Di Gianluca Nuti, ex studente GBU e oratore al GBU Summer Camp 2022
L’estate sta finendo. Questo era il punto di partenza del Summer Camp 2022. Non proprio una prospettiva incoraggiante! Eppure, man mano che si avvicina l’autunno, è facile avvertire un senso di nostalgia, o addirittura di vaga delusione: dove sono le risate, le abbuffate, il relax tanto attesi durante l’anno? Com’è possibile che tutta la felicità che ho sperimentato sia svanita così in fretta? Forse una sessione estiva più lunga del previsto, forse un viaggio cancellato per problemi di Covid; sta di fatto che proprio il periodo dell’anno più solare e rilassante ci svela il carattere sfuggente della felicità. L’estate sta finendo, anche se sembra essere iniziata solo ieri.
La risposta che non ci aspetteremmo
Viene naturale chiedersi allora in cosa consista la felicità. E forse, addirittura, quale sia il senso della vita! Domande importanti per tutti, ma domande cruciali per chi studia all’università e si prepara a dire la sua nel mondo. Spesso, anche inconsapevolmente, rivolgiamo queste domande alle grandi menti di varie epoche. Le risposte che sentiremo da loro probabilmente plasmeranno la nostra vita. Chi vorrebbe perdersi un TED Talk di Alessandro Barbero o del grande (oggi compianto) Piero Angela sul senso della vita?
Ma cosa succederebbe se il nostro conferenziere, una volta salito sul palco, ci dicesse che tutte le sue ricerche sull’argomento non lo hanno portato a niente? Cercare di capire qual è il senso della vita e come trovare la felicità è come cercare di afferrare il vento: un tentativo inutile. È molto probabile che sentiremmo il terreno tremare sotto ai nostri piedi…
Tutto è vanità
Questa sensazione di smarrimento è la stessa che proviamo quando l’Ecclesiaste, uno dei più grandi sapienti di Israele, dopo una vita trascorsa nel lusso, nei viaggi, nelle relazioni internazionali, nelle scoperte scientifiche e nella produzione letteraria ci comunica molto serenamente che, sotto il sole, tutto è vanità (Ecclesiaste 1:2). Sarebbe a dire, tutto ciò che l’occhio può osservare e la mente può concepire sfugge alla nostra comprensione come uno sbuffo di vento sfugge alla nostra presa. Ancora una volta, non proprio una prospettiva incoraggiante!
Tanta fatica, nessun profitto
Ma per l’Ecclesiaste non può essere diversamente, in un mondo in cui nonostante tutti i faticosi e travagliati sforzi dell’essere umano, “non c’è niente di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9). Tutta la fatica che l’uomo sostiene in questo mondo, tutte le ore passate sui libri e i soldi spesi in master di specializzazione, alla fine ci lasciano in mano poco più che un vapore. La carriera? Solo altre fatiche una dopo l’altra, senza un vero punto d’arrivo. La soddisfazione per i propri traguardi? Temporanea e insufficiente, sempre orientata a un risultato ancora successivo, magari migliore, forse più soddisfacente.
L’iperattivismo, la goal-orientation, la spinta verso il progresso tecnologico: tanto movimento, nessun cambiamento. Tutti i nostri progetti e programmi sono esposti al fallimento per il minimo imprevisto (Ecclesiaste 3:1-15) e ogni ricerca del piacere si risolve nell’attesa del piacere successivo (Ecclesiaste 2:1-11). In tutto questo, le nostre mani sono ancora vuote, strette a pugno per cercare di afferrare quel vapore, quella vanità che è il vero senso della vita in questo mondo. E la fatica? Quella sì, rimane. Tanta fatica, nessun profitto.
Il problema dell’uomo
A questo punto, l’unica vera scoperta del nostro sapiente, l’Ecclesiaste, è una non-scoperta: gli esseri umani non possono trovare la saggezza, perché irrimediabilmente peccatori, intrappolati fra le braccia di Follia (Ecclesiaste 7:23-29). Ogni nostra ricerca è destinata ad andare alla deriva, perché noi stessi siamo alla deriva. Ecclesiaste stesso non è un’eccezione, e per questo tutta la sua ricerca porta a un nulla di fatto.
Il problema di ogni uomo è il problema di ogni studente e di ogni ricercatore: la ricerca di senso nella creatura invece che in Dio. Trovare felicità nelle cose buone della vita invece che nel Dio buono che le ha create. Per questo ancora oggi vale la pena ascoltare i “podcast” dell’Ecclesiaste, per questo ogni studente dovrebbe accorrere alla sua conferenza, riportata parola per parola nella Bibbia: perché quel problema è anche il nostro! Tutti noi cerchiamo senso e felicità nella creazione invece che nel Creatore. Tutti noi, cioè, siamo folli mentre pensiamo di essere saggi.
Tanta fatica, una grande ricompensa
Ma questa non è tutta la storia. L’estate non sta finendo! Dio, proprio quel Dio che abbiamo dimenticato, non ha dimenticato noi. È ancora possibile tornare a Lui prima dell’ultimo giorno; l’ultimo giorno delle nostre vite, ma anche l’ultimo giorno di un mondo stanco e prossimo alla sua fine (Ecclesiaste 12:1-10). “Ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza” è la chiamata che l’Ecclesiaste rivolge con forza a tutti noi e che ha rivolto anche agli studenti del GBU durante il Summer Camp 2022. La chiamata a ritrovare la strada di casa, verso il Dio che ci ha progettati e formati, e nelle cui mani viviamo le nostre vite, anche senza rendercene conto.E la fatica? La fatica rimane, la vanità è ancora qui, ma per poco. Gesù, la Parola creatrice, dal suo trono sopra il sole dice: “Io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21:5). In ultima analisi, la chiamata dell’Ecclesiaste è la chiamata a trovare in Gesù la nostra felicità. Perché solo grazie a lui il nostro più grande problema, il peccato, è stato risolto. E perché solo in Cristo anche la più piccola fatica avrà una grande ricompensa.