auguri
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L’altro giorno sono passato per un noto outlet della mia zona e l’augurio di ogni negozio quest’anno era “Happy Giftgiving”.

Donare agli altri è una bella cosa. C’è troppo egoismo in giro, anche in me, perché non sia utile una giornata in cui ci viene ricordata l’importanza di donare qualcosa agli altri. Sicuramente ci sono degli spunti in questo slogan che possono essere usati per Condividere Gesù da studente a studente: a tutta l’umanità è stato fatto un dono più grande e importante di qualsiasi altro dono. Dio ci ha donato suo figlio Gesù Cristo, e Gesù stesso ci ha donato la sua vita.

Giovanni 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Questo ci permette di riflettere insieme ad amici e conoscenti sul significato di dono e sulla sua gratuità per il destinatario, ci dice qualcosa su chi dona e su chi riceve.

Personalmente mi piace di più “Buon Natale” perché non pone al centro il concetto del donare, ma il dono stesso: Gesù Cristo. Oggi le persone sono sempre più distanti da Gesù e dalla sua buona notizia e diventa sempre più difficile trovare spunti per parlare di lui. Augurare buon natale a qualcuno è un ottimo modo, e con alcuni forse l’unico, per superare le barriere e Condividere Gesù da studente a studente. Cosa importa dal punto di vista della buona notizia se Gesù sicuramente non è nato il 25 dicembre o nell’anno zero. La cosa importante è che è nato ed è vissuto qui sulla terra. La cosa sconvolgente è la sua identità e il motivo per cui è venuto!

Luca 1:31-33 Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.

Qualsiasi sia il nostro approccio al natale e agli auguri, non perdiamo questa ottima occasione di Condividere Gesù da studente a studente ma anche semplicemente Condividere Gesù.

Buone feste a tutti: amici, sostenitori, studenti, soci e staff!

La sala gremita del convegno
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Il decimo Convegno Nazionale GBU ha avuto come tema “Il Vangelo di Gesù Cristo”. Gli studi presentati dal professor D.A. Carson hanno avuto l’obiettivo di stimolare la Chiesa alla predicazione del Vangelo e all’annuncio della Buona Notizia.

Durante il convegno, D. Carson ha elencato vari esempi di come il messaggio evangelistico, nella cultura occidentale, sia permeato da molteplici luoghi comuni. Inoltre, riferendosi agli studenti universitari, il professore ha considerato come sia ormai diffuso, in ambiente accademico, un ateismo “non cristiano”, non teso, cioé, a porsi in antitesi al Dio biblico. La Buona Notizia, di conseguenza, non è per niente scontata. Per quanto riguarda l’accettazione del messaggio di Cristo, il contesto non è molto cambiato a motivo del dilagante pluralismo e qualunquismo religioso. Comportamento che, mostrandosi tollerante e rispettoso per il credo altrui, pone il cristianesimo come un’alternativa tra le tante, distogliendo la persona dalla reale responsabilità di dover prendere una posizione a riguardo. Per queste ragioni, prima delle sei sessioni, D. Carson ha invitato i presenti a non dare per scontato “Il Vangelo di Gesù Cristo”. La centralità del Vangelo ha quindi l’obiettivo di contrastare il pensiero dominante, secondo il quale esistono molti modi per giungere a Dio. Annunciare la nascita, la morte e la risurrezione di Cristo, secondo l’analisi di Carson, richiama la predicazione ai gentili della Chiesa primitiva che già allora era stata accusata di essere esclusivista perché affermava che solo attraverso Cristo si può giungere al Padre.

I Gruppi Biblici Universitari hanno la finalità di condividere Gesù da studente a studente. La popolazione universitaria è estremamente eterogenea per cultura e nazionalità, orientamento politico, credo e religione. È una popolazione che viene continuamente invitata all’apertura e al riconoscimento di altre “verità”. Sostenere che Gesù è la via, la verità e la vita significa riconoscere che il problema è il peccato, la separazione da Dio, e l’unica soluzione è Gesù Cristo.

Benjamim Di Lullo
(GBU Firenze)

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E se esistesse un movimento cristiano che opera all’interno dell’università? Un gruppo di persone che vogliono portare il vangelo anche in un ambiente a volte intellettualmente ostile come può essere l’università? Un’organizzazione che cerca di fornire agli studenti cristiani momenti di ritrovo con altri credenti, strumenti di ricerca per disporre di risposte da dare a chi frequentemente cerca solo altre domande da innalzare come barriera contro la verità? E se esistesse questa realtà e non lo sapessi? Questo è stato lo scopo del GBU Open Day, tenutosi a Roma il 21 novembre scorso: far conoscere a quante più persone ignare di ciò, il GBU (Gruppi Biblici Universitari). L’invito a questo evento è stato esteso a tutti, ma principalmente si è cercato di convogliare pastori, responsabili e credenti delle chiese di Roma e dintorni.GBUopenday2

L’evento è iniziato con la possibilità di seguire un seminario a scelta tra “Parlare di Gesù ad un amico: come faccio?” tenuto da Sarah Breuel, “Il vangelo di Giovanni incontra il naturalismo” tenuto da Giacomo Carlo Di Gaetano e “Relazione tra Cristo e l’università: 5 modelli” sostenuto da Marvin Oxenahm. I tre seminari sono stati un palese esempio di ciò che il GBU cerca di sostenere: amicizia e condivisione di Gesù tra gli studenti (e non); ricerca filosofico-scientifica sul cristianesimo, la cultura e la scienza odierna; esplorazione teologica di 5 modelli possibili di relazione tra la fede cristiana e il mondo universitario: il centro di tutto è Gesù e la fede in lui.

Il motto del GBU è condividere Gesù da studente a studente e per dare al meglio la visione di questa possibilità all’interno del mondo accademico, dopo i seminari e una pausa caffè, c’è stata la presentazione del lavoro che questo movimento svolge sul territorio nazionale e internazionale.
Video, testimonianze, interviste hanno cercato, con un ritmo incalzante, di sviscerare ogni aspetto importante del modus operandi del GBU di Roma, provando a dare un’idea di come operano altri gruppi in Italia: per l’appunto è stato presentato il gruppo di Siena con l’intervista di Domenico Campo, studente coordinatore.
GBUopenday1Parlando invece di IFES, abbiamo intervistato Zach Smith, un ragazzo neozelandese, che ha dedicato i prossimi due anni a servire il Signore in Italia tra gli studenti con un programma di IFES chiamato InterAction. Anche l’organizzatore Luca Abatini ha dato la sua testimonianza da partecipante all’Assemblea Mondiale di IFES in Messico (2015).
E’ seguito l’intervento del segretario generale GBU Johan Soderkvist, che ha ulteriormente spiegato come funziona la macchina del GBU, del direttore delle Edizioni GBU Giacomo Carlo Di Gaetano e del presidente Davide Maglie.
Davide ha parlato della sua esperienza all’università e di come ha conosciuto il GBU: quando era uno studente universitario alla facoltà di lettere e filosofia iniziò ad avere interessanti scambi intellettuali con ragazzi non credenti, intelligenti e spesso preparati, che avevano risposte filosofico-scientifiche ai problemi della vita e dell’esistenza. Davide era una persona credente circondata da altre persone che non erano credenti ed erano ben consapevoli del perché. Ma Davide vedeva questi ragazzi non come minacce da cui tenersi lontano bensì come opportunità per poter parlare di Gesù. Così insieme ad alcuni studenti cattolici organizzò delle conferenze all’università su temi riguardanti la fede. Solo a questo punto, in uno dei dibattiti, incontrò altri credenti evangelici facenti parte del GBU. Davide oggi è il presidente del GBU perché ha creduto, riconosciuto e sperimentato l’importanza di un supporto per i giovani studenti universitari che si trovano spesso soli dentro le proprie facoltà: amicizia, incoraggiamento nella costanza della fede e l’obiettivo di “condividere Gesù da studente a studente”. Questo è il GBU, questo è ciò che l’evento GBU Open Day ha presentato alle chiese di Roma, per dare la possibilità di trovare fratelli e sorelle anche nell’università, perché la famiglia di Dio possa espandersi e perché chiunque possa trovarne riparo e incoraggiamento, tutto per la gloria di Dio.

Il tutto si è concluso con la cena e con un piccolo spettacolo in cui si sono esibiti vari artisti e cantanti.
È stato un evento speciale, emozionante e divertente che ha visto la collaborazione di studenti e staff del GBU, e il ringraziamento va agli organizzatori dell’evento, Ester Masdea e Luca Abatini in primis, e ancora ad Alessandro Amico e Debora Oxenahm, e a quanti hanno aiutato a organizzare e hanno collaborato per rendere questo giorno un giorno speciale.

Claudio Monopoli
(GBU Roma La Sapienza)

Beirut e Parigi
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Nelle ultime settimane il mondo è sotto shock ancora una volta per gli attacchi ai cittadini di Beirut e Parigi. Abbiamo tremato davanti all’orrore della distruzione causata da poche persone con poche armi e pochi esplosivi.
Ovviamente in IFES siamo preoccupati per i nostri fratelli e sorelle in Cristo, studenti e staff, che vivono in quelle città. E siamo grati per le notizie da LIVF Libano e GBU Francia che ci informano che sono tutti sani e salvi.

Sebbene siamo profondamente riconoscenti per la sicurezza di questi amici, soffriamo con i tanti che soffrono davanti all’ignoto, il dolore di aver perso amici cari e famigliari, la confusione e la lotta per restare saldi. Eppure gioiamo perché persone IFES sia a Beirut sia a Parigi ci raccontano dell’immensa differenza che fa la consapevolezza della presenza di Dio:

P, uno studente di LIVF Libano, scrive: ‘Come cristiani, diamo valore a ogni singola vita e ci assicuriamo di non confondere il terrorismo con l’Islam. Cerchiamo di gestire la nostra frustrazione ricordandoci delle mani protettive di Dio. […] E preghiamo di essere dei buoni rappresentanti di pace e speranza per la nostra comunità.’

Elie, Segretario Generale di LIVF Libano, commenta: ‘Per quanto siamo in ansia, confidiamo nel Signore e nella sua fedeltà. L’instabilità della situazione politica e della sicurezza getta un’ombra cupa sulla situazione del Libano. Ma in mezzo a tutto ciò possiamo vedere anche le mani del Signore e la sua grazia nelle opportunità di raggiungere i rifugiati, gli studenti e altri con il vangelo […]’

Joyce, responsabile IFES InterAction a Parigi, aggiunge: ‘E’ indubbiamente molto triste sperimentare un’altra tragedia, considerato che sono passati soltanto 10 mesi dagli ultimi attacchi a Parigi. L’intera nazione continua a essere sotto shock e in lutto, ma forse Dio userà tutto questo per risvegliare il popolo francese dal suo sonno spirituale, sollecitandolo a chiedersi: “Ma qual è il vero senso della vita? Dove stiamo andando?”’

I GBU francesi sono ansiosi di continuare con le attività, convinti che ora più che mai devono essere pronti a rispondere a queste domande. […]
Alla luce di questi eventi, gli studenti GBU a Montpellier hanno cambiato il tema dei loro prossimi incontri per parlare degli attacchi. I nuovi argomenti includono: in che modo i cristiani dovrebbero reagire agli attacchi, se la vendetta è giusta, se ci sono limiti al perdono e l’atteggiamento nei confronti degli stranieri.

Vorrei concludere con una breve riflessione di Jamil, Segretario Regionale per la regione MENA (Medioriente e Nord Africa): ‘I recenti attacchi dimostrano che il terrore non ha limiti. Questo smaschera la nostra vulnerabilità, ma ci aiuta anche a essere coscienti dell’inferno che milioni di uomini e donne affrontano nella regione MENA. Gli eventi di Parigi non sono nient’altro che i detriti del tumulto nel mondo arabo-islamico e nessuno può misurare il pericolo o la durata di ciò che sta accadendo. Nella regione MENA continuiamo a nutrire la speranza in mezzo alla tempesta. A volte, nella mia incredulità, scopro che il Signore è andato avanti a noi, ha già aperto porte e trasformato cuori. Per esempio, abbiamo avuto due incontri a ottobre, uno in una località che non posso menzionare e un altro in Syria. A ognuno di questi eventi erano presenti circa 80 studenti. E’ un miracolo. Ci ricorda anche quanto Dio può fare con il poco che gli offriamo. E’ la speranza nelle sue promesse che ci spinge ad andare avanti.
Preghiamo che il Signore ci dia la forza e la perseveranza di essere sale e luce in un mondo devastato.

Trovi l’articolo originale su ifesworld.org

 

Logo IFES
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FEUER (fuoco, in tedesco). Rende bene l’idea della passione, la forza e la velocità con la quale FEUER sta portando avanti eventi di missione (settimane evangelistiche) in tutta Europa. Nella prima metà di quest’anno  ci sono stati eventi FEUER in più di 150 università in 30 Paesi europei. Anche se la maggior parte degli eventi sono stati in Inghilterra,  ce ne sono stati 3 in Albania, 2 in Danimarca, 10 in Norvegia, 2 in Serbia e Montenegro, 5 in Spagna, 2 in Ucraina e altri in Moldavia, Bielorussia, Bosnia, Olanda, Austria, Svezia e Svizzera.


EUS Serbia, Credo Sweden, CCX Ukraine

Marko dalla Serbia scrive, ‘Novi Sad è la seconda università più grande della Serbia. E’ molto secolare. Abbiamo tentato in tutti i modi di organizzare un dibattito all’università, ma la proposta non è stata accolta. Però non ci siamo scoraggiati. Abbiamo invece affittato lo spazio in uno dei bar più popolari al centro dell’università!

‘Il tema della settimana era “La Ricerca”. Lunedì c’è stato il dibattito con una Società Atea e sono venute circa 100 persone. Mercoledì e giovedì c’erano circa 70 studenti di cui il 40% non credenti. E’ stato incredibile vedere la stanza pieno per quattro sere di fila. Ventidue nuovi studenti hanno lasciato il loro contatto.’

[…]
La primavera scorsa, gli studenti di CCX Ucraina a Kharkiv hanno organizzato la loro prima settimana evangelistica nell’Università Centrale e hanno visto quanto Dio sia all’opera tra gli studenti! Nel corso della settimana circa 250 studenti hanno ascoltato il vangelo e 10 di loro hanno risposto alla chiamata di dedicare la loro vita al Signore.

Ora a Kharkiv stanno svolgendo la seconda settimana evangelistica (2-6 November). Il tema è «Cristianesimo senza Censura». Gli organizzatori scrivono con grande entusiasmo a proposito dell’autorizzazione di svolgere gli eventi in tre campus: ‘Potremo parlare agli studenti di Dio e invitarli con urgenza a seguire Cristo – e questo è un miracolo! E questa grande opera di Dio ha unito gli sforzi di 10 chiese e circa 60 persone in un’unica missione: la missione nell’università.

Pregate che il progetto porti frutto e le chiese di Kharkov accolgano gli studenti neo convertiti.’

In questi giorni c’è la conferenza annuale di FEUER, in Francia: 100 evangelisti da 36 Paesi europei ed euroasiatici si riuniranno dal 6 al 9 novembre e l’evento sarà seguito da settimane evangelistiche in Albania, Francia e Svizzera. Pregheresti per la formazione di questi giovani evangelisti e affinché le vite di molti non credenti siano toccate in questi giorni?

Dall’Italia partecipano Francesco Schiano (Staff Napoli) e Paul Chatfield (Staff Torino). Entrambi fanno parte del network PROCLAMA  del GBU italiano che condivide gli scopi e la visione di FEUER ma nel contesto italiano.

Continua la lettura sul sito IFES (Inglese-Francese-Spagnolo)

Un abaco
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Eccoci all’inizio di un nuovo anno accademico con l’onore, la responsabilità, la sfida e il piacere di “splendere come astri luminosi in mezzo a una generazione corrotta e perversa, tenendo alta la parola di vita”!

Che siate veterani, con una lunga lista di successi e insuccessi, o matricole, che provano quel misto di eccitazione e timore davanti alla possibilità di impegnarsi con il GBU, voglio chiedervi: “Come misurate il successo dei vostri sforzi evangelistici?” Come stabilite se lo sforzo profuso ha raggiunto il suo scopo, o se avete fallito, e quindi la prossima volta dovrete cambiare completamente metodo e approccio?

La mia risposta è sempre stata, consciamente o inconsciamente, contare il numero dei convertiti, o almeno quello delle persone colpite dal messaggio, o, quando proprio mi volevo aggrappare al risultato minimo accettabile, contare quanti erano stati “raggiunti”, quante persone erano state presenti all’evento, con quanti ero riuscito a parlare del Vangelo…

Forse si potrebbe proporre un gioco a punti: 3 per il convertito, 2 per l’interessato, 1 per il raggiunto.

Quante volte mi sono sentito frustrato perché il mio punteggio era troppo basso.

Ci sono sicuramente mille motivi per i quali un simile approccio all’evangelizzazione è sbagliato. Piuttosto che cercare di elencarli, vi invito a guardare al libro del profeta Giona, come abbiamo fatto recentemente a Napoli insieme ad alcuni membri del GBU di Potenza.

Leggete tutto il libro, bastano pochi minuti, e dopo che lo avete fatto chiedetevi: “Su chi si concentra l’opera di Dio?”

E’ sorprendente notare che in un libro in cui si parla della salvezza di più di 120000 persone, l’attenzione di Dio sembra essere concentrata soprattutto sull’individuo che era stato scelto per consegnare un messaggio.

A differenza degli altri libri profetici, il libro di Giona dedica pochissimo spazio al messaggio che il profeta era stato chiamato ad annunziare. I destinatari del messaggio sono anch’essi poco più che comparse. Giona, invece, viene chiamato, corretto, usato, ripreso e accompagnato da Dio nel corso di tutta la storia. E’ alla sua trasformazione (potremmo anche dire conversione), seppure incompleta, che l’intero libro è dedicato.

Dio non ha bisogno di noi per portare il Suo messaggio agli studenti delle nostre università, ma ci ha scelto perchè vuole compiere un’opera in noi.

Alla fine di ogni vostro sforzo evangelistico, quest’anno, provate a valutare ciò che avete imparato di Dio, e lasciate fiduciosamente il resto nelle Sue mani!

Francesco Schiano

(Staff GBU Napoli)

Profughi
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«Le Bibbie sono finite; non te ne posso dare più», disse con decisione Tommaso a un energumeno, profugo nigeriano, in uno dei tanti Centri di accoglienza della provincia di Trapani, in Sicilia. «Perché cinque minuti fa, quando ci hai visti a distribuirle te ne sei scappato via?»,

«Sono andato a lavarmi le mani di corsa perché desidero tanto avere una Bibbia ma non volevo prenderla con le mani sporche», risposte Vincent, scoppiando in lacrime!

Stefano era rimasto colpito dall’amore per la Bibbia che aveva visto nei Centri di accoglienza siciliani dove si era recato con gli altri giovani della sua comunità per aiutare Tommaso a distribuire vestiario e, appunto, Bibbie ai profughi dell’estate 2015, provenienti per lo più dalle nazioni sub-sahariane. Tornato a Chieti, nella sua città, aveva cominciato a fermare i profughi che incontrava per strada, a chiedere se avevano bisogno di qualcosa e se volevano una Bibbia. Quando incontrò Lacki, dalla Nigeria, e gli offrì un Nuovo Testamento in inglese, vide il volto del nigeriano illuminarsi. Lacki prese con gioia il regalo e cominciò a batterselo sul petto: «Dio è nella mia vita. È nel mio cuore», continuava a gridare con gioia. Due fratelli in fede si erano incontrati!

Questi sono solo due dei tanti aneddoti che si possono raccontare e che dimostrano che quando il popolo di Dio si muove, questa immane tragedia delle migrazioni attraverso il Mediterraneo e i Balcani può rivelare i segni e i semi della provvidenza divina che come sempre sta trasformando in bene quello che gli uomini pensano e fanno di malvagio. Perché le migrazioni hanno alla loro radice il peccato dell’uomo che ha sconvolto gli equilibri sociali e di sopravvivenza del pianeta.

Ho guidato una piccola missione di sostegno all’opera tra i profughi africani in Sicilia, composta dal gruppo giovani della mia chiesa insieme ad altri provenienti da altre comunità locali. Fra di noi c’erano diversi studenti universitari.

Abbiamo intitolato questa missione “Stranieri come noi”, prendendo spunto dal testo di Levitico 19:34, convinti che l’accoglienza senza se e senza ma sia un imperativo per i cristiani in Gesù Cristo che sono sottomessi alla Parola di Dio. Il nostro scopo era quello di distribuire vestiario nei Centri di accoglienza, offrire Bibbie, condividere il vangelo e ritrovare i nostri fratelli e le nostre sorelle in fede che ce l’hanno fatta ad attraversare il Mediterraneo.

La nostra esperienza è stata straordinaria. Ci siamo sentiti parte dell’azione che lo Spirito vuole che i cristiani di Occidente svolgano in questo momento. Sono tante le storie da raccontare. Possiamo testimoniare che Dio è all’opera e chiama i suoi figli ad agire, con urgenza. Tutto ciò produce nelle chiese stanche dell’Occidente un nuovo entusiasmo. L’esperienza di Stefano lo testimonia: tornato nella sua città ha iniziato, insieme ad altri, a cercare i profughi che sono disseminati in mezzo a noi, in Italia.

Dall’esperienza della missione abbiamo avuto conferma che l’accoglienza deve contenere almeno tre elementi:

  • Deve condividere il vangelo, con amore, comprensione e delicatezza;
  • Deve mostrare l’amore cristiano rispondendo ai bisogni di donne e uomini disperati offrendo loro ascolto e risposte concrete (vestiti, indicazioni, suggerimenti, etc.)
  • Deve ricercare la chiesa sofferente che si nasconde tra i profughi di qualsiasi nazione.

Nella nostra missione c’erano alcuni studenti universitari impegnati nel GBU. Mi sono posto spesso la domanda di come potrebbero incontrarsi questi due mondi: quello delle migrazioni e quello degli studenti.

Alcuni suggerimenti:

  • Ridurre lo spazio per il divertimento. Siamo in emergenza e bisogna piangere e soffrire con chi piange e soffre. Utilizzare le proprie vacanze per dare una mano, tornando nelle proprie chiese locali e mettendosi a disposizione.
  •  Ci sono ambiti di studio che richiedono periodi di tirocinio sul campo. Questo è il momento per studenti di pedagogia, psicologia, sociologia, medicina, etc. di fare esperienze sul campo.
  • Grande è il bisogno di persone che parlino altre lingue: dall’inglese al francese, alle lingue arabe, bengalesi, etc. Si sa che tra la popolazione studentesca è molto più alta la conoscenza di qualcuna di queste lingue.
  • C’è bisogno di gente che comprenda i quadri legislativi, che si interfacci con le prefetture con le associazioni e le istituzioni locali, studenti o laureati in legge, economia, servizi sociali, etc.

Credo che mai come in questo momento ci sia bisogno di sinergia e accordo tra le vocazioni secolari e quelle spirituali. Il centro di coordinamento di chi si mette a disposizione e l’azione nei confronti dei profughi deve essere assolutamente la propria chiesa locale.

Se anche gli studenti si mobilitano, allora faranno profonde esperienze.

Daniel, Sierra Leone, un passato da bambino soldato, tremendi traumi famigliari alle spalle (genitori uccisi), scampato al Mediterraneo, è uno di quei profughi che conosce il Signore, e la sua Parola. Alla fine di una mattinata passata a ripulire il litorale di una cittadina siciliana, insieme ad altri profughi e al nostro gruppo di volontari, quando eravamo tutti insieme in cerchio per cantare e lodare, eleva al Signore questa preghiera: «Signore grazie perché oggi ci hai dato la forza di compiere la tua opera e di renderci utili nella società».

Dio è all’opera, anche nelle tragedie.

Giacomo C. Di Gaetano (Staff GBU a Chieti)


Segnaliamo alcune risorse sull’emergenza profughi:

Se avete altre risorse o attività da segnalare, in particolare se sono iniziative studentesche, scriveteci!

 

I delegati GBU alla IFES World Assembly 2015
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Dal 22 al 30 luglio una delegazione GBU è presente all’assemblea mondiale della International Fellowship of Evangelical Students (IFES) di cui siamo membri dagli anni ’50.

Siamo nella cittadina di Oaxpetec in Messico in un centro di conferenze e turismo insieme a più di 1000 delegati da 158 movimenti nazionali. Credo che solo alle Nazioni Unite si possa trovare una tale varietà di nazioni e qui l’atmosfera è sicuramente molto diversa :-). L’obiettivo è testimoniare di Gesù in ogni università del mondo. Testimoniare significa anche rispondere ai problemi degli studenti e alle sfide presenti nei singoli paesi. Si parla di testimonianza, ma anche di amore per il prossimo, cura del pianeta, giustizia sociale, ecc.

Culture diverse, modi di fare diversi, lingue diverse… una ricchezza incredibile. Puoi pranzare seduto con un nepalese, un koreano, un messicano e un nigeriano e mezz’ora dopo pregare in piccoli gruppi con un brasiliano, canadese, russo e ucraino.

L’assemblea mondiale avviene ogni 4 anni e serve per discutere e votare la direzione e le scelte strategiche di IFES, ma anche per confrontarci su tematiche che riguardano l’università nel mondo e la testimonianza di Gesù al suo interno.

Potete seguire in tempo reale su:

https://www.facebook.com/ifesworld

La parte studentesca della nostra delegazione, Carol e Luca, cercano di condividere qualcosa sulla pagina facebook:

https://www.facebook.com/carolinmexico2015

 

Paesaggio Montenegro
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Tutti state aspettando di sapere di più riguardo al nostro viaggio di missione in Montenegro: con grande gioia vi dico che è stata un’ottima esperienza per tutti noi.
Siamo partiti dall’Italia con un team eterogeneo, composto da membri del GBU Siena (Giovanni e Kevin); Chieti-Pescara (Federico); Roma (Sefora e Fjorilda); Napoli, (Francesco) coscienti di rappresentare il GBU Italiano a Niksic, Montenegro.Gruppo in partenza per Montenegro
Se non sapete nulla del Montenegro, vi dico che è un paese bellissimo. Povero economicamente, ma la natura è stupenda e le persone accoglienti. La sua popolazione conta 631,490 abitanti e la religione ufficiale è quella ortodossa.
Danijel, l’unico staff GBU a tempo pieno, ci spiegava che nel Montenegro ci sono solo 200 credenti evangelici, 100 dei quali sono stranieri. Infatti, abbiamo avuto il privilegio di alloggiare nella accogliente casa di Stan e Viky, i pastori dell’unica chiesa evangelica a Niksic.
Il GBU in Montenegro si chiama EUS, composto solo da una studentessa, Jelena, la quale quest’estate riceverà una formazione da Intervarsity (GBU negli Stati Uniti) per diventare staff.
Il bello è che attorno a loro girano tanti studenti che hanno conosciuto tramite conversazioni in inglese organizzate da EUS e alcuni di loro partecipano agli studi biblici.
Ogni mattina ci incontravamo tutti insieme per una riflessione biblica e preghiera.
Poi ci spostavamo all’Università, dalle 10:00 alle 15:00, dove ci hanno permesso di avere un nostro stand “Italian Corner”, allestito con stuzzichini tipici, cartoline, bandiere e video dall’Italia. Ognuno di noi si era impegnato a portare qualcosa di caratteristico dalla propria città.
Nonostante fosse una settimana di esami, tanta gente è passata a conoscerci e a chiacchierare con noi; alcuni solo per mangiare e bere, altri per chiederci cosa stavamo facendo e altri per investigare più a fondo la fede cristiana biblica. Lo stand era un buon luogo per fare amicizia, invitare studenti agli eventi del pomeriggio ed evangelizzare a tu per tu.
Nei pomeriggi abbiamo avuto diverse attività: Evviva l’Italia, un quiz sull’Italia; film “La vita è bella”, “Il Postino”, Aperitivo Italiano, calcetto. Dopo ogni attività Giovanni e Francesco, a turno, hanno condiviso un messaggio evangelistico molto accurato collegando il tema dell’attività con il versetto di Giovanni 14:6 “Gesù disse: io sono la via, la verità e la vita…”
Gli studenti rimanevano a parlare dopo gli eventi e chi voleva poteva cenare con noi. La casa che ci ospitava era molto grande e sempre a disposizione per questo ministero.
Dio è sempre fedele ed esaudisce ogni nostra preghiera, come quella che avevamo di godere del frutto di questo nostro lavoro lì. Mercoledì una ragazza chiamata Emina, ha deciso di aprire il suo cuore a Gesù e accettarlo come personale Signore e Salvatore. Che gioia! Che festa nei cieli!
Siamo rientrati in Italia, portando con noi un quadro bellissimo dipinto dalla mano di Dio di tutto quello che avevamo vissuto…
Vi ringraziamo per averci tenuti in preghiera e vi chiediamo di continuare a pregare.
Se qualcuno volesse fare un anno InterAction, andare in Montenegro potrebbe essere un’ idea…

 

Fjorilda Kreku

(GBU Roma La Sapienza)

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La mia avventura con THE MARK DRAMA è iniziata con un messaggio sul cellulare in cui mi veniva chiesto di recitare, e il ruolo al quale avevano pensato per me era quello di Gesù. Io preso dall’entusiasmo risposi subito di sì, forse anche con un po’ di incoscienza. Qualche giorno dopo mi arrivò il quantitativo enorme di battute da imparare per lo spettacolo. Li mi resi veramente conto, in parte, di quello che andavo a fare e del grande onore ed onere che avevo nell’interpretare Gesù. Ma il vero lavoro cominciò quando incontrai gli altri attori del drama. I due giorni di prove per lo spettacolo sono stati estremamente intensi, molto più di quanto avrei mai potuto immaginare. Sono state ore di felicità, risate, fatica, ansia e soddisfazioni. Tutto si è concluso con due serate di rappresentazione di THE MARK DRAMA. Forse le parole non riusciranno mai a descrivere quello che ognuno di noi ha provato in quei momenti. Ho avuto l’opportunità di conoscere persone bellissime e sono stato guidato da registi fantastici; ma la cosa più bella è stata poter conoscere così profondamente la figura di Gesù. È stato facile mettersi nei panni di un rivoluzionario come il figlio di Dio? No affatto, ma ringrazio Dio con tutto me stesso per aver messo in me quell’incoscienza iniziale che mi ha portato ad accettare questo ruolo. Mi ha cambiato e mi ha portato ad una conoscenza e consapevolezza davvero profonda di ogni parola e ogni azione di Gesù. Tornando indietro lo rifarei altre mille e mille volte, affrontando tutte le fatiche e le gioie di questa esperienza. Invito tutti coloro che ne hanno la possibilità, a prenderne parte o, quanto meno, ad andarlo a vedere.

Alessandro Amico
(GBU Roma Tre)