C’è ancora speranza?
Di Valentina Ferraris, Staff in Formazione
Siamo in Palestina, all’incirca nell’anno 30 d.C., il venerdì prima della celebrazione della Pasqua. Nella città di Gerusalemme, Gesù, un semplice ebreo di Nazaret, che dichiara di essere il Salvatore tanto atteso dal popolo ebraico, viene condannato a morte e crocifisso. Improvvisamente a mezzogiorno scendono le tenebre su tutto il paese e si avverte un forte terremoto, che squarcia la cortina del tempio. Dopo ore di agonia Gesù è morto. Il suo corpo viene sepolto nella tomba di famiglia di Giuseppe di Arimatea, un uomo giusto che attendeva il Regno di Dio, e che decide di onorare Gesù con una decorosa sepoltura. La vita di un grande uomo, che ha sempre pensato ai più deboli ed è venuto sulla terra per far conoscere Dio Padre, è stata spezzata. Tutte le speranze che i suoi seguaci hanno riposto in Lui sono in un attimo svanite: chi li salverà ora che il Messia è morto?
Sconforto e nuove certezze
Due giorni dopo, in questo clima di stupore, confusione e rassegnazione, due dei discepoli di Gesù si recano in cammino a Emmaus, una cittadina nei pressi di Gerusalemme. Il Vangelo di Luca (Luca 24: 13-32) ci racconta che i due stanno discutendo, quando a un certo punto si avvicina loro uno sconosciuto, che li accompagna nel tragitto. Vuole sapere di che cosa stiano parlando i due uomini, i quali gli rispondono con queste parole:
«Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni? (…) Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose»
Luca 24: 18-21
I due discepoli confessano di non aver compreso perché colui che essi credevano fosse il Messia sia stato ucciso. La sua morte ha gettato nello sconforto chiunque lo abbia seguito e amato. Di lì a poco, però, scoprono che l’uomo che hanno incontrato per strada è proprio Gesù! Sorge in loro una nuova speranza, data dalla certezza della resurrezione di Gesù: la morte non ha potuto vincere il Figlio di Dio, che è ritornato in vita il terzo giorno, così come egli stesso aveva preannunciato.
Il nostro fondamento
Sì, perché senza la certezza che Gesù sia risorto, la fede cristiana perde il suo fondamento. Ce lo ricorda anche l’apostolo Paolo:
«Se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede»
1 Corinzi 15: 17
Se non crediamo che Gesù sia il Figlio di Dio giunto su questa terra per far conoscere Dio Padre e per morire a causa dei nostri peccati, risuscitando il terzo giorno; se non siamo certi, quindi, che Gesù oggi è vivo e desidera essere il nostro Amico, Maestro, Fratello e Salvatore, allora non abbiamo possibilità di trovare speranza. Solo la fede in un Dio tanto ricco d’amore da proporsi come mezzo per la nostra salvezza e tanto potente da sottrarre la sua stessa vita alla morte ci dona gioia e speranza per l’avvenire. E non è forse questo il messaggio della Pasqua, che ci apprestiamo a celebrare in questi giorni?
Dopo aver compreso che Gesù è risorto, tutti i discepoli vengono riempiti di una gioia e di una pace indescrivibili e si sentono chiamati a mettersi al servizio del Messia. Egli assegna loro un compito fondamentale: annunciare in tutto il mondo la Buona Notizia che hanno ricevuto, ossia la speranza di salvezza data da Gesù. E così hanno fatto.
La nostra missione
Il monito che Gesù lascia ai discepoli in Matteo 28: 18-20 è quello che anima ancora oggi ogni iniziativa volta a far conoscere il Suo amore agli altri, ed è ciò che alimenta la missione del GBU: condividere Gesù da studente a studente. Viviamo in un mondo in cui purtroppo le certezze, i valori e la stabilità di cui avremmo bisogno ormai sono venuti meno. Sempre di più nell’ambiente universitario gli studenti sono soffocati da sensi di colpa, insicurezze, dubbi e mancanza di autostima. Il messaggio d’amore di Gesù, la notizia della salvezza concessa all’uomo grazie alla morte del suo Salvatore e la certezza nella sua resurrezione sono l’unica vera fonte di speranza, ancora oggi, nel 2023. Il GBU crede fortemente in questa verità e si impegna con dedizione per servire quel Gesù morto e risorto che in occasione della Pasqua vogliamo ricordare e adorare. Qui a fianco puoi leggere le testimonianze di alcuni gruppi GBU e sostenerli in preghiera in questa missione!