Tempo di lettura: 3 minutiNelle ultime settimane il mondo è sotto shock ancora una volta per gli attacchi ai cittadini di Beirut e Parigi. Abbiamo tremato davanti all’orrore della distruzione causata da poche persone con poche armi e pochi esplosivi.
Ovviamente in IFES siamo preoccupati per i nostri fratelli e sorelle in Cristo, studenti e staff, che vivono in quelle città. E siamo grati per le notizie da LIVF Libano e GBU Francia che ci informano che sono tutti sani e salvi.

Sebbene siamo profondamente riconoscenti per la sicurezza di questi amici, soffriamo con i tanti che soffrono davanti all’ignoto, il dolore di aver perso amici cari e famigliari, la confusione e la lotta per restare saldi. Eppure gioiamo perché persone IFES sia a Beirut sia a Parigi ci raccontano dell’immensa differenza che fa la consapevolezza della presenza di Dio:
P, uno studente di LIVF Libano, scrive: ‘Come cristiani, diamo valore a ogni singola vita e ci assicuriamo di non confondere il terrorismo con l’Islam. Cerchiamo di gestire la nostra frustrazione ricordandoci delle mani protettive di Dio. […] E preghiamo di essere dei buoni rappresentanti di pace e speranza per la nostra comunità.’
Elie, Segretario Generale di LIVF Libano, commenta: ‘Per quanto siamo in ansia, confidiamo nel Signore e nella sua fedeltà. L’instabilità della situazione politica e della sicurezza getta un’ombra cupa sulla situazione del Libano. Ma in mezzo a tutto ciò possiamo vedere anche le mani del Signore e la sua grazia nelle opportunità di raggiungere i rifugiati, gli studenti e altri con il vangelo […]’
Joyce, responsabile IFES InterAction a Parigi, aggiunge: ‘E’ indubbiamente molto triste sperimentare un’altra tragedia, considerato che sono passati soltanto 10 mesi dagli ultimi attacchi a Parigi. L’intera nazione continua a essere sotto shock e in lutto, ma forse Dio userà tutto questo per risvegliare il popolo francese dal suo sonno spirituale, sollecitandolo a chiedersi: “Ma qual è il vero senso della vita? Dove stiamo andando?”’
I GBU francesi sono ansiosi di continuare con le attività, convinti che ora più che mai devono essere pronti a rispondere a queste domande. […]
Alla luce di questi eventi, gli studenti GBU a Montpellier hanno cambiato il tema dei loro prossimi incontri per parlare degli attacchi. I nuovi argomenti includono: in che modo i cristiani dovrebbero reagire agli attacchi, se la vendetta è giusta, se ci sono limiti al perdono e l’atteggiamento nei confronti degli stranieri.
Vorrei concludere con una breve riflessione di Jamil, Segretario Regionale per la regione MENA (Medioriente e Nord Africa): ‘I recenti attacchi dimostrano che il terrore non ha limiti. Questo smaschera la nostra vulnerabilità, ma ci aiuta anche a essere coscienti dell’inferno che milioni di uomini e donne affrontano nella regione MENA. Gli eventi di Parigi non sono nient’altro che i detriti del tumulto nel mondo arabo-islamico e nessuno può misurare il pericolo o la durata di ciò che sta accadendo. Nella regione MENA continuiamo a nutrire la speranza in mezzo alla tempesta. A volte, nella mia incredulità, scopro che il Signore è andato avanti a noi, ha già aperto porte e trasformato cuori. Per esempio, abbiamo avuto due incontri a ottobre, uno in una località che non posso menzionare e un altro in Syria. A ognuno di questi eventi erano presenti circa 80 studenti. E’ un miracolo. Ci ricorda anche quanto Dio può fare con il poco che gli offriamo. E’ la speranza nelle sue promesse che ci spinge ad andare avanti.
Preghiamo che il Signore ci dia la forza e la perseveranza di essere sale e luce in un mondo devastato.’
Trovi l’articolo originale su ifesworld.org
Una settimana a Riga
Ciao, mi chiamo Zach e sono un volontario Interaction a Siena. Quest’anno ho partecipato al Viaggio di Missione GBU a Riga, in Lettonia, dal 5 all’11 marzo. Vorrei raccontarvi com’è andata e condividere qualche riflessione.
La settimana:
Siamo arrivati a Riga di sabato; abbiamo avuto l’occasione di visitare Fjorilda che era ancora in ospedale [Fjorilda è stata investita da un’auto il 24 febbraio]. Era molto felice di vederci tutti e abbiamo trascorso un paio di ore a chiacchierare con lei… in italiano ovviamente, mentre sua mamma e il Segretario Generale del movimento lettone non capivano una parola…
La settimana evangelistica è iniziata con un incontro domenica sera in cui abbiamo parlato del programma. I giorni erano pienissimi: la mattina dopo colazione c’era una meditazione e ci preparavamo per andare all’università. Il nostro gruppo di volontari era numeroso quindi potevamo dividerci nei diversi campus della città. Passavamo circa 3 ore a parlare con gli studenti e a invitarli agli eventi serali. Nel pomeriggio poi allestivamo per le serate e iniziavamo a preparare il cibo. Alle 18:00, prima di aprire le porte, pregavamo insieme. Gli eventi duravano un paio d’ore e poi c’erano sempre persone che si fermavano a parlare. Dopo aver pulito e messo in ordine tornavamo a casa, verso le 23:00, cucinavamo un po’ di pasta per cena e poi andavamo a dormire. Ed è stato così per 4 giorni di seguito! E’ stata dura ma anche molto gratificante.
Alla prima serata si sono presentati in più di 120! Non avevamo abbastanza pasta per sfamarli tutti! Abbiamo fatto una presentazione della cultura italiana, con un quiz sull’Italia e una dimostrazione dei gesti italiani (tra le altre cose). Abbiamo spiegato chi eravamo e che nel resto della settimana avremmo parlato di domande importanti su Dio, invitandoli a partecipare.
La seconda sera ho fatto un po’ di musica dal vivo e poi Giovanni ha dato un messaggio in risposta alla domanda: “Perché Dio non si rivela in modo più chiaro?”. Ha sostenuto che Dio si è rivelato chiaramente nella creazione, nella Scrittura e in Gesù! Erano presenti più di 60 persone e al tempo di domande alla fine, molti studenti musulmani hanno posto delle domande e sono rimasti a parlare a fine serata.
La terza sera abbiamo visto La Vita è Bella e Francesco ha parlato della sofferenza. Ha spiegato che il cristianesimo dà diverse risposte al perché Dio permetta la sofferenza, ma alla fine il cristianesimo è meno interessato a spiegare il perché della sofferenza quanto a offrire la speranza che un giorno non soffriremo più. Erano presenti circa 50 studenti e ancora una volta molti si sono fermati a parlare.
L’ultima sera ho di nuovo suonato e cantato, e poi Giovanni ha esposto il piano della salvezza, spiegando il vangelo, parlando del ravvedimento e invitando le persone a credere in Gesù. Sono rimasto colpito dall’attenzione con la quale le persone lo ascoltavano. Penso che fossero presenti più di 60 persone. Alla fine c’erano un po’ di domande e Giovanni ha risposto in modo chiaro e gentile con la verità. Molte più persone delle altre sere si sono fermate a parlare. C’era una ragazza dell’Uzbekistan che ha parlato con Giovanni dicendo che credeva ma c’era qualcosa che la ostacolava. Altri erano molto interessati nel conoscere di più sulla Bibbia e su Gesù.
Nell’insieme sono stati momenti decisamente incoraggianti con molti studenti interessati a scoprire chi è Gesù.
Una riflessione:
Mi sono spesso sentito a disagio sul campus a cercare di iniziare le conversazioni; mi sentivo un venditore e non è una bella sensazione. Ma in questa settimana ho imparato che Dio usa la tua disponibilità. Ho fatto molta fatica ad approcciare le persone, ma nei primi due giorni ho avuto delle ottime conversazioni con un paio di persone che ho poi rivisto il terzo giorno: sono stati loro a venirmi a salutare e a voler parlare ancora. Così ho avuto modo di spiegare meglio il vangelo e ho coinvolto Giovanni nella conversazione anticipando ciò di cui avrebbe parlato la sera. Queste poche persone che ascoltavano il vangelo valevano tutti i rifiuti che avevo ricevuto da altri. Credo che Dio ci usi in modo particolare quando siamo a disagio.
Pregate per tutti quelli che hanno ascoltato il vangelo in quella settimana! Pregate che questi studenti possano incontrare e conoscere Gesù come loro Signore e Salvatore.
Zachary Smith
(Interaction Siena)
The Mark Drama | Riscoprire il Vangelo
È bello tutte le volte vedere il Signore all’opera, e tutte le volte restare a bocca aperta per le meraviglie che compie quando ci sono persone col cuore disposto a servirlo. E ancora una volta il miracolo del Suo intervento si è verificato il 12 ed il 13 Febbraio, dove in poco più di due giorni la chiesa di Città di Castello (PG) ha preparato e messo in scena The Mark Drama. All’inizio delle prove c’era un misto di nervosismo e di eccitazione per quella che si preannunciava essere una nuova sfida per presentare il Vangelo in modo nuovo e fresco.
Non sono mancati gli attacchi e gli imprevisti che hanno colto alcuni degli attori, ma il Signore è stato fedele nel preservare i credenti impegnati in quest’opera.
È stato davvero incoraggiante lavorare con un gruppo così eterogeneo: l’età variava tra i 22 e i 70 anni ma in tutti loro ho riconosciuto quell’impegno e quell’energia che viene fuori quando sai che Dio vuole usarti per uno scopo speciale.
È stato anche bello per tutti riscoprire il Vangelo che più volte abbiamo letto. Sfumature che alla lettura possono sfuggire, sono emerse fortissime durante la rappresentazione: Gesù perfetto Dio, ma anche perfetto uomo; i discepoli che non sempre erano consapevoli di chi fosse il loro maestro; la profonda sofferenza di Cristo nel Getsemani e sulla croce.
Le due serate hanno visto la partecipazione di tanti, permettendoci di raggiungere circa duecentocinquanta persone, metà delle quali erano contatti esterni alla chiesa. La prima serata era un incontro per sorelle; la sala era pressocché piena e ci sono state buone conversazioni dopo lo spettacolo. Lo stesso è avvenuto la sera successiva, aperta a tutti.
La chiesa si è mossa insieme: non erano soltanto i 15 attori a essersi impegnati in questo progetto, ma molti altri hanno dato il loro contributo in diversi modi. Dai giovani agli anziani della chiesa, tutti sono stati incoraggianti e hanno supportato in preghiera e in atti pratici questo evento evangelistico.
Ho imparato molto da questa esperienza. In modo particolare porto con me il calore e la gioia della comunione fraterna sperimentata con questi cari fratelli e sorelle. Porto con me il ricordo dell’ospitalità e del confronto civile, le risate e gli incoraggiamenti quando qualcuno era sul punto di mollare.
Per riprendere il titolo di un film che è al cinema in questi giorni, il nostro Dio non è morto. Lui è vivo e regna sovrano e il Suo messaggio può trasformare le vite delle persone che ripongono la loro fiducia in Lui e nel sacrificio del Suo prezioso Figlio. Questo messaggio ci unisce tutti come figli di Dio, per questo considero un privilegio quello di poterlo servire anche attraverso il ministero di The Mark Drama.
Nunzio Sabatasso
(regista TMD)
Proclama 2016
Il terzo convegno annuale del network Proclama, tenutosi il 6 e il 7 Febbraio nella struttura dell’Istituto Biblico Evangelico Italiano di Roma, ha visto la partecipazione di 13 persone: 5 staff GBU, 1 laureato neozelandese impegnato a Siena con il GBU nel programma Interaction, 3 studenti e 4 laureati che hanno a cuore la proclamazione del Vangelo nelle università.
Nel 2014, il primo convegno ha raccolto l’adesione di 4 staff più un laureato; nel 2015 erano presenti 4 staff, uno studente e 3 laureati.
Ad oggi, le persone incluse nella mailing-list interna di Proclama sono più di 20.
Basterebbero questi dati per testimoniare la crescita dell’interesse attorno a questo progetto che non ha nessuna pretesa se non quella di offrire opportunità di comunione e formazione a chiunque si voglia impegnare nell’annuncio pubblico del Vangelo tra studenti.
Per me e Giovanni Donato, coordinatori di Proclama, la crescita della rete è sicuramente un incoraggiamento, soprattutto in vista della prossima conferenza Europea del network dal quale Proclama prende ispirazione: FEUER, Fellowship of Evangelist in the Universities of EuRope. Per la prima volta questa conferenza si terrà in Italia, a Montesilvano, dal 3 al 7 novembre 2016 e noi italiani avremo un numero maggiore di posti disponibili.
Sono stati 2 giorni, poco meno di 24 ore in realtà, abbastanza intensi. Si è cercato di sfruttare al meglio il poco tempo disponibile per discutere il ruolo e la chiamata dell’evangelista, per considerare come presentare efficacemente un messaggio evangelistico, per presentare approcci pratici alla proclamazione nelle università, per offrire modelli di interventi evangelistici appropriati agli ambienti universitari e per “esercitarsi” in piccoli gruppi: ogni partecipante ha avuto l’opportunità di presentare un breve intervento evangelistico in un gruppo di 4 o 5 persone per poi ricevere feedback allo scopo di valutare e migliorare il lavoro svolto.
Credo che Proclama rappresenti un’occasione unica in Italia per chi abbia a cuore l’evangelizzazione delle Università e si senta chiamato a un ministero di proclamazione pubblica. La possibilità di imparare gli uni dagli altri, condividere esperienze positive e negative ed essere incoraggiati in questo difficile compito è indubbiamente edificante.
Alla fine del convegno ogni partecipante si è sentito stimolato a sviluppare il proprio dono con una rinnovata fiducia nella potenza del Vangelo, anche quando i risultati non sono quelli che speriamo!
Chiunque fosse interessato ad avere maggiori notizie per pregare e sostenere questo progetto, o per diventarne parte, non esiti a contattare me o Giovanni Donato.
Francesco Schiano
(staff GBU)
Condividere Gesù… in Lettonia
Mi chiamo Fjorilda e vi scrivo dalla lontana, freddissima ma bellissima Riga, Lettonia.
Mi trovo qui quest’anno per il programma InterAction e mi occupo degli studenti internazionali.
Prima di partire non sapevo quasi nulla della Lettonia, e i miei amici mi avevano detto cose spaventose, del tipo: mangerai per tutto l’anno solo cavolo, patate e carne; fa freddissimo e la maggior parte dell’anno è buia; la gente è fredda…
Triste per tutto ciò che avevo sentito e di lasciare la mia Roma, i miei amici, i miei ministeri, ma con tanta gioia di servire il Signore tra studenti in un contesto diverso dal mio, una nuova esperienza, sono partita facendomi forza e coraggio verso questo nuovo posto a me sconosciuto.
Arrivata in aeroporto, la mia collega mi aspettava con un mazzo di fiori e un sorriso gioioso. Io ho aperto le braccia e ci siamo abbracciate come due vere amiche; poi lei mi ha aiutato a portare la valigia, ha iniziato a spiegarmi come funzionavano i mezzi pubblici, i negozi e in generale la vita a Riga… Ecco, non era affatto una persona fredda.
Ho conosciuto la mia coinquilina, il mio team leader InterAction, altri colleghi e il mio segretario generale e non erano affatto freddi.
A dire il vero con il cibo ho avuto grossi problemi ma sembra che ora abbia iniziato ad apprezzarlo.
Per il freddo sì, mi vesto con tanti strati come la cipolla, che poi non sono manco in grado di camminare tanto mi pesano i vestiti, ma la gioia di sperimentare cose nuove, per esempio camminare sul mare ghiacciato, vince il freddo.
Per quanto riguarda il lavoro, ho dovuto iniziare da zero, un lavoro pioneristico. Non c’era un team, non c’erano studenti locali che avevano a cuore l’accoglienza di quelli internazionali, o magari non sapevano come fare, non essendo per cultura caldi e spontanei.
Non sapevo da dove iniziare e mi sentivo sola.
Ho iniziato a fare amicizia con i miei compagni di classe all’università per stranieri e ho proposto l’idea di avere un ”Homework coffee club”, cioè dopo la lezione di andare in un bar a prendere un caffè tutti insieme, fare i compiti e dopo una passeggiata per esplorare la stupenda città. L’idea è stata accolta con entusiasmo da tutti e così è iniziato il mio ministero.
Ho sviluppato le amicizie con loro e poi li ho invitati a studiare la Bibbia insieme, loro hanno invitato altri amici e così è iniziato un gruppo di studio biblico per curiosi, circa 8 persone.
Ho iniziato anche un gruppo di studio biblico con quattro ragazze musulmane. Onestamente ero un po’ spaventata di non essere in grado di guidare un gruppo del genere poiché non avevo tanta esperienza con i musulmani, ma ho visto la grazia di Dio, la sua mano ha guidato ogni cosa e mi ha dato la saggezza e l’umiltà di rispondere con onestà e dire a volte che non avevo una risposta.
E’ molto incoraggiante vedere questi ragazzi crescere nella loro conoscenza di Gesù, vedere come le loro opinioni su Gesù sono cambiate dal primo studio a ora.
Sempre nel corso di lingua ho incontrato una ragazza dalla Lituania, che faceva erasmus qui, e dormiva a Riga in un ostello nei giorni in cui aveva lezione. Ha saputo che ero credente e mi ha chiesto se conoscessi un posto cristiano dove lei potesse stare. Le ho detto che poteva stare a casa mia; questa era la mia opportunità di esprimere l’amore di Cristo con i fatti. Lei mi ha detto di essere atea, ma dalla prima volta che abbiamo parlato è rimasta molto colpita, abbiamo parlato spesso di fede e io ho condiviso il vangelo con lei. Dopo alcuni mesi, a dicembre, lei ha deciso di dare la sua vita a Gesù e a gennaio ha finito il suo semestre erasmus.
In questo ministero puoi incontrare tanti studenti, fare amicizie, imparare tantissimo delle diverse culture ma poi… il loro tempo di erasmus finisce e li devi salutare e iniziare tutto daccapo…
Ma già ho conosciuto nuove ragazze appena arrivate, che ho invitato ai nostri eventi.
Dio è fedele, in ogni cosa, Egli ha risposto ad ogni mia preghiera e sta rispondendo alla mia preghiera di portare persone che volessero impegnarsi e diventare parte del team, così da non dover fare tutto da sola. Una ragazza dalla Germania, appena arrivata, e due ragazzi dello studio biblico vorrebbero fare parte del team.
Adesso ci stiamo preparando per la settimana evangelistica a marzo. Siamo entusiasti e non vediamo l’ora che il team dall’Italia venga a darci una mano.
In tutto questo vi dico solo che prima di andare in un posto a servire, dobbiamo sapere che Dio ha visitato quel posto prima di noi, ha preparato ogni cosa per il nostro arrivo, alla fine noi stiamo facendo solo le cose che Egli aveva preparato in precedenza!
Fjorilda Kreku
Notizie di Lode e Preghiera Inverno 2016
In questi giorni sono stati aggiornati le notizie di lode e preghiera dai gruppi! Potete leggere e pregare per ciò che il Signore sta facendo in giro per l’Italia.
In particolare vi segnaliamo le richieste dei gruppi nuovi o che sono ripartiti quest’anno tra cui Catanzaro, Milano e Verona.
Il GBU di Catanzaro è nato da poco ma stiamo vedendo la benedizione del Signore su di esso. Siamo partiti in pochi e ora contiamo più di dieci studenti, abbiamo fatto parecchi inviti a persone che piacendo a Dio in questo nuovo semestre verranno e la nostra gioia è immensa…
Il GBU di Verona ha iniziato quest’anno, dopo qualche anno di pausa, una nuova sfida: quella di formare un gruppo. Per il primo semestre l’obiettivo da raggiungere era quello di fare almeno una o due riunioni, invece il Signore è andato oltre le nostre aspettative. Fino ad ora abbiamo già fatto alcune evangelizzazioni con gli studenti in università…
Il GBU di Milano è appena rinato in un’altra zona della città (Bicocca) e abbiamo iniziato con tanto tanto entusiasmo! Il modo in cui Dio ci ha messi insieme è stato meraviglioso e ha messo nei nostri cuori il desiderio di far conoscere Gesù agli studenti di Milano. Questo primo periodo per noi è stato di esplorazione, per conoscerci tra noi (veniamo da 3 università diverse), per vedere come muoverci nel cercare il luogo dove incontrarci e fare gli eventi, ecc…
Trovate anche notizie da Urbino, Bologna, Potenza, Siena, Cosenza, Torino, Roma, Firenze e Napoli.
Condividere Gesù… in residenza
Mi chiamo Livia e da quest’anno sono coordinatrice del GBU a Torino. All’inizio dell’anno accademico ho saputo che non avrei più dovuto fare la pendolare come l’anno scorso perché avevo vinto un posto letto in una residenza universitaria a Torino. Poco dopo ho scoperto che mi era stato assegnato un posto distante dall’università, in una città a circa un’ora da Torino. Ero molto scoraggiata perché pensavo che questo avrebbe ostacolato il mio lavoro per il GBU. Dopo essermi trasferita in questa residenza ho conosciuto un paio di persone e le ho invitate alcune volte al GBU, sia al gruppo italiano che al gruppo internazionale. Dopo un paio di settimane alcuni dei non credenti che frequentavano il GBU si sono trasferiti nella mia residenza, e poi altri, altri e altri ancora. Con questo ho capito che ogni circostanza in cui ci troviamo fa parte dei piani di Dio, dobbiamo essere in grado di cogliere le occasioni che Lui ci dà.
Adesso ho l’opportunita di fare ciò che mi piace di più, cioè parlare di Gesù, tutto il tempo. Basta scendere in reception a prendere un caffè e dopo qualche minuto c’è qualcuno che mi fa domande su Gesù; i pasti che mangio in cucina ormai sono quasi tutti “eventi evangelistici”, cerco sempre di cucinare un po’ di più perché so che c’è sempre qualcuno che si aggiunge a me. Prima di Natale ho ordinato alcuni Vangeli nella lingua delle persone che stavo evangelizzando qui e per il 25 li ho messi in dei pacchetti regalo con delle dediche e li ho consegnati in reception di modo che arrivassero alla loro stanza. Tutti quelli che li hanno ricevuti sono stati molto contenti, la maggior parte mi ha detto che li sta leggendo ed è già sorta qualche domanda. Il 16 gennaio è stato il mio compleanno quindi mi è sembrata una buona scusa per evangelizzare; ho prenotato una stanza nella residenza, ho invitato questi miei amici a mangiare una pizza con me e ho invitato il gruppo del GBU internazionale (che ormai sono amici con questi ragazzi della mia residenza) i miei genitori hanno portato una torta e voilà! Sono bastati un paio di amici credenti per qualche ora insieme a questi amici non credenti per dimostrare loro l’amore di Cristo. I ragazzi della residenza sono stati molto contenti della serata e hanno espresso il desiderio di continuare a frequentare il GBU. L’evangelizzazione qui va alla grande grazie a Dio. Vi chiedo di sosternerci in preghiera, molti di questi miei amici vengono da paesi dove potrebbe essere molto difficile essere cristiani, ma noi crediamo nella potenza di Dio.
Con questa testimonianza vorrei incoraggiavi a investire del tempo nelle relazioni che avete con i non credenti: un caffè, un pasto assieme e vedrete che ci sono molte persone che apprezzeranno la vostra amicizia e che non vedono l’ora di sentire parlare di Gesù da un amico. Il Signore ci chiama a fare il primo passo, a metterci in gioco per Lui, anche se sembra difficile, anche se sembra che siamo da soli, Lui ci sostiene sempre e non si vergognerà di noi!
Un abbraccio dal GBU di Torino.
Livia Kaizer
(GBU Torino)
Happy Giftgiving o Buon Natale?!
L’altro giorno sono passato per un noto outlet della mia zona e l’augurio di ogni negozio quest’anno era “Happy Giftgiving”.
Donare agli altri è una bella cosa. C’è troppo egoismo in giro, anche in me, perché non sia utile una giornata in cui ci viene ricordata l’importanza di donare qualcosa agli altri. Sicuramente ci sono degli spunti in questo slogan che possono essere usati per Condividere Gesù da studente a studente: a tutta l’umanità è stato fatto un dono più grande e importante di qualsiasi altro dono. Dio ci ha donato suo figlio Gesù Cristo, e Gesù stesso ci ha donato la sua vita.
Giovanni 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Questo ci permette di riflettere insieme ad amici e conoscenti sul significato di dono e sulla sua gratuità per il destinatario, ci dice qualcosa su chi dona e su chi riceve.
Personalmente mi piace di più “Buon Natale” perché non pone al centro il concetto del donare, ma il dono stesso: Gesù Cristo. Oggi le persone sono sempre più distanti da Gesù e dalla sua buona notizia e diventa sempre più difficile trovare spunti per parlare di lui. Augurare buon natale a qualcuno è un ottimo modo, e con alcuni forse l’unico, per superare le barriere e Condividere Gesù da studente a studente. Cosa importa dal punto di vista della buona notizia se Gesù sicuramente non è nato il 25 dicembre o nell’anno zero. La cosa importante è che è nato ed è vissuto qui sulla terra. La cosa sconvolgente è la sua identità e il motivo per cui è venuto!
Luca 1:31-33 Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.
Qualsiasi sia il nostro approccio al natale e agli auguri, non perdiamo questa ottima occasione di Condividere Gesù da studente a studente ma anche semplicemente Condividere Gesù.
Buone feste a tutti: amici, sostenitori, studenti, soci e staff!
Convegno Nazionale: Il Vangelo di Gesù Cristo
Il decimo Convegno Nazionale GBU ha avuto come tema “Il Vangelo di Gesù Cristo”. Gli studi presentati dal professor D.A. Carson hanno avuto l’obiettivo di stimolare la Chiesa alla predicazione del Vangelo e all’annuncio della Buona Notizia.
Durante il convegno, D. Carson ha elencato vari esempi di come il messaggio evangelistico, nella cultura occidentale, sia permeato da molteplici luoghi comuni. Inoltre, riferendosi agli studenti universitari, il professore ha considerato come sia ormai diffuso, in ambiente accademico, un ateismo “non cristiano”, non teso, cioé, a porsi in antitesi al Dio biblico. La Buona Notizia, di conseguenza, non è per niente scontata. Per quanto riguarda l’accettazione del messaggio di Cristo, il contesto non è molto cambiato a motivo del dilagante pluralismo e qualunquismo religioso. Comportamento che, mostrandosi tollerante e rispettoso per il credo altrui, pone il cristianesimo come un’alternativa tra le tante, distogliendo la persona dalla reale responsabilità di dover prendere una posizione a riguardo. Per queste ragioni, prima delle sei sessioni, D. Carson ha invitato i presenti a non dare per scontato “Il Vangelo di Gesù Cristo”. La centralità del Vangelo ha quindi l’obiettivo di contrastare il pensiero dominante, secondo il quale esistono molti modi per giungere a Dio. Annunciare la nascita, la morte e la risurrezione di Cristo, secondo l’analisi di Carson, richiama la predicazione ai gentili della Chiesa primitiva che già allora era stata accusata di essere esclusivista perché affermava che solo attraverso Cristo si può giungere al Padre.
I Gruppi Biblici Universitari hanno la finalità di condividere Gesù da studente a studente. La popolazione universitaria è estremamente eterogenea per cultura e nazionalità, orientamento politico, credo e religione. È una popolazione che viene continuamente invitata all’apertura e al riconoscimento di altre “verità”. Sostenere che Gesù è la via, la verità e la vita significa riconoscere che il problema è il peccato, la separazione da Dio, e l’unica soluzione è Gesù Cristo.
Benjamim Di Lullo
(GBU Firenze)
Ma tu… lo conosci il GBU?
E se esistesse un movimento cristiano che opera all’interno dell’università? Un gruppo di persone che vogliono portare il vangelo anche in un ambiente a volte intellettualmente ostile come può essere l’università? Un’organizzazione che cerca di fornire agli studenti cristiani momenti di ritrovo con altri credenti, strumenti di ricerca per disporre di risposte da dare a chi frequentemente cerca solo altre domande da innalzare come barriera contro la verità? E se esistesse questa realtà e non lo sapessi? Questo è stato lo scopo del GBU Open Day, tenutosi a Roma il 21 novembre scorso: far conoscere a quante più persone ignare di ciò, il GBU (Gruppi Biblici Universitari). L’invito a questo evento è stato esteso a tutti, ma principalmente si è cercato di convogliare pastori, responsabili e credenti delle chiese di Roma e dintorni.
L’evento è iniziato con la possibilità di seguire un seminario a scelta tra “Parlare di Gesù ad un amico: come faccio?” tenuto da Sarah Breuel, “Il vangelo di Giovanni incontra il naturalismo” tenuto da Giacomo Carlo Di Gaetano e “Relazione tra Cristo e l’università: 5 modelli” sostenuto da Marvin Oxenahm. I tre seminari sono stati un palese esempio di ciò che il GBU cerca di sostenere: amicizia e condivisione di Gesù tra gli studenti (e non); ricerca filosofico-scientifica sul cristianesimo, la cultura e la scienza odierna; esplorazione teologica di 5 modelli possibili di relazione tra la fede cristiana e il mondo universitario: il centro di tutto è Gesù e la fede in lui.
Il motto del GBU è condividere Gesù da studente a studente e per dare al meglio la visione di questa possibilità all’interno del mondo accademico, dopo i seminari e una pausa caffè, c’è stata la presentazione del lavoro che questo movimento svolge sul territorio nazionale e internazionale.
Parlando invece di IFES, abbiamo intervistato Zach Smith, un ragazzo neozelandese, che ha dedicato i prossimi due anni a servire il Signore in Italia tra gli studenti con un programma di IFES chiamato InterAction. Anche l’organizzatore Luca Abatini ha dato la sua testimonianza da partecipante all’Assemblea Mondiale di IFES in Messico (2015).
Video, testimonianze, interviste hanno cercato, con un ritmo incalzante, di sviscerare ogni aspetto importante del modus operandi del GBU di Roma, provando a dare un’idea di come operano altri gruppi in Italia: per l’appunto è stato presentato il gruppo di Siena con l’intervista di Domenico Campo, studente coordinatore.
E’ seguito l’intervento del segretario generale GBU Johan Soderkvist, che ha ulteriormente spiegato come funziona la macchina del GBU, del direttore delle Edizioni GBU Giacomo Carlo Di Gaetano e del presidente Davide Maglie.
Davide ha parlato della sua esperienza all’università e di come ha conosciuto il GBU: quando era uno studente universitario alla facoltà di lettere e filosofia iniziò ad avere interessanti scambi intellettuali con ragazzi non credenti, intelligenti e spesso preparati, che avevano risposte filosofico-scientifiche ai problemi della vita e dell’esistenza. Davide era una persona credente circondata da altre persone che non erano credenti ed erano ben consapevoli del perché. Ma Davide vedeva questi ragazzi non come minacce da cui tenersi lontano bensì come opportunità per poter parlare di Gesù. Così insieme ad alcuni studenti cattolici organizzò delle conferenze all’università su temi riguardanti la fede. Solo a questo punto, in uno dei dibattiti, incontrò altri credenti evangelici facenti parte del GBU. Davide oggi è il presidente del GBU perché ha creduto, riconosciuto e sperimentato l’importanza di un supporto per i giovani studenti universitari che si trovano spesso soli dentro le proprie facoltà: amicizia, incoraggiamento nella costanza della fede e l’obiettivo di “condividere Gesù da studente a studente”. Questo è il GBU, questo è ciò che l’evento GBU Open Day ha presentato alle chiese di Roma, per dare la possibilità di trovare fratelli e sorelle anche nell’università, perché la famiglia di Dio possa espandersi e perché chiunque possa trovarne riparo e incoraggiamento, tutto per la gloria di Dio.
Il tutto si è concluso con la cena e con un piccolo spettacolo in cui si sono esibiti vari artisti e cantanti.
È stato un evento speciale, emozionante e divertente che ha visto la collaborazione di studenti e staff del GBU, e il ringraziamento va agli organizzatori dell’evento, Ester Masdea e Luca Abatini in primis, e ancora ad Alessandro Amico e Debora Oxenahm, e a quanti hanno aiutato a organizzare e hanno collaborato per rendere questo giorno un giorno speciale.
Claudio Monopoli
(GBU Roma La Sapienza)
Beirut e Parigi: restare aggrappati alle promesse di Dio
Nelle ultime settimane il mondo è sotto shock ancora una volta per gli attacchi ai cittadini di Beirut e Parigi. Abbiamo tremato davanti all’orrore della distruzione causata da poche persone con poche armi e pochi esplosivi.
Ovviamente in IFES siamo preoccupati per i nostri fratelli e sorelle in Cristo, studenti e staff, che vivono in quelle città. E siamo grati per le notizie da LIVF Libano e GBU Francia che ci informano che sono tutti sani e salvi.
Sebbene siamo profondamente riconoscenti per la sicurezza di questi amici, soffriamo con i tanti che soffrono davanti all’ignoto, il dolore di aver perso amici cari e famigliari, la confusione e la lotta per restare saldi. Eppure gioiamo perché persone IFES sia a Beirut sia a Parigi ci raccontano dell’immensa differenza che fa la consapevolezza della presenza di Dio:
P, uno studente di LIVF Libano, scrive: ‘Come cristiani, diamo valore a ogni singola vita e ci assicuriamo di non confondere il terrorismo con l’Islam. Cerchiamo di gestire la nostra frustrazione ricordandoci delle mani protettive di Dio. […] E preghiamo di essere dei buoni rappresentanti di pace e speranza per la nostra comunità.’
Elie, Segretario Generale di LIVF Libano, commenta: ‘Per quanto siamo in ansia, confidiamo nel Signore e nella sua fedeltà. L’instabilità della situazione politica e della sicurezza getta un’ombra cupa sulla situazione del Libano. Ma in mezzo a tutto ciò possiamo vedere anche le mani del Signore e la sua grazia nelle opportunità di raggiungere i rifugiati, gli studenti e altri con il vangelo […]’
Joyce, responsabile IFES InterAction a Parigi, aggiunge: ‘E’ indubbiamente molto triste sperimentare un’altra tragedia, considerato che sono passati soltanto 10 mesi dagli ultimi attacchi a Parigi. L’intera nazione continua a essere sotto shock e in lutto, ma forse Dio userà tutto questo per risvegliare il popolo francese dal suo sonno spirituale, sollecitandolo a chiedersi: “Ma qual è il vero senso della vita? Dove stiamo andando?”’
I GBU francesi sono ansiosi di continuare con le attività, convinti che ora più che mai devono essere pronti a rispondere a queste domande. […]
Alla luce di questi eventi, gli studenti GBU a Montpellier hanno cambiato il tema dei loro prossimi incontri per parlare degli attacchi. I nuovi argomenti includono: in che modo i cristiani dovrebbero reagire agli attacchi, se la vendetta è giusta, se ci sono limiti al perdono e l’atteggiamento nei confronti degli stranieri.
Vorrei concludere con una breve riflessione di Jamil, Segretario Regionale per la regione MENA (Medioriente e Nord Africa): ‘I recenti attacchi dimostrano che il terrore non ha limiti. Questo smaschera la nostra vulnerabilità, ma ci aiuta anche a essere coscienti dell’inferno che milioni di uomini e donne affrontano nella regione MENA. Gli eventi di Parigi non sono nient’altro che i detriti del tumulto nel mondo arabo-islamico e nessuno può misurare il pericolo o la durata di ciò che sta accadendo. Nella regione MENA continuiamo a nutrire la speranza in mezzo alla tempesta. A volte, nella mia incredulità, scopro che il Signore è andato avanti a noi, ha già aperto porte e trasformato cuori. Per esempio, abbiamo avuto due incontri a ottobre, uno in una località che non posso menzionare e un altro in Syria. A ognuno di questi eventi erano presenti circa 80 studenti. E’ un miracolo. Ci ricorda anche quanto Dio può fare con il poco che gli offriamo. E’ la speranza nelle sue promesse che ci spinge ad andare avanti.
Preghiamo che il Signore ci dia la forza e la perseveranza di essere sale e luce in un mondo devastato.’
Trovi l’articolo originale su ifesworld.org