ecco i tre classici casi: distruzione di chi non vuole il nostro Dio, rifiuto di chi non sta col nostro gruppo, uso della forza per difendere Dio, che, invece, non ha proprio bisogno di noi.
Ma la lezione di Gesù è inequivocabile. Quindi?
La nostra responsabilità è tornare sistematicamente a confrontare i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti, i nostri pensieri con l’insegnamento che Gesù ci ha dato. La storia ce lo insegna e ce lo chiede.
E speriamo, preghiamo, che anche i musulmani, che cercano consapevolmente o inconsapevolmente un riformatore, lo possano trovare in Cristo, indagando nel Vangelo di cui Maometto ha pur parlato così bene. Questo potrebbe essere l’atteggiamento da tenere nei loro confronti: invitarli a leggere le parole di Gesù, che Maometto, pur non citandole, non rifiuta.
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