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Di Zach Taylor, Staff in Formazione a Roma

Questo articolo deriva da un evento evangelico organizzato dal GBU Roma, dove abbiamo esplorato le seguenti domande attraverso l’analisi di gruppo di opere d’arte, dibattito e una breve presentazione:

  • Cos’è l’arte?
  • Perché creiamo arte?
  • Cosa può dirci l’arte sull’umanità?

Per questo articolo, mi concentrerò principalmente sulla terza domanda come modo per esplorare la storia evangelica della creazione, della caduta e della redenzione attraverso l’arte. È scritto per essere accessibile sia ai cristiani che ai non cristiani. Se desideri leggere un’analisi più completa delle opere d’arte presentate, non esitare a contattarmi tramite il sito web del GBU.

Arte, bellezza e creatività

L’arte pone alcune domande profonde sull’umanità e può catturare la bellezza che vediamo nel mondo, dai bellissimi tramonti di un dipinto di Monet alle magnifiche montagne di Albert Bierstadt. Quando vedo queste opere d’arte, mi ricordano lo stupore e la meraviglia che provo quando vedo queste incredibili parti del nostro mondo. Poiché le pennellate sono state dipinte dagli artisti con passione e pensiero, la bellezza apparentemente infinita che vediamo nel mondo mi fa pensare che il mondo debba avere un certo disegno dietro di sé. La storia della Bibbia ci dice che il mondo non è stato creato per caso ma con uno scopo, soprattutto per essere vissuto e goduto dagli esseri umani nella loro relazione con Dio che li ha creati.

Genesi 1 afferma che gli esseri umani sono fatti a immagine di Dio. Può sembrare una frase strana, ma significa essenzialmente che Dio ci ha creati amorevolmente per essere diversi dal resto della creazione, perché in qualche modo riflettiamo il Suo carattere. Ciò include l’incredibile creatività che vediamo riversata in così tante opere d’arte. Come un genitore o un nonno che insegna a un bambino a disegnare, cantare o cucinare, Dio si compiace che noi prendiamo parte alla Sua creazione e che godiamo dell’uso delle straordinarie capacità che ci ha dato.

Tuttavia, non so voi, ma io non mi sento fatto a immagine di Dio la maggior parte del tempo. So che non amo e non mi prendo cura degli altri perfettamente, che ferisco i sentimenti delle persone e a volte mi sento confuso e isolato. E spesso mi ritrovo frustrato dal fatto di non avere il tempo o la capacità di essere creativo come vorrei e sono schiacciato dalle mie ambizioni irrealizzate. Questa frustrazione è ben espressa dal poeta Joshua Luke Smith:

A volte mi sono chiesto, e forse anche tu puoi averlo fatto, cosa ho esattamente da offrire al mondo? Quando scolpirò la mia statua di David come Michelangelo o dipingerò la nascita di Venere come Sandro Botticelli? Voglio fare qualcosa di grande ed essere qualcosa di grande, ma la maggior parte della mia vita la passo a districarmi dalle ragnatele della vergogna e della sfortuna in cui sono intrappolato.

Mi chiedo se ti sei mai relazionato con qualcuna delle emozioni che hai visto rappresentate in un’opera d’arte. Che si tratti della solitudine ritratta nel New York Movie di Edward Hopper o dell’ingiustizia in The Power of Music di William Mount. Quando guardiamo le opere d’arte create da persone diverse in tempi e luoghi diversi, sembra esserci un dolore e un’angoscia comuni per il fatto che il mondo non è come dovrebbe essere.

Cercare risposte nella rottura

La Bibbia ci dà una ragione per questo. Il dolore e la confusione che spesso proviamo sono il prodotto del fatto che abbiamo tutti rifiutato Dio e abbiamo invece scelto di renderci noi stessi dei delle nostre vite. Vogliamo decidere il nostro destino, fare le cose che ci porteranno più felicità, pensando di sapere cosa è meglio per noi. Ma dove ci porta questo? Fuori dalla relazione con Dio, siamo soli in un grande mondo dove ci sono molte pressioni che ci affliggono ogni giorno. E spinti dalla pressione di fare qualcosa di significativo con la nostra vita, spesso ci sentiamo schiacciati dall’indecisione o dall’ansia.

In molte opere d’arte, sembra che ci sia poca speranza per le situazioni e le persone raffigurate. Quindi, cosa facciamo con quelle opere d’arte che non sembrano offrire alcuna risposta? Ad esempio, un critico dell’opera d’arte Shibboleth del 2007 alla Tate Modern di Londra ha scritto:

l’opera d’arte mi rimbombava in testa tutto il giorno e mi perseguita ancora. Quando mi chiedo perché, mi rendo conto che è perché sembra una ferita, una ferita che non può guarire. Non offre alcuna speranza, lasciandoti vuoto come l’abisso che si apre sotto i tuoi piedi.

Doris Salcedo, Shibboleth I, 2007

Forse questa non è la tua impressione dell’opera d’arte (poiché tutti interpretiamo le cose in modo diverso), ma è chiaro che quando guardiamo l’arte attraverso la storia, c’è molta bellezza e anche molta rottura. Quindi questo ci porta a chiederci: come affrontiamo la tensione tra rottura e bellezza che vediamo nell’arte e nel mondo che ci circonda? Lo abbracciamo semplicemente come la crepa nel pavimento in Shibboleth o c’è una risposta? C’è speranza nella rottura?

Tutto è fatto nuovo

La risposta che dà la Bibbia è che quando l’umanità ha rifiutato l’amore di Dio, la morte è entrata nel mondo come conseguenza della scelta di andare per la nostra strada. Tuttavia, Dio ci ama troppo per lasciarci affrontare la punizione della morte che tutti meritiamo, senza un modo per tornare a Lui. Per questo ha mandato Gesù a morire al nostro posto, affinché non dovessimo pagare noi. E la parte più sorprendente è che Gesù non è rimasto morto ma è risorto dalla tomba, sconfiggendo la morte e aprendo una via per noi, per ricevere la vita eterna in Lui, quando scegliamo di seguire Gesù e di tornare a relazionarci con Dio.

Non solo la risurrezione di Gesù offre speranza di fronte alla morte, ma cambia tutto del nostro presente, mentre guardiamo al futuro. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, dice: “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. Non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né dolore, perché le cose di prima sono passate.” Ancora di più, nella frase successiva Dio dice semplicemente ma meravigliosamente “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Tutta la rottura che vediamo raffigurata nell’arte, nelle nostre vite e nel mondo che ci circonda sarà trasformata. Le nostre relazioni spezzate con Dio, con gli altri e con il mondo saranno ripristinate. Come il Kintsugi, la pratica giapponese di riparare la ceramica rotta per creare una nuova opera d’arte, quando scegliamo di seguire Gesù, Egli può trasformare i nostri pezzi rotti in qualcosa di nuovo. La crepa irrisolta nel pavimento è risolta.

Può essere doloroso riconoscere le parti rotte della nostra vita; la nostra sofferenza o la nostra vergogna. Tuttavia, quando le portiamo alla luce di un Dio amorevole che aspetta di perdonarci e darci nuova vita, Egli può fare qualcosa di bello dalla nostra rottura. E quando segui Gesù, puoi vivere con libertà e con uno scopo, alla luce del mondo a venire. Essere i figli creativi di Dio che siamo stati creati per essere, significa che possiamo fare cose straordinarie, senza la pressione di fare o essere qualcosa di grande o di risolvere i problemi del mondo da soli. Possiamo piangere il mondo com’è ora mentre indichiamo la speranza dell’eternità.

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Di Hannah Donato, Responsabile Formazione e Cura Coordinatori Studenti

Efesini 4:11-16 

È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, 13 fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; 14 affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; 15 ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore.

Crescere

Che cosa significa crescere e diventare maturi? Sia spiritualmente che fisicamente, ci sono molti aspetti del significato di crescita e maturità. Come cristiani dobbiamo crescere fino a raggiungere “l’altezza della statura perfetta di Cristo”, wow! Come parte del Suo corpo, ogni membro deve cercare di lavorare e contribuire a questa visione di vedere tutti diventare pienamente maturi in Gesù, usando i doni che Dio ci ha dato all’interno della Chiesa per edificare gli altri.

Qualcosa di simile succede anche in famiglia. Io e Giovanni abbiamo 3 figli e la nostra primogenita Isabella ha quasi 11 anni, e ha appena iniziato la scuola media. È in un momento della sua vita in cui ha iniziato a fare molte cose “da sola”. Ha iniziato a prendere l’autobus da sola, a volte deve preparare il pranzo e fare anche i compiti da sola. Come genitori, io e Giovanni cerchiamo di incoraggiarla a prendere l’iniziativa, a pensare in anticipo e a fare le cose senza dipendere solo da noi.

Nella mia vita lavorativa con il GBU vedo molti parallelismi tra l’essere genitore e l’essere uno staff GBU: in entrambi i casi desideriamo che le persone crescano e diventino un po’ indipendenti. È un po’ come essere una madre, una zia o una sorella maggiore; il rapporto che si instaura tra lo staff e i coordinatori è, infatti, molto stretto, ricco di momenti di insegnamento, sostegno, preghiere, chiacchierate, formazione, caffè e molto altro. All’università e attraverso i gruppi GBU spesso gli studenti cristiani fanno le prime esperienze nell’evangelizzazione, nella conduzione di studi biblici, nel rispondere alle domande delle persone, nel servire; è un grande momento e un’opportunità di crescita e maturità e, in quanto staff, affiancarli è un privilegio. 

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Mi piace l’autunno!

Mi piace perché, passata l’estate, è il periodo in cui si riparte a pieno ritmo con il lavoro. E lavorare con gli studenti universitari del GBU è bello!

Mi piace perché finalmente non c’è più quel caldo asfissiante, ma in Sicilia le giornate sono ancora belle, e si può godere di un piacevole sole.

Mi piace perché mi piacciono i suoi colori. Le foglie da verdi e rigogliose, si preparano a lasciare gli alberi facendosi gialle, arancioni, rosse…

Gialle… Arancioni… Rosse…

Pensandoci bene, quest’anno questi colori mi piacciono meno, molto meno. In questo autunno particolare, infatti, non sono solo le foglie ad essersi tinte dei colori dell’autunno.

Ma se è vero che per le foglie è la naturale colorazione che le prepara a seccarsi e a morire al suolo, speriamo che per le regioni d’Italia il processo sia inverso, e che tornino presto a essere verdi e rigogliose, come eravamo abituati a vederle nelle cartine geografiche o nei programmi meteo in TV.

Nel frattempo, i vari gruppi GBU hanno ripreso le loro attività in tutta Italia.

Gli studenti stanno vivendo sfide simili in tutte le regioni, e se è vero che alcuni gruppi riescono ancora a incontrarsi in presenza (alcuni gruppi nelle regioni gialle), per altri gli incontri si sono spostati tutti online (quasi tutti i gruppi delle regioni arancioni e rosse).

La difficoltà di relazionarsi con amici e colleghi certamente non facilita il lavoro del GBU, e certamente influisce negativamente sullo stato d’animo degli studenti. In tanti, inoltre, sono un po’ preoccupati perché al momento c’è molta incertezza sul loro percorso universitario. Alcuni vivono sfide ancora più gravi, come il rischio di non poter tornare a casa dalla famiglia, o ancora peggio, dover affrontare il fatto di avere una persona cara colpita dal covid.

Questo è l’autunno degli studenti GBU.

È un autunno dove sembra prevalere il grigio, oltre che il giallo, l’arancione e il rosso…

Eppure, basta leggere queste notizie dai vari gruppi GBU per scoprire che c’è molto di più dell’incertezza e della paura nei cuori di questi ragazzi. Ci sono creatività, fede, amore e passione per il vangelo!

Ti chiedo quindi di leggere con attenzione questo notiziario e di sostenere in preghiera gli studenti del GBU.

Leggerai di studenti che lottano, pregano e usano tutto il loro potenziale per “Condividere Gesù da studente a studente”, certi che la buona notizia della nascita, della morte e della resurrezione di Cristo sia potente da cambiare le vite dei loro amici e colleghi. Anche a distanza. Anche mentre si sentono incerti e spaesati. Anche se sono da soli dietro allo schermo di un pc o di uno smartphone.

Perché Gesù è la vera luce!

Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.
(Giovanni 8:12)

E la luce, si dice, è l’insieme di tutti i colori: Il giallo, l’arancione, il rosso…

Domenico Campo
(staff GBU)

Leggi le ultime notizie dai gruppi di tutta Italia

Logo GBU

Tempo di lettura: < 1 minutoIl GBU esiste per condividere Gesù da studente a studente e vogliamo stimolare e incentivare la creatività con cui i gruppi portano avanti questa missione.

Il GBU, perciò, ha deciso di mettere a disposizione  un fondo per borse ai gruppi GBU per progetti evangelistici, progetti che devono riguardare l’anno accademico 2018/2019 e che dovranno essere sottoposti, entro il 31 maggio 2018, con l’apposito modulo online per essere valutati. Mancano quindi:

0Settimane0Giorni0Ore0Minuti

I progetti vincenti saranno comunicati sul sito entro il 30 giugno 2018.

Il fondo potrà finanziare i progetti con una somma che va dai 100 ai 400 euro. Il numero di progetti e la somma precisa dipenderà da ciò che proporrete!

Per essere un progetto vincente dovrà:

  • Essere evangelistico e rispondere all’esigenza di “condividere Gesù da studente a studente”
  • Avere il potenziale di incoraggiare altri gruppi a riproporlo ed essere quindi replicabile
  • Essere valutabile a posteriori: cioè contenere alcuni elementi che permettono di valutarlo alla sua conclusione, per capire se ha raggiunto il suo scopo.
  • Avere un responsabile del progetto (uno dei coordinatori del gruppo)
  • Richiedere un piccolo sforzo economico anche ai membri del gruppo, alle chiese locali o altri (ad esempio laureati). In pratica una parte, anche piccola, del progetto deve essere finanziato con altri mezzi.

Adesso tocca a voi: usate la vostra creatività e tirate fuori idee, forse anche quelle messe da parte in passato per via del costo!

Condividete con noi il vostro progetto!

Sarete indirizzati al modulo online su Google

Potete anche prendere spunto dai progetti dell’anno scorso…

Tempo di lettura: 3 minutiL’anno scorso i gruppi GBU di Milano e di Firenze hanno presentato l’idea di una guida all’università per i nuovi studenti. L’idea è stata finanziata dal fondo per borse ai gruppi 2017/2018 ed è stata realizzata. Abbiamo fatto quattro domande al gruppo di Milano per capire da dove è nata l’idea e come è andata:

Quali bisogni sono stati individuati nell’università?

Il GBU al Politecnico di Milano esiste solo da marzo 2017 e non è ancora stato riconosciuto come associazione nell’università. Era quindi urgente la necessità di segnalare la nostra esistenza all’interno del campus e presentarci come un punto di riferimento per gli studenti interessati a confrontarsi in un contesto aperto e amichevole.
Avevamo anche il desiderio di fare qualcosa di simpatico, utile e gratuito per i nostri compagni, in un ateneo in cui i nuovi arrivati si sentono spaesati e dove anche i veterani spesso non conoscono tutti i dettagli.

Che soluzione è stata scelta?

Abbiamo quindi pensato a una guida al Politecnico: una raccolta di informazioni che non entrasse in competizione con le fonti ufficiali ma si proponesse come una raccolta informale di consigli di prima mano “da studente a studente”.
Sono state selezionate indicazioni su come raggiungere il Politecnico, dove mangiare, una mappa dei vari edifici, aule studio, campi da gioco, copisterie e altri punti di rilievo, oltre che una presentazione del GBU, le sue attività e i nostri contatti. Abbiamo tradotto tutto in inglese in modo da venire incontro ai numerosissimi studenti internazionali e aggiunto dieci simpatici consigli di vita pratica. Es. “Cucina il tuo pranzo, sei giorni di pasta con il tonno non valgono.” oppure “Studia giorno per giorno, datti un limite per le serie di Netflix.”

Qual è stato il risultato?

La guida, un pieghevole di 12 pagine, è stata stampata nel numero di 2500 copie e distribuita all’uscita delle stazioni del treno urbano più vicine al campus.

Diversi ragazzi italiani e stranieri si sono fermati a chiederci più informazioni o semplicemente perché lo facessimo e quattro ragazzi ci hanno scritto su Facebook per sapere i luoghi e gli orari degli incontri. In particolare un ragazzo cristiano francese ci ha conosciuto così ed è diventato un membro attivo e motivato del gruppo.
Molti studenti hanno reagito positivamente alla guida, affermando che fosse un’idea utile e graficamente ben realizzata; tantissime anche le reazioni stupite nel leggere la presentazione del GBU.

Cosa abbiamo imparato?

La distribuzione è stata un’esperienza utilissima, ci ha dato modo esporci all’interno del campus e di testimoniare con molti nostri compagni ma anche di collaborare tra di noi e con l’altro gruppo GBU di Milano (Bicocca). Alla fine ci siamo ritrovati stanchi ma entusiasti e increduli che 2500 studenti avessero potuto leggere del GBU.

Abbiamo imparato a migliorare nell’approccio con gli altri studenti e ad apprezzare i loro consigli su come sviluppare una guida migliore il prossimo anno. Per esempio, riguardo ai consigli per dove mangiare, avremmo potuto chiedere ai locali di segnalare una loro specialità imperdibile. Questo ci avrebbe permesso di presentarci anche alle attività vicine all’università e favorire la creazione di una rete di contatti per futuri eventi del GBU come aperitivi o conversazioni in inglese.

Abbiamo sperimentato il valore del lavoro di squadra e di un buon progetto creativo, ma soprattutto siamo grati al Signore di questa opportunità e siamo sicuri che continuerà a operare grandemente nell’università!

Logo GBU - Condividere Gesù da studente a studente

Tempo di lettura: < 1 minutoIl GBU esiste per condividere Gesù da studente a studente e vogliamo stimolare e incentivare la creatività con cui i gruppi portano avanti questa missione.

Il GBU, perciò, ha deciso di mettere a disposizione  un fondo per borse ai gruppi GBU per progetti evangelistici, progetti che devono riguardare l’anno accademico 2017/2018 e che dovranno essere sottoposti, entro il 30 giugno 2017, con l’apposito modulo online per essere valutati. Mancano quindi:

0Settimane0Giorni0Ore0Minuti

I progetti vincenti saranno comunicati sul sito entro il 31 luglio 2017.

Il fondo potrà finanziare i progetti con una somma che va dai 100 ai 500 euro. Il numero di progetti e la somma precisa dipenderà da ciò che proporrete!

Per essere un progetto vincente dovrà:

  • Essere evangelistico e rispondere all’esigenza di “condividere Gesù da studente a studente”
  • Avere il potenziale di incoraggiare altri gruppi a riproporlo ed essere quindi replicabile
  • Essere valutabile a posteriori: cioè contenere alcuni elementi che permettono di valutarlo alla sua conclusione, per capire se ha raggiunto il suo scopo.
  • Avere un responsabile del progetto (uno dei coordinatori del gruppo)
  • Richiedere un piccolo sforzo economico anche ai membri del gruppo, alle chiese locali o altri (ad esempio laureati). In pratica una parte, anche piccola, del progetto deve essere finanziato con altri mezzi.

Adesso tocca a voi: usate la vostra creatività e tirate fuori idee, forse anche quelle messe da parte in passato per via del costo!

Condividete con noi il vostro progetto! (Sarete indirizzati al modulo online su jotForm)