Tempo di lettura: 4 minuti

di Simon Cowell, Staff GBU Bari

“Non credo che ci saranno tanti studenti internazionali”. Questo è ciò che pensavo quando stavamo per trasferirci a Bari come staff GBU. Bari non è conosciuta come una grande metropoli cosmopolita, come Roma o Milano o Torino. Però, come fa spesso, Dio ci ha sorpresi con la presenza di un bel numero di studenti internazionali anche qui. La maggior parte studia medicina nel corso del Bari English Medical School (ovvero BEMS, come dicono tutti loro!), ma anche nei vari corsi magistrali in varie facoltà. Fra le nazioni rappresentate ai nostri incontri settimanali quest’anno: l’Italia, l’Irlanda, la Spagna, l’Argentina, il Brasile, la Nigeria, l’Etiopia e l’Israele (e anche noi staff australiani!). Siamo arrivati al punto che, a volte, è necessario dividere in due il gruppo, sia per gestire bene il numero di persone (che è aumentato ultimamente, gloria a Dio) che per fare un gruppetto in inglese e un altro in italiano. Stiamo sperimentando quanto è vero che serviamo il Signore delle nazioni!

National Food and Drink Party

Quest’anno abbiamo pensato a come fare qualche evento evangelistico per sfruttare questo dono dell’internazionalità del gruppo. Abbiamo optato dunque per un National Food and Drink Party: invitiamo tutti i nostri amici, chiediamo loro di portare un piatto dalla loro cucina di origine e facciamo festa! Ammetto di essere stato un po’ scettico quando la nostra coordinatrice lo suggerì. Mi assicurò che è un concetto anche abbastanza conosciuto tra gli studenti, ma rimasi incerto. I ragazzi sarebbero veramente venuti ad un evento del genere?  Non era troppo chiedere a tutti di impegnarsi a cucinare (soprattutto quando tanti di loro non hanno una propria cucina)? Ci sarebbe stato abbastanza cibo? Come…? Ma se….? E poi…? Come spesso accade, mi arrivarono tanti dubbi e ammetto di non aver avuto aspettative altissime.

Tante persone, buon cibo…

O gente di poca fede!  Per dare un passaggio a una studentessa arrivai un po’ tardi (ringraziamo tanto la nostra chiesa per la disponibilità della sala) – alle 19.50 per un evento cominciato alle 19.30. Aprì la porta e vidi subito almeno 20 persone, sedute in gruppetti intorno ad una tavola al centro della sala, imbandita come un vero e proprio banchetto! Dei classici piatti italiani (o almeno baresi!) – pane e pomodoro, panzerotti, focaccia barese, tiramisù – insieme a piatti strani e meravigliosi da tutto il mondo: piatti di riso nigeriani, le frittelle camerunesi, il pollo brasiliano, il mac and cheese americano, le uova israeliane, pure delle farcite australiane. Tutte le nazioni radunate ad un banchetto? Era come un piccolo assaggio del paradiso! E le persone continuavano ad arrivare – fino a 35 persone totale.  Meno male non se ne aggiunsero altri, perché eravamo già alla capacità massima del locale!

…e un ottimo messaggio!

A parte il buon cibo (anzi buonissimo!), siamo stati stupiti da quanto era aperta la gente al vangelo. È anche venuto un fratello di nome Luigi di una chiesa locale a parlarci dell’identità. Da dove arriva la nostra identità? Su cosa costruiamo la nostra identità? Lode a Dio per come ha parlato Luigi! Una nostra coordinatrice ci disse più tardi quanto fosse adattissimo il suo messaggio. Il modo in cui ha presentato il vangelo come ciò che ci offre una nuova identità che non è basata sulla nostra capacità o sulle nostre circostanze, e quindi che è un’identità solida ed eterna, che non può essere mai smossa o tolta. Dopo il suo intervento noi GBUini abbiamo avuto 4 o 5 bellissime conversazioni con ragazzi incuriositi dal vangelo e dal cristianesimo (inclusi un italiano, un irlandese ed un egizio-palestiniano). La nostra preghiera è che questi mantengano la loro voglia di saperne di più, che ci raggiungano per i prossimi incontri e che nel tempo del Signore vengano ad accettare Gesù come Signore e Salvatore.

Il nostro Dio!

La mia riflessione primaria sulla serata è che spesso mettiamo noi dei limiti su cosa può fare Dio in un momento. Pensiamo troppo con la mente carnale invece che con quella spirituale.  Riteniamo dottrinalmente che Dio può fare ogni cosa, ma troppo spesso non agiamo così.  Avrei dovuto non stupirmi di una gente interessata nel concetto dell’identità, di GBUini disposti ad invitare gli amici (almeno tre quarti del gruppo aveva invitato almeno una persona) e della potenza di Dio per toccare e magari trasformare i cuori. Serviamo un Dio potente, e proclamiamo la notizia più bella possibile, di un’identità solida ed eterna basata solo sui meriti, e sul potere divino di Gesù e del suo amore per noi dimostrato sulla croce.

Soli Deo Gloria!