Ricorderò l’esperienza in Sudafrica come una delle benedizioni più grandi e inaspettate che il Signore abbia voluto donarmi. Un anno fa non avrei mai potuto immaginare che potessi partecipare a un convegno come un’Assemblea Mondiale di IFES. Ancor meno avrei potuto immaginare che per dieci giorni sarei stata l’unica studentessa italiana in mezzo a persone provenienti da centinaia di altre nazionalità. Già dal momento in cui mi era stato proposto questo incredibile viaggio sapevo che Dio aveva in mente qualcosa di speciale per me. A distanza di più di un mese dal mio ritorno in Italia posso dire che il nostro buon Padre non smette mai di sorprenderci, e lo fa in modi davvero straordinari.
È innegabile che fin dall’inizio avevo dei dubbi. Sarebbe stato “solo” il mio secondo viaggio in aereo e sarebbe durato più di venti ore. Ma non è una responsabilità troppo grande? Per diversi giorni sono stata sommersa da domande, ma poi ho capito. Grazie all’aiuto del Signore ho preso consapevolezza di quali fossero le priorità nella mia vita, e al primo posto c’è sicuramente Lui. Quindi ho accettato e mi sono preparata a questa esperienza. Ho davvero visto la mano del Signore in ogni cosa facessi, dal primo istante fino all’ultimo.
Già all’arrivo in aeroporto ho visto subito come tra i volontari di IFES e gli altri studenti appena arrivati aleggiasse qualcosa. Con i giorni ho capito che quel qualcosa era comune a tutte le 1200 persone che erano lì: l’amore e la passione per Cristo. I primi tre giorni erano dedicati allo Student gathering o, come piaceva chiamarlo a noi, al Family gathering. Tra le 300 persone presenti c’erano solo studenti. Sono stati tra i giorni più belli trascorsi lì. Ho potuto conoscere la maggior parte delle persone presenti e iniziare ad annotare i loro nomi e le loro nazionalità. Ho potuto fare domande e ascoltare storie. Ogni giorno chiedevo a Dio di poter ascoltare la storia di almeno una persona.
“Siamo abbastanza giovani per sognare e per provarci. Siamo uniti cuore a cuore, spirito a spirito.”
Sono queste le prime parole che ho annotato sul mio diario di viaggio, parole dette da una ex studentessa oggi impegnata a livello globale con IFES. È stata lei a mostrarci che IFES è la famiglia che non abbiamo mai saputo di avere. Circondata da così tante persone estranee non mi sono mai sentita così a casa.
Ho imparato che il nostro momento è ora, che la vita di noi studenti del GBU è di essere pazzi per il Vangelo e che Dio ci sta usando per trasformare l’università per la sua gloria.
Nonostante le differenze culturali, ho rivisto negli occhi di moltissime persone lo stesso entusiasmo che ha ogni studente italiano nel proprio gruppo GBU. Ho imparato che tutto questo non riguarda solo conoscere la Parola di Dio, ma comprende anche l’essere plasmati da essa. Ho imparato che le debolezze possono trasformarsi in forze per imparare l’umiltà e per imparare a dipendere completamente dal Signore. Ho capito che a volte non troviamo porte aperte, ma solo finestre aperte; quello che bisogna fare è saltarci dentro.
La World Assembly è stata per me un viaggio personale, ma l’ho vissuta anche come un viaggio in famiglia. Spesso viaggiamo con così tante cose nelle nostre borse che non vediamo cosa abbiamo con noi. Dio ci invita a guardare a tutte le cose che possediamo e a lasciarci guidare da Lui. Come i discepoli sulla via per Emmaus, anche noi possiamo essere reindirizzati da Cristo nel nostro cammino e diventare messaggeri di speranza.
Ho sentito molte persone raccontare cose meravigliose che Dio sta compiendo nei loro contesti. Se si ha piena fiducia nel piano di Dio si può anche avere piena consapevolezza che la nostra storia è solo parte della Sua storia. Noi, con le nostre vite, siamo solo un tassello del puzzle della storia di Dio.
Il Dio che ho visto in Sudafrica è il Dio delle nazioni. Non siamo soli in questo ministero che a volte sembra troppo grande; ora lo so, l’ho visto. Invito chiunque ad andare alla World Assembly, a vivere una delle esperienze più simili al paradiso che io abbia mai vissuto.
I momenti che mi rimarranno impressi nella mente e nel cuore saranno vedere la felicità e ascoltare le storie piene di sfide dei nuovi gruppi associati a IFES, le risate con i ragazzi sudamericani, i sorrisi dei popoli asiatici, la gioia dei popoli del medio oriente, l’emozione di lodare Dio in tante lingue e in tanti modi diversi, le lacrime e le preghiere condivise con persone speciali, ma soprattutto il falso accento italiano di chi sapeva dire soltanto pizza, pasta, mafia e Berlusconi!
Oggi IFES viene sorpresa di continuo da Dio. Lui è all’opera. Basta guardare a Lui per accorgersene.
Gioia Frasca
(GBU Roma La Sapienza)