Che ansia!
Vivere nel mondo di oggi può essere spaventoso! Ci sono così tante paure che si presentano in forme e intensità diverse, da quelle globali come le pandemie o le guerre, a quelle personali come il fallimento degli studi o delle relazioni. Possono essere razionali come forme di autoconservazione, o irrazionali e paralizzanti. Per quanto i media ci mostrino una tragedia dopo l’altra e i social network aumentino la pressione per diventare una versione irrealisticamente perfetta di noi stessi, l’importanza della salute mentale non è mai stata così discussa come oggi.
Essere cristiani ed essere ansiosi?
Cercare di dare un senso a questo sviluppo apparentemente contraddittorio da soli, fa girare la giostra dei pensieri nella nostra testa, ma come cristiani si aggiunge un’altra difficoltà: l’aspettativa di essere totalmente in pace con qualsiasi cosa il mondo ci getti addosso, perché abbiamo questa grande promessa che un giorno il Signore ci accoglierà a braccia aperte nella nostra casa eterna; tutti i problemi e le sofferenze che stiamo vivendo ora non saranno più nemmeno un lontano ricordo, ma completamente dimenticati. Sebbene ognuna di queste affermazioni sia vera e motivo sufficiente per adorare, lodare e soprattutto ringraziare il Signore in ogni singolo giorno in questo mondo, non è la fine della storia.
Nella maggior parte dei casi questa verità sul nostro futuro ci riempie di un’incredibile speranza, ma se a volte non è così, può anche essere fonte di senso di colpa e di vergogna, entrambi sentimenti che nessuno ammette volentieri di avere e che quindi possono far pensare che siamo da soli ad affrontarli. Ma non lo siamo e questo è il primo e sicuramente tra i più importanti insegnamenti che ho tratto dalla Festa GBU di quest’anno, dedicata al tema dell’ansia.
Formare comunità contro l’ansia
Più di 150 cristiani provenienti da tutta Italia e dal mondo sono venuti in questo piccolo centro congressi in mezzo al nulla, con ulivi e vigneti a perdita d’occhio, per trascorrere un fine settimana pieno di pioggia primaverile trafitta da raggi di sole, conversazioni ispirate, risate e musica.
Anche se questo sembra il luogo perfetto per dimenticarsi dei pensieri e delle emozioni che si susseguono, era esattamente il posto giusto per non essere distratti, ma per imparare e condividere e costruire insieme una comunità in cui è sicuro fare domande ed essere vulnerabili. Sperimentarlo in prima persona ci aiuta a creare un ambiente simile anche nei nostri gruppi GBU locali, nei nostri gruppi di amici e all’università, per rendere più facile per le persone raggiungere e chiedere supporto.
Dio ci sostiene nella lotta
Nel corso dei quattro giorni abbiamo ascoltato tante testimonianze incoraggianti, in primo luogo dal nostro incredibile oratore ospite Daniele Recca, e come nella Bibbia Dio abbia sostenuto le persone in situazioni difficili. In 1.Re 19:1-18, leggiamo della lotta di Elia per vedere il piano di Dio mentre è in fuga per la sua vita e vediamo come il Signore provvede a fargli continuare la sua opera di profeta.
Anche Gesù stesso ci assicura nel suo famoso sermone sul monte che Dio, come nostro Padre celeste, provvederà a tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando cercheremo il suo regno e la sua giustizia invece di preoccuparci dei problemi che il domani potrebbe portare (Matteo 6:32-34).
Contro l’ansia nella pratica
Sebbene la Bibbia offra molte parole incoraggianti ed esempi di persone che prosperano grazie alla potenza del Signore, per me i più utili in questo fine settimana sono stati gli estratti di alcune lettere dell’apostolo Paolo che offrono consigli più pratici su come affrontare l’ansia e le lotte emotive su base quotidiana. In particolare il seguente versetto: “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza, di amore e di autocontrollo”. (2.Tim 1,7), che Daniele Recca ha citato in uno dei suoi interventi, mi è rimasto impresso anche dopo la Festa e continua a darmi forza per affrontare un mondo che spesso sembra venderci la paura.
Possiamo concentrarci per rendere la nostra fede ancora più potente e resistente, come nell’esempio di Paolo che loda e ringrazia il Signore anche nelle più grandi difficoltà.
Quando reagiamo alle situazioni di paura, possiamo pregare che ciò ci aiuti a esercitare l’autocontrollo e a gestire le nostre emozioni in modo costruttivo, in modo che la nostra reazione sia deliberata e non impulsiva.
Ma soprattutto possiamo seguire l’esempio di Gesù e guardare oltre noi stessi servendo, curando e amando coloro che ci circondano, il che non è una negazione della paura, ma una risposta ad essa, che riflette una fiducia che supera le circostanze immediate, una fiducia totale che il Signore ci salverà e ci porterà al sicuro nel suo regno celeste (2.Tim 4,18).
Lena Zuspann (GBU Torino)