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di Daphne Manlapaz (coordinatrice GBU Torino)

Quando mi hanno proposto di partecipare alla Formazione, mi sono fatta subito un’idea di come sarebbe stata: avremmo letto la Parola, ricevuto un insegnamento, partecipato a seminari e pregato. La mia aspettativa era giusta, ma Dio mi ha dato molto di più: mi ha donato una comunità, una famiglia. Ognuno di loro è stato per me ciò che Paolo è stato per i Corinzi: uno specchio della gloria di Dio, che riflette la luce del Padre.

Costretti dall’amore di Dio

Ciò che ha riunito tutti noi, studenti e staff da tutta Italia, in un hotel di Rimini è stato l’amore di Dio che opera in noi. Il Suo amore, nelle nostre città e nei nostri GBU locali, ha prodotto speranza per le persone che avremmo incontrato dopo. Come scrive Paolo in 2 Corinzi 5:14, l’amore di Cristo ci spinge: il pensiero del vangelo e l’amore che proviamo per Dio non riescono a contenere il nostro desiderio di condividere il vangelo e parlare dell’amore che noi per primi abbiamo sperimentato.

Il tema

Durante la Formazione abbiamo letto e meditato dal terzo al quinto capitolo della Seconda Lettera ai Corinzi. In questi capitoli, Paolo ricorda ai Corinzi chi sono in Cristo, chi è Dio per loro e come sono chiamati a vivere per amore di Gesù. 

Paolo inizia affrontando un dubbio che alcuni avevano nei suoi confronti: la sua autorità era davvero valida? Per rispondere, li conduce a riflettere su se stessi e sul cambiamento che il vangelo ha prodotto nelle loro vite. Il vangelo, infatti, trasforma i cuori. Ma non solo: il vangelo è anche la luce della gloria di Dio, una luce che si riflette in noi e che gli altri possono vedere. Non siamo noi a dover dimostrare questa gloria, perché è Dio stesso a manifestarla attraverso di noi, anche nella sofferenza. E la nostra sofferenza, per quanto reale, è “leggera e momentanea”, perché mentre l’uomo esteriore si consuma, quello interiore si rinnova di giorno in giorno per la grazia di Dio. 

Consapevoli di questa grazia, pienamente rivelata nella morte di Gesù, Paolo ci invita a vivere una vita con lo sguardo fisso su Cristo e a condividere questa vita come testimonianza dell’amore di Dio.

Come vasi di terra

Quest’anno non ero l’unica a partecipare per la prima volta alla Formazione e ad affrontare il nuovo anno accademico come coordinatrice: eravamo in molti. E penso che tutti noi, di fronte alla domanda “Vuoi essere coordinatore?”, ci siamo chiesti: “Sono davvero all’altezza?”. Ricevere e ricordare le parole di Paolo ci ha rassicurati: non è per le nostre forze o capacità che possiamo servire, ma per la potenza di Dio. Dio, come un vasaio, ci ha resi vasi di terra (che oggi potremmo paragonare a semplici bicchieri di plastica biodegradabile): fragili, di poco valore materiale. 

Eppure, come scrive Paolo, noi non siamo vasi vuoti: portiamo dentro di noi un tesoro, il vangelo. Lo abbiamo sperimentato personalmente, e i nostri cuori sono la prova vivente che Dio ha scritto, e continua a scrivere, la nostra storia. 

Ora, terminata la Formazione, siamo pronti ad affrontare il nuovo anno accademico con speranza, fiducia e franchezza, consapevoli della forza che il vangelo porta in noi.

Stesso Spirito di fede

Questo cambiamento di postura l’ho potuto vedere con i miei occhi, nei cuori di ciascuno di loro. Ho visto cuori aperti in adorazione, che invitavano Dio a dimorare dentro di sé. Ho visto Dio operare in ognuno, donando coraggio e forza per affrontare ciò che sarebbe venuto. Ho visto che non solo Dio era con noi, ma ciascuno di noi era lì per l’altro: ognuno incoraggiava il fratello o la sorella con la preghiera e con parole di speranza e di fede. Eravamo uniti in Cristo, animati dallo stesso Spirito di fede. E se non è stato Dio a renderlo possibile, chi altri avrebbe potuto? In pochi giorni, quella stanza d’albergo è diventata una casa, perché lo Spirito di Dio dimorava con noi. E quelle persone, ognuna con la propria storia e il proprio passato, sono diventate fratelli e sorelle in Cristo. La Formazione sarà anche finita, sì, ma il nostro amore per Dio no. 

Ora ciascuno di noi è tornato al proprio GBU locale, lontano dagli altri rispetto a quando eravamo a Rimini. Eppure li sento tutti vicini, in spirito e nel cuore. Ognuno sta affrontando un nuovo anno e situazioni diverse, ma il Padre a cui ci rivolgiamo è lo stesso, e il Suo amore continua ad abbondare su ciascuno di noi, nelle nostre vite uniche e differenti. La Formazione è finita, sì, ma il nostro spirito di fede non lo sarà mai.

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di Andrea Becciolini, Staff GBU Firenze e responsabile Formazione coordinatori.

Una delle domande fatte ai 26 studenti che hanno partecipato al fine settimana di Formazione nazionale (26-29 Settembre) è se si sono sentiti ben equipaggiati per affrontare l’impegno di coordinatore per l’anno accademico a venire. Ringraziamo Dio per come praticamente tutti hanno risposto di sì. E chi ha risposto in altro modo l’ha fatto menzionando due principi che in realtà presentiamo durante la Formazione stessa: la totale dipendenza dal Signore e la natura del processo formativo che dura tutto l’anno accademico a livello locale, in continuità degli input ricevuti durante il fine settimana di Formazione.

Le aree in cui desideriamo equipaggiare gli studenti coordinatori comprendono non solo la capacità (nell’articolare in vangelo, nell’organizzare eventi, nel guidare studi biblici, nel coordinare un gruppo), ma anche e soprattutto la conoscenza sempre più intima di Dio così che maturi in loro un carattere sempre più simile a quello di Cristo. Per questo motivo la Formazione si articola su tre “track”: Conoscere Dio, Coordinare altri, Condividere Gesù. Tre filoni diversi ma interconnessi che puntano allo stesso scopo, quello di vedere studenti testimoni fedeli di Gesù nell’università che guidano altri studenti ad esserlo a loro volta

I momenti nella Parola di Dio sono dunque fondamentali, sia nello studiarla in gruppetti che nell’ascoltarla predicata. Ringraziamo l’oratore di quest’anno, Domenico Campo (Staff GBU per la Sicilia), per le eccellenti predicazioni da 2 Corinzi 3-5 che ci hanno portati a considerare la verità e le conseguenze legate al fatto che quello stesso Dio creatore che ha detto “splenda la luce nelle tenebre” risplende nei nostri cuori, per far brillare la luce della conoscenza della sua gloria che rifulge nel volto di Gesù Cristo (2 Cor. 4:6). Sì, gli studenti coordinatori sono come vasi di terra del primo secolo, equivalenti a bicchieri di plastica compostabile (è stata una battuta alla Formazione, ndr) del ventunesimo secolo – comuni, fragili, effimeri – eppure hanno in loro stessi il tesoro del vangelo, la gloria del Dio creatore, la luce del Cristo risorto, la presenza dello Spirito Santo, affinché la potenza sia attribuita a Dio e non a loro stessi in quanto semplici ambasciatori del Re dei re.

Queste verità si sono riflesse nei vari seminari, workshop e attività svolte, nella lode, nella preghiera come anche negli gli esercizi evangelistici – una vera e propria uscita evangelistica (avente anche scopo formativo) nel piccolo campus universitario di Rimini, succursale della grande università di Bologna. Come sempre prima di questa uscita ci sono timori, dubbi e perplessità legati non solo al dover approcciare da zero studenti sconosciuti, ma anche sull’effettiva possibilità di incontrarne alcuni. Grazie a Dio tutto ciò è stato spazzato via dal momento in cui siamo arrivati al cancello del cortile del campus, dove tanti studenti erano attorno a dei banchi di benvenuto ufficiale dell’università e dove, dopo poco di mezz’ora, la pausa dalle lezioni ha portato altri studenti, molti dei quali aperti a non solo parlare a riguardo del loro passato spirituale in famiglia e del loro attuale credo, ma anche a fare domande riguardo al cristianesimo e ascoltare il vangelo. Gloria a Dio!

Preghiamo adesso che tutti gli input ricevuti al fine settimana di Formazione Nazionale congiuntamente con il percorso di formazione a livello locale portato avanti dagli Staff GBU sparsi per tutta l’Italia portino frutto alla gloria di Dio nella vita e attraverso la vita degli studenti coordinatori in quanto testimoni fedeli di Gesù nell’università che guidano altri studenti ad esserlo a loro volta.

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Di Davide Maglie, Presidente GBU

Il nostro Bilancio Sociale 2024 non è solo un insieme di numeri, ma un fermo immagine che intende raccontare una storia vivida e dinamica, in cui i protagonisti sono studenti universitari, staff, collaboratori a vario titolo, associazioni consorelle che fanno parte della fellowship GBU, laureati, chiese e sostenitori, che hanno scelto (tutti insieme anche se a farlo in prima linea sono e saranno sempre gli studenti) di condividere la fede in Gesù nelle università italiane.

In un contesto sociale segnato da ansie, precarietà, relazioni fragili e incertezze per il futuro, il GBU in tutte le sue articolazioni ha continuato a offrire spazi di ascolto, accoglienza, amicizia e fede. Nel corso del 2024 sono stati attivi 29 gruppi in 23 città, oltre 150 studenti sono stati in qualche forma coinvolti, si sono tenuti eventi nazionali e locali partecipati e un bilancio economico solido che ci ha permesso di guardare con fiducia ai progetti da sviluppare nel corso del 2025. La solidità però non deriva da mere considerazioni finanziarie, ma dalla certezza che è il Signore a spingere avanti questa missione, attraverso le persone che si impegnano con passione, attraverso la Sua provvidenza generosa che si rinnova stagione dopo stagione, espressa per tramite di decine e decine di donatori che hanno investito le proprie risorse personali. Questo report è un modo di dire grazie anche a loro.

Il cammino in questo 2025 del GBU non si ferma qui. Le linee guida dei prossimi anni sono già tracciate: ampliare la platea degli studenti credenti che collaborano con la nostra missione, coinvolgendo un numero maggiore di chiese e sensibilizzandole alla testimonianza negli atenei nel segno della interdenominazionalità, raggiungere una generazione di studenti disillusi per renderli sensibili alla voce del Maestro di Nazareth, rafforzare e incoraggiare i gruppi locali esistenti e attivarne di nuovi, consolidare la nostra struttura organizzativa, e accogliere con calore gli studenti internazionali.

C’è un filo rosso che lega passato, presente e futuro: la convinzione che, come dice il Segretario Generale uscente Johan Soderkvist citando la lettera agli Ebrei, “ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio”. Ed è con questa certezza che il GBU guarda avanti, pronto a scrivere nuove pagine di speranza tra i corridoi e dentro le aule universitarie italiane.

La nostra missione e stella polare non è cambiata negli ultimi, anzi nei “primi” 75 anni della nostra storia: condividere chi è Gesù e perché è importante conoscerlo (per citare un titolo di un bel libro del teologo Alister McGrath) grazie all’impegno di studenti evangelici, in un contesto complesso e sfidante come quello universitario, dove abbiamo bisogno di sviluppare una fede biblicamente fondata che continui a riflettere, pensare a confrontarsi con una pluralità di visioni del mondo e con quel marcato relativismo e materialismo molto presenti anche in questo primo scorcio di XXI secolo. Anche se nuove sfide si affacciano all’orizzonte e le analizzeremo con gli strumenti e doni che il Signore ha riversato in questo movimento.

E il cammino continua, con il desiderio di raggiungere sempre più giovani e costruire insieme nuove storie di speranza, di trasformazione e redenzione, sostenuti dalla grazia del Signore.

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Di Francesco Schiano, Segretario Generale GBU

Per molte persone settembre rappresenta il vero inizio dell’anno nuovo. Sicuramente è così per le attività
dei GBU, che seguono il calendario accademico delle università.


Questo, tra l’altro, per noi è un anno particolare. Dopo 20 anni di servizio benedetto da Dio, il nostro amato
Johan non è più il Segretario Generale dei GBU; chi scrive ha l’arduo compito di sostituirlo, e sente l’onore e
l’onere che derivano dal nuovo inizio. In queste condizioni la preghiera diventa un bisogno particolarmente
sentito.


Non penso sia per caso che proprio in questi giorni mi sono ritrovato a leggere la biografia di C. H. Spurgeon
(A. Dallimore, pubblicata in italiano da Passaggio). Il Principe dei predicatori, che ha visto frutti straordinari
nel suo mistero, era un uomo di preghiera che spingeva la sua chiesa alla preghiera: “in vista della battaglia
spirituale del credente, si preoccupava in primo luogo che la sua chiesa imparasse a pregare” (p.70); “D. L.
Moody, di ritorno in America dopo la sua prima visita in Inghilterra, alla domanda: «Ha sentito predicare
Spurgeon?» rispose: «Si, ma cosa ancora migliore, l’ho sentito pregare»” (p.105).


La Parola di Dio ci invita a pregare con fede, incessantemente, insistentemente e disperatamente. Sono
convinto che a volte il Signore trattenga la Sua mano dall’operare con potenza nel desiderio di insegnarci a
dipendere veramente da Lui.


Non credo di dover convincere nessuno, tra i lettori di questo articolo, dell’importanza prioritaria della
preghiera, ma so per esperienza quanto sia raro avere una vita di preghiera che sia coerente con quanto
affermiamo di credere riguardo ad essa. Per questo motivo, incoraggiato dalla partecipazione di tanti di voi
alla settimana di preghiera della scorsa primavera, vi chiedo di prendervi un impegno per questi giorni di
settembre: dall’8 al 14 settembre scegliete di dedicare del tempo al digiuno e alla preghiera, perché gli
studenti possano annunciare con franchezza il Vangelo di Gesù Cristo tra i loro colleghi, e noi tutti possiamo
vedere tante anime passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita!


Il link alla fine dell’articolo conduce a un modulo anonimo attraverso il quale potrete indicare il vostro
desiderio di saltare uno o più pasti, in quella settimana, per dedicarvi alla preghiera. Speriamo di vedere
una numerosa staffetta di digiuno e preghiera impegnata con noi dello staff a supplicare Dio perché lui
faccia infinitamente di più di quanto speriamo.


“la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Giacomo 5:16b)


https://forms.gle/CiAU4PNMuaCY8EVt5

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Di Maria Chiara Squeo, coordinatrice GBU Urbino

La Festa GBU 2025 si è conclusa da pochi giorni, e nel mio cuore risuonano ancora tutte le benedizioni vissute. Quest’anno, ha avuto qualcosa di unico – come ogni edizione, certo, perché ogni festa GBU è speciale – ma in modo particolare, questa volta ha toccato corde nuove nel mio cuore.

Chi sono

Mi chiamo Maria Chiara, coordinatrice del GBU di Urbino. Questa è la mia quarta festa GBU, in presenza – senza contare quella online durante il periodo della pandemia. Ogni anno torno a casa con il cuore colmo: incoraggiata, rinnovata, più carica, con un desiderio ancora più forte di proclamare il Vangelo con coraggio. 

Un desiderio per gli altri 

Quest’anno, però, il mio sguardo non era rivolto solo a ciò che Dio avrebbe fatto in me, bensì a ciò che avrebbe compiuto negli altri, nei membri del mio gruppo GBU. Pregavo e desideravo con tutto il cuore che anche loro potessero sperimentare la gioia e la potenza che ho vissuto negli anni passati. In un certo senso, pensavo di sapere già cosa aspettarmi, che non ci sarebbero state sorprese per me. 

Eppure, Dio è sorprendente. Non smette mai di parlare, di incoraggiare, di toccare profondamente il mio cuore in modo nuovo. La Sua Parola è luce, e parla con chiarezza e potenza. Parlando con un’amica del mio gruppo, mi ha confidato quanto partecipare alla Festa GBU sia stato per lei un dono del Signore. Ha descritto ogni momento come “meravigliosamente unico e prezioso”. Ciò che l’ha colpita di più è stato sentire un amore profondo nel suo cuore, nonostante non conoscesse nessuno. Ha scoperto e vissuto la realtà della famiglia spirituale, che va oltre la nazionalità, la lingua, ogni differenza. Questo è l’amore di Dio: un amore che va oltre ogni logica umana.  

Un Regno diverso 

Il tema della Festa 2025 era “Per un regno diverso”, tratto dal libro del profeta Daniele. Un libro che ci mostra chiaramente che Dio trionfa su ogni opposizione, e come il Suo Regno sia eterno e incrollabile, radicalmente diverso da quelli umani. L’incoraggiamento è quello di non focalizzarci sulle nostre sconfitte ma sulla vittoria già compiuta da Dio. Spesso ci sentiamo pochi, deboli, irrilevanti in un mondo che sembra correre in tutt’altra direzione. Ma non siamo in minoranza: siamo figli del Re, di un Regno che non finirà mai. Questa è la verità potente che ha fatto da filo conduttore a ogni momento vissuto insieme. 

“Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio dura di generazione in generazione.”  

Daniele 4:3b

Una preghiera che unisce 

Un momento che mi ha particolarmente incoraggiata è stato quando ho avuto l’opportunità di guidare la preghiera del mattino. Davanti a me c’erano tutti questi ragazzi, svegli presto, pronti a lodare Dio insieme. Non era scontato: vedere cuori giovani uniti nella preghiera, così sinceri e desiderosi di intercedere, mi ha profondamente toccata. In quel momento ho capito ancora di più quanto Dio stia operando nelle nostre vite, non solo individualmente, ma come un corpo. 

Una visione condivisa 

La festa GBU è qualcosa di straordinario: decine di studenti e staff uniti da un solo desiderio, quello di condividere Gesù da studente a studente. È una visione che si respira, che si vive, che infiamma i cuori. 

Sono riconoscente a Dio per ogni persona che ha reso possibile questa Festa. È evidente che nulla è stato fatto per caso: ogni dettaglio, ogni parola, ogni incontro era parte di un disegno più grande. Sono profondamente grata per come Dio sta operando nel mio gruppo, nella mia vita, nel movimento GBU. Il Suo Regno è davvero in mezzo a noi. La sfida ora è continuare a vivere con lo stesso entusiasmo anche all’università, nel quotidiano. Ma so che Dio è con me anche lì. Il Regno diverso comincia proprio da lì.

Un invito per te

Se non hai mai partecipato a una Festa GBU, lascia che ti dica questo: non perderti la prossima. È molto più di un evento: è un’esperienza di incontro reale con Dio, insieme ad altri studenti come te. Ti cambia. Ti rinnova. E ricorda chi sei: figlio di un Re che regnerà per sempre.

Settimana di Preghiera 5-9 maggio 2025

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