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Mi chiamo Fjorilda e vi scrivo dalla lontana, freddissima ma bellissima Riga, Lettonia.
Mi trovo qui quest’anno per il programma InterAction e mi occupo degli studenti internazionali.
Prima di partire non sapevo quasi nulla della Lettonia, e i miei amici mi avevano detto cose spaventose, del tipo: mangerai per tutto l’anno solo cavolo, patate e carne; fa freddissimo e la maggior parte dell’anno è buia; la gente è fredda…
Triste per tutto ciò che avevo sentito e di lasciare la mia Roma, i miei amici, i miei ministeri, ma con tanta gioia di servire il Signore tra studenti in un contesto diverso dal mio, una nuova esperienza, sono partita facendomi forza e coraggio verso questo nuovo posto a me sconosciuto.
Arrivata in aeroporto, la mia collega mi aspettava con un mazzo di fiori e un sorriso gioioso. Io ho aperto le braccia e ci siamo abbracciate come due vere amiche; poi lei mi ha aiutato a portare la valigia, ha iniziato a spiegarmi come funzionavano i mezzi pubblici, i negozi e in generale la vita a Riga… Ecco, non era affatto una persona fredda.
Ho conosciuto la mia coinquilina, il mio team leader InterAction, altri colleghi e il mio segretario generale e non erano affatto freddi.
A dire il vero con il cibo ho avuto grossi problemi ma sembra che ora abbia iniziato ad apprezzarlo.
Per il freddo sì, mi vesto con tanti strati come la cipolla, che poi non sono manco in grado di camminare tanto mi pesano i vestiti, ma la gioia di sperimentare cose nuove, per esempio camminare sul mare ghiacciato, vince il freddo.
Per quanto riguarda il lavoro, ho dovuto iniziare da zero, un lavoro pioneristico. Non c’era un team, non c’erano studenti locali che avevano a cuore l’accoglienza di quelli internazionali, o magari non sapevano come fare, non essendo per cultura caldi e spontanei.
Non sapevo da dove iniziare e mi sentivo sola.
Ho iniziato a fare amicizia con i miei compagni di classe all’università per stranieri e ho proposto l’idea di avere un ”Homework coffee club”, cioè dopo la lezione di andare in un bar a prendere un caffè tutti insieme, fare i compiti e dopo una passeggiata per esplorare la stupenda città. L’idea è stata accolta con entusiasmo da tutti e così è iniziato il mio ministero.
Ho sviluppato le amicizie con loro e poi li ho invitati a studiare la Bibbia insieme, loro hanno invitato altri amici e così è iniziato un gruppo di studio biblico per curiosi, circa 8 persone.
Ho iniziato anche un gruppo di studio biblico con quattro ragazze musulmane. Onestamente ero un po’ spaventata di non essere in grado di guidare un gruppo del genere poiché non avevo tanta esperienza con i musulmani, ma ho visto la grazia di Dio, la sua mano ha guidato ogni cosa e mi ha dato la saggezza e l’umiltà di rispondere con onestà e dire a volte che non avevo una risposta.
E’ molto incoraggiante vedere questi ragazzi crescere nella loro conoscenza di Gesù, vedere come le loro opinioni su Gesù sono cambiate dal primo studio a ora.
Sempre nel corso di lingua ho incontrato una ragazza dalla Lituania, che faceva erasmus qui, e dormiva a Riga in un ostello nei giorni in cui aveva lezione. Ha saputo che ero credente e mi ha chiesto se conoscessi un posto cristiano dove lei potesse stare. Le ho detto che poteva stare a casa mia; questa era la mia opportunità di esprimere l’amore di Cristo con i fatti. Lei mi ha detto di essere atea, ma dalla prima volta che abbiamo parlato è rimasta molto colpita, abbiamo parlato spesso di fede e io ho condiviso il vangelo con lei. Dopo alcuni mesi, a dicembre, lei ha deciso di dare la sua vita a Gesù e a gennaio ha finito il suo semestre erasmus.
In questo ministero puoi incontrare tanti studenti, fare amicizie, imparare tantissimo delle diverse culture ma poi… il loro tempo di erasmus finisce e li devi salutare e iniziare tutto daccapo…
Ma già ho conosciuto nuove ragazze appena arrivate, che ho invitato ai nostri eventi.
Dio è fedele, in ogni cosa, Egli ha risposto ad ogni mia preghiera e sta rispondendo alla mia preghiera di portare persone che volessero impegnarsi e diventare parte del team, così da non dover fare tutto da sola. Una ragazza dalla Germania, appena arrivata, e due ragazzi dello studio biblico vorrebbero fare parte del team.
Adesso ci stiamo preparando per la settimana evangelistica a marzo. Siamo entusiasti e non vediamo l’ora che il team dall’Italia venga a darci una mano.
In tutto questo vi dico solo che prima di andare in un posto a servire, dobbiamo sapere che Dio ha visitato quel posto prima di noi, ha preparato ogni cosa per il nostro arrivo, alla fine noi stiamo facendo solo le cose che Egli aveva preparato in precedenza!

Fjorilda Kreku

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In questi giorni sono stati aggiornati le notizie di lode e preghiera dai gruppi! Potete leggere e pregare per ciò che il Signore sta facendo in giro per l’Italia.

In particolare vi segnaliamo le richieste dei gruppi nuovi o che sono ripartiti quest’anno tra cui Catanzaro, Milano e Verona.

Il GBU di Catanzaro è nato da poco ma stiamo vedendo la benedizione del Signore su di esso. Siamo partiti in pochi e ora contiamo più di dieci studenti, abbiamo fatto parecchi inviti a persone che piacendo a Dio in questo nuovo semestre verranno e la nostra gioia è immensa…

Il GBU di Verona ha iniziato quest’anno, dopo qualche anno di pausa, una nuova sfida: quella di formare un gruppo. Per il primo semestre l’obiettivo da raggiungere era quello di fare almeno una o due riunioni, invece il Signore è andato oltre le nostre aspettative. Fino ad ora abbiamo già fatto alcune evangelizzazioni con gli studenti in università…

Il GBU di Milano è appena rinato in un’altra zona della città (Bicocca) e abbiamo iniziato con tanto tanto entusiasmo! Il modo in cui Dio ci ha messi insieme è stato meraviglioso e ha messo nei nostri cuori il desiderio di far conoscere Gesù agli studenti di Milano. Questo primo periodo per noi è stato di esplorazione, per conoscerci tra noi (veniamo da 3 università diverse), per vedere come muoverci nel cercare il luogo dove incontrarci e fare gli eventi, ecc…

Trovate anche notizie da Urbino, Bologna, Potenza, Siena, Cosenza, Torino, Roma, Firenze e Napoli.

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Mi chiamo Livia e da quest’anno sono coordinatrice del GBU a Torino. All’inizio dell’anno accademico ho saputo che non avrei più dovuto fare la pendolare come l’anno scorso perché avevo vinto un posto letto in una residenza universitaria a Torino. Poco dopo ho scoperto che mi era stato assegnato un posto distante dall’università, in una città a circa un’ora da Torino. Ero molto scoraggiata perché pensavo che questo avrebbe ostacolato il mio lavoro per il GBU. Dopo essermi trasferita in questa residenza ho conosciuto un paio di persone e le ho invitate alcune volte al GBU, sia al gruppo italiano che al gruppo internazionale. Dopo un paio di settimane alcuni dei non credenti che frequentavano il GBU si sono trasferiti nella mia residenza, e poi altri, altri e altri ancora. Con questo ho capito che ogni circostanza in cui ci troviamo fa parte dei piani di Dio, dobbiamo essere in grado di cogliere le occasioni che Lui ci dà.

Adesso ho l’opportunita di fare ciò che mi piace di più, cioè parlare di Gesù, tutto il tempo. Basta scendere in reception a prendere un caffè e dopo qualche minuto c’è qualcuno che mi fa domande su Gesù; i pasti che mangio in cucina ormai sono quasi tutti “eventi evangelistici”, cerco sempre di cucinare un po’ di più perché so che c’è sempre qualcuno che si aggiunge a me. Prima di Natale ho ordinato alcuni Vangeli nella lingua delle persone che stavo evangelizzando qui e per il 25 li ho messi in dei pacchetti regalo con delle dediche e li ho consegnati in reception di modo che arrivassero alla loro stanza. Tutti quelli che li hanno ricevuti sono stati molto contenti, la maggior parte mi ha detto che li sta leggendo ed è già sorta qualche domanda. Il 16 gennaio è stato il mio compleanno quindi mi è sembrata una buona scusa per evangelizzare; ho prenotato una stanza nella residenza, ho invitato questi miei amici a mangiare una pizza con me e ho invitato il gruppo del GBU internazionale (che ormai sono amici con questi ragazzi della mia residenza) i miei genitori hanno portato una torta e voilà! Sono bastati un paio di amici credenti per qualche ora insieme a questi amici non credenti per dimostrare loro l’amore di Cristo. I ragazzi della residenza sono stati molto contenti della serata e hanno espresso il desiderio di continuare a frequentare il GBU. L’evangelizzazione qui va alla grande grazie a Dio. Vi chiedo di sosternerci in preghiera, molti di questi miei amici vengono da paesi dove potrebbe essere molto difficile essere cristiani, ma noi crediamo nella potenza di Dio.

Con questa testimonianza vorrei incoraggiavi a investire del tempo nelle relazioni che avete con i non credenti: un caffè, un pasto assieme e vedrete che ci sono molte persone che apprezzeranno la vostra amicizia e che non vedono l’ora di sentire parlare di Gesù da un amico. Il Signore ci chiama a fare il primo passo, a metterci in gioco per Lui, anche se sembra difficile, anche se sembra che siamo da soli, Lui ci sostiene sempre e non si vergognerà di noi!

Un abbraccio dal GBU di Torino.

Livia Kaizer
(GBU Torino)

auguri
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L’altro giorno sono passato per un noto outlet della mia zona e l’augurio di ogni negozio quest’anno era “Happy Giftgiving”.

Donare agli altri è una bella cosa. C’è troppo egoismo in giro, anche in me, perché non sia utile una giornata in cui ci viene ricordata l’importanza di donare qualcosa agli altri. Sicuramente ci sono degli spunti in questo slogan che possono essere usati per Condividere Gesù da studente a studente: a tutta l’umanità è stato fatto un dono più grande e importante di qualsiasi altro dono. Dio ci ha donato suo figlio Gesù Cristo, e Gesù stesso ci ha donato la sua vita.

Giovanni 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Questo ci permette di riflettere insieme ad amici e conoscenti sul significato di dono e sulla sua gratuità per il destinatario, ci dice qualcosa su chi dona e su chi riceve.

Personalmente mi piace di più “Buon Natale” perché non pone al centro il concetto del donare, ma il dono stesso: Gesù Cristo. Oggi le persone sono sempre più distanti da Gesù e dalla sua buona notizia e diventa sempre più difficile trovare spunti per parlare di lui. Augurare buon natale a qualcuno è un ottimo modo, e con alcuni forse l’unico, per superare le barriere e Condividere Gesù da studente a studente. Cosa importa dal punto di vista della buona notizia se Gesù sicuramente non è nato il 25 dicembre o nell’anno zero. La cosa importante è che è nato ed è vissuto qui sulla terra. La cosa sconvolgente è la sua identità e il motivo per cui è venuto!

Luca 1:31-33 Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.

Qualsiasi sia il nostro approccio al natale e agli auguri, non perdiamo questa ottima occasione di Condividere Gesù da studente a studente ma anche semplicemente Condividere Gesù.

Buone feste a tutti: amici, sostenitori, studenti, soci e staff!

La sala gremita del convegno
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Il decimo Convegno Nazionale GBU ha avuto come tema “Il Vangelo di Gesù Cristo”. Gli studi presentati dal professor D.A. Carson hanno avuto l’obiettivo di stimolare la Chiesa alla predicazione del Vangelo e all’annuncio della Buona Notizia.

Durante il convegno, D. Carson ha elencato vari esempi di come il messaggio evangelistico, nella cultura occidentale, sia permeato da molteplici luoghi comuni. Inoltre, riferendosi agli studenti universitari, il professore ha considerato come sia ormai diffuso, in ambiente accademico, un ateismo “non cristiano”, non teso, cioé, a porsi in antitesi al Dio biblico. La Buona Notizia, di conseguenza, non è per niente scontata. Per quanto riguarda l’accettazione del messaggio di Cristo, il contesto non è molto cambiato a motivo del dilagante pluralismo e qualunquismo religioso. Comportamento che, mostrandosi tollerante e rispettoso per il credo altrui, pone il cristianesimo come un’alternativa tra le tante, distogliendo la persona dalla reale responsabilità di dover prendere una posizione a riguardo. Per queste ragioni, prima delle sei sessioni, D. Carson ha invitato i presenti a non dare per scontato “Il Vangelo di Gesù Cristo”. La centralità del Vangelo ha quindi l’obiettivo di contrastare il pensiero dominante, secondo il quale esistono molti modi per giungere a Dio. Annunciare la nascita, la morte e la risurrezione di Cristo, secondo l’analisi di Carson, richiama la predicazione ai gentili della Chiesa primitiva che già allora era stata accusata di essere esclusivista perché affermava che solo attraverso Cristo si può giungere al Padre.

I Gruppi Biblici Universitari hanno la finalità di condividere Gesù da studente a studente. La popolazione universitaria è estremamente eterogenea per cultura e nazionalità, orientamento politico, credo e religione. È una popolazione che viene continuamente invitata all’apertura e al riconoscimento di altre “verità”. Sostenere che Gesù è la via, la verità e la vita significa riconoscere che il problema è il peccato, la separazione da Dio, e l’unica soluzione è Gesù Cristo.

Benjamim Di Lullo
(GBU Firenze)

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E se esistesse un movimento cristiano che opera all’interno dell’università? Un gruppo di persone che vogliono portare il vangelo anche in un ambiente a volte intellettualmente ostile come può essere l’università? Un’organizzazione che cerca di fornire agli studenti cristiani momenti di ritrovo con altri credenti, strumenti di ricerca per disporre di risposte da dare a chi frequentemente cerca solo altre domande da innalzare come barriera contro la verità? E se esistesse questa realtà e non lo sapessi? Questo è stato lo scopo del GBU Open Day, tenutosi a Roma il 21 novembre scorso: far conoscere a quante più persone ignare di ciò, il GBU (Gruppi Biblici Universitari). L’invito a questo evento è stato esteso a tutti, ma principalmente si è cercato di convogliare pastori, responsabili e credenti delle chiese di Roma e dintorni.GBUopenday2

L’evento è iniziato con la possibilità di seguire un seminario a scelta tra “Parlare di Gesù ad un amico: come faccio?” tenuto da Sarah Breuel, “Il vangelo di Giovanni incontra il naturalismo” tenuto da Giacomo Carlo Di Gaetano e “Relazione tra Cristo e l’università: 5 modelli” sostenuto da Marvin Oxenahm. I tre seminari sono stati un palese esempio di ciò che il GBU cerca di sostenere: amicizia e condivisione di Gesù tra gli studenti (e non); ricerca filosofico-scientifica sul cristianesimo, la cultura e la scienza odierna; esplorazione teologica di 5 modelli possibili di relazione tra la fede cristiana e il mondo universitario: il centro di tutto è Gesù e la fede in lui.

Il motto del GBU è condividere Gesù da studente a studente e per dare al meglio la visione di questa possibilità all’interno del mondo accademico, dopo i seminari e una pausa caffè, c’è stata la presentazione del lavoro che questo movimento svolge sul territorio nazionale e internazionale.
Video, testimonianze, interviste hanno cercato, con un ritmo incalzante, di sviscerare ogni aspetto importante del modus operandi del GBU di Roma, provando a dare un’idea di come operano altri gruppi in Italia: per l’appunto è stato presentato il gruppo di Siena con l’intervista di Domenico Campo, studente coordinatore.
GBUopenday1Parlando invece di IFES, abbiamo intervistato Zach Smith, un ragazzo neozelandese, che ha dedicato i prossimi due anni a servire il Signore in Italia tra gli studenti con un programma di IFES chiamato InterAction. Anche l’organizzatore Luca Abatini ha dato la sua testimonianza da partecipante all’Assemblea Mondiale di IFES in Messico (2015).
E’ seguito l’intervento del segretario generale GBU Johan Soderkvist, che ha ulteriormente spiegato come funziona la macchina del GBU, del direttore delle Edizioni GBU Giacomo Carlo Di Gaetano e del presidente Davide Maglie.
Davide ha parlato della sua esperienza all’università e di come ha conosciuto il GBU: quando era uno studente universitario alla facoltà di lettere e filosofia iniziò ad avere interessanti scambi intellettuali con ragazzi non credenti, intelligenti e spesso preparati, che avevano risposte filosofico-scientifiche ai problemi della vita e dell’esistenza. Davide era una persona credente circondata da altre persone che non erano credenti ed erano ben consapevoli del perché. Ma Davide vedeva questi ragazzi non come minacce da cui tenersi lontano bensì come opportunità per poter parlare di Gesù. Così insieme ad alcuni studenti cattolici organizzò delle conferenze all’università su temi riguardanti la fede. Solo a questo punto, in uno dei dibattiti, incontrò altri credenti evangelici facenti parte del GBU. Davide oggi è il presidente del GBU perché ha creduto, riconosciuto e sperimentato l’importanza di un supporto per i giovani studenti universitari che si trovano spesso soli dentro le proprie facoltà: amicizia, incoraggiamento nella costanza della fede e l’obiettivo di “condividere Gesù da studente a studente”. Questo è il GBU, questo è ciò che l’evento GBU Open Day ha presentato alle chiese di Roma, per dare la possibilità di trovare fratelli e sorelle anche nell’università, perché la famiglia di Dio possa espandersi e perché chiunque possa trovarne riparo e incoraggiamento, tutto per la gloria di Dio.

Il tutto si è concluso con la cena e con un piccolo spettacolo in cui si sono esibiti vari artisti e cantanti.
È stato un evento speciale, emozionante e divertente che ha visto la collaborazione di studenti e staff del GBU, e il ringraziamento va agli organizzatori dell’evento, Ester Masdea e Luca Abatini in primis, e ancora ad Alessandro Amico e Debora Oxenahm, e a quanti hanno aiutato a organizzare e hanno collaborato per rendere questo giorno un giorno speciale.

Claudio Monopoli
(GBU Roma La Sapienza)

Beirut e Parigi
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Nelle ultime settimane il mondo è sotto shock ancora una volta per gli attacchi ai cittadini di Beirut e Parigi. Abbiamo tremato davanti all’orrore della distruzione causata da poche persone con poche armi e pochi esplosivi.
Ovviamente in IFES siamo preoccupati per i nostri fratelli e sorelle in Cristo, studenti e staff, che vivono in quelle città. E siamo grati per le notizie da LIVF Libano e GBU Francia che ci informano che sono tutti sani e salvi.

Sebbene siamo profondamente riconoscenti per la sicurezza di questi amici, soffriamo con i tanti che soffrono davanti all’ignoto, il dolore di aver perso amici cari e famigliari, la confusione e la lotta per restare saldi. Eppure gioiamo perché persone IFES sia a Beirut sia a Parigi ci raccontano dell’immensa differenza che fa la consapevolezza della presenza di Dio:

P, uno studente di LIVF Libano, scrive: ‘Come cristiani, diamo valore a ogni singola vita e ci assicuriamo di non confondere il terrorismo con l’Islam. Cerchiamo di gestire la nostra frustrazione ricordandoci delle mani protettive di Dio. […] E preghiamo di essere dei buoni rappresentanti di pace e speranza per la nostra comunità.’

Elie, Segretario Generale di LIVF Libano, commenta: ‘Per quanto siamo in ansia, confidiamo nel Signore e nella sua fedeltà. L’instabilità della situazione politica e della sicurezza getta un’ombra cupa sulla situazione del Libano. Ma in mezzo a tutto ciò possiamo vedere anche le mani del Signore e la sua grazia nelle opportunità di raggiungere i rifugiati, gli studenti e altri con il vangelo […]’

Joyce, responsabile IFES InterAction a Parigi, aggiunge: ‘E’ indubbiamente molto triste sperimentare un’altra tragedia, considerato che sono passati soltanto 10 mesi dagli ultimi attacchi a Parigi. L’intera nazione continua a essere sotto shock e in lutto, ma forse Dio userà tutto questo per risvegliare il popolo francese dal suo sonno spirituale, sollecitandolo a chiedersi: “Ma qual è il vero senso della vita? Dove stiamo andando?”’

I GBU francesi sono ansiosi di continuare con le attività, convinti che ora più che mai devono essere pronti a rispondere a queste domande. […]
Alla luce di questi eventi, gli studenti GBU a Montpellier hanno cambiato il tema dei loro prossimi incontri per parlare degli attacchi. I nuovi argomenti includono: in che modo i cristiani dovrebbero reagire agli attacchi, se la vendetta è giusta, se ci sono limiti al perdono e l’atteggiamento nei confronti degli stranieri.

Vorrei concludere con una breve riflessione di Jamil, Segretario Regionale per la regione MENA (Medioriente e Nord Africa): ‘I recenti attacchi dimostrano che il terrore non ha limiti. Questo smaschera la nostra vulnerabilità, ma ci aiuta anche a essere coscienti dell’inferno che milioni di uomini e donne affrontano nella regione MENA. Gli eventi di Parigi non sono nient’altro che i detriti del tumulto nel mondo arabo-islamico e nessuno può misurare il pericolo o la durata di ciò che sta accadendo. Nella regione MENA continuiamo a nutrire la speranza in mezzo alla tempesta. A volte, nella mia incredulità, scopro che il Signore è andato avanti a noi, ha già aperto porte e trasformato cuori. Per esempio, abbiamo avuto due incontri a ottobre, uno in una località che non posso menzionare e un altro in Syria. A ognuno di questi eventi erano presenti circa 80 studenti. E’ un miracolo. Ci ricorda anche quanto Dio può fare con il poco che gli offriamo. E’ la speranza nelle sue promesse che ci spinge ad andare avanti.
Preghiamo che il Signore ci dia la forza e la perseveranza di essere sale e luce in un mondo devastato.

Trovi l’articolo originale su ifesworld.org

 

Logo IFES
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FEUER (fuoco, in tedesco). Rende bene l’idea della passione, la forza e la velocità con la quale FEUER sta portando avanti eventi di missione (settimane evangelistiche) in tutta Europa. Nella prima metà di quest’anno  ci sono stati eventi FEUER in più di 150 università in 30 Paesi europei. Anche se la maggior parte degli eventi sono stati in Inghilterra,  ce ne sono stati 3 in Albania, 2 in Danimarca, 10 in Norvegia, 2 in Serbia e Montenegro, 5 in Spagna, 2 in Ucraina e altri in Moldavia, Bielorussia, Bosnia, Olanda, Austria, Svezia e Svizzera.


EUS Serbia, Credo Sweden, CCX Ukraine

Marko dalla Serbia scrive, ‘Novi Sad è la seconda università più grande della Serbia. E’ molto secolare. Abbiamo tentato in tutti i modi di organizzare un dibattito all’università, ma la proposta non è stata accolta. Però non ci siamo scoraggiati. Abbiamo invece affittato lo spazio in uno dei bar più popolari al centro dell’università!

‘Il tema della settimana era “La Ricerca”. Lunedì c’è stato il dibattito con una Società Atea e sono venute circa 100 persone. Mercoledì e giovedì c’erano circa 70 studenti di cui il 40% non credenti. E’ stato incredibile vedere la stanza pieno per quattro sere di fila. Ventidue nuovi studenti hanno lasciato il loro contatto.’

[…]
La primavera scorsa, gli studenti di CCX Ucraina a Kharkiv hanno organizzato la loro prima settimana evangelistica nell’Università Centrale e hanno visto quanto Dio sia all’opera tra gli studenti! Nel corso della settimana circa 250 studenti hanno ascoltato il vangelo e 10 di loro hanno risposto alla chiamata di dedicare la loro vita al Signore.

Ora a Kharkiv stanno svolgendo la seconda settimana evangelistica (2-6 November). Il tema è «Cristianesimo senza Censura». Gli organizzatori scrivono con grande entusiasmo a proposito dell’autorizzazione di svolgere gli eventi in tre campus: ‘Potremo parlare agli studenti di Dio e invitarli con urgenza a seguire Cristo – e questo è un miracolo! E questa grande opera di Dio ha unito gli sforzi di 10 chiese e circa 60 persone in un’unica missione: la missione nell’università.

Pregate che il progetto porti frutto e le chiese di Kharkov accolgano gli studenti neo convertiti.’

In questi giorni c’è la conferenza annuale di FEUER, in Francia: 100 evangelisti da 36 Paesi europei ed euroasiatici si riuniranno dal 6 al 9 novembre e l’evento sarà seguito da settimane evangelistiche in Albania, Francia e Svizzera. Pregheresti per la formazione di questi giovani evangelisti e affinché le vite di molti non credenti siano toccate in questi giorni?

Dall’Italia partecipano Francesco Schiano (Staff Napoli) e Paul Chatfield (Staff Torino). Entrambi fanno parte del network PROCLAMA  del GBU italiano che condivide gli scopi e la visione di FEUER ma nel contesto italiano.

Continua la lettura sul sito IFES (Inglese-Francese-Spagnolo)

Un abaco
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Eccoci all’inizio di un nuovo anno accademico con l’onore, la responsabilità, la sfida e il piacere di “splendere come astri luminosi in mezzo a una generazione corrotta e perversa, tenendo alta la parola di vita”!

Che siate veterani, con una lunga lista di successi e insuccessi, o matricole, che provano quel misto di eccitazione e timore davanti alla possibilità di impegnarsi con il GBU, voglio chiedervi: “Come misurate il successo dei vostri sforzi evangelistici?” Come stabilite se lo sforzo profuso ha raggiunto il suo scopo, o se avete fallito, e quindi la prossima volta dovrete cambiare completamente metodo e approccio?

La mia risposta è sempre stata, consciamente o inconsciamente, contare il numero dei convertiti, o almeno quello delle persone colpite dal messaggio, o, quando proprio mi volevo aggrappare al risultato minimo accettabile, contare quanti erano stati “raggiunti”, quante persone erano state presenti all’evento, con quanti ero riuscito a parlare del Vangelo…

Forse si potrebbe proporre un gioco a punti: 3 per il convertito, 2 per l’interessato, 1 per il raggiunto.

Quante volte mi sono sentito frustrato perché il mio punteggio era troppo basso.

Ci sono sicuramente mille motivi per i quali un simile approccio all’evangelizzazione è sbagliato. Piuttosto che cercare di elencarli, vi invito a guardare al libro del profeta Giona, come abbiamo fatto recentemente a Napoli insieme ad alcuni membri del GBU di Potenza.

Leggete tutto il libro, bastano pochi minuti, e dopo che lo avete fatto chiedetevi: “Su chi si concentra l’opera di Dio?”

E’ sorprendente notare che in un libro in cui si parla della salvezza di più di 120000 persone, l’attenzione di Dio sembra essere concentrata soprattutto sull’individuo che era stato scelto per consegnare un messaggio.

A differenza degli altri libri profetici, il libro di Giona dedica pochissimo spazio al messaggio che il profeta era stato chiamato ad annunziare. I destinatari del messaggio sono anch’essi poco più che comparse. Giona, invece, viene chiamato, corretto, usato, ripreso e accompagnato da Dio nel corso di tutta la storia. E’ alla sua trasformazione (potremmo anche dire conversione), seppure incompleta, che l’intero libro è dedicato.

Dio non ha bisogno di noi per portare il Suo messaggio agli studenti delle nostre università, ma ci ha scelto perchè vuole compiere un’opera in noi.

Alla fine di ogni vostro sforzo evangelistico, quest’anno, provate a valutare ciò che avete imparato di Dio, e lasciate fiduciosamente il resto nelle Sue mani!

Francesco Schiano

(Staff GBU Napoli)

Profughi
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«Le Bibbie sono finite; non te ne posso dare più», disse con decisione Tommaso a un energumeno, profugo nigeriano, in uno dei tanti Centri di accoglienza della provincia di Trapani, in Sicilia. «Perché cinque minuti fa, quando ci hai visti a distribuirle te ne sei scappato via?»,

«Sono andato a lavarmi le mani di corsa perché desidero tanto avere una Bibbia ma non volevo prenderla con le mani sporche», risposte Vincent, scoppiando in lacrime!

Stefano era rimasto colpito dall’amore per la Bibbia che aveva visto nei Centri di accoglienza siciliani dove si era recato con gli altri giovani della sua comunità per aiutare Tommaso a distribuire vestiario e, appunto, Bibbie ai profughi dell’estate 2015, provenienti per lo più dalle nazioni sub-sahariane. Tornato a Chieti, nella sua città, aveva cominciato a fermare i profughi che incontrava per strada, a chiedere se avevano bisogno di qualcosa e se volevano una Bibbia. Quando incontrò Lacki, dalla Nigeria, e gli offrì un Nuovo Testamento in inglese, vide il volto del nigeriano illuminarsi. Lacki prese con gioia il regalo e cominciò a batterselo sul petto: «Dio è nella mia vita. È nel mio cuore», continuava a gridare con gioia. Due fratelli in fede si erano incontrati!

Questi sono solo due dei tanti aneddoti che si possono raccontare e che dimostrano che quando il popolo di Dio si muove, questa immane tragedia delle migrazioni attraverso il Mediterraneo e i Balcani può rivelare i segni e i semi della provvidenza divina che come sempre sta trasformando in bene quello che gli uomini pensano e fanno di malvagio. Perché le migrazioni hanno alla loro radice il peccato dell’uomo che ha sconvolto gli equilibri sociali e di sopravvivenza del pianeta.

Ho guidato una piccola missione di sostegno all’opera tra i profughi africani in Sicilia, composta dal gruppo giovani della mia chiesa insieme ad altri provenienti da altre comunità locali. Fra di noi c’erano diversi studenti universitari.

Abbiamo intitolato questa missione “Stranieri come noi”, prendendo spunto dal testo di Levitico 19:34, convinti che l’accoglienza senza se e senza ma sia un imperativo per i cristiani in Gesù Cristo che sono sottomessi alla Parola di Dio. Il nostro scopo era quello di distribuire vestiario nei Centri di accoglienza, offrire Bibbie, condividere il vangelo e ritrovare i nostri fratelli e le nostre sorelle in fede che ce l’hanno fatta ad attraversare il Mediterraneo.

La nostra esperienza è stata straordinaria. Ci siamo sentiti parte dell’azione che lo Spirito vuole che i cristiani di Occidente svolgano in questo momento. Sono tante le storie da raccontare. Possiamo testimoniare che Dio è all’opera e chiama i suoi figli ad agire, con urgenza. Tutto ciò produce nelle chiese stanche dell’Occidente un nuovo entusiasmo. L’esperienza di Stefano lo testimonia: tornato nella sua città ha iniziato, insieme ad altri, a cercare i profughi che sono disseminati in mezzo a noi, in Italia.

Dall’esperienza della missione abbiamo avuto conferma che l’accoglienza deve contenere almeno tre elementi:

  • Deve condividere il vangelo, con amore, comprensione e delicatezza;
  • Deve mostrare l’amore cristiano rispondendo ai bisogni di donne e uomini disperati offrendo loro ascolto e risposte concrete (vestiti, indicazioni, suggerimenti, etc.)
  • Deve ricercare la chiesa sofferente che si nasconde tra i profughi di qualsiasi nazione.

Nella nostra missione c’erano alcuni studenti universitari impegnati nel GBU. Mi sono posto spesso la domanda di come potrebbero incontrarsi questi due mondi: quello delle migrazioni e quello degli studenti.

Alcuni suggerimenti:

  • Ridurre lo spazio per il divertimento. Siamo in emergenza e bisogna piangere e soffrire con chi piange e soffre. Utilizzare le proprie vacanze per dare una mano, tornando nelle proprie chiese locali e mettendosi a disposizione.
  •  Ci sono ambiti di studio che richiedono periodi di tirocinio sul campo. Questo è il momento per studenti di pedagogia, psicologia, sociologia, medicina, etc. di fare esperienze sul campo.
  • Grande è il bisogno di persone che parlino altre lingue: dall’inglese al francese, alle lingue arabe, bengalesi, etc. Si sa che tra la popolazione studentesca è molto più alta la conoscenza di qualcuna di queste lingue.
  • C’è bisogno di gente che comprenda i quadri legislativi, che si interfacci con le prefetture con le associazioni e le istituzioni locali, studenti o laureati in legge, economia, servizi sociali, etc.

Credo che mai come in questo momento ci sia bisogno di sinergia e accordo tra le vocazioni secolari e quelle spirituali. Il centro di coordinamento di chi si mette a disposizione e l’azione nei confronti dei profughi deve essere assolutamente la propria chiesa locale.

Se anche gli studenti si mobilitano, allora faranno profonde esperienze.

Daniel, Sierra Leone, un passato da bambino soldato, tremendi traumi famigliari alle spalle (genitori uccisi), scampato al Mediterraneo, è uno di quei profughi che conosce il Signore, e la sua Parola. Alla fine di una mattinata passata a ripulire il litorale di una cittadina siciliana, insieme ad altri profughi e al nostro gruppo di volontari, quando eravamo tutti insieme in cerchio per cantare e lodare, eleva al Signore questa preghiera: «Signore grazie perché oggi ci hai dato la forza di compiere la tua opera e di renderci utili nella società».

Dio è all’opera, anche nelle tragedie.

Giacomo C. Di Gaetano (Staff GBU a Chieti)


Segnaliamo alcune risorse sull’emergenza profughi:

Se avete altre risorse o attività da segnalare, in particolare se sono iniziative studentesche, scriveteci!