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Marcella Fanelli
(16 marzo 1913 – 19 marzo 2017)
In memoriam
Marcella Fanelli al Primo Convegno Nazionale GBU del 2005
Un obituario che si rispetti deve tentare di ripercorrere le tappe significative del caro che ci ha lasciati. Nel caso di Marcella questa sarebbe un’impresa quasi inutile, vista la mole di materiale biografico che ella ci ha lasciato nel suo Passeggiata lungo il XX secolo (Edizioni GBU 2011), il suo volume testamento di cui diremo fra un attimo e da cui attingeremo comunque per ricordare Marcella.
Al di là di Passeggiata ci sarebbero da raccontare ancora gli ultimi anni della sua vita, dal 2001 a oggi; ma, stranamente, è lei stessa che ce li ha prefigurato e anticipato proprio alla fine del suo libro:
«Che dire della mia vita, se non paragonarla ora ad una navigazione tranquilla, rallegrata dall’affetto di Jean, delle mie nipoti, dei miei nipoti e pronipoti, dei tanti amici?» (p. 629).
Dovremmo però aggiungere a questa nota altri nomi e altre attenzioni di cui ha goduto la cara Marcella Fanelli come sicuramente quello di vari membri della famiglia Grosso (Elaine ed Emilio su tutti), e poi ancora Aldo Viscogilardi e il dott. Vincenzo Cuozzo. E altri ancora!
Tuttavia nel dire qualcosa di Marcella non possiamo sfuggire al suo invito a incamminarci con lei nella stupefacente Passeggiata che ci ha lascito in eredità. Il titolo stesso di questo libro è a mio avviso una sintesi e una figura della vita di Marcella. La passeggiata è un evento che richiama le atmosfere della lievità, della luce e dell’armonia sensoriale. Marcella è stata una donna che ha espresso questi tratti esistenziali e caratteriali, riuscendo anche a trasmetterli a tutti coloro che le si avvicinavano, potendone apprezzare, questi ultimi, il suo gusto per il bello, per le arti, per gli equilibri cromatici, per i suoni e per il canto.
Ma chi si avventura in una passeggiata con i tratti caratteriali che abbiamo appena descritto è anche nella migliore condizione per gettare uno sguardo attento su tutto ciò che lo circonda; chi è nella bucolica serenità del tempo che scorre quasi infinito (104 anni) ha infatti lo sguardo esercitato a cogliere i particolari della vita; i risvolti del bello, ma anche i risvolti dell’incompiuto, del frastagliato, del transeunte. Marcella è stata una donna che ha saputo cogliere, in ragione di una sensibilità raffinatissima, le difficili condizioni dell’esistenza umana; essa stessa non è stata risparmiata da molte sofferenze causate da ciò che un giovane studente da lei seguito negli anni ’50 a Parigi con il GBU, il prof. Henri Blocher, definirà più tardi il mistero opaco del male: pensiamo alle perdite dolorose, alle separazioni, alle delusioni delle relazioni d’amore, e soprattutto al dolore lancinante dei conflitti.
Ormai giovane donna, a Firenze, Marcella confidò queste parole al suo diario (Passeggiata):
«cosa offre realmente la vita [se non] momenti di gioia da tesaurizzare, altri di difficoltà e sconforto da combattere e vincere, forse con cui convivere, e se fosse stato possibile, da dimenticare» (p. 276).
Una passeggiata di tal sorta, che dunque coincide con un’intera vita, con un’intera esistenza, non può non avere un fulcro equilibratore, un punto archimedico che diviene anche, nel caso la passeggiata diventasse lunga con la necessità di affrontare svolte importanti, mèta e fine, telos, ma anche movente ultimo.
Questo nucleo Marcella lo identifica perfettamente nella sua esperienza di fede personale degli anni 1927/28, a Cuneo, raccontata in questi termini: «presi coscienza del “peccato”… Si trattava di un dominio nei cui confronti bisognava decidersi: o farsene soggiogare o ribellarvisi – e liberarsene. Ma solo Cristo avrebbe potuto liberarcene. Prendevano senso le frasi “salvati per mezzo del sangue di Cristo”, “Cristo morto per i nostri peccati”, “morti e risorti con Cristo”. Mi inginocchiai e gli chiesi di aiutarmi» (pp. 225–226).
L’ingresso di Marcella nella fede non fu però un ingresso in un’esperienza soggettiva e intimistica. Membro di una famiglia che aveva in sé una grande eredità spirituale costituitasi grazie alla frequentazione del mondo valdo–metodista e di quello delle Assemblee dei Fratelli, Marcella attraversa con la sua lievità piena di ponderata considerazione il mondo evangelico italiano, a partire da quella Firenze degli esperimenti infra–evangelici dei tempi successivi alla liberazione. Già in quegli anni, durante la guerra, e sotto le bombe, ha il tempo di codificare i sogni suoi e di sua madre, sogni orientati fin da allora all’editoria: «fondare una casa editrice. … iniziare una piccola attività editoriale evangelica in Italia, così da fornire agli evangelici traduzioni di almeno alcuni dei tanti bei volumi di studio …» (pp. 471, 519).
Parlando del clima successivo alla liberazione, Marcella descriverà eventi il cui succo cercherà poi di ritrovare e riproporre nel suo ministero successivo:
«La libertà più appassionata e goduta, quella alla quale noi giovani, che non l’avevamo conosciuta, dovemmo abituarci, fu la libertà riguardante l’esternazione del pensiero… Ricordo in una prima “riunione di ringraziamento” alla Vigna Vecchia, alla quale erano intervenuti gli evangelici fiorentini la loro riconoscenza al Signore per essere ora cittadini liberi; … Vi furono riunioni di membri delle diverse chiese evangeliche, nutrite da un entusiasmo che spingeva a pregare insieme, a discutere progetti e anche a ritrovarsi per conoscersi meglio, come se la guerra avesse spazzato via antiche barriere» (p. 518).
Ed è in questo contesto evangelico, a partire dalla frequenza per lunghi anni della chiesa dei Fratelli di Via della Vigna Vecchia, a partire dalle dinamiche non sempre pacifiche dell’Istituto Comandi, gestito per molti anni dalla mamma Elvira (1937–1946), a partire da un contesto aperto alle influenze di tutto il mondo evangelico, Marcella maturerà, dopo l’esperienza lavorativa a La Fondiaria (1943–1955), la visione di impegnarsi per il Signore. Lo farà in una missione che ella troverà estremamente congeniale alle sue aspirazioni di servizio, pur non avendo lei stessa mai conseguito una laurea: i Gruppi Biblici Universitari.
Siamo agli inizi degli anni ’50 ed ecco alcuni tratti di quella sua esperienza iniziale.
«Li iniziò [i GBU] Maria Teresa [De Giustina] che dal dottor Pache aveva avuto il suggerimento e l’incoraggiamento a portare anche in Italia quel modo, già presente in molti paesi del mondo ma nuovo per gli italiani, di diffondere la buona notizia dell’evangelo nell’ambito degli studenti universitari. … Mi soddisfaceva quel modo concreto di affrontare il testo biblico, la possibilità data ad ognuno, anche il più ignaro di problematiche bibliche, di fare domande, esprimere il proprio pensiero, non reprimere i dubbi, sentirsi protagonisti della ricerca. Col tempo conobbi ed apprezzai altre cose: l’interdenominazionalità, l’omogeneità della posizione teologica …» (p. 550).
Nel 1952, insieme a Maria Teresa, Marcella fonda la Rivista CERTEZZE.
Nel 1956 va a Parigi e da qui a Londra, dove approfondisce la sua conoscenza del mondo studentesco evangelico internazionale (IFES) facendo incontri importanti che segneranno il suo ministero futuro. Uno in particolare vale la pena ricordare: l’incontro con John Stott, allora giovane predicatore nella chiesa di All Souls; Marcella ammette di apprezzare più di Martin Loyd–Jones in quanto in possesso, il primo, di una predicazione “biblicamente sostanziosa” oltre a un inglese più comprensibile.
Nel 1957 Marcella ricevette da Stacey Wood, dinamico Segretario Generale di IFES di quegli anni, l’invito a sostituire Maria Teresa nella direzione dei GBU in Italia. Douglas Johnson, allora Segretario Generale dei GBU inglesi, la esortò nella stessa circostanza «vivamente a non abbandonare il “progetto libri”» (p. 566).
Jean Elliott e Marcella Fanelli al Primo Convegno Nazionale GBU del 2005
Marcella a questo punto, nei suoi ricordi, annota: «Ma l’incontro interessante per eccellenza fu quello con Jean Elliott»! (p. 566). Il piano del Signore per la sua vita era pronto.
È da questi incroci di vicende esistenziali e di esperienze spirituali che ha inizio lo straordinario ministero svolto da Marcella in Italia, a partire dal 1957, con i Gruppi Biblici Universitari. Un tale ministero si è concretizzato nel corso degli anni in tre precisi filoni, tutti recanti al proprio interno l’influenza di Marcella:
- la rete dei Gruppi studenteschi impegnati nell’evangelizzazione vera e propria;
- l’iniziativa editoriale, con la nascita nel 1965 delle Edizioni GBU;
- e nel 1962 l’apertura della Sala di Lettura GBU a Roma.
Oggi, nel mentre salutiamo le sue spoglie mortali, e la ricordiamo, dobbiamo enfatizzare che i tre filoni del ministero GBU sono ancora tutti in essere. Per spiegare tale permanenza dobbiamo ricordare che il nome di Marcella non è solo presente tra quello degli iniziatori di questi ministeri, ma ne è stato per lungo tempo il faro illuminante.
Ancora oggi ci sono studenti “dell’altro ieri”, soprattutto romani, che ricordano la frequentazione della sua casa o della Sala di Lettura in via Borelli dove, insieme Jean, Marcella riusciva a incoraggiare e a galvanizzare i giovani nel desiderio di diffondere il vangelo nell’Università, tra i propri colleghi e con i professori.
Ancora oggi, generazioni di pastori, anziani e leader di chiese di tutti gli ambiti evangelici possono godere del frutto dell’impegno editoriale di Marcella, leggendo Commentari oppure opere di C.S. Lewis e altri autori, tradotte in italiano con minuzia, ossessiva precisione e competenza linguistica, proprio da Marcella. E per non dire niente dei tanti articoli apparsi, anche sotto pseudonimo nella Rivista CERTEZZE.
Grazie Marcella, arrivederci.
Giacomo Carlo Di Gaetano
Roma 22 marzo 2016
Chiesa Valdese di Piazza Cavour
Marcella è una persona a cui tutti volevano bene e nella cui compagnia ti sentivi importante. Era piena di domande e incoraggiamento e quando eri con lei, non era lei al centro, ma tu! Questo è stato vero da studente, ma anche negli anni a seguire quando l’ho incontrata in veste di giovane Presidente dell’Associazione GBU e poi da Segretario Generale.
Dobbiamo ricordare e onorare chi ha portato avanti l’opera prima di noi. Marcella ha lavorato tanto e duramente con i doni che Dio le ha dato e ha costruito molto bene e i risultati si vedono: GBU, Edizioni GBU, Sala di Lettura GBU a Roma.
È con tristezza che scrivo queste parole perché Marcella oggi non è più con noi.
È con gioia che scrivo queste parole perché sappiamo che adesso è con il Signore Gesù che ha servito tutta la vita.
In una biografia di D.L. Moody, evangelista attivo in America e Inghilterra alla fine del 1800, viene raccontato che quando prese coscienza del fatto che da lì a poco avrebbe lasciato questa terra disse “Uno di questi giorni leggerete sui giornali che D.L. Moody è morto. Non credete una sola parola di quanto scriveranno. In quel momento sarò più vivo di quanto non sia adesso!”.
Marcella è oggi più viva che mai ed è con il suo e il nostro Signore Gesù Cristo!
Grazie Marcella, a presto!
Johan Soderkvist
Roma 22 marzo 2016