Tempo di lettura: 6 minutiMichael Green era un amico del GBU.
Lo incontrai per la prima volta nella primavera del 2011. Era uno dei due predicatori a una settimana di eventi organizzata dal GBU di Sheffield (UK); io mi trovavo lì insieme al mio amico Francesco per osservare e imparare. Aveva 80 anni suonati ma l’energia di un ventenne. Lo ricordo attivo durante le mattine mentre distribuiva volantini e chiacchierava con gli studenti in giro per il campus e diceva loro che si trattava di eventi fantastici ai quali avrebbero ascoltato qualcosa che avrebbe potuto cambiare la loro vita per sempre. Michael era anziano e predicava ogni sera, la mattina poteva anche riposare, ma lui preferiva stare lì in mezzo agli studenti, correndo su e giù per il campus, invitandone il più possibile. Diceva: “Non posso chiedere agli studenti di invitare i loro amici agli eventi se io per primo non invito nessuno”.
Sinceramente, mi chiedevo con quale criterio il gruppo GBU di Sheffield avesse scelto di invitare un oratore di 80 anni per degli eventi rivolti agli studenti universitari. Avrebbe funzionato? Sarebbe riuscito a comunicare in modo rilevante a delle persone più giovani di lui di 60 anni? Ricordo bene quegli eventi della sera: c’era della musica dal vivo, del cibo, un illusionista, alcune testimonianze e poi la predicazione di Michael. Tre cose mi colpirono in modo particolare della predicazione del dott. Green durante quelle sere (a parte il suo abbigliamento semplice, il suo senso dell’umorismo e il suo fortissimo accento inglese): la passione, la convinzione e l’umiltà. La sua passione era visibile a tutti, era come se ciò di cui parlava lo rendeva felice, entusiasta. È possibile delle volte dire cose belle e profonde riguardo Dio, ma senza entusiasmo: non era il suo caso. Era anche chiaramente convinto di ciò che predicava, sembrava che ogni parola che componeva il suo sermone fosse frutto di una forte convinzione personale che tutto ciò che la Bibbia afferma è verità. Che tragedia quando raccontiamo le meraviglie di Dio, ma non sembriamo esserne veramente convinti! Mi colpì anche l’umiltà di Michael Green quando predicava. Scoprii soltanto dopo quanto fosse ricco il suo curriculum e che fosse l’autore di più di 50 libri, eppure sul palco era semplicemente Michael. Il modo in cui parlava delle grandi cose di Dio era accessibile a tutti e il contenuto dei suoi messaggi era incentrato su Gesù e non su sé stesso. A volte è possibile dire cose fantastiche riguardo Dio ma senza umiltà… anche quello è un problema! Passione, convinzione e umiltà: quando queste tre qualità si incontrano, formano un mix potente per la gloria di Dio. Mi sembra che Michael Green queste qualità le avesse tutte e tre, quando predicava il messaggio del vangelo.

In realtà, ci furono altre due caratteristiche della sua predicazione che notai quella settimana: l’amore per coloro che lo ascoltavano e la fede nell’opera dello Spirito Santo. Michael Green amava le persone a cui spiegava il vangelo.
Quando alla fine dei suoi messaggi invitava i suoi ascoltatori a prendere sul serio l’invito di Gesù a credere in lui e ricevere il perdono dei peccati, i suoi occhi brillavano, la sua voce cambiava e con naturalezza riusciva a parlare al cuore di ogni persona. E quando finiva, non andava a rifocillarsi o a riposare, ma scendeva dal palco e passeggiava in mezzo ai tavoli in cerca di qualcuno che voleva porgli delle domande (“cruising around the assembled multitude”, come era solito spiegarlo lui). È possibile predicare il vangelo con distacco e freddezza, senza amore per le persone che ci ascoltano, ma se vogliamo che la gente ci ascolti deve vedere l’amore nei nostri occhi.
Michael predicava anche con grande fede nell’opera sovrana dello Spirito di Dio. Si aspettava che il vangelo producesse dei frutti nel cuore dei suoi uditori e invitava tutti quanti a rispondere all’invito di Gesù. Diceva sempre che quando parliamo di Gesù le persone reagiranno in uno dei seguenti modi: 1, quelli a cui non importa nulla – Michael si appellava alla loro integrità intellettuale e li sfidava a leggere uno dei vangeli prima di rifiutare di credere in Gesù; 2, quelli che sono stati colpiti e vorrebbero scoprire di più – Michael li invitava a prendere parte ad un gruppo di studio biblico per capire di più su Gesù; e infine 3, quelli che, dopo aver ascoltato il messaggio del vangelo, sono pronti a riporre la propria fede in Gesù – Michael li invitava ad andare da lui per parlare e pregare insieme quella sera stessa, prima che il nemico potesse portare via quel seme di vita. Credo che sia possibile predicare il messaggio della croce con rassegnazione, come se mai nessuno risponderà all’invito rivolto. Michael Green mi ha insegnato che quando proclamo la salvezza in Gesù devo aspettarmi che la gente risponda, perché il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16).
Nel 2015 Michael Green venne in Italia come oratore al Convegno Studentesco Nazionale del GBU Italia (la Festa GBU).
Predicò tre volte sul tema che gli avevamo chiesto di trattare (l’attendibilità dei vangeli, l’unicità di Cristo e la risurrezione di Gesù), accettò di insegnare un seminario più pratico sul tema dell’evangelizzazione, si rese disponibile a guidare delle sessioni facoltative per chi fosse interessato ad approfondire alcune tematiche (subito dopo pranzo mentre tanti più giovani andavano a fare una pennichella), durante i pasti si sedeva in mezzo agli studenti per conoscerli, chiacchierare con loro e incoraggiarli ed era presente persino durante i programmi serali perché voleva vivere a pieno la conferenza insieme agli studenti.
Era felice di essere spremuto come un limone mentre era con noi (aveva 85 anni!). Che esempio per tutti noi! Ricordo una e-mail che mi scrisse alcuni giorni dopo la fine del convegno, nella quale ringraziava tutto lo staff GBU per averlo accolto splendidamente, lodava la qualità dell’organizzazione del convegno e mi chiedeva l’indirizzo e-mail di alcuni studenti con cui aveva chiacchierato durante il week end, per potersi tenere in contatto con loro e incoraggiarli nella loro fede. Normalmente sono gli studenti che inseguono gli oratori per potersi confrontare con loro, in questo caso era il contrario: Michael Green amava i giovani e voleva investire nella loro vita.
Ma Michael Green non era soltanto un evangelista, era anche un accademico e un teologo.
Ho detto poco fa che è stato autore di più di 50 libri, tra cui anche dei commentari biblici. Era un profondo conoscitore delle Scritture, uno di quelli che preferisce fare la propria lettura personale della Bibbia in lingua originale (ebraico e greco). Conosceva anche il latino, la moglie racconta che pochi giorni prima di morire, in ospedale, provava a chiacchierare con un infermiere italiano utilizzando proprio la lingua dei nostri avi! In genere non siamo abituati a vedere questi due estremi incontrarsi in un’unica persona: o sei un evangelista che ha a cuore i perduti e poco tempo per leggere, studiare e approfondire la propria conoscenza, o sei un accademico che passa tanto del proprio tempo dietro a una scrivania e poco tra la gente a condividere il vangelo. Michael Green ha tenuti insieme questi due estremi in un ministero lungo più di 70 anni. Il suo amico J. John, Reverend Canon della Chiesa Anglicana ha scritto di lui: “Leggendo il Nuovo Testamento, mi colpisce il fatto che l’apostolo Paolo era allo stesso tempo un grande studioso e un evangelista appassionato. Queste due doti raramente si trovano in un’unica persona: o sei uno studioso delle Scritture o sei un evangelista. Eppure, con questa combinazione di conoscenza e passione Michael Green rappresentava l’eccezione e quando vedevo lui non potevo non pensare al grande apostolo”.(1)
Michael Green verrà ricordato come una delle figure più influenti del mondo evangelico dell’ultimo secolo.
Si è spento serenamente il 6 Febbraio 2019. Fino a due giorni prima di essere ricoverato in ospedale era ancora in mezzo agli studenti universitari per insegnare; anche mentre era ricoverato in ospedale, fino a quando è stato cosciente, ha continuato a parlare del Signore Gesù a medici e infermieri, invitandoli a diventare suoi seguaci. È morto con il piede sull’acceleratore del servizio cristiano, ha finito bene la sua corsa. Prima di morire ha chiesto che eventuali donazioni fatte al suo funerale venissero tutte girate a UCCF (il GBU Britannico), questo dimostra quanto avesse a cuore il ministero evangelistico tra gli studenti universitari. Lui stesso disse: “Non solo il campo delle università è uno dei terreni più fertili per il Cristianesimo oggi, ma molti di questi giovani uomini e donne sono destinati a ricoprire delle cariche importanti e diventare persone influenti nelle diverse carriere che perseguiranno. Il potenziale della loro influenza è incalcolabile”.(2)
Addio Michael Green, ma nel vero senso della parola: a-Dio, ci rivedremo quando saremo insieme alla presenza del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, che tu hai servito fedelmente per così tanti anni. E grazie per tutto quello che hai dato a IFES e al GBU Italia.
Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (2 Timoteo 4:6-8)
Giovanni Donato
(Staff GBU Siena)
_______________________________________________________________________________________
1) https://www.canonjjohn.com/blog/2019/02/146/a-fond-farewell-for-a-good-man
2) www.ifesworld.org, home page
Combattere insieme per la fede del vangelo
Anche quest’anno ho avuto il privilegio di partecipare alla consueta Formazione GBU. Rispetto agli anni precedenti, essendo stata la mia terza volta, ho avuto modo di vivere le intense giornate di insegnamento da una prospettiva differente. Rivedere gli altri studenti, insieme ai quali ho iniziato il mio percorso da coordinatore, mi ha riempito il cuore di gioia e mi ha incoraggiato nel constatare che altri giovani come me stanno continuando con perseveranza la missione che il Signore ci ha affidato in questo momento della nostra vita: annunciare Gesù Cristo nelle Università italiane. Inoltre, conoscere le nuove “leve” mi ha confermato e reso più salda l’idea che non siamo noi coordinatori e studenti il centro del GBU, bensì Dio, che si compiace di usarsi degli studenti universitari per la sua opera di redenzione.
Studiare insieme la Lettera ai Filippesi mi ha decisamente arricchito spiritualmente ricordandomi che il coordinatore deve impegnarsi nel servire il gruppo, cercando non il proprio interesse, ma anche quello degli altri (Filippesi 2:4). Oltre a ciò, il Signore mi ha esortato, sia tramite le conversazioni avute con altri sia con la Sua Parola, a non angustiarmi di nulla, ma in ogni cosa fare conoscere le mie richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti (Filippesi 4:6). La preghiera, il carburante utilizzato durante la formazione, mi ha permesso di focalizzarmi sull’Eterno e di rendermi conto di quanto necessito della sua presenza nella mia vita quotidiana.
Mi è particolarmente piaciuto il seminario “Interagire con l’Università – il Vangelo incontra il mondo”, perché mi ha dato la possibilità di conoscere una delle prospettive del mondo riguardo la figura di Gesù e il canone biblico. Questo mi ha permesso di mettermi in discussione e di riconoscere la necessità di approfondire l’argomento per essere più preparato e pronto a eventuali conversazioni universitarie.
L’esercizio evangelistico, svolto nelle Università senesi, è stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere molto. Nonostante avessimo argomentazioni valide, le persone alle quali abbiamo parlato continuavano a rimanere cieche di fronte alla realtà del Vangelo. Ho riavuto la conferma che la conoscenza del mondo serve, ma non basta e mai basterà. Paolo lo comprese pienamente quando scrisse queste parole: «[…] ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo» (Filippesi 3:3-9). La salvezza proviene esclusivamente dalla conoscenza di Gesù Cristo.
Il Signore ci ha dotato di doni e talenti per servirlo e glorificarlo. Per questo il GBU, durante la Formazione e l’anno accademico, ci equipaggia e ci incoraggia a utilizzare le conoscenze che abbiamo come mezzo per riuscire ancora più efficacemente a condividere Gesù da studente a studente.
Davide Ibrahim
(GBU Milano Statale)
World Assembly 2019
Ricorderò l’esperienza in Sudafrica come una delle benedizioni più grandi e inaspettate che il Signore abbia voluto donarmi. Un anno fa non avrei mai potuto immaginare che potessi partecipare a un convegno come un’Assemblea Mondiale di IFES. Ancor meno avrei potuto immaginare che per dieci giorni sarei stata l’unica studentessa italiana in mezzo a persone provenienti da centinaia di altre nazionalità. Già dal momento in cui mi era stato proposto questo incredibile viaggio sapevo che Dio aveva in mente qualcosa di speciale per me. A distanza di più di un mese dal mio ritorno in Italia posso dire che il nostro buon Padre non smette mai di sorprenderci, e lo fa in modi davvero straordinari.
È innegabile che fin dall’inizio avevo dei dubbi. Sarebbe stato “solo” il mio secondo viaggio in aereo e sarebbe durato più di venti ore. Ma non è una responsabilità troppo grande? Per diversi giorni sono stata sommersa da domande, ma poi ho capito. Grazie all’aiuto del Signore ho preso consapevolezza di quali fossero le priorità nella mia vita, e al primo posto c’è sicuramente Lui. Quindi ho accettato e mi sono preparata a questa esperienza. Ho davvero visto la mano del Signore in ogni cosa facessi, dal primo istante fino all’ultimo.
Gioia, Johan e Chris, rappresentanti del GBU italiano
Già all’arrivo in aeroporto ho visto subito come tra i volontari di IFES e gli altri studenti appena arrivati aleggiasse qualcosa. Con i giorni ho capito che quel qualcosa era comune a tutte le 1200 persone che erano lì: l’amore e la passione per Cristo. I primi tre giorni erano dedicati allo Student gathering o, come piaceva chiamarlo a noi, al Family gathering. Tra le 300 persone presenti c’erano solo studenti. Sono stati tra i giorni più belli trascorsi lì. Ho potuto conoscere la maggior parte delle persone presenti e iniziare ad annotare i loro nomi e le loro nazionalità. Ho potuto fare domande e ascoltare storie. Ogni giorno chiedevo a Dio di poter ascoltare la storia di almeno una persona.
“Siamo abbastanza giovani per sognare e per provarci. Siamo uniti cuore a cuore, spirito a spirito.”
Sono queste le prime parole che ho annotato sul mio diario di viaggio, parole dette da una ex studentessa oggi impegnata a livello globale con IFES. È stata lei a mostrarci che IFES è la famiglia che non abbiamo mai saputo di avere. Circondata da così tante persone estranee non mi sono mai sentita così a casa.
Ho imparato che il nostro momento è ora, che la vita di noi studenti del GBU è di essere pazzi per il Vangelo e che Dio ci sta usando per trasformare l’università per la sua gloria.
Nonostante le differenze culturali, ho rivisto negli occhi di moltissime persone lo stesso entusiasmo che ha ogni studente italiano nel proprio gruppo GBU. Ho imparato che tutto questo non riguarda solo conoscere la Parola di Dio, ma comprende anche l’essere plasmati da essa. Ho imparato che le debolezze possono trasformarsi in forze per imparare l’umiltà e per imparare a dipendere completamente dal Signore. Ho capito che a volte non troviamo porte aperte, ma solo finestre aperte; quello che bisogna fare è saltarci dentro.
La World Assembly è stata per me un viaggio personale, ma l’ho vissuta anche come un viaggio in famiglia. Spesso viaggiamo con così tante cose nelle nostre borse che non vediamo cosa abbiamo con noi. Dio ci invita a guardare a tutte le cose che possediamo e a lasciarci guidare da Lui. Come i discepoli sulla via per Emmaus, anche noi possiamo essere reindirizzati da Cristo nel nostro cammino e diventare messaggeri di speranza.
Il Dio che ho visto in Sudafrica è il Dio delle nazioni. Non siamo soli in questo ministero che a volte sembra troppo grande; ora lo so, l’ho visto. Invito chiunque ad andare alla World Assembly, a vivere una delle esperienze più simili al paradiso che io abbia mai vissuto.
I momenti che mi rimarranno impressi nella mente e nel cuore saranno vedere la felicità e ascoltare le storie piene di sfide dei nuovi gruppi associati a IFES, le risate con i ragazzi sudamericani, i sorrisi dei popoli asiatici, la gioia dei popoli del medio oriente, l’emozione di lodare Dio in tante lingue e in tanti modi diversi, le lacrime e le preghiere condivise con persone speciali, ma soprattutto il falso accento italiano di chi sapeva dire soltanto pizza, pasta, mafia e Berlusconi!
Oggi IFES viene sorpresa di continuo da Dio. Lui è all’opera. Basta guardare a Lui per accorgersene.
Gioia Frasca
(GBU Roma La Sapienza)
SEGUIMI – (ri)ascolta i messaggi della Festa GBU
Oratore: Danny Pasquale
Studio 1 – Perché seguire Gesù (Luca 2:8-20)
Studio 2 – Come seguire Gesù (Matteo 16:24-28)
Studio 3 – Seguire Gesù in pratica (1 Tessalonicesi 1:1-10)
Seguaci fino in fondo?
La mia prima “Festa GBU” è capitata, come spesso accade, tra mille impegni ed esami. Ma sono contenta di aver preso quei tre giorni, in cui ho potuto condividere la mia fede in Gesù con altri studenti come me, affetti dalla voglia di conoscere più da vicino la volontà del Signore.
Ero molto incuriosita dal tema proposto, “Seguimi”, e al tempo stesso dall’oratore del convegno, Danny Pasquale, che avevo già conosciuto a un campo estivo qualche anno fa.
Come coordinatrice GBU non vedevo l’ora di conoscere gli altri gruppi GBU di tutta Italia.
Non sapevo proprio cosa aspettarmi, però… lo studio biblico, e poi? La risposta non ha tardato ad arrivare, infatti sono subito stata coinvolta come aiutante presentatrice durante la prima sera, insieme a Giovanni Donato, il mio staff locale, che mi ha convinto a guidare insieme a lui la serata di presentazione. Inizialmente ero un po’ riluttante all’idea e mi chiedevo se ci fosse qualcun altro che potesse sostituirmi. Ma, alla fine del week-end, ho capito che parte della Festa sono gli studenti stessi, che si mettono al servizio per la buona riuscita del convegno, collaborando con gli staff nelle diverse attività. È stato bello servire, diventando parte integrante del convegno.
Preghiera per i coordinatori GBU
Ammetto che per me non è mai stato facile condividere la fede con persone non credenti, forse per paura di essere giudicata; spesso, davanti a situazioni particolari, mi blocco. Quindi quel “Seguimi” è stato per me come un richiamo, necessario per ricordarmi con chi ho a che fare e per chi sto “lavorando”. Come Danny ci ha ricordato, se abbiamo scelto Cristo dobbiamo essere pronti a seguirlo, a ogni costo, non una sola volta ma ogni giorno, scegliendo di avere fede e di amare come Gesù ha fatto con noi, donandoci la vita eterna. Ma per fare questo dobbiamo mettere da parte e far morire ogni giorno il nostro Io.
Un’altra riflessione che mi ha colpito, a proposito della nostra natura, è che non possiamo negare quello che siamo: seguaci del Dio vivente. Come è stato per la chiesa di Tessalonica: “Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acacia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo” (Tessalonicesi 1:8), così anche la nostra fede risplenderà per la gloria di Cristo. Se siamo quindi consapevoli di ciò, non dovremmo aver paura di presentarci al mondo così come siamo, perché ciò che facciamo è per il Signore.
Anche se quest’anno il nostro gruppo GBU non è riuscito a organizzare grandi eventi evangelistici nell’università, l’esempio dei Tessalonicesi mi ha incoraggiato a non mollare e a continuare. Dobbiamo portare la testimonianza di Gesù a quei ragazzi che ci frequentano abitualmente ma che non credono in lui o che provengono da altre religioni.
Fino a che punto siamo pronti a testimoniare per Gesù quello che ha fatto per noi? Siamo pronti a prendere la nostra croce per seguirlo? Se prima avrei potuto trovare scuse vane per tacere la verità di Gesù in mezzo ai miei colleghi universitari, adesso non posso che essere onorata di poter servire per l’opera del Signore, anche a costo di essere considerata deviante per questa società.
Ringrazio quindi il Signore perché ho potuto partecipare al convegno che mi ha aiutato a ricaricare le “pile spirituali” per continuare la sua testimonianza.
Monica Calucci
(GBU Siena)
Un nuovo ministero studentesco in Groenlandia
Sara e Filip, due studenti alla fine dei loro studi di specialistica, si stanno preparando per un grande cambiamento. Dopo la laurea, fra pochi mesi, si trasferiranno dalla Danimarca in Groenlandia per avviare un ministero studentesco pionieristico. Hanno visitato il Paese la prima volta un paio di anni fa, durante un breve viaggio con KFS, il movimento IFES in Danimarca. Si sono chiesti se Dio li stava chiamando ad andare proprio lì.
“Sentivo il cuore che mi martellava per la Groenlandia e per le persone di quel posto”, dice Sara.
Sostenuti da KFS Danimarca, Sara e Filip ora si stanno per trasferire a Nuuk, la capitale, che tra l’altro ospita l’unica università in tutta la nazione. Gli studenti proveniente dalle altre città devono viaggiare in barca o aereo per arrivare all’università. Vedono le proprie famiglie soltanto una o due volte l’anno. La nostalgia di casa è uno dei problemi sociali più grandi per i giovani. Inoltre, gli studenti devono studiare in danese, che è la loro seconda lingua, quindi l’università può essere un periodo della vita ricco di sfide.
Il clima spirituale è anch’esso una sfida. Le credenze tradizionali sono incentrate sugli spiriti maligni e quelli dei morti. Oggi il 98% degli abitanti della Groenlandia dice di essere credente, ma il 50% dice di continuare a praticare anche la religione tradizionale. Poche persone conoscono quello che dice la Bibbia o sanno come avere una relazione con Dio. Al momento IFES non ha nessun ministero studentesco o giovanile in questa nazione.
Uniamoci in preghiera per un nuovo ministero studentesco in Groenlandia:
(articolo apparso sulla newsletter IFES Prayerline)
Viaggio di missione GBU in Grecia
Dall’11 al 16 Marzo scorso, un gruppo di studenti del GBU Italia è stato in Grecia, nella città di Salonicco (quella che ai tempi dell’apostolo Paolo veniva chiamata Tessalonica) per un’esperienza di missione. Questo viaggio è parte di un progetto più ampio che prevede un viaggio all’anno. Negli ultimi anni il GBU Italia è già stato a Malta, in Albania, in Montenegro e in Lettonia. Poter viaggiare, visitare posti diversi, conoscere altri studenti e poter dare loro una mano a mettere in piedi una settimana di eventi è sicuramente un’esperienza formativa. Qui di seguito potrai leggere le riflessioni di Cristina Nashed, una studentessa del GBU di Palermo.
Sono felice di essere stata parte della squadra che è partita per la Grecia lo scorso marzo. Consiglio a tutti un viaggio di questo tipo, perché questo genere di esperienze segnano la tua vita e ti fanno crescere. Nel bene e nel male. La Grecia è un paese occidentale e relativamente benestante, e l’appartamento in cui la nostra squadra ha alloggiato era fornito di tutti i confort, ma nel suo insieme l’esperienza mi ha comunque insegnato molto. Ho imparato a essere flessibile e ad adattarmi, ho vissuto 24 ore su 24 insieme a ragazzi che fino al giorno prima non conoscevo, mi sono stati messi dei volantini in mano e mi è stato chiesto di provare a chiacchierare con degli estranei, mi sono dovuta improvvisare aiuto cuoco e ho dovuto prendere delle decisioni che avrebbero condizionato l’intera squadra. Durante un’esperienza del genere non sei più tu al centro, ma gli altri. Continua a leggere
L’Europa ha bisogno di conoscere Gesù!
Studenti del GBU Italia spronati dalla conferenza sull’evangelizzazione di IFES
Priscilla era una tra 1700 studenti. Lei e i suoi amici del GBU Italia si sono uniti ad altri studenti da 47 paesi. Questa era la conferenza studentesca europea sull’evangelizzazione, Presence, a Pasqua 2017. Dopo quasi due anni le abbiamo chiesto di riflettere sull’impatto a lungo termine della sua partecipazione a Presence. Ha condiviso le sue riflessioni:
La storia di Priscilla
“Mi aspettavo un’esperienza meravigliosa. Ma non qualcosa che avrebbe ispirato così tanto sia me sia il mio gruppo GBU di Milano.
È stato meraviglioso sperimentare un’unione con altri studenti mentre pregavamo insieme in lingue diverse. Ed è stato bellissimo vedere quando è grande IFES, renderci conto che siamo coinvolti con un progetto internazionale enorme.
Presence
Un momento particolare per me è stato ascoltare la testimonianza di un uomo l’ultima sera. Era cresciuto in una famiglia musulmana in Medio Oriente. Per il suo percorso di studi ha trascorso alcuni mesi in Francia come studente internazionale. Lì ha incontrato alcuni studenti cristiani e ha cominciato a leggere la Bibbia con loro. Solo tre settimane prima di lasciare la Francia, ha dato la sua vita a Cristo.
Quest’uomo adesso lavora con gli studenti IFES in Medio Oriente.
Dopo aver ascoltato la sua storia, ho sentito la convinzione di dover approfittare di più delle opportunità per raggiungere gli studenti internazionali. Siamo abituati a pregare per missionari in tutto il mondo, ma che cosa facciamo per le centinaia di persone internazionali intorno a noi? Hanno bisogno di conoscere Gesù! E possono essere una testimonianza potente nelle proprie comunità quando tornano a casa. Il tempo speso nel nostro paese, seppur breve, potrebbe essere sufficiente.
GBU Milano
Un cuore nuovo
I miei amici e io siamo tornati da Presence spiritualmente carichi, pieni di idee e con un nuovo cuore per gli studenti internazionali. Da allora abbiamo cominciato a fare studi biblici in inglese oltre che in italiano. Nella mia università ci sono tanti studenti internazionali da Cina, India, Pakistan, Sud America e altri paesi europei. Hanno tutti background religiosi diversi e, in generale, abbiamo scoperto che non conosco un granché del cristianesimo, ma sono più aperti a parlare di questioni spirituali dei nostri amici italiani. A volte le loro domande mi sorprendono; sono curiosi, parlare della nostra anima o del nostro peccato non è qualcosa di strano per loro.
Prima di Presence ero interessata agli studenti internazionali, ma ero spaventata per via della barriera linguistica e non ero sicura dell’approccio da usare. Dopo Presence abbiamo deciso di non preoccuparci di queste cose. Il nostro inglese non è perfetto e i nostri studi biblici non sono sempre i migliori, ma la cosa importante è far sentire gli studenti internazionali accolti e amati.
GBU Milano
Abbiamo cominciato a organizzare un evento evangelistico ogni mese – solitamente feste a tema come gli anni ‘50, pizza, serata film, il sud Italia… stiamo imparando ad avere sempre qualcuno che possa tradurre tutto in inglese e cerchiamo di pensare a come gestire il cibo, i giochi, la musica e una presentazione del vangelo nel modo più efficace possibile. A volte siamo arrivati a essere addirittura 60 persone! Siamo andati in giro per la facoltà a incontrare gli studenti. Ora ci stiamo occupando di creare una piccola guida su come sopravvivere all’università qui, che include anche alcune informazioni sul GBU.
Un’avventura che vale la pena vivere
Incoraggerei i gruppi IFES che ancora non hanno intrapreso l’impegno verso gli studenti internazionali a lanciarsi in questa sfida perché ne vale davvero la pena. È una grande opportunità per scoprire altre culture e testare la propria fede. Pregate per le vostre università e lasciatevi sorprendere!
GBU Milano
E agli studenti IFES che stanno pensando di andare alla prossima conferenza europea per l’evangelizzazione, Revive, vorrei dire: ANDATE! Quando siamo tornati a casa ci siamo resi conto di quanto Presence ci avesse unito come gruppo. Ci ha resi una vera squadra con lo stesso obiettivo e la stessa visione, lo stesso amore per gli studenti. Presence è stata un’avventura e ci ha regalato storie che raccontiamo ancora oggi.”
Presentando REVIVE
L’impatto di Presence si è sentito per tutta la regione dell’Europa: gli studenti si sono innamorati più profondamente di Gesù e hanno colto la visione di condividerlo in facoltà. Molte settimane di missione hanno avuto luogo in nuove città, come risultato di Presence. Ma IFES Europa desidera ancora di più. Desidera vedere un risveglio, nei suoi studenti credenti, nelle sue università, nelle sue nazioni. Revive, la prossima conferenza europea sull’evangelizzazione, si svolgerà in Germania dal 27 dicembre 2019 al 1 gennaio 2020.
(articolo apparso su ifesconexion.org)
Sono ancora disponibili biglietti scontati per Revive per chi si iscrive allaFesta GBU! CLICCA QUI
Michael Green (20 agosto 1930 – 6 febbraio 2019)
Michael Green era un amico del GBU.
Lo incontrai per la prima volta nella primavera del 2011. Era uno dei due predicatori a una settimana di eventi organizzata dal GBU di Sheffield (UK); io mi trovavo lì insieme al mio amico Francesco per osservare e imparare. Aveva 80 anni suonati ma l’energia di un ventenne. Lo ricordo attivo durante le mattine mentre distribuiva volantini e chiacchierava con gli studenti in giro per il campus e diceva loro che si trattava di eventi fantastici ai quali avrebbero ascoltato qualcosa che avrebbe potuto cambiare la loro vita per sempre. Michael era anziano e predicava ogni sera, la mattina poteva anche riposare, ma lui preferiva stare lì in mezzo agli studenti, correndo su e giù per il campus, invitandone il più possibile. Diceva: “Non posso chiedere agli studenti di invitare i loro amici agli eventi se io per primo non invito nessuno”.
Sinceramente, mi chiedevo con quale criterio il gruppo GBU di Sheffield avesse scelto di invitare un oratore di 80 anni per degli eventi rivolti agli studenti universitari. Avrebbe funzionato? Sarebbe riuscito a comunicare in modo rilevante a delle persone più giovani di lui di 60 anni? Ricordo bene quegli eventi della sera: c’era della musica dal vivo, del cibo, un illusionista, alcune testimonianze e poi la predicazione di Michael. Tre cose mi colpirono in modo particolare della predicazione del dott. Green durante quelle sere (a parte il suo abbigliamento semplice, il suo senso dell’umorismo e il suo fortissimo accento inglese): la passione, la convinzione e l’umiltà. La sua passione era visibile a tutti, era come se ciò di cui parlava lo rendeva felice, entusiasta. È possibile delle volte dire cose belle e profonde riguardo Dio, ma senza entusiasmo: non era il suo caso. Era anche chiaramente convinto di ciò che predicava, sembrava che ogni parola che componeva il suo sermone fosse frutto di una forte convinzione personale che tutto ciò che la Bibbia afferma è verità. Che tragedia quando raccontiamo le meraviglie di Dio, ma non sembriamo esserne veramente convinti! Mi colpì anche l’umiltà di Michael Green quando predicava. Scoprii soltanto dopo quanto fosse ricco il suo curriculum e che fosse l’autore di più di 50 libri, eppure sul palco era semplicemente Michael. Il modo in cui parlava delle grandi cose di Dio era accessibile a tutti e il contenuto dei suoi messaggi era incentrato su Gesù e non su sé stesso. A volte è possibile dire cose fantastiche riguardo Dio ma senza umiltà… anche quello è un problema! Passione, convinzione e umiltà: quando queste tre qualità si incontrano, formano un mix potente per la gloria di Dio. Mi sembra che Michael Green queste qualità le avesse tutte e tre, quando predicava il messaggio del vangelo.
In realtà, ci furono altre due caratteristiche della sua predicazione che notai quella settimana: l’amore per coloro che lo ascoltavano e la fede nell’opera dello Spirito Santo. Michael Green amava le persone a cui spiegava il vangelo.
Quando alla fine dei suoi messaggi invitava i suoi ascoltatori a prendere sul serio l’invito di Gesù a credere in lui e ricevere il perdono dei peccati, i suoi occhi brillavano, la sua voce cambiava e con naturalezza riusciva a parlare al cuore di ogni persona. E quando finiva, non andava a rifocillarsi o a riposare, ma scendeva dal palco e passeggiava in mezzo ai tavoli in cerca di qualcuno che voleva porgli delle domande (“cruising around the assembled multitude”, come era solito spiegarlo lui). È possibile predicare il vangelo con distacco e freddezza, senza amore per le persone che ci ascoltano, ma se vogliamo che la gente ci ascolti deve vedere l’amore nei nostri occhi.
Michael predicava anche con grande fede nell’opera sovrana dello Spirito di Dio. Si aspettava che il vangelo producesse dei frutti nel cuore dei suoi uditori e invitava tutti quanti a rispondere all’invito di Gesù. Diceva sempre che quando parliamo di Gesù le persone reagiranno in uno dei seguenti modi: 1, quelli a cui non importa nulla – Michael si appellava alla loro integrità intellettuale e li sfidava a leggere uno dei vangeli prima di rifiutare di credere in Gesù; 2, quelli che sono stati colpiti e vorrebbero scoprire di più – Michael li invitava a prendere parte ad un gruppo di studio biblico per capire di più su Gesù; e infine 3, quelli che, dopo aver ascoltato il messaggio del vangelo, sono pronti a riporre la propria fede in Gesù – Michael li invitava ad andare da lui per parlare e pregare insieme quella sera stessa, prima che il nemico potesse portare via quel seme di vita. Credo che sia possibile predicare il messaggio della croce con rassegnazione, come se mai nessuno risponderà all’invito rivolto. Michael Green mi ha insegnato che quando proclamo la salvezza in Gesù devo aspettarmi che la gente risponda, perché il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16).
Nel 2015 Michael Green venne in Italia come oratore al Convegno Studentesco Nazionale del GBU Italia (la Festa GBU).
Era felice di essere spremuto come un limone mentre era con noi (aveva 85 anni!). Che esempio per tutti noi! Ricordo una e-mail che mi scrisse alcuni giorni dopo la fine del convegno, nella quale ringraziava tutto lo staff GBU per averlo accolto splendidamente, lodava la qualità dell’organizzazione del convegno e mi chiedeva l’indirizzo e-mail di alcuni studenti con cui aveva chiacchierato durante il week end, per potersi tenere in contatto con loro e incoraggiarli nella loro fede. Normalmente sono gli studenti che inseguono gli oratori per potersi confrontare con loro, in questo caso era il contrario: Michael Green amava i giovani e voleva investire nella loro vita.
Ma Michael Green non era soltanto un evangelista, era anche un accademico e un teologo.
Ho detto poco fa che è stato autore di più di 50 libri, tra cui anche dei commentari biblici. Era un profondo conoscitore delle Scritture, uno di quelli che preferisce fare la propria lettura personale della Bibbia in lingua originale (ebraico e greco). Conosceva anche il latino, la moglie racconta che pochi giorni prima di morire, in ospedale, provava a chiacchierare con un infermiere italiano utilizzando proprio la lingua dei nostri avi! In genere non siamo abituati a vedere questi due estremi incontrarsi in un’unica persona: o sei un evangelista che ha a cuore i perduti e poco tempo per leggere, studiare e approfondire la propria conoscenza, o sei un accademico che passa tanto del proprio tempo dietro a una scrivania e poco tra la gente a condividere il vangelo. Michael Green ha tenuti insieme questi due estremi in un ministero lungo più di 70 anni. Il suo amico J. John, Reverend Canon della Chiesa Anglicana ha scritto di lui: “Leggendo il Nuovo Testamento, mi colpisce il fatto che l’apostolo Paolo era allo stesso tempo un grande studioso e un evangelista appassionato. Queste due doti raramente si trovano in un’unica persona: o sei uno studioso delle Scritture o sei un evangelista. Eppure, con questa combinazione di conoscenza e passione Michael Green rappresentava l’eccezione e quando vedevo lui non potevo non pensare al grande apostolo”.(1)
Michael Green verrà ricordato come una delle figure più influenti del mondo evangelico dell’ultimo secolo.
Si è spento serenamente il 6 Febbraio 2019. Fino a due giorni prima di essere ricoverato in ospedale era ancora in mezzo agli studenti universitari per insegnare; anche mentre era ricoverato in ospedale, fino a quando è stato cosciente, ha continuato a parlare del Signore Gesù a medici e infermieri, invitandoli a diventare suoi seguaci. È morto con il piede sull’acceleratore del servizio cristiano, ha finito bene la sua corsa. Prima di morire ha chiesto che eventuali donazioni fatte al suo funerale venissero tutte girate a UCCF (il GBU Britannico), questo dimostra quanto avesse a cuore il ministero evangelistico tra gli studenti universitari. Lui stesso disse: “Non solo il campo delle università è uno dei terreni più fertili per il Cristianesimo oggi, ma molti di questi giovani uomini e donne sono destinati a ricoprire delle cariche importanti e diventare persone influenti nelle diverse carriere che perseguiranno. Il potenziale della loro influenza è incalcolabile”.(2)
Addio Michael Green, ma nel vero senso della parola: a-Dio, ci rivedremo quando saremo insieme alla presenza del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, che tu hai servito fedelmente per così tanti anni. E grazie per tutto quello che hai dato a IFES e al GBU Italia.
Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (2 Timoteo 4:6-8)
Giovanni Donato
(Staff GBU Siena)
_______________________________________________________________________________________
1) https://www.canonjjohn.com/blog/2019/02/146/a-fond-farewell-for-a-good-man
2) www.ifesworld.org, home page
REVIVE Europe
Ho appena fatto una ricerca su internet.
Con 99 euro non ci paghi neppure un cenone di Capodanno in un ristorante semi serio. Eppure, con 99 euro, tra dodici mesi, potrai celebrare il Capodanno in modo alternativo quanto straordinario! Un week-end intero insieme ad alcune altre migliaia di giovani (studenti e laureati) provenienti da tutta Europa, radunati sotto lo stesso tetto per lodare Dio insieme e lasciarsi sfidare dalla Sua Parola.
Revive è un congresso promosso da IFES (International Fellowship of Evangelical Students) per studenti e laureati di età compresa tra i 18 e 30 anni, al quale si stima parteciperanno circa 5000 persone e avrà luogo a Karslrhue (Germania) dal 27 Dicembre 2019 al 1 Gennaio 2020. Bello, no?
Sarebbe stupendo se tanti italiani partecipassero a Revive l’anno prossimo, incluso te; per questa ragione vorrei provare a convincerti a iscriverti portando alla tua attenzione 5 ragioni per le quali non dovresti lasciarti sfuggire questa bellissima opportunità:
Dio desidera utilizzare Revive per incoraggiarti, fortificarti e sfidarti.
Se guardo indietro nella mia vita, alcuni tra i momenti in cui ho sentito con più chiarezza la voce di Dio era durante convegni, raduni, campi biblici… quando ci stacchiamo dalla nostra routine quotidiana e prendiamo del tempo per passarlo con Dio, lui non mancherà di parlarci, incoraggiarci, riprenderci, sfidarci. Forse Dio ti parlerà attraverso la predicazione della Sua Parola, o magari attraverso un workshop, una testimonianza, una conversazione a tavola o durante un momento di preghiera. Ciò che è certo, è che Dio desidera incoraggiarti, fortificarti e sfidarti, e lo farà se glielo permetti, anche durante Revive.
Il prezzo è troppo vantaggioso per lasciarsi sfuggire questa opportunità.
In questa prima fase della campagna iscrizioni, la cosa più straordinaria è proprio il prezzo. Sebbene il costo intero di Revive sia 199 Euro, per coloro che si iscriveranno entro il 31 Dicembre 2018 è riservato un prezzo quasi simbolico: soltanto 99 Euro! Per questa cifra Revive ti offre un intero week-end straordinario, ricco di insegnamento, nuove amicizie e lezioni che segneranno la tua vita. Dal 1 Gennaio (e fino al 30 Giugno) il costo del congresso salirà a 149 Euro, che comunque rimane un prezzo vantaggiosissimo in confronto con ciò che Revive ti darà! Perciò, cogli questa bella occasione e iscriviti entro il 31 Dicembre per assicurarti il miglior prezzo!
Celebrare il Signore insieme a tante persone provenienti da paesi diversi è straordinario.
Lodare Dio insieme a tante altre persone è un’esperienza molto forte. Se poi quelle tante persone provengono da più di quaranta paesi Europei (e oltre), mi permetto di assicurarti del fatto che sarà un’esperienza indimenticabile. È in occasioni come questa che ci rendiamo realmente conto che la Chiesa di Cristo è molto più grande della nostra piccola realtà locale. Ascolterai le storie di fratelli e sorelle in Cristo che provengono da paesi dei quali non conosci proprio nulla, eppure affrontano le stesse sfide che affronti tu, leggono la stessa Bibbia che leggi tu e adorano lo stesso Dio che adori tu. A Revive potrai toccare con mano la ricchezza e la bellezza del popolo di Dio.
Conoscerai e farai amicizia con tante persone che altrimenti non conosceresti mai.
Non sto dicendo che se andrai a Revive incontrerai la compagna/il compagno della tua vita (anche se potrebbe sicuramente succedere : ), ma ti assicuro che a Revive avrai la possibilità di conoscere e stringere una forte amicizia con delle persone che altrimenti non conosceresti mai. Uscire dal proprio contesto, conoscere nuove culture, incontrare persone nuove fa sempre bene e allarga i nostri orizzonti.
Occasioni di questo tipo non capitano tutti i giorni.
Quando potrai prendere nuovamente parte a un evento così grande, insieme a migliaia di altri giovani provenienti da ogni paese del nostro continente? La verità è che forse si tratta di un’opportunità irripetibile e, in quanto tale, faresti bene a non lasciartela sfuggire. Il mio consiglio è di andare ora su www.reviveeurope.org per capire meglio cosa è Revive e magari compilare il modulo di iscrizione. Esiste anche un indirizzo e-mail al quale puoi scrivere in italiano per ricevere maggiori informazioni (revive@gbu.it), saremo ben felici di rispondere a ogni tua domanda.
Che dire, spero proprio di vederti a Revive tra esattamente 12 mesi!
Giovanni Donato
(Staff GBU Siena)
Viaggio in Slovenia
Ogni anno, in Slovenia, lo ZVEŠ (il GBU sloveno) organizza un festival in memoria di Primož Trubar, figura culturale molto importante nel paese perché dopo la sua conversione alla fede evangelica, proprio negli anni della Riforma, scrisse i primi libri in lingua slovena. E quest’anno il GBU (lo ZVES italiano) ha mandato in Slovenia una piccola “delegazione” di studenti, tutti provenienti dai gruppi del Veneto. Già in questo c’è motivo di lode a Dio, perché qualche anno fa non esisteva un solo gruppo GBU in tutta la regione, mentre oggi se ne contano ben tre!
Uno dei motivi principali del viaggio quindi era aiutare gli studenti sloveni nelle attività evangelistiche; durante il giorno avevamo conversazioni con gli studenti, cercavamo di fare nuovi contatti, e soprattutto invitavamo le persone agli eventi serali, durante i quali un artista commentava un dipinto dell’età della Riforma con interessanti risvolti spirituali. Non solo, essere lì è stato anche un modo per incoraggiare i pochi studenti che lavorano per il vangelo in Slovenia: a Lubiana c’è solo una staff e una studentessa, e fra tutte le università gli studenti sono circa cinque! Ci hanno sinceramente ringraziato per la nostra presenza, erano entusiasti che fossimo lì. Continua a leggere