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Emanuele Berti ci racconta la sua esperienza con la “Settimana di Eventi” che il gruppo GBU Firenze ha organizzato dall’11 al 14 marzo.

PREPARAZIONE 

La preparazione della settimana, per me, è stata un processo tanto stimolante quanto formativo. Ha avuto inizio alcuni mesi fa e si è rivelata una sfida continua. La scelta del tema e il suo sviluppo sono stati particolarmente complessi. Ogni volta mi trovavo a dubitare del risultato, e incontravo difficoltà nel capire quale fosse un approccio adatto per coinvolgere gli studenti. Inizialmente, ho esplorato concetti come la vittoria e la sconfitta, e il significato della vita, focalizzandomi sulla realtà degli studenti universitari. 

Successivamente, sotto la guida del Signore, ho orientato il tema verso l’insoddisfazione. In collaborazione con gli altri coordinatori e lo staff, abbiamo cercato modi per affrontare questo argomento con gli studenti. Abbiamo optato però un approccio diretto con gli studenti attraverso delle domande, che utilizziamo spesso con il Gbu per avviare la discussione. Abbiamo inoltre utilizzato un cartellone, che sintetizzava il concetto di insoddisfazione attraverso due frasi chiave: 

  1. “Gli esseri umani sono spesso insoddisfatti non perché desiderano troppo, ma piuttosto perché desiderano troppo poco.” Di C.S. Lewis
  2.  “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete.” Giovanni 4:14

Mi sono reso conto in questa preparazione di quanto rivisitare e rielaborare costantemente le idee sia un processo impegnativo e faticoso, ma ne ho compreso l’essenzialità e quanto sia necessario; non solo per preparare una settimana evangelistica! 

L’OPERA È NELLE SUE MANI 

Abbiamo pianificato i giorni di evangelizzazione con la preghiera personale durante le mattine, e dedicando i pomeriggi all’evangelizzazione e all’interazione con gli studenti. Il primo giorno, ci siamo riuniti per un’analisi e studio del vangelo, esplorando il suo significato e come trasmetterlo agli studenti. L’entusiasmo e la gioia che ho provato durante il primo giorno di preparazione erano così intensi che il giorno successivo mi sono ritrovato a letto con febbre, nausea e mal di gola! Ho trascorso due giorni a letto. 

Inizialmente, ero dispiaciuto di non poter partecipare, ma poi ho provato grande gioia nel sapere che gli altri erano all’università, condividendo la Parola di Gesù con gli studenti. Ho realizzato che la Parola e il vangelo sono liberi, non sono imprigionati, e continuano a diffondersi, nonostante le nostre limitazioni

SIAMO FORTI SOLO NEL SIGNORE 

L’ultimo giorno, dopo molta preghiera, sono riuscito a trovare la forza di alzarmi dal letto e raggiungere l’università, unendomi agli altri. Nonostante fossi ancora ammalato, senza voce, con un po’ di febbre e stanchezza, ho sperimentato come il Signore operi proprio nella nostra debolezza. Il calore del sole e le conversazioni incoraggianti hanno risollevato il mio spirito. Per attirare persone, avevamo deciso di utilizzare una porticina e un pallone. All’inizio, non hanno suscitato molto interesse, ma una volta capito come sfruttarli, il Signore ha agito in modo straordinario. Abbiamo proposto un gioco in cui, in cambio di un premio (una caramella), le persone dovevano rispondere ad una domanda. Oltre al cartellone principale, ne abbiamo esposto un altro con lo schema dei due modi di vivere, rappresentato da sei immagini che illustrano il vangelo. È stato sorprendente notare che quasi tutte le persone, almeno una decina, hanno compreso da sole il significato del vangelo dopo che gli avevo chiesto di provare a capire cosa significassero le immagini. È stato un vero miracolo, e alcune persone hanno anche accettato di venire al Mark Drama

SODDISFATTI 

Questi giorni mi hanno fatto comprendere ancora di più che solo il Signore Gesù può veramente soddisfare. Possiamo trovare molte religioni, idee e fonti di divertimento, ma solo Gesù può riconciliarci con Dio. Lui è l’unico giusto, l’unico uomo senza peccato, l’unico in grado di riscattarci e donarci una soddisfazione eterna, una soddisfazione che non conosce fine. Lui è l’acqua che disseta… per sempre! Attraverso la sua misericordia, Dio accoglie ogni studente, che sia stato un bestemmiatore per tutta la vita, un arrogante o un ateo. Se si ravvedono e credono in Gesù, possono essere riconciliati e Dio li aspetta a braccia aperte, gioendo per la pecora smarrita che è stata ritrovata, per colui che era morto ed è tornato alla vita.

Emanuele Berti, studente GBU Firenze

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Tra poco leggerai le ultime notizie degli studenti dei GBU di tutta Italia. Probabilmente troverai motivi di lode già letti in altri notiziari, richieste di preghiera per cui hai pregato in passato per qualche gruppo, notizie di eventi da parte di un gruppo entusiasta che, però, per te, non sono proprio una novità. Spesso infatti si tratta di attività che sono già state fatte in altre città, da altri gruppi. Attività e richieste di preghiera che tu stesso hai fatto, se sei un ex gbuino, o che conosci perché proprio nell’ultimo notiziario che hai letto, un altro gruppo GBU aveva fatto o chiesto qualcosa di simile in qualche altra città.

Ma allora perché dovresti leggere questo notiziario? Che c’è di nuovo?

Se vai di fretta non leggerlo. Potresti non trovare niente di nuovo.
Ma se dedicherai qualche minuto di concentrazione alla lettura, se presterai attenzione, potrai riuscire a cogliere lo spirito con il quale gli studenti hanno scritto queste poche righe. Potrai trovare espressioni come “super carichi”, “finalmente”, “ripartiti” che con forza esprimono tutta la gioia degli studenti di tornare a incontrarsi dal vivo, a relazionarsi con altri studenti, a organizzare eventi creativi, studi biblici, incontri di preghiera. In sintesi a Condividere Gesù da studente a studente, come si è sempre fatto, anche durante la pandemia, ma con un nuovo entusiasmo.

E quest’entusiasmo ti travolgerà!

Allora capirai che sul GBU soffia ancora quell’entusiasmo sempre nuovo, tipico delle giovani, nuove generazioni di credenti, che si rinnova di anno in anno, ma in particolare in questo anno di ripartenza post covid (si spera).
Capirai che siamo sul pezzo, che siamo carichi, e ti sentirai coinvolto, desideroso di fare qualcosa, di pregare. Lo Spirito Santo ti guiderà, ti parlerà, e con la tua preghiera e il tuo sostegno potrai continuare (o cominciare) a essere parte di questa missione, la missione del GBU, quella di far conoscere il Signore Gesù nelle Università.

Domenico Campo
(Staff GBU Sicilia)

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Secondo una vecchia teoria, già implicita negli scritti di Heiddeger sulla tecnica, e resa popolare da un noto articolo dello storico Lynn White jr., la tradizione ebraico-cristiana sarebbe la causa della crisi ambientale che stiamo vivendo.
Se l’animismo e il paganesimo promuovevano una forma di rispetto per l’ambiente basato sulla credenza che dietro gli elementi naturali ci fossero esseri spirituali, la loro sconfitta avrebbe causato la desacralizzazione di quegli elementi e la loro trasformazione in fondi da sfruttare da parte dell’uomo, principe della creazione e suo dominatore. 
Senza bisogno di analizzare storicamente la validità di questa teoria, possiamo riconoscere come una lettura quantomeno superficiale della Bibbia possa aver spinto alcuni cristiani ad assumere una condotta spregiudicata nei confronti dell’ambiente.

D’altro canto un’attenta riflessione su ciò che la Bibbia dice sul nostro rapporto con la natura rappresenta il più solido fondamento per un impegno in favore della tutela e della salvaguardia del creato.

È vero che la creazione dell’uomo ad immagine di Dio e il suo rapporto con Lui lo pongono dall’inizio della narrazione biblica su di un piano diverso rispetto al resto del creato, ma è proprio l’inizio della Genesi a suggerirci che l’uomo ha sempre avuto un ruolo di responsabilità nei confronti dell’ambiente:

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.”  

(Gen. 2:15)

A conferma dell’alto valore che gli elementi naturali hanno nella visione del mondo cristiana possiamo ricordare che tutta la creazione è stata sottoposta agli effetti del peccato ed è in attesa del ritorno di Cristo (Rom. 8:19-23), perché “tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Col. 1:16).
Le moderne preoccupazioni ambientaliste non dovrebbero essere estranee a nessun cristiano che prenda sul serio le verità appena menzionate, ma c’è di più: senza Dio l’umanità rischia di perdere ogni valida motivazione per proteggere l’ambiente che non conduca all’antiumanesimo.

Senza Dio appare difficile, se non impossibile, trovare l’equilibrio tra l’antropocentrismo, che ha dato appoggio allo sfruttamento scriteriato delle risorse naturali utili allo sviluppo economico, e l’antiumanesimo, che negando all’uomo il diritto di considerarsi più importante delle altre forme di vita, lo trasforma nel problema da contenere o eliminare.
Né materialismo ateo, né moderno panteismo riescono a provvedere una soluzione al dilemma. Entrambi falliscono nel fornire un qualsiasi fondamento per l’etica, oppure finiscono per equiparare la vita umana a quella degli altri animali, se non delle piante (o dei virus!).

  • Perché dovrei preoccuparmi della sopravvivenza di qualcun altro da me?
  • Perché sarebbe sbagliato eliminare anche una piccolissima minoranza di essere umani, se ciò portasse un indubbio benessere a tutte le altre forme di vita del pianeta?
  • Perché sarebbe giusto eliminare una forma di vita come i Coronavirus?      

Domande la cui risposta sembra ovvia e intuitiva diventano improvvisamente difficili, se si esclude Dio dal quadro.

La Bibbia non risolve le questioni di etica ambientale con una forma di antropocentrismo limitato dalla legge di Dio, ma ponendo al centro di ogni cosa Cristo Gesù.

Lo scopo della creazione è glorificare Cristo, e il piano di Dio non culmina nella salvezza dell’uomo ma nell’unità di tutte le cose sotto un solo capo, Cristo Gesù (Ef. 1:9-10). 

Il cristianesimo propone un umanesimo teocentrico che assegna un ruolo speciale all’uomo e un grande valore alla sua vita, la quale però non è il fine ultimo delle cose. Gli esseri umani sono chiamati a contribuire alla realizzazione del piano di Dio, e sono chiamati a farlo anche prendendosi cura dell’ambiente.

Francesco Schiano
(Staff GBU Napoli)

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I giorni della Formazione GBU li reputo speciali.

Sono stati ricchi e benedetti perché pieni di utilità in ogni attività svolta. Il confronto e l’interazione tra i coordinatori o tra Staff e coordinatori, è stata una parte fondamentale della Formazione; quanto è importante conoscere il pensiero dell’altro, imparare dall’altro!

La Formazione non è stata solo teorica, ma anche pratica! Ogni coordinatore ha avuto la possibilità di guidare un breve studio biblico con il metodo induttivo e di ricevere degli “input” utili per l’evangelizzazione all’interno delle università.

Preziosi sono stati anche i momenti dedicati alla preghiera internazionale, rivolta a tanti fratelli e sorelle di diverse università del mondo; i seminari nei quali ci siamo concentrati a riflettere su determinate ideologie che prendono piede all’interno delle università, e di cosa la Bibbia dice al riguardo; quali possano essere i metodi per trasmettere una buona testimonianza di sé, o su quali dovrebbero essere le accortezze da avere quando si vuole iniziare a leggere la Bibbia con un amico.

A tutto ciò ha fatto da sfondo il tema della Formazione, ovvero Il tempo è vicino.

Queste parole le ritroviamo all’interno dei primi tre capitoli del libro dell’Apocalisse, un libro che, tra le tante cose, fa riferimento all’amore: l’amore di Dio che traspare nelle sette lettere inviate alle sette chiese dell’Asia minore, che sono valide anche per noi oggi.

Come coordinatore del GBU Salerno, realtà neonata, ritorno a casa soddisfatto e arricchito.
Grazie all’esperienza vissuta nella grazia del Signore ho potuto ricevere incoraggiamento, come studente universitario, guardando all’opera di Dio all’interno di altri GBU.

In questi giorni ho potuto pensare ad alcuni punti riguardanti la mia vita personale sui quali, in altre circostanze, forse non avrei mai riflettuto.

Ragazzi, Dio parla ai nostri cuori e sa benissimo quali sono i nostri bisogni, le nostre difficoltà, le nostre incertezze. Non bisogna mai smettere di avere fede in Lui perché al momento opportuno Egli risponde, al momento opportuno Lui si mostra.

Invoglio la persona che legge questo articolo ad adoperarsi nel GBU, che ha lo scopo di condividere Gesù da studente a studente. La nostra fatica nel Suo nome non è mai vana!

Infine, un grazie speciale va a tutto lo Staff GBU che quotidianamente si adopera per l’avanzamento del Regno di Dio all’interno delle università; la vostra presenza, il vostro incoraggiamento, la vostra dedizione è un qualcosa che porterò sempre nel mio cuore!

Dio ci benedica.
A Lui solo la gloria!

 

Giuseppe Ambrosio
(coordinatore GBU Salerno)

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Capire la volontà di Dio per la propria vita sembra essere una delle ossessioni più comuni nella vita dei credenti.

Forse perché siamo affetti da una sorte di sindrome di “Sliding Doors”.
Proprio come nel famoso film degli anni ‘90, con protagonista Gwyneth Paltrow, pensiamo che una scelta sbagliata (nel film si trattava di un evento casuale, ma non è questo il punto) possa cambiare il corso della nostra storia, facendoci perdere le cose migliori della vita.

Eppure la volontà di Dio per noi è chiarissima nella Bibbia. Gesù ci ha chiamati per essere suoi testimoni, alla gloria di Dio. Prima di ascendere al cielo ha detto ai suoi discepoli “Andate e fate miei discepoli”, e i suoi discepoli hanno trasmesso lo stesso mandato a coloro che hanno creduto alla loro predicazione. Fare discepoli di Cristo è la volontà di Dio per ogni persona che crede in lui e lo segue. Questo dovrebbe essere la risposta principale ogni volta che, davanti ad una scelta importante, ci chiediamo cosa fare: “Vai e fai discepoli di Cristo”. Il resto non è altrettanto importante.

“Voi siete il sale della terra…”

Quest’anno alla Festa GBU ci siamo chiesti come adempiere al grande mandato riflettendo su 3 famosi brani dal Vangelo di Matteo (5:13-16, 9:36-38, 28:16-20).
“Voi siete il sale della terra…Voi siete la luce del mondo…” un discepolo di Cristo non può passare inosservato, e rende il luogo in cui si trova migliore. La sua nuova nascita e la presenza dello Spirito Santo nella sua vita lo rendono evidentemente diverso. È di lui che ha bisogno il mondo arido e oscuro nel quale vive.
Allora risplendete! “Affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”.

“Vedendo le folle, ne ebbe compassione”

Le folle che vivono attorno a noi dovrebbero vedere le nostre buone opere. Cosa dovremmo vedere noi in loro? Gesù vedeva pecore senza pastore, persone stanche e sfinite, vedeva una grande messe, e ciò lo spinse a dire “pregate dunque il Signore della messe che mandi degli operai nella messe”.
La pratica del digiuno (non necessariamente dal cibo, ma forse da internet, dallo smartphone, dalle serie TV), della solitudine e del silenzio potrebbero aiutarci ad essere liberi dalle distrazioni che ci impediscono di vedere le folle che vivono attorno a noi. Questo ci aiuterà a provare la compassione che Gesù prova per loro, e a passare più tempo sulle ginocchia, pregando con una visione più grande dell’opera del Signore.

Allora saremo pronti ad andare, a stare scomodi, a rischiare.

“Alcuni desiderano vivere la loro vita sotto il suono costante del coro di una chiesa. Io voglio aprire un centro di recupero ad un metro dall’inferno” (C.T. Studd).

C’è un grande bisogno di predicare il Vangelo, di insegnare la Parola di Dio. Chi si è dedicato a queste cose ha sempre affrontato sofferenze e persecuzioni, ma “ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente” disse Gesù ai suoi discepoli dopo aver affermato che ogni potere gli era stato affidato, in cielo e sulla terra.

Non siamo in un mondo guidato dal caso, nel quale le nostre scelte sbagliate possono rovinarci la vita. Siamo nella messe di Dio, che ha ogni cosa nelle sue mani, e che ci chiede soprattutto una cosa: “andate e fate miei discepoli”. Il resto non è altrettanto importante.

 

Francesco Schiano
(Staff GBU)

Tempo di lettura: 2 minutiMarzo è arrivato e per molti di noi sembra di vivere in un film già visto e rivisto, una specie di loop temporale dal quale non si riesce a uscire. Un anno fa tanti nel nostro paese erano impauriti, scettici, terrorizzati, senza speranza. Ma non avremmo mai detto che dopo un anno, tanti di questi sentimenti sarebbero ancora nei nostri cuori e nelle nostre menti. Il fatto è che, nonostante il tempo sia passato, per molti la situazione sembra non essere cambiata.
Gli studenti sono ancora in didattica a distanza e ormai di atenei se ne vedono solo quelli online, con qualche eccezione qua e là. Il brivido di varcare la porta dell’aula universitaria per la prima volta per molti è saltato, ancora per un altro semestre. Per altri invece, l’esperienza della discussione di laurea in remoto diventerà un ricordo dal sapore agrodolce, da raccontare in futuro.

Anche la vita quotidiana dei Gruppi Biblici Universitari è ormai cambiata. Incontri di studio biblico online, mille messaggi nelle chat, promozione sui social ed eventi online sono diventati all’ordine del giorno. Ma non lasciamoci ingannare. L’essenza rimane. Quel desiderio di condividere Gesù con i propri amici, l’impegno nella testimonianza del vangelo e la fratellanza che spinge alla crescita della propria fede e della fede degli altri è lì, per chiunque lo voglia vedere.

In tempi come questi, dove le sfide alla nostra fede si accumulano, ci stringiamo alla Parola e alla speranza che possiamo trovare solo in Gesù. È Lui che ci ha garantito che sarebbe rimasto insieme a noi fino alla fine, con o senza pandemia. Il mio invito per voi è quello di andare a leggere le notizie dei diversi gruppi. Vedrete che più che lamentele o ‘toni sconfitti’ ci sono tanti motivi di gioia e di speranza. Ci sono notizie di gruppi grandi e consolidati ma anche il racconto delle sfide di piccoli gruppi nati da poco, che raccontano con entusiasmo ogni piccola vittoria. Ci sono tanti motivi di lode. E ci sono richieste di preghiera, perché gli studenti ormai hanno capito che nella loro vita di fede non potranno andare molto oltre senza la preghiera e l’intercessione dei loro fratelli e sorelle.

Cos’è cambiato allora dall’ultimo notiziario? Se guardiamo alle circostanze, non molto. Ma se guardiamo a Colui che opera ogni opera buona in noi, che agisce quando nessuno lo può fare e che cambia la vita di studenti ogni giorno, allora c’è tanto da vedere. Vi invito allora a leggere le notizie, a lodare il Signore per la sua opera e a pregare per i gruppi, con la certezza che Gesù non si è fermato nel tempo, ma è all’opera e rende nuova ogni cosa.

 

Carol Rocha
(staff GBU)

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Da Scarperia al Centro d’Europa

Salve a tutti, sono Lorenzo Federico Primo Berti, abito a Scarperia un paese vicino Firenze e studio all’UniFI. Tramite questo Articolo desidero condividere con voi le impressioni che ho avuto la gioia di vivere a Revive Europe 2019-2020.

Sentii parlare di questo evento da parte di alcuni amici cristiani a Firenze. Subito dopo qualche commento e descrizione mi entusiasmai talmente tanto che non attesi un minuto in più per iscrivermi al raduno studentesco.
Ero certo molto emozionato, ed un po’ impaurito dalla immane fiumana di giovani sconosciuti quando raggiunsi, tramite l’aereo e poi un passaggio in macchina, l’immenso Ex-Hangar (Messe) adibito a fiere e convegni di Karlsruhe in Germania. Ma lo spaesamento non si protrasse per molto, infatti nella hall fui subito accolto da molti amici e fratelli Italiani.

Una miniera d’oro…

È inutile dire che il Convegno è stato una miniera d’oro in quanto ad emozioni, incontri, nuove amicizie e scoperte.
Vi devo confessare che la prima sera, avvicinandomi al palco per l’inizio dell’evento, ho avuto, come molti altri mi hanno confermato, l’indimenticabile sensazione di essere presente nella Sala del Trono di Dio e assieme a tutti i miei fratelli, alla presenza dell’Agnello nella sua Gloria, Unico!

Il mio spirito e la mia anima sono rimaste tremendamente e profondamente colpite nel momento in cui, durante la lode, ho avuto il coraggio di girarmi e vedere quel “mare” di 3000 giovani Europei che lodavano il Salvatore in Spirito e Verità senza doversi vergognare, impiegando letteralmente tutta la loro voce.

Un tesoro trovato…

Questo è un tesoro che mi sono preziosamente portato a casa: essere cosciente della grande quantità di giovani testimoni, sparsi in tutto il continente Europeo che insieme a me, ogni singolo giorno sperano in un risveglio spirituale e che, impiegandosi per esso, con audacia (Boldness) proclamano il Vangelo della libertà.
Come ho accennato Revive è stato, e lo sarà di nuovo, un incredibile luogo di incontro e dialogo per molti giovani cristiani Europei… e non solo! Grazie alla conferenza ora conosco e sono in contatto con fratelli che abitano in Germania, in Svizzera, in Danimarca, sulle fredde Isole Faroe e persino in altri continenti!

È anche per voi!

Non posso che consigliarvi questa esperienza unica ed indimenticabile!
Se siete cristiani la considererete ”manna dal cielo”, se invece volete esplorare il Cristianesimo è un’ottima rampa di lancio, fidatevi di me!

In conclusione sono due i bagagli che mi hanno accompagnato lasciando Revive Europe:

  • Non sono l’unico, in quest’Europa secolare, a VIVERE e TESTIMONIARE per Cristo.
  • È lo SPIRITO che VIVE in noi e NON la nostra audacia, la fonte e la speranza della vittoria sulle tenebre.


Lorenzo Berti

 

Lorenzo è studente di storia e fa parte del GBU di Firenze.

 

Scopri di più su Revive!

Visita la pagina del sito che contiene tutte le informazioni su Revive II.

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Mi piace l’autunno!

Mi piace perché, passata l’estate, è il periodo in cui si riparte a pieno ritmo con il lavoro. E lavorare con gli studenti universitari del GBU è bello!

Mi piace perché finalmente non c’è più quel caldo asfissiante, ma in Sicilia le giornate sono ancora belle, e si può godere di un piacevole sole.

Mi piace perché mi piacciono i suoi colori. Le foglie da verdi e rigogliose, si preparano a lasciare gli alberi facendosi gialle, arancioni, rosse…

Gialle… Arancioni… Rosse…

Pensandoci bene, quest’anno questi colori mi piacciono meno, molto meno. In questo autunno particolare, infatti, non sono solo le foglie ad essersi tinte dei colori dell’autunno.

Ma se è vero che per le foglie è la naturale colorazione che le prepara a seccarsi e a morire al suolo, speriamo che per le regioni d’Italia il processo sia inverso, e che tornino presto a essere verdi e rigogliose, come eravamo abituati a vederle nelle cartine geografiche o nei programmi meteo in TV.

Nel frattempo, i vari gruppi GBU hanno ripreso le loro attività in tutta Italia.

Gli studenti stanno vivendo sfide simili in tutte le regioni, e se è vero che alcuni gruppi riescono ancora a incontrarsi in presenza (alcuni gruppi nelle regioni gialle), per altri gli incontri si sono spostati tutti online (quasi tutti i gruppi delle regioni arancioni e rosse).

La difficoltà di relazionarsi con amici e colleghi certamente non facilita il lavoro del GBU, e certamente influisce negativamente sullo stato d’animo degli studenti. In tanti, inoltre, sono un po’ preoccupati perché al momento c’è molta incertezza sul loro percorso universitario. Alcuni vivono sfide ancora più gravi, come il rischio di non poter tornare a casa dalla famiglia, o ancora peggio, dover affrontare il fatto di avere una persona cara colpita dal covid.

Questo è l’autunno degli studenti GBU.

È un autunno dove sembra prevalere il grigio, oltre che il giallo, l’arancione e il rosso…

Eppure, basta leggere queste notizie dai vari gruppi GBU per scoprire che c’è molto di più dell’incertezza e della paura nei cuori di questi ragazzi. Ci sono creatività, fede, amore e passione per il vangelo!

Ti chiedo quindi di leggere con attenzione questo notiziario e di sostenere in preghiera gli studenti del GBU.

Leggerai di studenti che lottano, pregano e usano tutto il loro potenziale per “Condividere Gesù da studente a studente”, certi che la buona notizia della nascita, della morte e della resurrezione di Cristo sia potente da cambiare le vite dei loro amici e colleghi. Anche a distanza. Anche mentre si sentono incerti e spaesati. Anche se sono da soli dietro allo schermo di un pc o di uno smartphone.

Perché Gesù è la vera luce!

Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.
(Giovanni 8:12)

E la luce, si dice, è l’insieme di tutti i colori: Il giallo, l’arancione, il rosso…

Domenico Campo
(staff GBU)

Leggi le ultime notizie dai gruppi di tutta Italia

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I salmoni sono dei pesci un po’ particolari.

Nascono nei fiumi, trascorrono la loro vita adulta nei mari e a un certo punto, quando arriva il momento di riprodursi, ritornano al fiume da cui sono arrivati. Riescono a riconoscere il fiume tramite cui sono giunti al mare grazie all’olfatto e alla cosiddetta memoria molecolare del profumo di casa. Così, guidati dal loro istinto olfattivo, iniziano a vagare per il mare o l’oceano cercando la foce del loro fiume. Una volta riconosciuta la via di casa, cominciano a nuotare contro corrente fino al punto esatto in cui sono stati deposti sotto forma di uova.

I salmoni, quindi, nuotano nella direzione opposta rispetto al flusso dell’acqua: ciò richiede una notevole energia, chiarezza di obiettivi e testardaggine rispetto alle ovvie avversità che un percorso simile richiede. Nel nostro essere cristiani siamo spesso come salmoni.

Ci sono tanti pesci nel mare, ma solo alcuni risalgono la corrente. Dio non ha fatto tutti i pesci uguali, così come non tutti gli esseri umani diventano cristiani. Quando siamo immersi nel mare della cultura dominante abbiamo molte possibilità di scelta e alternative. Quando un cristiano si trova immerso nella cultura dominante e nella tradizione, è facile che inizi a omologarsi agli altri: a nessuno piace essere al centro dell’attenzione perché nuota contro corrente.

Eppure, Gesù era il contro corrente per definizione.

Era un salmone anche lui. Fino a 30 anni è stato nel mare come gli altri. Poi è iniziato il suo ministero e ha cominciato a risalire la corrente, convincendo anche altri a fare come lui. Ha detto parole contro corrente riguardo Dio, il Suo carattere e il Suo Regno. Ha passato il suo tempo con persone che all’epoca erano discriminate e disprezzate. È stato un leader contro corrente rispetto alle aspettative dei suoi compatrioti giudei. È stato tutto ciò che nessuno si aspettava e ancora oggi, Gesù e le sue parole, suscitano scalpore. Il Vangelo suscita scalpore. La sua morte per noi sulla croce è contro culturale rispetto all’io che salva sé stesso di cui sentiamo tanto parlare dai pulpiti moderni.

I giovani laureati cristiani sono come pesci nell’oceano.

Dopo aver navigato in acque tranquille e controllate, per la maggior parte del tempo sotto gli occhi degli adulti prima (in famiglia) e degli amici poi (dalla fine delle superiori fino all’università), si trovano immersi in uno spazio vasto e sconosciuto, dai confini labili: il mondo del lavoro. Si trovano ad abbandonare le città e le chiese di appartenenza, le famiglie e tutto ciò che conoscevano per intraprendere nuovi percorsi di vita e di crescita, nuove difficoltà e nuove sfide.

Con queste premesse, non stupisce che anche secondo gli studiosi la transizione dalla condizione di studenti a quella di lavoratori è una delle più difficili e dolorose. Senza la giusta energia, chiarezza di obiettivi e testardaggine, è facile perdere la via di casa. E la nostra casa non è qui, ma nel Regno di colui che ci ha creati, è la Casa del Signore, dove desideriamo abitare ogni giorno della nostra vita.

Cross-current è un progetto pensato proprio per giovani laureati cristiani che vogliono vivere pienamente la loro fede anche sul lavoro.

Nato come la prosecuzione dei GBU (Gruppi Biblici Universitari), Cross-current permette a giovani cristiani, entrati da poco nel mondo del lavoro, di riflettere sugli scopi di Dio per il lavoro e per noi personalmente, basandosi su un solido approccio teologico unito alla preghiera e al mentoring peer-to-peer.

Il nostro primo weekend insieme a Bobbio Pellice è stato l’inizio di una bellissima avventura della durata di tre anni. Eravamo un gruppetto di circa dieci persone, sia in presenza sia su Zoom. Nel corso di questi 3 anni ci incontreremo altre 5 volte.

Ogni weekend insieme verte su un tema in particolare legato al lavoro e alla fede in Cristo. In particolare, a ottobre abbiamo visto come sia possibile redimere il lavoro vedendolo come servizio a Dio e agli altri, a partire dallo studio di Genesi 1 e 2. Abbiamo anche visto come Dio stesso si mette al lavoro e abbiamo tratto dalla Parola alcuni insegnamenti su come un cristiano dovrebbe comportarsi al lavoro.

Abbiamo potuto anche approfondire a coppie o in piccoli gruppi la condivisione delle nostre difficoltà e sfide, pregando gli uni per gli altri. Ovviamente non sono mancati momenti divertenti, sia nel tempo libero facendo una passeggiatina fino al bar più vicino per la scorta giornaliera di caffeina sia giocando e mangiando cioccolata il sabato sera.

Cross-current ci ha permesso di non sentirci gli unici salmoni del mare, aiutandoci a creare relazioni profonde con ragazzi e ragazze che vivono le nostre stesse sfide, in modo da avere la giusta energia e il giusto incoraggiamento per risalire la corrente. Il weekend a Bobbio è stata un’occasione di rimettere in chiaro chi è Dio e come Lui realmente è, basandosi in primis sulla Sua natura e sulla Sua Parola, fornendo così una prospettiva biblica e positiva del lavoro. Ci ha ricordato quali sono i nostri obiettivi principali come cristiani: amare Dio con tutto il nostro cuore e tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutte le nostre forze (Deuteronomio 6:5) e amare gli altri come noi stessi (Levitico 19:18).

Il primo weekend di Cross-current Italia ci ha anche fornito strumenti pratici da mettere in atto tutti i giorni per vedere la potenza di Dio e la Sua gloria realizzarsi anche nei nostri posti di lavoro. Insomma, ci ha dato la giusta determinazione e testardaggine per riuscire ad arrivare alla fine della corsa.

Infine, ma sicuramente non ultimo per importanza, Cross-current ha fornito a tutti noi degli spunti per amare veramente i nostri colleghi, i nostri responsabili e il nostro lavoro, proclamando la salvezza per grazia nel sangue di Gesù tramite una testimonianza realistica e coerente portata avanti giorno dopo giorno.

Cross-current Italia, quindi, pur essendo appena cominciato, si è già dimostrato come la risposta a una preghiera che non avrei mai saputo esternare a Dio… perché la verità è che dopo la laurea non sapevo nemmeno io di cosa avrei avuto bisogno!

Tutto ciò che sapevo era che volevo seguire Cristo anche lavorando e Cross-current aveva un profumo di Casa, proprio come la foce dei fiumi per i salmoni. È stato un grande incoraggiamento per me e sono certa che anche i miei compagni cross-currentisti la pensino allo stesso modo!

Alessandra Rositani
(laureata GBU Torino)

 

Tempo di lettura: 4 minutiAnche quest’anno, nonostante la pandemia, non abbiamo voluto rinunciare al prezioso weekend di Formazione GBU nel quale giovani studenti disposti a servire Dio nel contesto universitario si riuniscono per ricaricarsi spiritualmente e iniziare insieme il nuovo anno. È un’occasione di crescita spirituale e formazione sia per “nuove leve” sia per studenti “più rodati”.

Vediamo infatti qui di seguito riportate le testimonianze di due studenti: Federico Beccati, alle prime esperienze nel mondo GBU nonché nuovo coordinatore a Torino, e Alice Novaria, coordinatrice già testata e affezionata ormai da anni a questa missione.

Federico scrive:

Grazie a Dio ho avuto la possibilità di partecipare quest’anno, per la prima volta, alla Formazione GBU. È stato bello e incoraggiante vedere coetanei universitari di altre città italiane pronti e disponibili a servire Dio anche nel contesto dei nostri atenei. Grazie ai coordinatori più esperti ho avuto la possibilità di ottenere consigli pratici e spirituali per iniziare questa esperienza secondo la volontà di Dio.

Inizialmente ero titubante su come io, con la mia inesperienza, potessi essere d’aiuto nella visione del GBU, cioè quella di “condividere Gesù da studente a studente”.

Invece Dio ha risposto ai miei dubbi sin dal primo giorno con lo studio del libro di Aggeo, un testo meraviglioso che tratta la devastazione in cui viveva il popolo di Israele dopo il ritorno a Gerusalemme dall’esilio, ma in cui Dio dà una speranza: “Io sono con voi, dice l’Eterno” (Aggeo 1:13) e Aggeo profetizza la gloria del Signore con la venuta di Gesù Cristo. Grazie allo studio di questo libro ho compreso appieno come ogni cosa deve essere affidata nelle mani di Dio e come noi coordinatori siamo chiamati, nel nostro compito, ad avere come unico obiettivo quello di glorificarLo e far conoscere agli altri il Suo Vangelo.

Come ho ripetuto spesso nei giorni successivi alla Formazione, non ho mai ricevuto così tanti input di crescita spirituale come in quel fine settimana. Grazie ai seminari sull’evangelizzazione, tra cui cito quello riguardo a “Condividere il Vangelo leggendo la Bibbia con un amico”, ho trovato la spinta per combattere la timidezza e accettare quel compito di evangelizzazione lasciato da Gesù dopo la Sua risurrezione.

Inoltre abbiamo visto come noi coordinatori siamo chiamati a essere dei leader, non secondo il mondo, bensì secondo Gesù Cristo. Essere un leader è quindi essere un servo che si sacrifica per gli altri, che ha una vita radicata nella Parola e che è di incoraggiamento e di crescita per gli altri membri del gruppo.

Anche se le restrizioni imposte dal Covid hanno ridotto le nostre interazioni, è stato bello incoraggiarci a vicenda per questo nuovo inizio delle attività, pieno di incertezze. Grazie ai momenti di preghiera, ci siamo sostenuti e continueremo a sostenerci a vicenda in quest’anno accademico; infatti, durante questo weekend abbiamo condiviso gli uni con gli altri preoccupazioni, incoraggiamenti e soggetti di preghiera che hanno rafforzato il legame che si era formato tra tutti i membri.

Concludo ringraziando lo Staff del GBU che ha reso possibile la Formazione e li ringrazio personalmente perché questa opportunità che mi è stata data sta mostrando cosa Dio ha in progetto per la mia vita e conferma il versetto che dice:

“Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che ti insegna per il tuo bene, che ti guida per la via che devi seguire.”
(Isaia 48:17)

Alice scrive:

Quest’anno Dio ha risposto grandemente al mio desiderio di concludere un lungo percorso universitario con ciò che più per me è importante: condividere il messaggio del vangelo.

Il GBU è sempre stato un ottimo mezzo per far questo e Dio quest’anno ha riaperto per noi una strada a Urbino, città universitaria priva di qualsiasi testimonianza evangelica.

Infatti, dopo un paio di anni dove il GBU si è fermato per mancanza di “forza studenti”, siamo tornati e ciò mi riempie di gioia. Ho avuto così l’opportunità di partecipare, dopo anni, alla Formazione GBU. Questo weekend è stato un tuffo nel passato, ha suscitato in me molti ricordi e lo ammetto, anche un po’ di nostalgia. Sono stata sorpresa nel vedere un consistente “cambio generazionale” e alcuni amici di vecchia data.

Abbiamo studiato Aggeo, un libro che non ho mai approfondito personalmente. Penso che Dio ci abbia voluto equipaggiare così quest’anno, ricordandoci che LUI È E SARÀ CON NOI SEMPRE. Lo sarà anche quando saremo scoraggiati, anche quando tutti gli sforzi fatti sembreranno inutili o privi di senso perché l’opera è sua, non nostra.

Altro grande insegnamento che porto a casa e che mi ha colpito tanto è l’esempio di Aggeo e del suo “servizio nascosto”. Nonostante il libro che abbiamo studiato porti il suo nome, Aggeo sembra quasi essere una comparsa e non il vero protagonista della storia, come invece si potrebbe supporre. Aggeo riportò fedelmente il messaggio di Dio, non aggiunse e non tolse nulla alle Sue parole, fu solo uno strumento nelle Sue mani. L’insegnamento che ne deriva per me è quello di umiltà e fedeltà a Dio.

Questa è una riflessione scaturita da un semplice intervento durante una discussione biblica avvenuta durante il weekend. Lo voglio specificare perché credo che la Formazione GBU sia un tempo ricco di stimoli e che ogni momento possa essere potenzialmente determinante per la propria crescita spirituale. In tutte le Formazioni a cui ho partecipato ho riscontrato sempre grande voglia di condivisione e di scambio. Anche nei pochi momenti “liberi”, tra un seminario e l’altro o a fine serata è stato bello vedere come Gesù fosse il centro dei nostri  discorsi, la nostra priorità.

Sempre a questo riguardo, quello che pensavo sarebbe stato un limite di questa Formazione – stare sempre con la stessa persona in camera e a cena causa Covid – si è rivelato per me di grande benedizione: nella maggiore intimità delle conversazioni ci siamo incoraggiati a vicenda e abbiamo avuto l’occasione di stringere rapporti più forti. Dio ha guidato tutto anche in questo.

Mi è stato inoltre di grande utilità il seminario “Come preparare un intervento evangelistico” nel quale abbiamo avuto anche occasione di fare esercitazioni pratiche. E che dire della serata di preghiera, degli studi induttivi a gruppetti, dei focus di riflessione sul ruolo del coordinatore, dei “pranzi con”…

Penso che ora, così equipaggiati, non ci rimanga altro che rispondere con coraggio alla chiamata del nostro Signore:

“Mettetevi al lavoro! perché io sono con voi” (Aggeo 2:4)

 

Federico Beccati
(Coordinatore GBU Torino)

Alice Novaria
(Coordinatrice GBU Urbino)