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Dopo ben 5 anni passati nel GBU da studentessa, ciò che posso fare ora è partecipare agli eventi in qualità di volontaria. Quest’estate ho partecipato al Summer Camp GBU tenutosi a Mondragone, in provincia di Caserta. È stata una settimana ricca di benedizioni! Ho potuto rafforzare amicizie e stringerne delle nuove. Infatti, quando posso ascoltare le storie di altri ragazzi traggo sempre grande incoraggiamento nel vedere come Dio agisce nelle vite altrui. E così è stato anche quest’anno al Summer Camp GBU. Valore aggiunto alle chiacchierate, il meraviglioso cielo stellato di Mondragone, il rumore delle onde, il riflesso della luna sull’acqua. Le migliori chiacchierate si svolgevano infatti in tarda serata, in spiaggia. La struttura in cui alloggiavamo distava solo pochi metri dal mare. 

Che dire poi dell’appuntamento fisso post cena con Davide e la sua chitarra che ci intratteneva cantando i migliori pezzi della musica italiana. Nulla togliendo al talento incontrastato degli Open Mike, gruppo musicale(?) formatosi durante il campeggio e vincitore della serata Open Mic, durante la quale chiunque (e sottolineo il CHIUNQUE) poteva dar voce al proprio talento, presunto o effettivo che fosse. Questo tipo di serate, a scatola chiusa, mi sorprendono e divertono sempre.  

Durante la settimana abbiamo anche fatto due gite. La prima a Gaeta, dove dopo una giornata di mare siamo andati a mangiare la Tiella, piatto tipico a base di polpo. Nella seconda gita abbiamo potuto godere del fascino di Napoli, grazie anche al contributo volontario come guida del mitico Antonio.

MA …NON C’E’ DAVVERO NULLA DI NUOVO 

Partecipando quest’anno al Summer Camp GBU mi sono scontrata con la dura realtà che la mia generazione GBU è ormai trapassata; ed ecco nuove leve al fronte! Non c’è davvero nulla di nuovo sotto il sole… ci si immatricola, si studia (chi più chi meno) si organizzano eventi GBU, ci si laurea (si spera) e tutto si ripete da capo con altri studenti desiderosi di servire Dio all’università con le stesse sfide, le stesse difficoltà, le stesse gioie… ciò che si è fatto è quel che si farà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole…  

LA DURA REALTÀ

Come probabilmente si è intuito dalle numerose citazioni, tema del Summer Camp è stata la ricerca letteralmente sperimentale sul senso della vita intrapresa dall’Ecclesiaste, uomo sapiente, dalle invidiabili possibilità economiche. Ho due certezze: se l’Ecclesiaste fosse un tesista della facoltà di lettere e filosofia sicuramente sarebbe fuori corso e con lontane possibilità di laurearsi. Infatti, il libro sentenzia più e più volte senza lasciare nessuna apertura al dibattito: tutto è vanità, è un correre dietro al vento. L’ecclesiaste ha ragione. Lo studio, al pari del lavoro non è altro che occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché si affatichino. 

LA VERA GIOIA

Ciò che più mi ha colpito è la chiave di lettura con cui poi abbiamo analizzato tutto il libro: il proposito di Dio risiede proprio nel fatto che l’uomo, non potendo trovare più alcuna soddisfazione dopo l’Eden all’infuori di Dio stesso, possa tornare a Lui. E quindi non c’è studio, carriera, progetto che possa colmare quella ricerca di senso a cui l’uomo tende. È stato per me molto incoraggiante al Summer Camp vedere come Dio abbia agito per salvarci dall’insensatezza di questa vita terrena per darci una speranza celeste, gloriosa ed eterna. Quale più grande benedizione vedere giovani studenti arrendersi a questa verità e abbracciare o riscoprire il messaggio del vangelo! Per la ripresa di settembre la mia speranza è che tutti noi possiamo sperimentare la vera gioia, la vera soddisfazione e che qualche amico “ecclesiaste” all’università possa incontrare Gesù nella propria vita.

Alice Novaria