Tre modelli di persecuzione. Cristianesimo e persecuzione nel XXI secolo
La giornata di mercoledì 25 al Congresso di Seul è stata dedicata al problema della chiesa perseguitata. Se è vero, come dice il Report, il cristianesimo è la religione di quasi un terzo della popolazione mondiale (con le dovute differenze), è vero anche che si tratta della religione che ha più problemi nell’esplicitare il proprio annuncio, in quanto per le sue caratteristiche ha il bisogno che la Parola possa essere (per usare un’espressione di Lutero) “scatenata”. La lettura di Atti 11 e la meditazione seguente è servita per partire dall’esempio apostolico su come affrontare la persecuzione attraverso la preghiera ed il rinforzo dello Spirito Santo.
Dopo la riflessione che è stata fatta nei tavoli a proposito delle situazioni di persecuzione nel mondo, abbiamo potuto ascoltare, nel mattino tre testimonianze, molto toccanti, di quello che, talvolta, accade ai cristiani nel mondo.
Babu Verghese dell’Uttar Pradesh (una delle regioni dove è maggiore la presenza cristiana in India) ha raccontato come, soprattutto nell’ultimo periodo, dal momento in cui i nazionalisti induisti hanno vinto le elezioni, la situazione nella sua regione è di gran lunga peggiorata e la popolazione induista ha iniziato a perseguitare la Chiesa che trova poi il governo (che, secondo la Costituzione indiana, dovrebbe difendere la libertà religiosa) indifferente o privo di interesse nell’intervenire. Si tratta, quindi, di una persecuzione da cui, in teoria la legge dovrebbe tutelare, e che, di fatto non viene rispettata. Nell’attuale mondo succede: l’insorgenza dei fondamentalismi di tutte le religioni rischia di non rendere valido quel principio di tolleranza che proprio i credenti nel corso dei secoli hanno costruito. Non bisogna infatti dimenticare che la libertà di religione è la prima delle libertà civili ad essere stata garantita e, prevista dagli umanisti (in primis Erasmo), era stata chiesta a gran voce dai calvinisti francesi, applicata dai Puritani inglesi ed ha avuto la sua massima espressione nelle idee antirepressive di Roger Williams. La costituzione indiana è stata scritta da un laico ispirandosi alla tradizione anglo-sassone ed il giornalista dell’Uttar Pradesh ha finito il suo discorso con la Bibbia sul leggio e la costituzione indiana in mano.
Il secondo discorso veniva da un pastore anglicano cinese che ha spiegato quali siano le difficoltà presenti in Cina, dove, a fronte di una crescita notevole del cristianesimo, i margini di manovra da parte dei credenti sono pochissimi. La libertà di espressione in Cina è vietata e le Chiese dovrebbero essere autorizzate per il loro ministerio ed essere sotto il controllo dello stesso Stato. Esiste però il fenomeno della Chiesa non ufficiale che è in forte crescita. Ogni anno diversi sono gli arresti. Si è ricordato nel discorso che, però, qualche passo avanti è stato fatto in quanto, al contrario di quanto successo a Città del Capo, dove a ben 200 delegati cinesi alla fine fu negato il permesso di viaggio, qui in Corea abbiamo ben 100 delegati autorizzati che provengono dalla Cina. Si tratta sicuramente di un passo avanti per un Paese in cui la repressione religiosa, da parte del governo centrale, è ancora piuttosto forte e gli arresti per motivi di fede rimangono frequenti. La relazione si è conclusa con la speranza che il prossimo Congresso di Losanna che si farà in Asia possa essere fatto in Cina.
La mattina (le testimonianze della mattina) si è conclusa con quella più toccante, proveniente dall’Iran. Il pastore Farshid Fathi ha esordito ricordando che dopo aver partecipato a Cape Town il regime teocratico iraniano lo ha arrestato per cinque anni e dicendo che la sua speranza sia quella che tutto ciò non accada più. Farshid ha raccontato che, nonostante la persecuzione, il cristianesimo iraniano è uno di quelli che ha la più forte crescita. La persecuzione qui è spietata ed il regime iraniano, oltre ad addurre motivi politici (come succede in Cina) ha anche motivazioni religiose, trattandosi di una repubblica islamica emergono quelle di tipo religioso (in questo Stato non si può non essere islamici). Si tratta probabilmente di uno modi più duri di subire la repressione. L’intervento sull’Iran si è concluso con la testimonianza di Sara Akhavan che ha dimostrato anche che convertirsi al cristianesimo può anche essere, in paesi come quelli di impronta islamico fondamentalista una forma di emancipazione femminile.
Le testimonianze pomeridiane sulla persecuzione (a dimostrazione di quanti casi ci possano essere) hanno fatto emergere altre tipologie, come la repressione del cristianesimo in alcune zone dell’Africa fatta da gruppi violenti di terroristi ed in cui tutto ciò può accadere per una debole presenza dello Stato, per concludersi con la menzione della situazione della Nord Corea: infatti, a pochi chilometri dal luogo in cui sto scrivendo queste righe, essere cristiano non è possibile a causa di uno dei regimi più autocratici ed autoritari ed in cui il culto della persona è quasi diventato una religione. In Corea del Nord i cristiani ci sono e vivono una vita “sotterranea” per evitare di venire inviati nei campi di rieducazione.
Come si può constatare la persecuzione del cristianesimo oggi è ripresa con vigore e investe Paesi di almeno tre continenti. Se la forza ed i messaggi delle testimonianze ascoltate dà speranza e mostra come le porte dell’Ade non possono sconfiggere la predicazione del Vangelo, allo stesso tempo, ci si chiede come poter aiutare questi fratelli che sono in difficoltà, oltre che con le preghiere (ausilio essenziale in queste circostanze), il modello missionale prevede anche l’impegno in azioni concrete che cercano di fermare queste situazioni. Se è vero che i credenti hanno avuto le loro colpe nella storia (l’impegno di Città del Capo lo confessava), oggi il cristianesimo evangelico proprio sulla base del suo mandato sa che il suo volto è quello dell’Amore e dell’apertura verso gli altri. Se la persecuzione è una cosa annunciata e sarà sofferta, il nostro compito è anche quello di cercare soluzioni affinché le afflizioni passino anche qui sulla terra e non soltanto in futuro escatologico.
Valerio Bernardi – DIRS GBU
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