Tempo di lettura: 3 minuti

#maiunagioia

È questo l’hashtag del momento tra gli studenti liceali e universitari. L’hashtag è associato, ironicamente, a momenti di vita quotidiana in cui piccoli imprevisti o situazioni improbabili che si verificano provocano un po’ di frustrazione e nervosismo nel malcapitato studente. Seppur tutto questo viene affrontato con grande ironia, nasconde un reale e profondo disagio generazionale. “Crisi economica”, “disoccupazione giovanile”, “futuro incerto” sono espressioni quotidiane per gli studenti, espressioni in cui si riconoscono e si identificano.

Succede quindi che ci troviamo davanti alla generazione #maiunagioia, costituita da giovani senza scopi e obiettivi nella vita, che si lasciano perdere, che non lottano per nessuna cosa, che non si appassionano per ciò che ha un reale valore etico e morale, ma che discutono animatamente sull’ultimo episodio di “Games of Thrones” o sull’ultima scelta del tronista di “Uomini e Donne”. È una generazione inetta e apatica che ha perso la bussola, che non sa a chi rivolgersi e che non sa a chi affidarsi. È una generazione che non crede. Né in se stessa, né in nessun altro.

In questa descrizione amara, in cui certamente non rientrano tutti gli studenti di oggi, rientrano tuttavia un buon numero di studenti e giovani (e adulti) che frequentano le chiese evangeliche. Lo vediamo nei nostri gruppi GBU e, appunto, nelle nostre chiese. Com’è possibile che questo accada?

Gesù non promette di darci la sua gioia se osserviamo i suoi comandamenti? Non c’è gioia completa nel pensare che i nostri nomi sono scritti nel libro della vita? Non è pienamente consolatorio leggere le promesse di Dio e stare alla sua presenza? Lo Spirito Santo stesso che abita in noi non è chiamato il Consolatore? E quante altre domande come queste potremmo farci…

Eppure, di fatto, tanti cristiani vivono senza gioia. Perché accade ciò? Io direi a causa della mancanza di una vera e autentica relazione con Dio. Se questa relazione esiste, non è possibile non gioirne. Certo, non significa che non devono esserci dei momenti di sconforto. Questi possono venire, ma la tristezza non può essere il leitmotiv della vita di un cristiano.

La gioia che il mondo ci propina è una sensazione, legata ad attimi fuggitivi che durano il tempo di farci sobbalzare il cuore di gioia. La gioia che un cristiano dovrebbe provare, invece, non è un momento di felicità, un’emozione, anche se data da un episodio particolarmente bello e intenso vissuto in chiesa o al convegno GBU. La gioia è una condizione di vita, fondata non su un’esperienza, seppur straordinaria, ma sulla verità della Parola di Dio.

Proprio in quanto condizione di vita, non ci aspettiamo che un cristiano vada in giro sempre saltellando, ma ci aspettiamo che la sua vita sia colma di Cristo, della sua pace e della sua gioia, e che nella difficoltà che lo può far soffrire terribilmente, non verrà meno quella gioia data dal sacrificio di Gesù, dalla salvezza, dal fatto di avere l’onnipotente DIO come padre.

Molti studenti cristiani conoscono questa verità, ma non l’hanno realizzata in profondità, ed è così che la fede e la speranza in Dio diventano solo una stampella che riesce a farli andare avanti in questa vita triste, difficile e insoddisfacente. Questa è spesso la natura della fede che mostrano ai loro amici e colleghi, ed è anche per questo che questi amici e colleghi non si avvicinano a Cristo.

Penso alla potenza del messaggio del Vangelo e penso che se all’Università lo proclamassero studenti ripieni della stessa potenza, l’Università italiana sarebbe colpita come da uno tsunami. Credo sia fondamentale, quindi, che gli studenti realizzino la gioia profonda di appartenere a Cristo, la #veragioia. Credo che questo possa verificarsi se gli studenti inizieranno a ricercare un’intensa relazione con Cristo. Allora più che gli eventi che organizzano o le strategie evangelistiche, saranno gli studenti stessi ripieni di gioia, di zelo, di Spirito a fare la differenza, a proclamare con convinzione ed efficacia il messaggio del Vangelo.

Domenico Campo
(Staff GBU)

Se sei uno studente universitario, partecipa alla Festa GBU per un approfondimento su questo tema!

Tempo di lettura: < 1 minuto

Oggi alle ore 16.oo inizia il Convegno Studentesco Nazionale GBU.

Oltre 100 partecipanti sono in viaggio per Poggio Ubertini vicino a Firenze per il convegno di quest’anno con workshop, momenti di discussione, preghiera e lode, ma anche tempo libero per musica, attività sportive e socialnetworking!

Il Convegno Studentesco Nazionale (la “Festa GBU”) è aperto a tutti gli studenti universitari e agli studenti dell’ultimo anno delle superiori che stanno pensando di continuare gli studi all’università.

Durante il convegno avremo anche l’assemblea dell’associazione in cui avremo la gioia di rivedere anche molti soci e raccontare a loro il lavoro svolto.

Chiediamo preghiera per questo importante evento!

Tempo di lettura: 2 minuti

Stare INSIEME alla Festa GBU… che meraviglia! Studenti da tutta Italia (e non solo) riuniti in uno stesso posto con l’obiettivo di lodare Dio ed essere incoraggiati a continuare a portare avanti lo scopo per cui lavorano insieme durante l’anno, ossia condividere Gesù da studente a studente. Ed è proprio per questo che tutte le volte non vedo l’ora di andare.

Arrivata a Poggio quest’anno sentivo già l’aria di festa e sapevo che avrei passato tre giorni benedetti pieni di gioia, ma anche di sfide da cogliere. E così è stato. Pochi giorni, ma intensi, in cui la parola “insieme” non è stata soltanto il dono che Dio ci ha fatto riunendoci tutti lì, ma è diventata anche il tema dell’intero convegno, facendoci vedere il tutto in un’ottica ancora più bella. Insieme abbiamo partecipato a dei laboratori in cui abbiamo potuto scoprire di più di alcuni passi della Bibbia confrontandoci tra di noi. Insieme abbiamo avuto la possibilità di seguire dei seminari, che ci hanno presentato argomenti diversi tra loro. Spesso noi studenti arriviamo alla festa con tante domande: come posso presentare il vangelo ad un mio amico? Come posso organizzare un evento evangelistico nella mia università? Come posso affrontare le mie sfide da un punto di vista cristiano? Ecco, questo è il momento in cui alla festa si cerca di rispondere a domande del genere, non soffermandosi sulla teoria, ma avendo uno staff pronto a darci consigli pratici.

Non sono mancati inoltre momenti in cui stare insieme tra risate, giochi e divertimento nei vari programmi serali e, oltre a questo, sentire testimonianze dirette di chi sta vivendo delle esperienze nel GBU. E penso che quest’ultima sia una delle parti più belle perché ti fa vedere come Dio sta operando concretamente attraverso questo speciale strumento.

Abbiamo poi potuto riflettere, attraverso gli studi del predicatore Stefano Molino, su come i primi cristiani nel libro degli Atti pregavano, annunciavano il vangelo e prendevano decisioni rispetto a questioni complicate sempre insieme. È stato interessante vedere come il cristianesimo comincia insieme e come ancora oggi Dio ci spinge a continuare insieme. Abbiamo visto gli insegnamenti degli Atti proiettati nella nostra realtà GBU, in cui non è sempre tutto facile, a volte possiamo sentirci schiacciati dalla responsabilità di comunicare il vangelo, ma è molto incoraggiante il fatto che siamo chiamati a fare tutto questo insieme. Dio durante la Festa mi ha ricordato l’importanza della preghiera e penso che questa sia una sfida per tutti noi nei nostri vari gruppi GBU locali, in cui prima di fare qualsiasi cosa dovremmo trovare lo spazio per pregare ed impegnarci ad esserci tutti insieme, per condividere il peso e anche le gioie del nostro compito. Non possiamo fare niente senza metterci prima a pregare. Per questo durante il convegno ho trovato molto utile la stanza della preghiera, uno spazio in cui abbiamo ricevuto tanti spunti per pregare con e per gli altri. Grazie a tutto questo nei tre giorni alla Festa abbiamo potuto vivere un’esperienza insieme simile a quella degli apostoli, abbiamo ricevuto tanto e io ringrazio Dio per la possibilità che mi ha dato di esserci stata. Ma non è finito tutto lì. Come Gesù ha chiamato loro ad andare a predicare il vangelo, ancora oggi continua a chiamare noi lanciandoci la stessa sfida. Tocca a noi adesso coglierla e portarla avanti nella nostra vita quotidiana e nei nostri gruppi GBU.

“ Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via”…INSIEME! (Filippesi 3:16)

Shanizee Scorsone
(GBU Milano)